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martedì 30 dicembre 2008

Produciamone Meno

Con gli auguri di Buon Anno, vi regalo una semplice ricetta per ridurre rapidamente la produzione di rifiuti.
Ne parleremo ai primi di Gennaio al nostro Sindaco. Vi farò sapere come è andata. Da parte vostra, se l'idea vi convince, fate analoga proposta ai vostri amministratori.
BUON ANNO


LA SOLUZIONE AL PROBLEMA RIFIUTI?
PRODURNE DI MENO!


E’ lapalissiano affermare che il rifiuto che si gestisce meglio, con importanti vantaggi economici ed ambientali è il “rifiuto che non c’è”, quello che si è evitato di produrre.

A questa sacrosanta verità comincia a crederci persino l’Unione Europea che ha stabilito che nei prossimi anni il nostro obiettivo prioritario dovrà essere quello di ridurre la produzione pro-capite di rifiuti.

Purtroppo questa scelta si scontra con la percezione comune che la produzione di rifiuti possa essere un indice di benessere, in quanto, si ripete spesso, il Prodotto Interno Lordo (PIL) aumenta con l’aumentare dei rifiuti.

Questo è vero, ma il problema è che il PIL non è un indice di vero benessere.

Ad esempio, rimanendo nel tema, l’uso di una pila ricaricabile, per tutto il periodo della sua vita utile, evita la produzione e lo smaltimento di diverse centinaia  di pile “usa e getta”. Il risultato di questa semplice scelta, che non modifica in modo sostanziale i nostri stili di vita (se non quello di ricordarsi di ricaricare le pile) è quello di una netta diminuzione dei rifiuti; tuttavia, per la mancata produzione e smaltimento delle pile “usa e getta” diminuirà anche il PIL!

Oggi, la raccolta e lo smaltimento in sicurezza dei nostri rifiuti  costa circa 15 centesimi al chilo e questa cifra è totalmente a carico del cittadino utente, al quale la Legge chiede la piena copertura dei costi del servizio, attraverso l’applicazione di una Tariffa (TIA). Tuttavia, la stessa Legge prevede che la Tariffa deve tener conto della effettiva produzione di rifiuti da parte del cittadino contribuente. In altre parole dovrebbe ”pagare di più chi produce più rifiuti”, ma, ovviamente è anche vero che dovrebbe “pagare di meno chi produce meno rifiuti”.

Ovviamente quantificare l’effettiva produzione di rifiuti di ogni singola famiglia e azienda, non è possibile senza una radicale trasformazione degli attuali metodi di raccolta (dagli attuali  “cassonetto e campana” passare  alla raccolta differenziata di prossimità ovvero al “porta a porta”).
Tuttavia è anche possibile attuare una diversa strategia, di più facile  e rapida realizzazione per riconoscere e premiare economicamente chi produce meno rifiuti.

Ed questa è la proposta che facciamo ad AMIU e Comune.

In tutte le situazioni in cui cittadini ed aziende possono facilmente dimostrare, per autocertificazione, di  avere una produzione di rifiuti inferiore alla media,  riconoscere loro un premio per “mancata produzione”, un premio stimato in 8 centesimi per ogni chilo di rifiuto non prodotto, circa la metà dei costi per il suo ritiro e smaltimento.

In questo modo, le scelte dei cittadini virtuosi avranno una ricompensa economica per i loro diversi stili di vita (ad esempio, fare compostaggio domestico). L’AMIU vedrà ridotte le proprie entrate nel capitolo TIA, ma potrà ridurre le uscite su altre voci di bilancio,in quanto per ogni chilo di rifiuto non prodotto non dovrà raccoglierlo, trasportarlo, pre-trattarlo, smaltirlo. Meno rifiuti da raccogliere significa anche meno cassonetti da distribuire sul territorio, meno cassonetti da lavare, ma anche una più lunga vita utile di Scarpino e una minore vita post chiusura della discarica: e tutto questo produce  ulteriori risparmi per l’AMIU.

Meno rifiuti da raccogliere significa anche meno mano d’opera da utilizzare a questo specifico scopo, ma certamente è manodopera da utilizzare meglio nella raccolta Porta a Porta che, sappiamo, richiede più forza lavoro, ma che, se estesa a tutta la città, alla fine costerà meno (per evitato smaltimento, grazie al riciclo) dell’attuale gestione, con un possibile ulteriore riduzione dei costi.

Proviamo a fare qualche conto in tasca ai genovesi, se questa ipotesi troverà favorevoli Comune e AMIU.

Ogni componente di una famiglia, ogni anno, produce circa 250 chili di rifiuti; se si riduce questa quantità del 20 %, la produzione potrebbe scendere a 200 chili e per i 50 chili di rifiuti annualmente non prodotti, l’AMIU, in base alla nostra proposta, potrebbe riconoscere uno sconto, sulla TIA,  di 4 euro; per una famiglia di tre persone che ha deciso di attivare buone pratiche nella gestione dei propri rifiuti potrebbero essere 12  gli euro risparmiati ogni anno.

Ovviamente le cifre in gioco potrebbero essere decisamente più importanti per attività che producono grandi quantità di rifiuti quali mense aziendali, mercati,  centri commerciali, ovvero tutte le attività che producono rifiuti speciali assimilati agli urbani e che, con questa loro produzione, fanno lievitare a circa 600 chili la produzione procapite dei genovesi.
Queste aziende, oltre che attivare forme di riduzione dei propri rifiuti, potrebbero attivare politiche di riduzione dei rifiuti dei propri clienti, scelte che, a nostro avviso, meriterebbero  altrettanta attenzione da parte dei gestori della cosa pubblica. 

Vediamo ora come potrebbe essere possibile produrre meno rifiuti, in una maniera quantificabile e verificabile, ovvia condizione per  ottenere il riconoscimento dello sconto.

Un esempio concreto è il compostaggio domestico. La famiglia che attiva questa pratica che trasforma in terriccio gli scarti di cucina e usa questo terriccio nel proprio orto, nel proprio giardino o nei vasi di gerani tenuti sui balconi o sul terrazzo, evita la produzione di circa 50 chili di rifiuti ogni anno, per ognuno dei suoi componenti. Per una famiglia tipo di tre persone, fanno 150 chili di rifiuti non prodotti, che rappresentano dal 20 al 30 % della produzione della stessa famiglia se non facesse compostaggio.
In base alla nostra proposta, questa famiglia potrebbe godere uno sconto annuo  di 12 euro.

Questa cifra è molto simile a quella che già oggi il Comune di Genova sconta sulla TIA (15 euro) alle circa 300 famiglie che, in questi primi mesi di attuazione hanno autocertificato di fare compostaggio domestico. La veridicità di questa autocertificazione è semplice: una visita dei vigili può rapidamente verificare se esiste la compostiera, se è piena e se ci sono giardini o vasi idonei per ricevere il compost autoprodotto come la famiglia ha auto certificato.

