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venerdì 29 ottobre 2010

Bertolaso sulla via di Damasco

La nuova emergenza "monnezza" di Napoli è un vecchio e noioso film visto e rivisto, con le stesse comparse e lo stesso copione. Mi dispiace per i miei compaesani ma non riesco più nemmeno ad indignarmi.

Tutto è stato già scritto. Chi si è perduto questo documento che ormai è storico, si vada a rileggere, a ritroso, i post inseriti nel capitolo (tag)  "Vedi Napoli" di questo Blog.

Vi suggerisco la rilettura del post del 3 settembre 2007, una lettera aperta a Bertolaso, al quale mi permettevo di dare alcuni suggerimenti che, se realizzati almeno in parte, ci avrebbero evitato questa nuova telenovela e questo strazio.

Ma ieri sera, ad Anno Zero, dedicato alla crisi Campana e con Bertolaso tra gli ospiti,  si è verificato un piccolo miracolo.

Il buon Bertolaso, dopo aver risposto con avvilente scortesia al commissario UE ( peraltro pessimamente tradotto in simultanea) che gli ricordava come oggi il governo italiano è stato messo in mora per la fallimentare gestione del ciclo di rifiuti campano, ha ammesso che è da imitare l'esempio del comune di Capannori, che  con il porta a porta, ha raggiunto l'80% di raccolta differenziata e ha aderito all'obiettivo "Rifiui Zero".

Alleluia!

Quanti anni dovremo ancora aspettare perchè la nostra classe politica capisca che la termovalorizzazione  assistita è un grande imbroglio nazionale e che, riduzione, riciclo, compostaggio, trattamenti meccanico biologici, recupero di materia sono le scelti intelligenti che la commissaria europea, ieri sera, ha ricordato ma che nessuno ha capito per l'incapacità di una traduttrice che la RAI farebbe meglio a radiare dal suo Albo.

E tornando ad ieri sera, un altro che vorrei fosse illuminato sulla via di Damasco è  De Luca, il sindaco di Salerno, che nonostante una raccolta Porta a Porta a Salerno al 60% e nonostante la realizzazione nella provincia di Salerno, dell'unico impianto di compostaggio campano (30.000 tonnellate), aspira ad ospitare il secondo "termovalorizzatore" della regione.

Ma per bruciare che? Se solo DeLuca, incetivasse il riciclo delle bottiglie di plastica nei supermercati della sua città e abolisse la consegna gratuita dei sacchetti di plastica, a Salerno, il combustibile da rifiuto residuo non giustificherebbe nessun inceneritore, nemmeno "mini".

E nessuno ancora che ci dice che fine fanno le ceneri dell'inceneritore di Acerra!

lunedì 25 ottobre 2010

Le Colpe dei Padri

Le figlie di un padre grasso hanno un maggior rischio di diabete rispetto alle figlie di padri magri.

Queste le conclusioni di uno studio pubblicato in uno degli ultimi numeri di Nature, la più prestigiosa rivista scientifica su cui tutti i ricercatori vorrebbero poter pubblicare.

Prima di andare avanti, chiariamo subito che questi risultati sono stati ottenuti con dei topi, ma è molto probabile  che la cosa possa riguardare anche noi umani.

L'interesse per questo studio è che per la prima volta si è dimostrato che squilibri alimentari dei padri possono avere conseguenze sulla salute dei loro figli,

In precedenza, si riteneva che solo la dieta delle donne incinte potesse avere effetti sui figli.

Tuttavia, il dato più importante ch emerge da questo studio è che, almeno per i topi, uno squilibrio alimentare  che non modifica il DNA degli spermatozoi paterni, possa provocare un effetto negativo sulla sua prole e,  in questo caso, favorisca lo sviluppo del diabete.

Insomma, le colpe dei padri e delle madri ricadono sui figli, a prescindere dalle abitudini alimentari di quest'ultimi.

Questo fenomeno ha a che fare con un nuova disciplina scientifica emergente, l'epi-genetica.

Memorizzate questo termine, ne sentiremo certamente parlare nei prossimi anni.

