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lunedì 25 febbraio 2008

Incenerire a Vienna

Gli amici di Napoli mi hanno chiesto un parere sul nuovo piano di gestioni dei Materiali Post Consumo per il Comune di Napoli (http://danilla.files.wordpress.com/2008/03/pianordcomunedinapolidefinitivo29208.pdf)

Ho dato un'occhiata e mi sembra un notevole passo in avanti.

La mia opinione è che bisogna puntare subito e con energia sulle iniziative di riduzione della produzione che correttamente il piano prevede.

Ricordo che il  rifiuto che si gestisce meglio è quello che non c'è e produrre meno rifiuti significa risparmiare energia, risorse non rinnovabili e inquinamento.

A riguardo, se non mi è sfuggito, nel piano manca un riferimento ad incentivi al compostaggio domestico.

E' una lacuna che occorre al più presto colmare, in quanto il compostaggio domestico può ridurre in modo significativo la quantità di umido da gestire, con effetti immediati.

L'esperienza che abbiamo attivato a Genova e in Liguria è che il compostaggio domestico è compatibile anche con ambienti urbani ed in particolare con balconi, terrazzi, atri di palazzo, giardini condominiali  che già ospitano vasi da fiore. Il Comune di Genova crede in questa scelta e tra breve si riprenderanno i corsi di compostaggio domestico per la popolazione adulta con la messa a disposizione di compostiere, ma ancor meglio, con riduzioni sulla tariffa rifiuti per tutti coloro che autocertificano di effettuare il compostaggio domestico.

A mio avviso una analoga politica incentivante per tutti coloro che autocertificano l'eliminazione dell'uso e getta nelle loro attività ( bar, ristorazione, alberghi, esercizi commerciali) potrebbe essere la chiave vincente per diminuire rapidamente la produzione di materiali post consumo da gestire.

Altro elemento che mi sembra manchi nel piano è il riferimento a possibili tariffazioni basate su stime attendibili della effettiva produzione di scarti indifferenziati di ciascun nucleo famigliare o di ciascun condominio. Con il sistema di raccolta Porta a Porta, questo è possibile e sarà un sicuro incentivo per le famiglie a scegliere merci con meno imballaggi e indirettamente a sollecitare la distribuzione a rispondere a questa nuova esigenza della loro clientela, mettendo a disposizione la possibilità di acquistare merci sfuse.

Mi sembra condivisibile anche la parte impiantistica che non ha trascurato un numero adeguato di isole ecologiche. Molto bene gli impianti di compostaggio e ancor meglio quello per la digestione anaerobica che da anche una risposta sul recupero energetico senza la solita termovalorizzazione e a cui possono confluire scarti delicati come quelli da macellerie, lavorazione del pesce...

Il mio consiglio è che questo impianto sia abbinato ad un impianto per la depurazione delle acque, in quanto i due sistemi (digestione anaerobica della frazione umida e bioossidazione delle acque fognarie) integrano le reciproche necessità e minimizzano i consumi energetici, il consumo di acqua e la produzione di scarti da smaltire( fanghi).

Mi sembra che manchi un'altro tipo di impianto importante, quello per la raffinazione delle frazioni merceologiche raccolte con la differenziata, probabilmente essenziale per le plastiche. Il mercato del riciclo richiede polimeri ben selezionati e anche il colore delle plastiche è importante. L'esperienza del centro di Vedelago dove si effettua questa raffinazione  (http://www.centroriciclo.com/else/video.wmv )

è certamente da approfondire, sia per  il comune di Genova che per quello di Napoli.

 A Vedelago si effettua con successo (anche commerciale) questa raffinazione che  evita che le plastiche raccolte in modo differenziato finiscano negli inceneritori. L'idea vincente è quella di produrre "sabbia sintetica" con le plastiche indifferenziate non riciclabili, da utilizzare,mescolata al cemento, per produrre manufatti per l'edilizia.