E ora facciamo qualche altro esempio di scelte di riduzione della propria produzione di rifiuti  autocertificabili e  verificabili:

• Uso di pannolini lavabili : si allega all’autocertificazione il certificato di nascita del proprio bambino e le ricevute per l’acquisto dei pannolini.
• Uso di acqua alla spina e in brocca nei bar e nella ristorazione: ricevuta acquisto impianto di depurazione e verifica
• Abolizione di stoviglie “usa e getta” nella ristorazione aziendale: verifica diretta
• Uso di sapone e shampoo in dispenser per la clientela alberghiera:  ricevute e verifica
• Cessione al Banco Alimentare e al Last Minute Market delle derrate in scadenza o fuori specifiche dei centri commerciali e della ristorazione:  copia dell’accordo con le rispettive onlus che provvedono a ritirare gli alimenti e a distribuirli agli enti di beneficenza.
• Uso di cassette per la frutta riutilizzabili da parte di negozi e mercati ortofrutta: ricevuta acquisto
• Installazione nei centri commerciali di distributori di prodotti sfusi e alla spina: ricevuta acquisto

E infine ecco un elenco delle possibili iniziative da parte di attività commerciali ,finalizzate a potenziare il riciclo e il riuso e che potrebbero rientrare nelle pratiche da incentivare economicamente, sempre con il meccanismo della autocertificazione:

• Centri commerciali che all’uscita mettono, a disposizione dei clienti, contenitori per la raccolta differenziata degli imballaggi non essenziali dei prodotti acquistati
• Centri commerciali che all’ingresso, in cambio di buoni acquisto, offrono il servizio di raccolta differenziata di vetro, lattine, contenitori in plastica, cartoni, conferiti dai clienti
• Centri commerciali e negozi che aboliscono i sacchetti in plastica
• Mercatini dell’usato (oggi pagano la TIA a metro quadrato)
• Negozi di elettrodomestici che ritirano pile, lampade fluorescenti, piccoli elettrodomestici  guasti, conferiti dai loro clienti direttamente nel loro negozio con AMIU che provvede al ritiro e al corretto smaltimento
• Edicole che effettuano la raccolta dei giornali del giorno prima, conferiti dai loro clienti, con ritiro e riciclo da parte di AMIU
• Ristoranti che offrono ai loro clienti il servizio di potersi portare a casa gli avanzi del pranzo

Per la quantificazione degli sconti TIA da applicare in tutte queste iniziative, vale il criterio generale che lo sconto deve essere proporzionale alla effettiva o presunta riduzione nella produzione di rifiuti, la cui entità dovrà oggetto di specifici studi di settore.

Oggi, a Genova, la produzione media procapite di rifiuti, stimata sommando la produzione delle famiglie e delle aziende, è di 560 chili all’anno. Grazie agli incentivi alla minore produzione  e raggiugendo su tutta la città il 20% di riduzione, se tutti i genovesi aderissero a questa iniziativa la produzione di rifiuti si potrebbero attestare  a 448 chili procapite; non si tratta di un valore fuori dal mondo: 467 chili per abitante è l’attuale produzione di rifiuti di un veneto, che è così bassa perché da tempo, in questa regione,  si stanno realizzando buone pratiche per la riduzione della produzione di rifiuti.

E per concludere, proviamo a simulare i possibili effetti di queste scelte sulla gestione dei Materiali post consumo prodotti dai genovesi, in una ipotesi,  sul breve tempo forse più realistica.

Ipotizziamo che nel giro di qualche mese, dopo una ben orchestrata campagna promozionale,  il 20% della popolazione genovese (120.000 persone, 40.000 famiglie), convinta dagli sconti sulla TIA, aderisca direttamente o indirettamente alla politica di riduzione della produzione di rifiuti e che ognuno di loro contribuisca a ridurre del 20 % l’attuale produzione media di rifiuti.

In questo caso, se la campagna di riduzione funziona, l’AMIU non dovrà più gestire 14.400 tonnellate di rifiuti all’anno (4% dell’attuale produzione), con una riduzione delle proprie entrate di 1.152.000 euro all’anno (l’1% del suo attuale bilancio), soldi che, scontati dalla TIA, entreranno nei bilanci delle famiglie e delle aziende che avranno autocertificato le proprie pratiche di riduzione.

L’AMIU, a sua volta, potrà cancellare circa 2.000 viaggi di camion all’anno per il conferimento a Scarpino (e il gasolio da loro consumato) dei rifiuti non prodotti e potrà togliere dalla città almeno 150 cassonetti, diventati inutili. Infine, ogni anno, a Scarpino ( la discarica a servizio di Genova)  si risparmieranno 48.000 metri cubi di volumi disponibili, (un cubo con lati lunghi 219 metri), pari a circa l’1% dei volumi attualmente autorizzati.

lunedì 29 dicembre 2008

Bio Archietttura Sacra

Il rispetto dell'ambiente è una caratteristica di tutte le nostre chiese: le pietre con cui sono state costruite sono quelle del posto, il loro orientamento è studiato per sfruttare al meglio la luce di "Frate Sole", il riuso di antiche pietre e manufatti è la norma in tutti i nostri edifici sacri.
Tuttavia è stato importante che i vescovi italiani, in un recente convegno tenutosi a Roma questo Aprile, abbiano voluto ribadire l'opportunità che gli edifici sacri siano caratterizzati da scelte improntate alla sostenibilità ambientale.
Di questo Convegno intitolato "Edifici di Culto nell'orizzonte della sostenibilità. Costruire bene per vivere meglio" se ne è parlato poco; io ne ho avuto notizia nel numero di dicembre del Messaggero di S. Antonio.
La cosa interessante è che esistono già esempi concreti di queste scelte fatte in nuovi edifici sacri, quali la chiesa dedicata ai santi Severo e Agata a Corciano in Provincia di Perugia: questa chiesa, architettonicamente molto interessante, recupera l'acqua piovana, ha ampi pannelli fotovoltaici sul tetto e, grazie ad una sonda geotermica posizionata a tre metri di profondità,  sfrutta la capacità termica della terra per riscaldare la chiesa, grazie a pompe di calore.
E le energie rinnovabili sono arrivate anche in Chiese già costruite. Ad esempio, il tetto della Chiesa Abbaziale di Bagnara Calabra, realizzata nel secolo scorso, è coperto da celle fotovoltaiche che forniscono tutta l'elettricità di cui la Chiesa ha bisogno e, grazie al conto energia il parroco vende all'Enel l'energia elettrica prodotta in sovrapiù.
Insomma un bell'esempio di come la Chiesa sia vicina a tutti coloro che auspicano una svolta ecologica delle nostre società.

giovedì 18 dicembre 2008

Viva Le Marmitte

Stamattina l' ufficio stampa dell Istituto Tumori di Genova invierà alle Agenzie il comunicato che potrete leggere di seguito.
Gli amici del blog conoscono già la notizia ma potranno trovare ulteriori dettagli utili sul nostro studio che ha verificato l'efficacia delle marmitte catalitiche in ambiente urbano.
Noi pensiamo che questa notizia possa avere un interesse nazionale, se non addirittura internazionale. Vedremo se i giornalisti coglieranno.


Meno cancerogeni nell’aria delle città italiane, grazie alla marmitta catalitica.
 
 Le marmitte catalitiche possono effettivamente ridurre drasticamente l’inquinamento delle aree urbane: questo  il risultato di un recente studio dell’Istituto Nazionale Ricerche sul Cancro di Genova (IST).
 
Lo studio, di prossima pubblicazione sulla rivista internazionale “ Atmospheric Environment” ha valutato che, in ambito urbano, la completa sostituzione di veicoli EURO-0, sia a benzina che diesel,  con veicoli progettati per avere un più basso impatto ambientale (EURO-1 e EURO-2), potrebbe ridurre dell’89% le concentrazioni nell’aria di benzopirene (un potente cancerogeno) e del 69 %  le concentrazioni di ossido di carbonio, un inquinante tossico di prevalente fonte veicolare.
 
In Italia, la sistematica sostituzione di vetture EURO – 0  è iniziata nel 1994 e ha avuto un buon successo, anche grazie agli incentivi per la rottamazione.
 
