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martedì 28 giugno 2011

FAQ sul Nucleare

FAQ 6 Referendum nucleare
D: Gli impianti atomici di terza generazione che l'attuale governo vuuole realizzare, sono più sicuri dei precedenti?



R: ( Ripreso da Libri di Gaia n48. Nuckeare addio  a cura di M. Agostinelli e R. Meregalli)



I reattori nucleari di III generazione, sviluppati negli anni '90, rappresentano l'evoluzione della II generazione sviluppata negli anni 1960-70, la fisica del reattore è immutata, sono stati invece migliorati tutti i dispositivi tecnologici di contorno.



Sul fronte sicurezza, la terza generazione si distingue dalla precedente perchè alcuni sistemi di sicurezza introdotti  sono ridondanti  nei reattori di tipo Evolutionary Pressurized Reactor (EPR) o sono di tipo "passivo" come nell'Advanced Passive 1000 (AP 1000) di Westinghouse...



E' indubbio che i reattori di III generazione siano migliori dei precedenti.. ma il rischio di incidente gravi o catastrofici permane.



Riguardo agli EPR va segnalato che il giornale inglese "The Indipendent" sostiene che nei reattori EPR è presente una maggiore quantità di materiale radioattivo, rispetto ad un reattore standard della II generazione, pertanto, nel caso di grave incidente, la quantità di radiazioni emesse da un reattore EPR, sarebbe proporzionalmente maggiore e quindi maggiore sarebbero i danni alla salute della popolazione esposta.



Documenti redatti da EDF ( l'ENEL francese) dicono che le quantità di Bromo, Rubidio, Iodio e Cesio radioattivi potrebbero essere  4 volte superiori rispetto ad un reattore di II generazione. Stime maggiori sono state fatte da Posiva OY  (azienda che smaltisce le scorie nucleari finlandesi), che valuta che in caso di incidente da un EPR lo Iodio radioattivo sarebbe  emesso in quantità 7 volte volte maggiore.

FAQ n°5 Referendum nuleare
D: L'aumento delle leucemie infantili intorno alle centrali tedesce è una "bufala"?

R: Nel 2002 il governo tedesco ha commissionato all'università di Mainz uno studio per verificare l'attendibilità di notizie riguardanti un'alta frequenza di leucemie infantili intorno alla centrale nucleare di Amburgo.

Lo studio, conosciuto con l'acronimo tedesco KiKK  (Studio Epidemiologico dei tumori infantili in vicinanza delle centrali nucleari) ha esaminato la situazione intorno a tutte le 16 centrali nucleari tedesche, confermando un aumento statisticamente significativo di tutti i tumori solidi di tipo embrionale (1,6 volte maggiore il valore atteso) e di leucemie ( 2,2 volte maggiore) tra i bambini di età inferiore a cinque anni, concepiti e vissuti entro un raggio di cinque chilometri, rispetto alla centrale. Un rischio maggiore, ma statisticamente non significativo, è stato registrato estendendo il raggio dell'area studiata fino a 10 chilometri di distanza dalle centrali.

Lo studio KiKK è stato sottoposto all'esame della Commissione per la Protezione Radiologica che, nel 2008, confermò l'evidenza scientifica dei risultati.

Questo risultato, maggiore incidenza di tumori infantili intorno a centrali non soggette ad incidenti, è stato confermato da studi simili, mettendo insieme i risultati ottenuti intorno a centrali Inglesi, canadesi, francesi, giapponesi, spagnoli.

Segnalo che un aumento di leucemie infantili fu registrato anche intorno alla centrale nucleare di Trino Vercellese, in uno studio condotto negli anni '70, e pubblicato sulla rivista Epidemiologia e Prevenzione.

E' parere unanime di epidemiologi senza conflitti di interesse che lo studio KiKK sia uno studio ben condotto con una elevata significatività statistica.

Non altrettanto è stato possibile dire per studi condotti in Inghilterra e Francia che non hanno trovato aumenti dei tumori infantili. I risultati di studi mal impostati, ossia con un numero di casi studiati troppo basso dal punto di vista della significatività statistica del risultato ottenuto, non possono essere utilizzat, come si sta cercando di fare, per dimostrare l'infondatezza di studi ben condotti.