Postato da: federico46 a 08:39 | link | commenti (4)
ambiente e società, vedi napoli, materiali post consumo


Commenti:
#1  06 Marzo 2008 - 18:55
 
Cosa ne pensi dell'uso dei tritarifiuti domestici da inserire nei lavelli delle cucine? E' vero che in Italia non si possono usare?
Ti seguo sempre con interesse!
A.L.
Utente: Sottoachitocca Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Sottoachitocca
#2  06 Marzo 2008 - 19:26
 
I tritarifiuti non fanno sparire il problema ma lo trasferiscono ai depuratori (se ci sono e se funzionano) che avranno più fanghi da smaltire.
Altro problema: la capacità delle tubature, progettate per smaltire liquidi, di far fluire liberamente pappette semisolide
Utente: federico46 Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. federico46
#3  07 Marzo 2008 - 15:54
 
Stò diffondendo il tuo corso per il compostaggio, per ora viene accettato con interesse, ma sono pochi che mi dicono di averlo avviato con successo.
Chi ha un giardino proprio lo stà già sperimentando con successo e soddisfazione.
ciao
Utente: sacchett Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. sacchett
#4  07 Marzo 2008 - 20:14
 
Professore grazie infinite per l'aiuto che ci offre con le sue riflessioni!
Utente: BornYesterday Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. BornYesterday

giovedì 21 febbraio 2008

Centro Riciclo Vedelago

La Cina è vicinaIeri ho fatto una piacevole telefonata con la signora Poli, titolare del Centro per il Riciclo di Vedelago (Treviso)  www.centroriciclo.com

Oggetto della chiacchierata la possibilità di estrudere e trasformare in sabbia sintetica il bio stabilizzato ottenuto dopo raccolta porta a porta e adeguati trattamenti meccanico biologici.

La risposta è in linea di massima  positiva. Il metodo messo a punto dal CentroRiciclo richiede una apposita ricetta in base alla composizione dello scarto da trattare, ma "SI PUO' FARE".

In generale occorre che la quantità di plastica della miscela da estrudere sia preponderante, ma questo obiettivo si può raggiungere in fase di preparazione della miscela da estrudere con eventuali integrazioni di plastica post consumo da raccolta differenziata.

Quello che è certo è che la sabbia sintetica può accedere ai finanziamenti CONAI ed ha un utilizzo che ha un mercato.

La signora Poli mi ha anche accennato che stanno studiando una nuova linea di trattamento pensata esplicitamente per i pannoloni per gli anziani ( difficilmente lavabili e riutilizzabili). Sono in contatto con una azienda tedesca che ha messo a punto una macchina per sterilizzare questi pannoloni, poi l'estrusore  trasformerà il tutto in sabbia sintetica. E a questo punto raccolta differenziata spinta di pannoloni presso ospedali e case di riposo... con bei risparmi sul materiale da smaltire e termovalorizzare specialmente nella "vecchia" Genova!

Per maggior sicurezza ho scritto al Centro dettagliando meglio in mio quesito e con esplicito riferimento a Genova, dove una apposita commissione dovrà valutare e proporre il trattamento finale dell'indifferenziato prodotto dalla città.

Appena avrò una risposta ve la farò sapere.

mercoledì 20 febbraio 2008

Biomasse , che fare?

pioppetoLunedì sera, 18 febbraio, convocazione straordinaria del consiglio comunale di Ventimiglia per avere lumi sull'opportunità di continuare a mandare avanti i lavori per la realizzazione di una centrale a biomasse da 3 megawatt elettrici,  in località Bevera.



Grande partecipazione di pubblico ( molti in piedi) fino a tarda ora ad ascoltare le ragioni dell'imprenditore e del progettista e del sottoscritto, invitato per sostenere le ragioni della salute degli abitanti.



Ovviamente la centrale si realizza in quanto grazie ai certificati verdi, il suo bilancio sarà in attivo, nonostante il fatto che il legname che arriva alla centrale riceverà un onesto compenso. Ovviamente, pagare il combustibile è normale, ma come sanno i miei cinque lettori, nel caso dei rifiuti è il "produttore" che paga per la loro combustione.



All'imprenditore,  che ha una lunga esperienza famigliare nell'uso industriale del legname, ho chiesto se non fosse più conveniente e razionale utilizzare la cellulosa per produrre bioetanolo, piuttosto che bruciarla per produrre elettricità.

La risposta è stata che se si produce etanolo si devono pagare le accise allo Stato (altre tasse!).

Poichè, rispetto alla combustione in centrale, esistono numerosi vantaggi collettivi nel trasformare scarti in cellulosa in un combustibile liquido da miscelare alla benzina, tra i quali un minore impatto ambientale,  mi permetto di suggerire un tema nella campagna elettorale in corso: eliminazione delle accise per i prossimi vent'anni per chi produce bioetanolo e gasolio da scarti di cellulosa ( paglia, stoppie, cippato, pulper di cartiere...).

venerdì 8 febbraio 2008

Trulli e Case dei Geometri

L’ abitazione ideale  dovrebbe  essere calda d’ Inverno e fresca d’ Estate,  ossia la sua temperatura interna  dovrebbe  essere  confortevole e  costante qualunque sia la temperatura esterna.