Nel 1994, all’avvio dello studio pubblicato, la concentrazione di benzopirene lungo le principali arterie genovesi, era particolarmente elevata (2,7 nanogrammi per metro cubo di aria) e nettamente superiore agli obiettivi di qualità dell’aria  per questo composto (1 nanogrammo per metro cubo). Negli anni successivi, i ricercatori dell’IST registravano una progressiva e costante diminuzione di questo inquinante e nel 2003, ultimo anno di monitoraggio in questo studio, la concentrazione di benzopirene, in tutta Genova, era di circa 0,3 nanogrammi per metro cubo.
 
Che il merito di questo risultato fosse dovuto alla “rottamazione” era tutt’altro che scontato e questa conclusione è stata resa possibile dalla grande mole di dati a disposizione, acquisiti in circa dieci anni dall’istituto Tumori, in collaborazione con la Provincia di Genova e l’Agenzia Ligure per l’Ambiente.
 
Il metodo utilizzato dai ricercatori IST per accertare le vere cause della riduzione dell’inquinamento è stato giudicato di interesse per la comunità scientifica internazionale, sia per il risultato ottenuto, sia per le sue modalità.
 
E’ noto che le marmitte catalitiche sono efficaci  solo dopo diversi minuti dall’accensione della vettura, necessari a raggiungere una temperatura della marmitta sufficientemente elevata, tale da garantire la neutralizzazione di gran parte dei composti tossici presenti nei fumi.
 
Pertanto le emissioni più basse, da parte di auto catalizzate, si hanno lungo percorsi autostradali, a velocità elevata e costante.
 
Invece  è proprio nelle strade urbane, dove si concentra la popolazione, che avvengono tutte le partenze a freddo, si va a velocità bassa, con frequenti fermate ai semafori;  inoltre in città, spesso, si prende la macchina per fare solo pochi chilometri ( a Genova il percorso medio è di 14 chilometri) spesso  insufficienti per far raggiungere alla marmitta catalitica la sua temperatura ottimale. Tutte queste condizioni, difficilmente simulabili nelle prove di laboratorio, potrebbero rendere inefficaci le marmitte catalitiche.
 
“ In base ai nostri studi, la sostituzione dei veicolo EURO-0 che, a Genova  stimiamo si sia realizzata completamente nel 2006,  deve aver prodotto un miglioramento della qualità dell’aria anche in  tutte le città  con condizioni climatiche simili a quelli genovesi.”  afferma il dr. Federico Valerio, responsabile del gruppo di ricercatori del  Servizio di Chimica Ambientale, autori dello studio. “Ad esempio, anche a Roma e Firenze è stata riscontrata una sensibile riduzione della concentrazione di benzopirene negli ultimi dieci anni ed è molto probabile che, anche in queste città, la scelta di incentivare la rottamazione delle vetture più inquinanti abbia raggiunto l’obiettivo di migliorare significativamente la qualità dell’aria. Ovviamente, a tal fine è importante, come avvenuto a Genova, che alla rottamazione non abbia fatto seguito un aumento dei consumi di carburante.
Nella nostra città i circa 200.000 veicoli circolanti nel 1994, sono stati sostituiti, nel 2003, con  150.000 autoveicoli catalizzati. In questi anni sono state acquistate anche 29.000 vetture diesel e c’è stato un vero “boom” di motocicli, passati da 66.000 nel 1994 a 112.000 nel 2003. Questo nuovo modo di muoversi in città potrebbe spiegare i risultati meno brillanti dell’ ossido di carbonio (-69%) che è emesso dai motocicli in quantità maggiore rispetto alle  vetture diesel e catalizzate.”
 
 “ I nostri studi sono stati giudicati interessanti per la comunità scientifica internazionale” conclude il dr. Federico Valerio “in quanto per la prima volta si è potuto stimare, in condizioni reali ed in ambito urbano, l’efficacia delle marmitte catalitiche nei confronti del benzopirene, un inquinante di accertata pericolosità per la salute umana ma che , al momento,  non è all’attenzione delle case automobilistiche, in quanto non è  soggetto a specifiche norme per quanto riguarda la sua presenza nelle emissioni veicolari.”
 
“ E ora, la nostra attenzione è rivolta a tenere sotto controllo gli effetti dell’inevitabile invecchiamento delle marmitte catalitiche in uso. Per il momento siamo tranquilli; in base alle nostre ultime misure disponibili, quelle relative a tutto il 2007, il benzopirene, lungo le strade genovesi, è ancora ai suoi valori minimi storici, raggiunti intorno al 2003: circa 0,4 nanogrammi per metro cubo.
Quello che ora  ci aspettiamo è che insieme al miglioramento della qualità dell’aria della città, in questi ultimi dieci anni,  sia anche migliorata la salute dei genovesi e i primi segnali che abbiamo studiato vanno effettivamente in questa direzione, con una riduzione dei ricoveri ospedalieri per malattie respiratorie e una diminuzione dei tumori polmonari.
Ovviamente questi risultati sono in gran parte da attribuire ad una generalizzata diminuzione dell’abitudine al fumo. Tuttavia non dobbiamo sottovalutare il fatto che nel 1994, tutti i genovesi che passavano molte ore della loro giornata nel traffico o nelle sue vicinanze, inalavano ogni giorno la stessa quantità di benzopirene che si trova nel fumo inalato di cinque sigarette. Oggi siamo a circa mezza sigaretta equivalente.
E’ un bel risultato ma , a nostro giudizio, sarebbe opportuno e possibile migliorare ulteriormente la qualità dell’aria delle nostre città, continuando a fare scelte corrette e coerenti. Nel caso specifico, la nostra raccomandazione, se ce la chiedessero, sarebbe quella di incentivare nelle aree urbane il trasporto collettivo, prevalentemente su mezzi elettrici, e la mobilità pedonale.”
 
Per contatti : dr Federico Valerio cell. 349 61 71 409

martedì 16 dicembre 2008

Cenere e Caminetti

La calda atmosfera di un caminetto acceso è offuscata letteralmente dalla fuliggine che, dopo qualche ora di funzionamento si attacca, quasi inevitabilmente, al vetro.
Per risolvere il problema, la  prima azione da fare è "Prevenire".
Nel caso specifico, prevenire significa che al momento dell'acquisto bisogna privilegiare l'efficenza dell'impianto, una sua installazione a regola d'arte ( presa aria esterna, canna fumaria, comignolo) e l'uso di legna di qualità.
Comunque, anche rispettando tutte le regole e anche se il vostro caminetto prevede una presa d'aria che dirige un flusso di aria fredda lungo il vetro, con l'esplicito obiettivo di tenerlo pulito, sarà inevitabile un suo progressivoappannamento.
Ed ecco una ricetta facile, economica e di sperimentata efficacia per pulire velocemente e senza fatica il vetro del vostro caminetto.
Il bello è che il detersivo "miracoloso" lo avete già in casa ed è la vostra cenere di legna.
Forse avete sentito parlare della "liscivia" che le nostre nonne usavano per lavare i panni;ebbene questo ottimo sgrassante era prodotto in casa  "lisciviando" la cenere di legna, che ovviamente abbondava in ogni famiglia.
La ricetta è la seguente:
Materiali necessari: cenere di legna, setaccio, telo di stoffa, recipiente di plastica a bocca larga, imbuto, spruzzetta
-Setacciate qualche pugno di cenere per separare incombusti e carbone ( che potete riusare come combustibile) e  mettete da parte la cenere setacciata
- coprite un recipiente di plastica con  un telo di stoffa a maglia larga, legato tutt'intorno con una cordicella, avendo l'accortezza che il telo formi una concavità verso l'interno del recipiente. Il telo vi serve per filtrare la cenere e raccogliere il suo lisciviato nel recipiente.
- trasferite la cenere  sul fondo del telo di stoffa
- portate ad ebollizione una quantità d'acqua di volume doppio rispetto al volume della cenere che volete lisciviare.
- versate lentamente l'acqua calda su tutta la superfice della cenere
- fate raffreddare e travasate l'acqua che ha lisciviato la cenere nella spruzzetta.
Quello che avete ottenuto è una soluzione di idrato di potassio (liscivia), un potente sgrassante che userete per pulire il vetro del caminetto come pure altre superfici sporche della cucina. A causa della sua causticità ( è fortemente basico) evitate il contato diretto con la pelle e ovviamente con gli occhi.  La liscivia non è adatta per pulire superfici metalliche che potrebbe corrodere.
Per la pulizia del vetro del caminetto è sufficente, ogni mattina, spruzzare un pò di liscivia su tutto il vetro e passare con un foglio di carta. Ripetere l'operazione se necessario. Vedrete lo sporco, anche quello più incrostato,  sparire con grande facilità.
Finita la pulizia potrete riavviare il caminetto, facendo bruciare anche la carta usata per la sua pulizia.
ps: la ceneredi legna, anche dopo lisciviazione, è un'ottima fonte di potassio e microelementi per tutte le piante ( tranne le acidofile, quali azalee..). E' un buon integratore del compost a cui  va aggiunta a piccole dosi e mescolandola bene .