Esistono forti sospetti che fenomeni analoghi riguardino anche la specie umana,

Se il modo in cui il nostro corpo si forma e si trasforma  e i modi in cui risponde alle modifiche dell'ambiente esterno e, ad esempio,  si ammala, dipende anche da che cosa hanno mangiato o a che cosa sono stati esposti i nostri genitori, capite bene che tutto quello che abbiamo elaborato in termini di prevenzione delle malattie è messo in discussione.

L'argomento non è facile, anche per me, ma penso valga la pena di ritornare sul tema. Forse stiamo assistendo ad una nuova rivoluzione scientifica, dopo quella della genetica e del darwinismo.

giovedì 14 ottobre 2010

Contrordine Compagni

E' possibile per un paese dell'Unione Europea  adottare norme ambientali europee peggiorative delle proprie norme nazionali?
E' possibile! E lo diciamo perchè questo è avvenuto e questo strano Paese è l'Italia.
Prima un'informazione e poi i fatti.
L'informazione riguarda un composto presente nell'aria che respiriamo. Si chiama benzopirene, si forma ogni volta che qualche cosa brucia (tabacco, legna, carbone...) ed è un potente cancereogeno.
Ed ecco i fatti.
Nel lontano 1994, con il Decreto MInisteriale del 25 novembre, l'Italia diventa il primo paese europeo e probabilmente il primo al mondo, a stabilire norme tecniche per misurare questo composto e a fissarne una concentrazione limite ( da non superare); dal 1996 al 1998 la concentrazione massima accettabile di benzopirene  è 2,5 nanogrammi per metro cubo. Dal 1999 il valore limite si riduce a 1 nanogrammo per metro cubo.
In sintesi, le attività inquinanti hanno cinque anni per mettersi in regola.
A questo Decreto ho dato un mio piccolo contributo per la definizione del metodo analitico e per le misure fatte a La Spezia e Genova negli anni '80.
Il Decreto prevede che nelle città con oltre 150.000 abitanti si avvi il monitoraggio del benzopirene, tra queste Genova e Taranto, sede di due grandi acciaierie e di cokerie, note per emettere grandi quantità di benzopirene.
Nel 1994, a Genova si realizza una complessa rete per il monitoraggio del benzopirene, finalizzata a verificare il rispetto della legge da parte della cokeria e il mio laboratorio, da allora, in collaborazione con la Provincia di genova,  sta effettuando le analisi richieste. A Taranto, tutto tace e per anni in questa città non c'è un campionatore in funzione.
Le misure a Genova confermano, oltre ogni ragionevole dubbio, che la cokeria è responsabile di un elevato inquinamento da benzopirene che fa superare di molto il valore limite, in corrispondenza dell'abitato,fino a 3-5 nanogrammi per metro cubo.
Interviene il pubblico ministero che forte del superamento dei limiti previsti nel decreto del 1994 ottiene la chiusura della cokeria, avvenuta  nel 2002. Il giorno dopo la chiusura di quest'impianto, nel quartiere a ridosso dell'acciaieria, Cornigliano, il benzopirene si abbassa a valori nettamente inferiore ai limiti ( 0,3-0,5 nanogrammi per metro cubo) e il nostro istituto documenta una riduzione dei ricoveri ospedalieri per malattie respiratorie in chi abitava sottovento all'impianto.
Nel 2004 l'Unione Europea approva una direttiva (direttiva 2004/107/CE) che fa proprie le conclusioni dei ricercatori italiani nei riguardi del benzopirene e stabilisce un valore obiettivo per questo cancerogeno, pari a quello in vigore in Italia dal 1999: 1 nanogrammo per metro cubo.
Nel Decreto UE si  fissa il 2012 come data entro la quale tutti i Paesi membri devono raggiungere questo valore. In altre parole, l'Unione Europea, ai sui membri che non hanno ancora fatto nulla,  concede  otto anni di tempo per fare le misure, individuare le attività più inquinanti e ridurre le loro emissioni al fine di rientrare nei limiti fissati.
E che fa l'Italia, quando nel 2007 (Decreto n 152 ) recepisce la Direttiva Europea del 2004? Annulla il Decreto del 1994 e come se niente fosse, rinvia,pari pari, al 2012 il rispetto del limite del benzopirene che da noi era in vigore fin dal 1999.
Insomma chi si è messo in regola, peggio per lui; gli altri sono autorizzati ad inquinare per altri tre anni, poi si vedrà...
E tanto per essere sicuri, questo concetto (rinvio alla fine del 2012 dell'obbligo di rispettare il limiti del benzopirene)  viene ribadito dal governo italiano nel Decreto n 156 del 13 agosto 2010, e la cosa bizzarra e che questo Decreto, teoricamente,  dovrebbe recepire una norma Europea in cui non si parla per niente del benzopirene.
Come sapete, a pensare male si fa peccato ma....,. Il problema è che, nel frattempo, è avvenuta una cosa importante; la Puglia e i Tarantini si sono svegliati e hanno scoperto che anche la cokeria di Taranto è la respondsabile del superamento di 1 nanogrammoper metro cubo di benzopirene nel quartiere di Tamburi, spesso sotto i fumi della cokeria.
Stai a vedere che in Italia abbiamo inventato anche le Leggi "ad aziendam".