Per ottenere tale  obiettivo, durante l’anomala Estate del 2003,  gli abitanti dei paesi più sviluppati del mondo sono riusciti a  mandare in tilt i loro sofisticati sistemi di produzione di energia elettrica  e hanno trasformato  in fumi (quelli delle centrali termoelettriche)  montagne di danaro  per costruire e far funzionare  milioni di ventilatori,  milioni d’impianti per il condizionamento dell’aria,  milioni di deumidificatori.  Per di più, grazie ai miracoli della loro tecnologia, gli stessi Otto  Grandi durante quest’ Estate  sono riusciti ad aumentare, insieme ai loro consumi energetici, anche la “normale” produzione di gas serra durante questa stagione, creando i presupposti  per estati  ancora più anomale.

E pensare che la nostra specie, alcune migliaia di anni or sono,  quando era ancora “sapiens sapiens”,  aveva scoperto come sia possibile raggiungere l’obiettivo di avere sempre un’ abitazione confortevole senza  elettricità, senza  consumo di combustibili fossili e senza bollette da pagare.

Esempi di queste macchine termiche, meravigliose nella loro semplicità ed efficienza,  sono  ancora visibili ed abitabili nelle campagne pugliesi: i trulli.

Chi  ha la fortuna di possedere un  trullo,  risparmiato dalla speculazione edilizia, ha potuto sperimentare anche durante quella tremenda estate,  come, con quaranta gradi all’ombra,  all’ interno di queste antiche abitazioni in pietra  si possa godere di un’ inaspettata e piacevole frescura.

Il segreto è il grande spessore del suo involucro in pietra (due, tre metri).

L’ enorme massa in pietra funziona da volano termico: accumula progressivamente il calore estivo  che è trasferito lentamente  all’interno del trullo, durante la stagione invernale.

A sua volta lo strato d’aria, tra una pietra e l’altra, funziona  come un  eccellente isolante termico che rallenta  il passaggio di calore  dalle zone più calde a quelle più fredde.

L’ effetto combinato di questi due fenomeni è che, con oscillazioni stagionali delle temperature esterne  di  trenta-quaranta gradi, le temperature  all’interno del trullo,  da una stagione all’altra, variano molto meno, mantenendosi  sempre a valori accettabili.

Senza raggiungere i valori estremi dei trulli, spesse murature e proporzionale confort termico, insieme ad altri  ingegnosi accorgimenti per ridurre i consumi energetici  e  garantire livelli accettabili di confort (alti soffitti a volta, localizzazione ed orientamento degli edifici,  nuclei abitativi compatti, cavedi e giardini interni…)  hanno  frequentemente  caratterizzato le nostre abitazioni,  dal Medio Evo   sino a tempi recenti.

Ed  in ogni paese, forme, colori, materiali, tecniche costruttive   delle abitazioni si sono adattate alle diverse condizioni ambientali  realizzando,  anche nel campo delle abitazioni dell’ uomo, un interessante esempio di  grande diversificazione.

L’uso del cemento armato  e del vetro ha permesso la costruzione rapida ed economica di grandi edifici, con involucri esterni sempre più sottili e leggeri. La contemporanea disponibilità di energia a basso prezzo ha delegato a caldaie  e condizionatori la loro climatizzazione.

Di consequenza,  le antiche tecniche costruttive sono state progressivamente abbandonate ed oggi, tutte le metropoli moderne si assomigliano, indipendentemente  dalla loro latitudine e dalle  loro condizioni climatiche.

L’ Italia  in particolare, negli anni ’50 e ’60  ha subito il trauma della speculazione edilizia con la costruzione di  interi quartieri  realizzati con il  massimo risparmio, senza nessuna attenzione alla loro efficienza energetica; le cosidette “case dei geometri”,  senza offesa per questa benemerita categoria di professionisti.

A tal riguardo, sarebbe interessante verificare se i vecchietti che  durante l’estate  canicolare del 2003 ci hanno lasciato prima del loro tempo, per gli effetti collaterali della grande calura,  abitavano negli anonimi condomini di quegli anni  o  nelle antiche case dei nostri grandi e piccoli centri storici.

mercoledì 6 febbraio 2008

La Cina e' Vicina

eri La Repubblica ha dedicato un'intera pagina al più ricco imprenditore cinese che è una donna e che ha un patrimonio di 4 milardi di dollari, realizzato, udite udite, riciclando carta su scala planetaria.