lunedì 15 dicembre 2008

Bioetanolo di Seconda Generazione

Nel 2010, in Brasile,  dovrebbe essere operativo il primo impianto commerciale in grado di produrre etanolo ( alcool etilico) a partire da scarti agricoli ricchi di cellulosa quali, canna da zucchero, mais, grano, soia e segatura di legno.
Insomma, una volta recuperato tutto quello che è cibo, zucchero, grano, mais, tutto quello che avanza, ricco in cellulosa ( le stoppie) può essere utilizzato per produrre etanolo. Il miracolo di questa trasformazione lo fanno particolari enzimi.
E qualche cosa si muove anche in Italia. Entro l'anno prossimo a Rivalta Scrivia dovrebbe essere in funzione il primo impianto per la produzione di bioetanolo (200.000 tonnellate /anno) ma ancora secondo la vecchia tecnologia, quella  che trasforma il mais in combustibile per autotrazione.
Solo nel 2012 dovrebbe nascere, sempre a Rivalta Scrivia, l'impianto pilota in grado di trasformare in etanolo anche le stoppie di granturco.
Invece di correre dietro al nucleare, non sarebbe meglio per tutti noi investire in queste tecnologie in grado di trasformare un rifiuto in risorsa veramente rinnovabile?

Commenti:

#1  21 Dicembre 2008 - 16:01
I residui organici di mais non sono assolutamente un "rifiuto" ma preziosissima sostanza organica utile per mantenere fertile il nostro terreno purtroppo già troppo sfruttato e maltrattato. Mi preoccupa che uno che si definisce scienziato possa scrivere simili infondatezze!!!
utente anonimo

#2  21 Dicembre 2008 - 22:15
Toccato.
Comunque per ridare fertilità al terreno c'è anche la possibilità di trasformare in compost i nostri scarti di cibo, questi si classificabili come rifiuto.
Comunque è sempre meglio trasformare in bioetanolo le stoppie, piuttosto che il mais. Non Credi?
Utente: federico46 Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. federico46

#3  22 Dicembre 2008 - 15:48
L'importante è che passi il principio che non si debba sovvenzionare l'agricoltura allo scopo di produrre biocarburante, perchè ciò genera distorsioni del mercato, monocoltura, competizione fra cibo e carburanti, con conseguenti aumenti indiscriminati del prezzo del mais e altre risorse agricole.

Produrre biocombustibili dagli scarti va benissimo, ma se sovvenzioniamo l'agricoltura per produrre biocarburanti, difficile poi giustificare ricerche per convertire anche gli scarti.. tanto vale produrre direttamente il mais transgenico che offrirà una produzione molto migliore.

In sostanza, bene creare biocarburanti, ma solo in piccola scala e rigorosamente con SCARTI che comunque si dovrebbe smaltire in qualche modo.

venerdì 12 dicembre 2008

La Mappatella

Mi sembra interessante questo commento di Giampiero Fasoli ( che ringrazio) al mio post sulla possibile nascita dell'uso della "mappatella " nei ristoranti italiani.

"Negli anni '80 ho lavorato come cameriere negli USA ed anche in
prestigiosi ristoranti, esisteva (e credo, spero esista ancora) la cosiddetta "DOGGY BAG", dove gli avanzi delle pietanze solide, su richiesta, venivano raccolte in una busta consegnata dal personale di sala e portate via dai clienti, con il pretesto di alimentare il proprio animale domestico, quando invece, spesso e volentieri, era il completamento di un lauto pasto nella propria dimora.

Bisogna riconoscere che oltreoceano, nella "patria del consumismo", questa usanza "controcorrente" dovrebbe essere considerata come virtuosa anche per altre realtà opulente. Se in più si aggiungesse anche la bottiglia avanzata, ecc..... sarebbe ancora meglio per tutti."


domenica, 07 dicembre 2008
La mappatella
Si vede che i tempi stanno cambiando.
Siamo un popolo sprecone; ogni anno trasformiamo in rifiuto 1,5 milioni di tonnellate di cibo, con un valore pari a 4 miliardi di euro; motivi di questo colossale spreco: spese poco accorte, sempre meno tempo da dedicare alla cucina, perdita della memoria storica delle ricette a base di avanzi e la paura di fare brutta figura al ristorante se, alla fine del pranzo,  chiediamo al cameriere  di farci un pacchetto  (la mappatella) con gli avanzi.
Per rimediare a questo spreco  e porre un freno alla smania inceneritorista che attraversa il Paese, il  COMIECO, il Consorzio per il Recupero e il Riciclo degli imballaggi a base di cellulosa, ha avuto due belle pensate.
Per la prima pensata COMIECO ha invitato sei famosi cuochi a creare dei menù  a base di avanzi e le ricette sono state inserite in un calendario che è stato presentato al recente Salone del Gusto di slow Food.
La seconda pensata è ancora più carina: la progettazione di due contenitori in cartone riciclato,funzionali e belli da vedere, da usare per portarsi a casa tutto quello che non si è riusciti a mangiare ( e si è pagato), come pure la bottiglia di vino che saggiamente è stata lasciata piena a metà.
Aggiungo una terza pensata personale: applicare una congrua riduzione sulla Tariffa Rifiuti a tutti i ristoranti che pubblicizzano ed offrono ai loro clienti questo utile servizio che ci aiuta ad essere più saggi, più sobri e a produrre meno rifiuti.

martedì 25 novembre 2008

Taranto Chiama Genova

Genova e Taranto hanno qualche cosa in comune; a partire da circa 50 anni fa queste due città hanno ospitato una grande acciaieria a ciclo integrato, impianti che, partendo da carbone e ossido di ferro, hanno prodotto tutte le lamiere in acciaio che sono servite per fornire agli italiani di automobili e lavatrici e a creare tanti posti di lavoro.

Purtroppo, questi impianti sono stati realizzati a pochi metri di distanza dalla abitazioni e l'inquinamento di queste fabbriche è molto elevato. In particolare le cokerie, dove il carbone è trasformato in carbon coke, emettono in atmosfera grandi quantità di cancerogeni, in particolare benzene e benzopirene.

La cokeria di Genova è stata chiusa nel 2002, anche grazie ai nostri studi e ora gran parte dei problemi ambientali e sanitari sono a Taranto, da dove ci è arrivata una richiesta di aiuto: " Possiamo calcolare quante sigarette fumano i nostri ragazzi respirando l'aria inquinata presente nel quartiere residenziale di Tamburi'".