domenica 10 ottobre 2010

Contrordine Compagni 2

L'amico Marescotti, di Taranto, mi ha fatto notare una imprecisione  nel post di ieri in cui erroneamente ho affermato che che nel decreto 152 del 2007, le norme del  DM 25/11/1994 in cui si normava l'inquinamento da benzopirene  erano state abolite.

Ecco la sua nota:

Il decreto legislativo 3 agosto 2007, n. 152, faceva salve le suddette norme del DM 25/11/94 per le aree urbane con oltre 150 mila abitanti (art. 3 comma 5) per le quali pertanto veniva confermato l’obbligo di rispetto dell’obiettivo di qualità a partire dal 1° gennaio 1999.

Il dlgs 152/2007, richiamando il DM 25/11/94, rendeva quindi cogente il rispetto di tale obiettivo di qualità dal 1° gennaio 1999 (cfr.allegato IV del DM 25/11/94).

Questa nota è importante, in quanto nel 2007 l'ARPA Puglia contestava alle acciaierie di Taranto il superamento del Benzopirene, ancora in vigore.

Resta il fatto della anomalia del decreto 2007 che, con un'operazione taglia e incolla, inserisce nella nostra normativa il termine della fine del 2012 , previsto dalla UE, per il rispetto del limite del benzopirene sul territorio nazionale, mentre è ancora in vigore il termine precedentemente previsto dalle nostre norme: gennaio 1999.

A questa "svista" , con una palese forzatura in quanto nel decreto UE che si doveva recepire non si parlava di benzopirene, si è posto rimedio con il Decreto del 2010.

E' questo il decreto che esplicitamente  abolisce il DM 25/11/94 e, con esso, il 1999 come anno a partire dal quale il limite per il benzopirene entra in vigore per il nostro Paese.

E il legislatore italiano, scrivendo questa riga, fa si che quello che era vietato in Italia  il giorno prima, inquinare l'aria con oltre 1 nanogrammo di benzopirene,  diventi lecito fino alla fine del 2012.

Come si vede "Azzeccagarbugli" vive e impera  ancora nel nostro Bel Paese.