La signora Zhang  Yin, proprietaria dei NOVE DRAGONI ( http://www.ndpaper.com/eng/global/home.htm) ha realizzato la sua fortuna a partire da una idea semplice, ma che nessuno aveva avuto prima di lei: riempire le navi cinesi vuote, di ritorno dai porti USA, con carta riciclata prodotta dagli americani che, arrivata  in Cina viene trasformata in cartoni per esportare le merci cinesi sul mercato statunitense.



La Cina per imballare le sue merci ha bisogno di 40 milioni di tonnellate all'anno di cartone; 20 milioni di tonnellate sono realizzati con carta riciclata che la Cina importa e paga, da tutto il mondo. E 8 milioni di tonnellate di cartone riciclato vengono dalle cartiere che usano come materia prima carta riciclata frutto della bella idea della signora Zhang Yin.

Visto che navi cinesi attraccano anche al porto di Napoli, si riesce ad avvisare Degennaro dell'opportunità di fare qualche affare con la signora Zhang Yin, magari anche con accordi con la locale comunità cinese  in modo che si organizzi lei per una capillare raccolta porta a porta di carta e cartoni presso edicole, negozi, centri commerciali, uffici, da avviare rapidamente alle navi cinesi in partenza da Napoli?

Volete vedere che i Cinesi sono anche disponibili a darci qualche euro in cambio di carta e cartoni post consumo che noi siamo solo capaci di madare in discarica o in costosi inceneritori con recupero energetico?

martedì 5 febbraio 2008

Lettera Aperta al Prof Brunner

I Fantastici TreCaro professore

 la ringrazio per le risposte che ha dato alle mie domande che le sono state lette durante la sua conferenza tenuta a Napoli il 15 gennaio.

La prima domanda,  letta in modo corretto , chiedeva il suo parere sui risultati di studi scientifici indipendenti che affermano che il riciclo comporta minori impatti ambientali e maggior risparmio energetico rispetto all’incenerimento con recupero di energia.

Dalla sua risposta, ho avuto l’impressione che non sia a conoscenza di questi studi.

Se lo gradisce, sarà mia cura inviarle  la bibliografia e copia di alcuni di questi lavori. Comunque, per sua conoscenza,  uno di questi studi è stato commissionato dal CEWEP

( Confederation of European Waste-to Energy Plants, Confederazione Europea gestori di impianti per il recupero energetico dai rifiuti) che ha messo a confronto gli  studi sugli impatti ambientali derivanti dal riciclo e dalla termovalorizzazione  di carta e plastica e le conclusioni sono, alla lettera:



“Il riciclaggio di materiali raccolti alla fonte con una buona differenziazione provoca un minor impatto ambientale rispetto  all’incenerimento con recupero energetico”.



Certo non si può riciclare il 100 per cento della carta post consumo, come lei ha correttamente affermato, e concordo anche con la sua affermazione che la carta non si può riciclare  più di alcune volte.

Tuttavia con sistemi di raccolta innovativi , che dal suo intervento mi sembra non le siano famigliari e che, in Italia chiamiamo  “Porta a Porta “ e negli Stati Uniti “Curb Side Recycling”, nel nostro Paese, compresa la Campania, riusciamo a raccogliere in modo differenziato oltre il 70% dei nostri scarti. E la capacità delle nostre famiglie di riconoscere di quale materiale sono fatti i nostri scarti (carta, vetro, plastiche, metalli…) garantiscono separazioni di alta qualità, idonee per un loro successivo riciclo, scelta che ci fa risparmiare più energia di quella che si riesce a recuperare con l’incenerimento.

Per quanto riguarda l’uso finale delle fibre di cellulosa, troppo corte per essere riciclate, mi permetto di ricordarle che, vista la loro biodegradabilità,  possono essere compostate e ancor meglio utilizzate in impianti di fermentazione  anaerobica che, come lei forse sa, permettono interessanti recuperi energetici , in quanto il carbonio presente negli scarti, è trasformato in metano, grazie all’attività metabolica di microorganismi anaerobi.

Anche in questo caso lo studio commissionato dalla CEWEP è stato costretto a constatare che la fermentazione anaerobica  ha un impatto ambientale inferiore a quelli dell’incenerimento con recupero energetico.