Quello che segue è la risposta.



La chimica spiegata ai genitori

 Quante sigarette fuma il tuo bambino?

 Quante sigarette fuma un bambino del quartiere Tamburi di Taranto?

Sembra una domanda assurda. Ma ce la siamo posti, alla luce dell’alto impatto inquinante a cui è sottoposta la città di Taranto.

 Quarantacinque anni fa venne costruito il centro siderurgico Italsider proprio a ridosso della città, e la parte più prossima all’area a caldo è il quartiere Tamburi. Si sono aggiunti anche altri stabilimenti ad alto impatto ambientale, come la raffineria Agip e la Cementir.

 Recentemente gli studi dell’Arpa Puglia hanno evidenziato sotto il profilo scientifico la gravità della situazione. E’ tuttavia complesso comprendere dati espressi con terminologia specialistica e unità di misura che fuoriescono dall’esperienza quotidiana, come ad esempio i nanogrammi (miliardesimi di grammo).

 Un’unità di misura “divulgativa”: la sigaretta

Con la collaborazione del dott. Federico Valerio, chimico ambientale dell’Istituto Tumori di Genova, abbiamo cercato di trasformare informazioni complesse, come le esposizioni da benzopirene, in conoscenze divulgabili e facilmente comprensibili.
L’obiettivo è stato quello di trasformare l’inquinamento da benzopirene (il componente più cancerogeno degli IPA, ossia gli idrocarburi policiclici aromatici) in “sigarette equivalenti”. La domanda era appunto: ma quante sigarette fuma involontariamente un bambino esposto a determinate emissioni di benzopirene?

 Quanto respirano i bambini

I dati delle quantità di aria inalata da bambini, a seconda della loro attività, sono tratti da

Jill A.J. Beals et al. Quantifying the distribution of inhalation exposure in human populations: distribution of minute volumes in adults and children.Environmental Health perspectives vol 104 N°9, 1996.
I valori sono in litri al minuto e rappresentano i valori medi:
·        bassa attività: 8,02
·        moderata attività (camminare): 16,7
·        alta attività (corsa): 28,56
Quanto benzopirene c’è in una sigaretta
Il contenuto medio di BaP (benzopirene) e i valori minimi e massimi nel  2000 in un campione di sigarette vendute in USA ( e in gran parte anche in Italia)  a seconda del contenuto di nicotina, è il seguente:
  • alto contenuto nicotina:  media 10.10 nanogrammi/sigaretta  (min 8,46 -max 11,55)
  • medio contenuto nicotina: media 8,31 ng/sigaretta (min 6,05- max 10,26)
 L’88% delle sigarette vendute in Italia hanno un contenuto di nicotina che può essere classificato “alto” e “medio” e sei delle marche di sigarette americane studiate nella ricerca citata sono tra le 10 marche di sigarette più vendute in Italia.
 La fonte è di tali studi è
J.E Swauger et al. An analysis of the mainstream smoke chemistry of samples of the U.S. cigarette market acquired between 1995 and 2000. Regulatory Toxicology and Pharmacology 35 142-156, 2002.
“Quante sigarette?” Ecco come abbiamo calcolato l’inquinamento
Per sapere quante sigarette fuma un bambino in un giorno nel quartiere Tamburi abbiamo:

1)      individuato la quantità di benzopirene presente giornalmente in un  metro cubo d’aria nel quartiere Tamburi; tale dato è disponibile in particolare negli studi dell’Arpa Puglia o nelle ricerche in essi citate in base alle misure effettuate presso la centralina che è stata installata in questo quartiere. I dati sull’inquinamento di benzopirene hanno tenuto conto sia della quantità media giornaliera misurate su base annuale, sia le concentrazioni giornaliere più alte registrate quando per l’intera giornata il quartiere Tamburi si è trovato sottovento alla cokeria, l’impianto che emette la maggiore quantità di benzopirene.

2)      moltiplicato la quantità di benzopirene in un metro cubo d’aria, per il numero di metri cubi respirati giornalmente da un bambino, a seconda della suo tipico stile di vita (ore di sonno, ore di gioco…)

3)      una volta ottenuto il totale dei nanogrammi di benzopirene inalati in un giorno, abbiamo diviso tale valore per il benzopirene mediamente contenuto nel fumo di una sigaretta, lo stesso fumo che inala il fumatore. In questo modo è stato ottenuto l’”equivalente in sigarette”.

 Va specificato che tale calcolo ha un valore indicativo, in quanto da individuo a individuo, a seconda dell’età, del sesso, dell’attività, varia il numero di metri cubi di aria respirata giornalmente e anche le sigarette hanno, come si è visto, un contenuto di benzopirene variabile a seconda della marca e del tasso di nicotina.
Detto questo, abbiamo cercato di fornire una panoramica delle molteplici equivalenze fra esposizione al benzopirene da inquinamento ambientale ed esposizione al benzopirene da sigaretta, al fine di trasformare in “linguaggio comprensibile” quello che per molti è l’“incomprensibile” linguaggio della chimica.

 Non solo diossina

Da questa ricerca divulgativa rimangono fuori ovviamente molti inquinanti come ad esempio la diossina o il mercurio. Ma abbiamo voluto concentrarci sul benzopirene in quanto è un cancerogeno insidioso per la salute umana  non meno della diossina e che appartiene alla pericolosa famiglia degli IPA, ossia quegli Idrocarburi Policiclici Aromatici per i quali Taranto ha un primato nazionale assoluto: 95,8% per le emissioni in aria e 91% per le emissioni in acqua.[1]
Gli studi “secretati” dell’ISPESL
L’ISPESL ha realizzato a Taranto degli studi mantenuti per molto tempo “riservati”.
L’Arpa Puglia ne ha rivelato l’esistenza segnalando nella propria relazione tecnica al Ministero dell’Ambiente del 16 settembre 2008.
A pagina 6 la relazione dell’Arpa cita il uno studio ISPESL, in cui viene evidenziato
nel sito di via Orsini, “un accumulo di benzo(a)pirene nei giorni dal 2 al 5 marzo 2004 con un picco allarmante il giorno 4 marzo di 67 ng/m3e, dall’esame dei parametri descrittivi degli effetti meteorologici, risulta che “nel periodo dal 2 al 5 marzo i venti prevalenti erano da nordovest, cioè Orsini si trovava sottovento rispetto al sito industriale”.
Cosa significa tutto se convertiamo i valori di benzopirene in sigarette? Significa che il 4 marzo 2004 i bambini  del quartiere Tamburi di Taranto, respirando,  hanno “fumato” 128 sigarette!

 Quartiere Tamburi: i calcoli effettuati con i dati dell’Arpa Puglia

Utilizzando un semplice foglio elettronico abbiamo effettuato varie conversioni in “sigarette fumate” partendo dalle rilevazioni giornaliere di benzopirene per metro cubo d’aria nel quartiere Tamburi. In questo conto si è fatto riferimento alla quantità di benzopirene presente nel fumo di sigarette più “leggere”





ng a m3 di BaP


metri cubi respirati


ng per ogni sigaretta


sigarette fumate


Tamburi media Arpa 2005-8


1,09


16,3


8,31


2,1


Tamburi ottobre 2005


1,14


16,3


8,31


2,2


Tamburi febbraio 2006


1,78


16,3


8,31


3,5


Tamburi estate 2008


0,82


16,3


8,31


1,6


Studi ISPESL (tenuti "riservati" fino alla richiesta di PeaceLink)






Tamburi 2/3/2004


15,81


16,3


8,31


31,0


Tamburi 3/3/2004


22,48


16,3


8,31


44,1


Tamburi 4/3/2004


65,62


16,3


8,31


128,6



I valori scelti per i metri cubi respirati e per le sigarette solo quelli medi e sono tratti dalle fonti già citate in precedenza.