sabato 9 ottobre 2010

PaP a Genova

Dopo tre anni dal suo avvio, le associazioni (Amici del Chiaravagna, ItaliaNostra, Legambiente) che hanno proposto al Comune di Genova la realizzazione di un progetto pilota di raccolta differenziata Porta a Porta in due quartieri di Genova (Sestri e Pontedecimo), presentano i risultati dello studio.
Risultati fatti di Luci e di Ombre.
Le luci derivano dal fatto che le indagini merceologiche hanno confermato che dall'84 all'89% dei materiali post comsumo prodotti dai 17.000 cittadini coinvolti nello studio è riciclabile e che il 50% di questi scarti sono stato separati alla fonte da più del 60% delle famiglie partecipanti.
Altra luce sono stati i risparmi sulla ecotassa regionale per l'evitato conferimento a discarica, pari a 44.219 euro nei primi due anni di sperimentazione,
Le ombre sono prodotte dalla bassa qualità della plastica raccolta, conseguenza della ostinata carenza di informazioni da parte dell'azienda responsabile della raccolta, uno dei tanti sintomi di una eccessiva tiepidezza del Comune e di AMIU ( l'azienda in questione) per un progetto che non hanno mai sentito e fatto proprio.
La Sindaco Marta Vincenzi, alla quale abbiamo personalmente presentato i risultati, ha accettato la proposta che entro i prossimi mesi il progetto sia rilanciato per dimostrare come anche in quartieri urbanisticamente difficili sia possibile raggiungere una RD di qualità pari e superiore al 65%.
Aspettiamo fiduciosi.
Nel frattempo presenteremo i risultati, le nostre valutazioni e le iniziative da attivare per raggiungere il 65% e premiare economicamente le  tante famiglie virtuose che hanno contribuito alla buona riuscita dei progetti..

venerdì 1 ottobre 2010

A Ciascuno la Sua Biomassa

Il Biomass-buster ha colpito ancora!
Questa volta è toccato all'ipotesi di un impianto da 24 megawatt elettrici alimentato con olio vegetale, proposto per l'ex zuccherificio di Bondeno, Ferrara.
Il 29 settembre nel corso di una affollata
assemblea  sono venuto a sapere che l'Unione Europea ha caldamente raccomandato all'Italia di smettere la produzione di barbabietola da zucchero in quanto non redditizia per i nostri climi. Di conseguenza  decine di zuccherifici hanno chiuso. Da quanto ho capito chi ci ha rimesso sono i lavoratori, in cassa integrazione, e gli agricoltori che devono trovare nuove e remunerative coltivazioni.
I proprietari dei zuccherifici dovrebbero essere contenti: hanno ricevuto adeguati indennizzi, le aree industriali bonificate sono diventate edificabili  e quindi il loro valore è aumentato. Tutto questo per qualcuno non è bastato e oltre a centri commerciali e case, ci sono progetti per installare negli ex zuccherifici delle belle centrali a biomasse che riceveranno appetitose prebende pubbliche, sotto forma di Certificati Verdi regalati a chi produce elettricità bruciando dei vegetali, le cosidette biomasse.
E' il caso di ricordare che questi soldi vengono letteralmente presi dalle bollette della luce di tutti gli italiani.
A Bondeno tre grandi motori marini produrranno elettricità bruciando olio vegetale; tutto fa credere che il combustibile sia olio di palma di produzione indonesiana che via nave arriverà a Ravenna.
A questa ipotesi si oppone il giovane sindaco del Paese, della Lega Nord, a cui ho riconosciuto il merito di essere presente all'incontro , di aver avuto la pazienza di ascoltare sia il mio intervento che quello del prof Tamino, entrambi critici su questa scelta e di voler difendere la salute dei suoi concittadini.
Dell'olio vegetale in generale e in particolare dell'olio di palma, non ne vogliono sentire parlare nemmeno gli agricoltori locali, più favorervoli alla realizzazione di una fabbrica per la produzione di conserve di pomodoro e di una fabbrica per la produzione di bio-polimeri.
Un diffuso consenso è venuto alla mia ipotesi che questi insediamenti industriali e eventuali edifici siano riscadlati e raffreddati con biometano, prodotto con la realizzazione di un nuovo digestore anaerobico, alimentato con scarti agricoli e perchè no, con la frazione umida raccolta in modo differenziato a Ferrara e dintorni.
Il minore impatto ambientale di questa scelta, rispetto a quella dell'olio di palma bruciato nei motori diesel dovrebbe trovare il favore del Sindaco, maggiore autorità sanitaria del paese.
Vedremo come andrà avanti la vicenda.
Vi terrò aggiornati