La sua opinione che  sia preferibile incenerire la plastica che contiene cadmio mi lascia, invece,  molto perplesso. Questa mia perplessità è certamente condivisa da  tutti coloro che si occupano di chimica e tossicologia ambientale, ma ancor più dai gestori di impianti di incenerimento. Come lei afferma, oggi il cadmio è usato come stabilizzante del PVC (Poli Vinil Cloruro). In questa matrice polimerica, il cadmio non è ceduto all’ambiente e quindi non produce problemi di tossicità ambientale, anche perché la sua forma chimica lo rende poco solubile in acqua, caratteristica che garantisce un rischio tossicologico molto basso. Se il PVC è incenerito, il primo problema riguarda la sicurezza dell’impianto di incenerimento,  a causa dell’acido cloridrico che inevitabilmente si produce e del suo effetto corrosivo sull’impianto; il secondo problema è che il cadmio insolubile ( atossico) si trasforma in cloruro di cadmio  altamente solubile in acqua e altamente volatile,  caratteristiche che aumentano a dismisura la tossicità di questo metallo.

Certamente i moderni e costosi impianti di trattamento dei fumi dei nuovi inceneritori evitano che gran parte del cadmio volatilizzato  vada in atmosfera, ma chi è più prudente di lei preferisce evitare che il PVC finisca tra i rifiuti da termovalorizzare. Mi riferisco ai gestori dei rifiuti di Copenhagen che si guardano bene di incenerire gli scarti in PVC che, raccolti in modo differenziato, sono stoccati in uno specifico settore della discarica a servizio della città. Per sua informazione le posso assicurare che la chimica è  già in grado di riciclare integralmente  il PVC post consumo, senza i problemi indotti dall’incenerimento.

Per quanto riguarda la seconda domanda, mi scuso con lei , ma il giornalista che l’ha letta l’ha sintetizzata a suo modo e dubito che anche gli italiani presenti abbiano capito.

Le riscrivo il testo integrale di questa domanda:



I paesi europei tassano, anche pesantemente, l'incenerimento dei rifiuti urbani, anche  se effettuato con impianti che recuperano la loro energia termica con la produzione di energia elettrica e calore.

L'entità di queste tasse (valori riferiti al 2000),per ogni 

tonnellata  di rifiuto incenerita è di 14-71 € in Austria, 3,7-22,3€ in Belgio, 38-44€ in Danimarca, 9 € in Svezia.

Ci può spiegare le motivazioni alla base di questa scelta? Che ne pensa della scelta italiana di assimilare i rifiuti urbani a fonte di energia rinnovabile e quindi poter accedere al mercato dei Certificati Verdi  grazie ai quali una tonnellata di rifiuti italiani inceneriti riceve incentivi per 25-50 €?


Aspetto fiducioso una sua risposta a queste specifiche domande. 



Da quanto lei stesso affermato, è evidente che recuperare energia dai rifiuti è poco efficente e costoso e che quindi non è questo il principale motivo per cui si è scelta questa tecnologia.



Non sono a corrente dei motivi per cui il suo paese (Austria) tassa il recupero energetico dai rifiuti, posso tuttavia segnalarle  i motivi del governo danese, a commento della legge che nel 1986 istituiva la tassa all’incenerimento:



“Ridurre la quantità di rifiuti che vanno all'incenerimento o alla discarica. La tassa promuoverà il riciclo e spingerà le imprese ad applicare tecnologie con una bassa produzione di rifiuti"


E per concludere mi permetto di dissentire dalla sua affermazione che lo scopo primario dell’incenerimento sia quello di trasformare  I rifiuti da forme rischiose per la salute a forme innocue.

E’ vero proprio il contrario.

Nei rifiuti urbani non sono presenti ossidi di azoto e polveri sottili che si formano durante la combustione e metalli quali piombo, mercurio, nei rifiuti sono presenti in forma non biodisponibile e quindi a basso rischio tossicologico.

L’unico vero problema igienico-sanitario dei rifiuti urbani  (e nell’emergenza Campana) è data dalla presenza di scarti putrescibili (in prevalenza scarti di cibo) che trattamenti meccanico-biologici  (ben gestiti) sono in grado di eliminare dopo circa venti giorni di trattamento. I sottoprodotti sono anidride carbonica, acqua, compost biologicamente inerte e composti organici volatili di bassa tossicità, questi ultimi perfettamente controllati da filtri biologici. Il calore sviluppato dall’attività metabolica dei microorganismi che provvedono alla bio-ossidazione (60-70°C) elimina la carica batterica pericolosa per la salute umana (Salmonelle, Escherichia coli)  e ovviamente non induce le reazioni chimiche indesiderate che  avvengono durante l’incenerimento.