Ringraziamenti

Si ringrazia il dott. Federico Valerio, direttore del Servizio di Chimica Ambientale dell’Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro di Genova, per i dati forniti e per la cortese collaborazione.







[1] Cfr. www.peacelink.it/editoriale/a/27369.html

venerdì 21 novembre 2008

Dopo Venezia

Mi sembra che la Tavola Rotonda a cui ero invitato a partecipare, sul tema,  " Problemi sanitari e pubblica accettazione dei trattamenti termici" e tenutasi a Venezia il 19 novembre, a conclusione del simposio " Energia dalle biomasse e dai rifiuti", sia andata bene. E certamente merito è anche il vostro sostegno telematico.

Innazi tutto, abbiamo potuto esprimerci nella nostra lingua madre ( per gli ospiti stranieri era assicurata la traduzione simultanea) e la gestione del moderatore Antonio Cianciullo ( La Repubblica) è stata sempre corretta, equilibrata  e attenta a garantire la minoranza, in questo caso Montanari e il sottoscritto.

E' mancata una partecipazione critica sul fronte medico, che avrebbe dovuto coprire il dr. Bolognini che non ha potuto partecipare, ma nel complesso non mi sembra che il fronte "no-incinerator" sia uscito male.

L'intervento di Montanari ed in particolare la tremenda foto da lui mostrata di un feto colpito da leucemia a presunta causa di nanopolveri ha creato turbamento e ha suscitato proteste nel pubblico ed, addirittura, offese personali da parte di uno dei relatori stranieri, atteggiamento  deplorevole, subito rintuzzato con efficacia da Cianciullo, anche perchè fino ad allora le posizioni legittimamente diverse erano state espresse nella piena corretteza da parte di tutti i relatori.

Io ho avuto un piccolo scambio polemico con l'ing Giugliano che aveva affermato che dalle sue  misure aveva  potuto vedere che da un inceneritore escono nanoparticelle, ma non più di quelle che  sono presenti nell' aria in ingresso. Alla domanda di Cianciullo su che cosa ne pensavo a riguardo, ho risposto che non conoscevo questo studio e che questa affermazione mi lasciava molto perplesso; comunque se il mio giudizio è sospeso sulle nanoparticelle non c'erano dubbi che nei fumi di un inceneritore dell'ultima generazione ci sono più ossidi di azoto, ossido di carbonio, IPA, diossine ... di quanto ce ne sia nell'aria in ingresso all'inceneritore e usata per la combustione. Oltre che dai numeri, questa affermazioni era supportata dal fatto che gli inceneritori, nonostante tutte le migliorie fatte, continuano ad aver bisogno di alti camini per diluire gli inquinanti che immettono nell'aria. E a mio giudizio questo rischio aggiuntivo, per quanto piccolo possa essere giudicato, non è certamente obbligatorio, in quanto riduzione, riciclo e trattamenti biologici possono dare una risposta al problema, con impatti che, alla luce dei dati disponibili, sono minori di quelli dell'incenerimento. A queste affermazioni, Giugliano ha dovuto ammettere che i suoi  tranquillizzanti riferimenti riguardavano solo le nanopolveri, in base a suoi studi, peraltro non ancora pubblicati e non ancora confermati da altri. Sul minor impatto degli impianti biologici da me sostenuto, da parte di altri relatori si è ribattuto citando le opposizioni dei cittadini anche agli impianti di compostaggio (peraltro opposizioni totalmente rientrate quando queste conflittualità sono state gestite con democrazia e buon senso) e il mercurio che esce anche dagli impianti a freddo, se alimentati con scarti contaminati. In questo caso, ovviamente,  il problema è quello di elimare o intercettare tutti i rifiuti che contengono mercurio e una buona raccolta porta a porta ed una raccolta separata dei rifiuti elettronici può eliminare elengantemente questo problema.

In sintesi, qualche dubbio nella platea lo abbiamo certamente messo, compreso quello del problema delle malattie associate all'esposizione a nanoparticelle.

A mio giudizio  sarebbe andato meglio se avessimo evitato l'incidente di Montanari, innescato da una sua inutile provocazione (la foto) e da alcune sue affermazioni che sono sembrate poco scientifiche ad un pubblico abituato a confrontarsi sempre su questo piano.

Ad esempio aver attribuito con certezza ad un inceneritore le nanoparticelle trovate nelle cellule tumorali prelevate ad un bambino, per il semplice fatto che questo bambino era nato nelle vicinanza di un impianto di questo tipo, e' stato un errore.

Questa affermazione, nel dibattito che è seguito con l'oncologo che conosceva il caso, ha sviato l'attenzione dal vero problema, ovvero che a prescindere dalla fonte e dal dubbio che il tumore sia stato indotto da quelle nanoparticelle,  quelle particelle fatte di metalli rari ( tungsteno ed altro) nelle cellule di quel bambino non dovevano esserci!

Anch'io penso che nel caso specifico, occorre avere prove scientificamente convincenti che le nanoparticelle che Montanari trova nelle cellule tumorali derivano effettivamente da un inceneritore e non, come qualcuno ha detto, dalla stufa di casa o dal traffico. Montanari afferma che questa prova non è possibile in quanto da un inceneritore esce di tutto. Invece, da chimico ambientale penso che questo prove siano possibili, in quanto negli inceneritori entra anche di tutto, ma in prevalenza entrano alcuni specifici metalli ( ferro, alluminio, zinco, rame, stagno) e nei loro fumi escono più concentrati alcuni metalli e non altri (quelli più volatili, ad esempio cadmio, mercurio) e la loro composizione realativa, ancorchè variabile, ha probabilmente specifiche caratteristiche che potrebbero  permettere un'attendibile stima della  fonte prevalente delle nanoparticelle che si trovano in chi ha vissuto sottovento a questo impianto. E' ovvio che occorrono specifici studi che, al momento, pare non siano disponibili.

Un breve commento al Simposio. Non è stato, come poteva sembrare, una passerella promozionale di venditori di inceneritori. C'erano anche questi soggetti, tuttavia numerosi sono stati anche gli interventi in merito a ricerche ed applicazioni sul recupero energetico dai rifiuti attraverso tecniche biologiche per produrre metano, idrogeno, etanolo. Visti gli interventi e  la grande partecipazione di giovani ricercatori a queste specifiche sessioni ho la netta sensazione che gli inceneritori siano armai arrivati al loro capolinea e che il futuro, anche molto prossimo, sia dei trattamenti biologici integrati, anaerobici più compostaggio, quelli che ci piacerebbe realizzare a Genova. Spero che a questa soluzione pensi seriamente anche l'assessore all'ambiente della val D'Aosta, presente alla tavola rotonda, a cui ho fatto osservare che la sua regione condivide con la mia il vantaggio di non avere inceneritori e che quindi noi, se vogliamo, possiamo fare scelte innovative, senza il condizionamento di impianti di incenerimento a cui, ancora per decenni, chi ce li ha, dovrà, in tutti i modi possibili,  fornire combustibili.

Postato da: federico46 a 12:19 | link | commenti (4)
ambiente e società, ambiente e salute, biomasse


Commenti:
#1  21 Novembre 2008 - 15:31
 
Grazie Dottore della nota!

Sono contenta di leggere che non è stata una passerella di venditori di inceneritori, sinceramente quando avevo visto sponsor e programma ne avevo il timore.
Molto bene anche il fatto che lei sia riuscito a seminare dubbi e perplessita. In merito alle nanopolveri ovviamente mi spaventano molto e apprezzo che il dott. Montanari si scagli sempre a spada tratta contro gli inceneritori ma forse sarebbe preferibile evitare di dare appigli a chi vuol demolire le sue analisi .....personalmente ho ancor più paura di tutte le altre "schifezze" che perfino chi l'inceneritore lo gestisce non nega escano da quel maledetto camino..anche se magari minimizza un po' sulle quantità.
Quel camino lo vedo fumare ogni notte dalla mia finestra.
Dimenticavo, sono Giulia di Brescia, il camino del nostro inceneritore ci regala tante "belle cose" ma chissà perchè fuma sempre molto di più quando fa buio....sarà "timido" e non vorrà farsi notare??!!

Grazie ancora per il suo lavoro, leggerla è sempre utilissimo!
G.
utente anonimo
#2  22 Novembre 2008 - 12:36
 
Grazie anche da parte mia. Lei è sempre corretto nell'esposizione e molto attento a come dice le cose. Proprio per questo è una grande risorsa per chi può leggere i suoi post.

Speriamo di seguire i suoi consigli anche a Verona.
Elia
utente anonimo
#3  22 Novembre 2008 - 14:03
 
Il dott. Montanari si lamenta dell'aggressione verbale subita a Venezia. E la cosa mi fa grande dispiacere. Secondo me fa benissimo a mostrare le foto delle sue ricerche: dobbiamo tutti (dai ricercatori alla gente comune) SAPERE cosa succede al nostro corpo per via dei metalli emessi da camini (che evocano nella mia mente altri tarribili camini). Io ho già la sfortuna di avere il diabete mellito da 6 anni (ne ho 37), e la spiegazione dei medici "autoimmune" è uguale a dire "non so". Ma mi chiedo: e i bimbi che nascono col diabete? che colpa hanno se la mamma ha respirato certe cosucce?
Gemma - Bs
utente anonimo
#4  23 Novembre 2008 - 09:54
 
Montanari sostiene che la composizione spettrografica di certi metalli rappresenti una "firma" chimica in grado di stabilire la provenienza da incenerimento delle nanoparticelle.

Ciò di per se non è una certezza, però concordo che il Dott. Montanari dovrebbe cercare correlazioni un po più stringenti delle sole ipotesi.

Più volte l'ho criticato per quella immagine del feto, atta ad avere un impatto emotivo ma secondo me completamente fuori luogo. Evidentemente non ha seguito il suggerimento mio e di tante altre persone, quando è venuto da noi a Cesena ad illustrare le stesse cose.

domenica 16 novembre 2008

Ci Sono

Dal 17 al 20 Novembre, grande kermesse a Venezia , dove la Fondazione CINI organizza il secondo simposio internazionale sull'energia da biomasse e rifiuti. Ricevuto il programma, l'ho messo da parte , quando ho verificato che per la partecipazione occorre pagare 1000 euro. I tagli alla ricerca che colpiscono anche il mio Istituto, rendeva questa cifra impossibile.

Con una certa sorpresa alcuni giorni or sono ho ricevuto l'invito a partecipare alla Tavola Rotonda conclusiva del Simposio  su " Problemi sanitari e accettazione del pubblico dei trattamenti termici". Moderati da Antonio Cianciullo ( La Repubblica) saremo 10 esperti intorno al tavolo, di provenienza nazionale ed internazionale

Tra gli italiani, il sottoscritto e Stefano Montanari: ho l'impressione soli contro tutti. Comunque non dubito che sapremo comunicare con efficacia le nostre e vostre ragioni. L'obbligo dell'inglese, non ci aiuta dal punto di vista della dialettica, ma forse ci permetterà di essere più sintetici ed efficaci.

La tavola rotonda si terrà mercoledì pomeriggio. Sarete tenuti informat sul suo esito e sulle noizie utili che potranno emergere dal simposio.

Mandatemi i vostri auguri :-)

Postato da: federico46 a 09:43 | link | commenti (10)


Commenti:
#1  16 Novembre 2008 - 14:05
 
Beh... in bocca al lupo, Doc.!
Tenga duro.
Adriano
utente anonimo
#2  16 Novembre 2008 - 15:31
 
Davvero in bocca al lupo!
ci rimangono pochissime speranze, almeno dal mio... punto di osservazione che è tristemente Napoli (11 discariche e 5 inceneritori: questo ci regala Silvio).
Contiamo su persone come Lei e il prof. Montanari, davvero auguri.
Rosamaria
utente anonimo
#3  16 Novembre 2008 - 16:34
 
Auguri e buon lavoro!!

Giulia - Brescia
utente anonimo
#4  17 Novembre 2008 - 07:15
 
Sono sicura che farete un ottimo lavoro, come sempre!
Chiara
utente anonimo
#5  17 Novembre 2008 - 08:33
 
Veramente grazie per quello che state facendo.
Siete un grande scoglio a cui rimanere saldamente attraccati mentre cercano di affondare le nostre imbarcazioni a colpi di finanziamenti-cannone.
Tutte le Marche vi sono vicine: Sassoferrato è con Voi.


Marco
utente anonimo
#6  17 Novembre 2008 - 09:44
 
Soli contro tutti saranno gli altri 8. Dietro a voi due ci saranno, idealmente, migliaia di persone!

Andate giù pesanti!

In bocca al lupo!

Gianmarco
Comitato per l'alternativa al nuovo inceneritore di Desio
utente anonimo
#7  17 Novembre 2008 - 15:05
 
Complimenti e auguri vivissimi!

Mi saluti il dott.Montanari, che è stato nostro ospite allo scorso convegno sui rifiuti a Gambettola.

Paolo Marani
MIZ Cesena
utente anonimo
#8  17 Novembre 2008 - 16:08
 
Auguri a due stimatissimi scienziati e persone.
Vorremo poter vedere qualcosa su youtube...

Gemma-Bs
utente anonimo
#9  17 Novembre 2008 - 16:51
 
In bocca al lupo dottor Valerio!

Speriamo che anche tra gli altri ci sia qualcuno che si è convertito sulla via di Damasco :-)
utente anonimo
#10  18 Novembre 2008 - 08:56
 
Si può sperare in una registrazione dell'evento?

In bocca al lupo!

Fabio A.

mercoledì 12 novembre 2008

Ti Piace il Presepe?

Dalle temperature non sembra, ma siamo ormai sotto Natale. La crisi economica e/o la paura ad essa associata, invita a feste sobrie, ma alle quali, proprio per i tempi che corrono, non è il caso di rinunciare.

In qualità di "rifiutologo", analizzo da questo punto di vista l'evento e mi permetto  di darvi qualche consiglio:

- preferite il Presepe all'albero di Natale: è il Presepe la nostra tradizione, tutto il resto, compreso il rosso babbo natale, inventato dalla coca-cola, è una forma di colonizzazione culturale di oltre oceano, con importanti componenti consumistiche assolutamente fuori luogo, specialmente ora.

- se proprio non volete rinunciare all'albero, perchè avete nostalgia della vostra infanzia e perchè ci sono i bambini, ecc. ecc. ecco, in ordine di correttezza ambientale, le scelte che vi consiglio:

1)  Albero sintetico da riusare all'infinito. In questo caso la creatività vi può suggerire inedite, economiche e belle soluzioni.