E un corretto confronto tra le emissioni di questi impianti di trattamento meccanico biologico e quello degli inceneritori con recupero energetico, permette di verificare I netti vantaggi ambientali dei primi. E, a quanto mi dicono gli esperti del settore, anche i costi  e i tempi di realizzazione dei sistemi meccanico biologici sono nettamente minori dei costi e dei tempi di realizzazione dei cosidetti termovalorizzatori.



Mi farebbe piacere approfondire con lei questi argomenti, se ce ne sarà l’occasione.



Per il momento le invio I miei più cordiali saluti



Dr. Federico Valerio

Istituto Nazionale Ricerca sul Cancro

Servizio Chimica Ambientale. Genova

Postato da: federico46 a 09:57 | link | commenti (5)
ambiente e salute, vedi napoli, materiali post consumo


Commenti:
#1  03 Febbraio 2008 - 12:17
 
Caro Federico Valerio,
Oltre allo studio di Denison sui bilanci energetici, ho trovato un altro studio analogo svedese di "Goran Finnveden" che ripropone indipendentemente gli stessi risultati.
Si chiama "Life Cycle Assessments of Energy from Solid Waste"
Se mi scrive posso inviarle il PDF, oppure quì:
www.infra.kth.se/fms/pdf/LCAofenergyfromsolidwaste.pdf
utente anonimo
#2  03 Febbraio 2008 - 13:18
 
Grande Federico!

Ma la lettera l'hai fatta anche in inglese? Se sì, la pubblichi? Se no, ci posso pensare io a tradurla. Dimmi tu.

Fabio
utente anonimo
#3  03 Febbraio 2008 - 20:44
 
Caro Fabio
fai pure la traduzione. Io cercherò l'indirizzo di Brunner e poi vediamo.
Se nel frattempo cercate di fare uscire la mia lettera in qualche giornale napoletano...
Utente: federico46 Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. federico46
#4  03 Febbraio 2008 - 21:04
 
Egr. Professore, la prego promuova e sostenga il progetto Virobori della Fondazione Poieo
www.fondazionepoieo.it
Forse non ci crederà ma la Poieo ha prodotto e sta testando quella che pare possa essere la CURA per i tumori.

Il suo aiuto è prezioso!
Utente: Dolphyn Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. Dolphyn
#5  16 Febbraio 2008 - 06:34
 
ma perchè ci facciamo amministrare sempre dagli ignoranti?
Professò, lavorate con De Gennaro, per non dire al posto suo.
Utente: sacchett Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. sacchett

sabato 2 febbraio 2008

Modello genova 2°passo

Buone notizie anche dalla Provincia di Genova, che sta per mettere in soffitta il vechio Piano per la Gestione dei Rifiuti e con lui la "Termovalorizzazione  Assistita" su scala provinciale.



Al momento, il primo atto formale è quella di passare da un obiettivo del 40,5% (sic) di raccolta differenziata al 65%. Ovviamente al momento è tutto sulla carta, perchè in Provincia arriviamo si e no al 14% di raccolta differenziata di bassissima qualità.



Non ho notizie certe, ma questo vuol dire che anche la Provincia di Genova dovrà scoprire che esiste il sistema di raccolta Porta a Porta, l'unico in grado di raggiungere questi obiettivi. Altro concetto che è passato, è quello di realizzare impianti di trattamento meccanico biologico a bocca discarica, per poter stoccare solo scarti inerti e biostabilizzati non riciclabili.



In base ai miei conti, se si fa un pò di compostaggio domestico in modo serio (25-30%  di riduzione per nucleo famigliare)  e se si attivano Tariffe individuali che da sole comportano una riduzione netta degli scarti domestici del 10-15% (quando le famiglie capiscono che spendono meno se producono meno scarti indifferenziati) due impianti di trattamento meccanico biologico da 60.000 ton/anno ciascuno, bastano e avanzano per compostare e biossidare tutto quello che avanza al riciclo nell' intera provincia, esclusa Genova, che farà da se.



Per queste realtà fatte di piccole discariche a servizi di bacini d'utenza limitati, merita un pensierino la fermentazione anaerobica controllata del biostabilizzato con recupero energetico del biogas, realizzato direttamente all'interno dell'impianto di stoccaggio. Un intervento a basso impatto ambientale, che allunga i tempi di vita della discarica e che giustamente merita di ricevere il contributo dei certificati verdi.



A fine marzo è in programma una visita ad uno di questi impianti operativo nel cuneense. Terrò informati i miei sette lettori.