2) Adottate temporaneamente un alberello autoctono la cui specie  cresce spontanea dalle vostre parti. In Liguria l'albero "sacro" era l'alloro e il ginepro. Ospitatelo con cura in casa vostra e finite le feste fate una bella gita nei monti dove già si trovano dei suoi fratelli e piantatelo li. Ogni anno tornate a vedere come sta e se lo vedrete crescere sano e forte ne sarete certamente felici: molto probabilmente sarà ancora lì , quando voi non ci sarete più.

3) Se proprio non potete fare a meno dall'abete, in assenza di conflitti di interesse, vi consiglio di passare da IKEA. Finite le feste potete riportare l'albero al centro commerciale dove ve lo hanno venduto; vi daranno un buono acquisto pari al valore dell'alberello e IKEA si impegna  a fare una donazione per ogni albero ricevuto, donazione che sarà devoluta ad un parco nazionale per opere di rimboschimento. Questo, a risarcimento del vostro alberello che sarà sacrificato ma che non finirà in una discarica o peggio in un inceneritore, ma sarà trasformato in compost o in un pannello truciolare che vi potrete ritrovare nella vostra prossima nuova cucina. E tutto tornerà a scorrere, come deve essere.

Buon Natale!

lunedì 10 novembre 2008

Federalismo Ambientale

Il 7 novembre, affollato incontro pubblico a San Giovanni Lupatoto, nei sobborghi di Verona.

In prima fila il sindaco del comune di San Giovanni e numerosi consiglieri. E' uno dei pochi casi in Italia in cui il Sindaco di schiera decisamente a favore di trattamenti a freddo, in alternativa al solito inceneritore ( 400.000 tonnellate /anno) che la provincia di Verona vuole realizzare nel territorio di questo comune.

Qui la Lega la fa da padrona, e dall'assemblea , dopo il mio intervento, al solito seguito con grande interesse, esce una proposta interessante: Vva bene il Federalismo, ma per favore non solo quello fiscale.

Se le tasse devono restare in gran parte nei territori che le hanno pagate, è altrettanto giusto che ogni territorio si gestica con intelligenza ed equità i propri materiali post consumo. E i trattamenti meccanico biologici, che non soffrono di mania di grandezza come gli inceneritori, possono essere la giusta risposta tecnologica a questo nuovo federalismo: un impianto TMB a misura di ogni ambito territoriale.

Potrebbe essere una nuova forma di  Federalismo Ambientale,  che sarebbe interessante fosse fatto proprio dalla dirigenza locale e e nazionale della Lega. Molto scetticismo, a riguardo,  nel pubblico: il sindaco di Verona Tosi sembra abbia ben altro per la testa.

Postato da: federico46 a 09:37 | link | commenti (5)
ambiente e salute


Commenti:
#1  10 Novembre 2008 - 18:19
 
Può sembrare incredibile, ma perfino a Brescia si registrano casi di questo genere. Comuni che alle porte di una città che vanta il più importante inceneritore al mondo - meglio, spacciato per tale - scelgono strade nettamente differenti. Uno su tutti Travagliato, 12.000 abitanti, passato dal 26 al 69% in pochi mesi con l'introduzione del porta a porta.
Per quanto ci sarà possibile, le prenderemo ad esempio per diffondere ovunque il virus della decenza.
Non molliamo!

Adriano
utente anonimo
#2  10 Novembre 2008 - 18:21
 
Le percentuali citate (dal 26 al 69%) si riferiscono alla raccolta differenziata.
Perdonate la dimenticanza.

Adriano
utente anonimo
#3  10 Novembre 2008 - 20:08
 
Grazie dottor Valerio. C'ero anch'io a San Giovanni Lupatoto. Purtroppo, due giorni dopo la conferenza, come lei già sa, sul giornale di Verona escono anche gli articoli che cercano di tranquillizzare e sminuire quello che si dice...però noi non molleremo mai e continueremo a informare la gente! Grazie per il suo intervento e per il suo grande impegno per salvare questa Italia allo sfascio. Grazie ancora!!
utente anonimo
#4  11 Novembre 2008 - 09:12
 
Ho letto gli articoli comparsi su L'ARENA del 9 novembre e ecco il mio commento:
"Confermo la correttezza di quanto riportato dall'Arena. Non conosco il prof Cognetti. Quello che dice non è sbagliato, ma occorre interpretarlo. Gli studi epidemiologici hanno sempre ampi margini di incertezze che tuttavia, sul tema specifico, non fanno concludere che non ci sono problemi, anzi; gran parte degli studi, come lo stesso prof Cognetti afferma, individuano possibili associazioni tra la residenza nelle zone di ricaduta dei fumi prodotti da inceneritori e diverse patologie. Necessariamente, visti i lunghi tempi di latenza dei tumori, dal momento dell'esposizione al momento della diagnosi, questi studi si riferiscono ad esposizione avvenute tra gli anni novanta ed ottanta. Il problema è che il miglioramento delle tecnologie di trattamento fumi solo in parte ha compensato l'aumento delle quantità di rifiuti inceneriti da singoli impianti.
La taglia standard degli inceneritori italiani realizzati tra gli anni 70 e 80 era di 100.000 tonnellate anno, oggi l'inceneritore di Brescia, per semplici economie di scala, tratta più di 800.000 tonnellate l'anno e ovviamente emette in atmosfera una quantità di fumi proporzionale alla quantità di rifiuti inceneriti. Quindi fumi più puliti ma in maggiore quantità (otto volte di più) .
Quello che il prof Cognetti, e quelli della sua scuola dovrebbero capire, e dare a riguardo risposte corrette è : la composizione chimica dei fumi di un inceneritore è fatta di specifici cancerogeni e mutageni che caratterizzano le emissioni di questi specifici impianti? Oggi queste caratteristiche chimiche sono diverse da quelle degli impianti di incenerimento di penultima generazione? I cancerogeni e mutageni persistenti ( metalli, diossine, pcb, policiclici aromatici...) emessi dagli inceneritori si accumulano lungo la catena alimentare?
Quale era e quale è la dose giornaliera di questi composti per chi mangia alimenti così contaminati? Alla contaminazione dei cibi, quanto contribuiscono le contaminazioni prodotte altrove e da altre fonti? Questo rischio è evitabile?
Con riferimento alla penultima domanda può essere utile riportare le stime della quantità di diossine di produzione transfrontaliera che piovono sulla pianura padana: oltre alla produzione nostrana, le grandi perturbazioni ci regalano anche diossine prodotte in Austria e nei paesi balcanici, in quantità piccola ma non certo trascurabile.
Per il momento è quanto
Alla prossima
Federico Valerio
Utente: federico46 Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. federico46
#5  11 Novembre 2008 - 12:41
 
A Brescia si bruciano ogni anno 800mila tonnellate di rifiuti.
- La nostra aria è troppo spesso oltre i limiti di legge per le PM10 ...e non parliamo dei valori delle PM2.5 che solo nel 2008 sono state oltre i limiti fissati dall'OMS per 122 giorni!!
- I tumori nella nostra città sono in costante ascesa e per molti di essi siamo ben oltre la media regionale di casi attesi.
- Nel 2008 18 aziende agricole hanno dovuto distruggere il latte prodotto poichè contaminato da diossina oltre i limiti di legge ("casualmente" tutte queste aziende agricole si trovano a sud dell'inceneritore)
- Quasi tutto il latte prodotto in zona ha mediamente livelli di diossina che vengono segnalati dalla UE come d"attenzione", cioè rientrano nei limiti di legge ma vanno verificate le causee di contaminazione comunque elevata....ma nessuno lo fa!
Potrei continuare con altre notizie sulla "splendida" Brescia ma credo possano bastare.....ovviamente non sarà solo l'inceneritore la causa di questo degrado ma sicuramente dell'inceneritore potremmo fare a meno!!
Giulia - Brescia
utente anonimo