Le ipotesi che si fanno per spiegare questo incremento, che nessun serio ricercatore mette in dubbio, è che la sensibilità degli embrioni alle radiazioni sia molto maggiore di quanto oggi si ritiene e che le sostanze radioattive, causa dell'aumento di tumori infantili siano il Trizio, un isotopo radioattivo dell'idrogeno e il Carbonio 14, un isotopo radioattivo del Carbonio 12. Entrambi questi radionuclidi emettono radiazioni beta poco penetranti e quindi non sono pericolosi se presenti all' esterno del nostro corpo, certamente diventano pericolosi se si inseriscono all'interno delle cellule ed in particolare quelle embrionali. La loro emivita, ovvero il tempo necessario perchè l'intensità delle loro radiazioni si dimezzi, sono di 12 anni per il Trizio e di 5730 anni per il Carbonio 14.

Trizio e Carbonio 14 sono naturalmente presenti nell'ambiente, prodotti dalla reazione dei raggi cosmici con l'atmosfera terrestre.

Tuttavia intorno ad una centrale nucleare in attività la loro concentrazione nell'aria, nel suolo, negli alimenti

è significativamente più elevata del valore di fondo naturale e la loro concentrazione diminuisce con l'aumento della distanza dalla centrale.

Questo fenomeno è spiegabile con il fatto che Trizio e Carbonio14 sono "normalmente" immessi nell'ambiente durante la "normale" attività di ogni centrale nucleare.

Poichè questi radionuclidi da punto di vista chimico e biochimico sono assolutamente identici a idrogeno e carbonio, costituenti essenziali di ogni forma di vita, entrano facilmente nella catena alimentare e attraverso la madre, possono inserirsi nei tessuti in formazione del feto, sostituendo idrogeno e carbonio non radioattivi.

L'ipotesi che questa alterazione dei normali meccanismi dello sviluppo fetale possa essere all'origine di una aumentata probabilità di neoplasie è assolutamente plausibile.
FAQ Referendum Nucleare 4
D: Se rinunciamo alle quattro centrali nucleari previste dal governo Berlusconi, continueremo a pagare bollette della luce più care di quelle francesi?

R: Il prezzo all'ingrosso dell'elettricità prodotta in Italia è di circa 70 euro per Megawattore (equivalenti a 1000 Chilowattore) prodotti; alla Francia, un Megawattore di elettricità costa  52 - 54 euro.

Questa differenza tuttavia non dipende dalla scelta nucleare francese.

Se in Italia, il metano con cui produciamo elettrictà, costasse quanto costa agli Stati Uniti ( 30% in meno), i costi della nostra elettricità sarebbero pari a quella dei Francesi. Gli alti costi del metano in  Italia sono essenzialmente dovuti alla mancanza di concorrenza nel nostro Paese, di fatto con un unico operatore che gestisce l'intera filiera del metano (estrazione, trasporto, commercializzazione).

Un'ulteriore riduzione della bolletta della luce degli Italiani, si potrebbe ottenere abolendo gli incentivi offerti alla produzione di energia elettrica realizzate con le cosidette "fonti assimilate" alle rinnovabile,  in particolare ai rifiuti urbani termovalorizzati e all'uso come combustibile del catrame derivante dalla distillazione del petrolio, un'anomalia a livello mondiale.

La quota che ogni famiglia italiana paga per incentivare le fonti rinnovabili e quelle assimilate è desumibile dalla componente A3, che dovrebbe essere leggibile in chiaro su ogni bolletta. Nel 2008, alle fonti assimilate sono andate 1.738 milioni di euro, presi letteralmente dalle tasche delle famiglie italiane. Nello stesso anno alle fonti rinnovabili vere ( eolico, fotovoltaico, idraulico, biogas) sono andati 657 milioni di euro, sempre usciti dalle tasche dei contribuenti con il pagamento della bolletta della luce ma che almeno in parte sono ritornate nelle tasche di chi ha investito in pannelli fotovoltaici sul proprio tetto.

L'elettricità in Italia costa più di quella Francese, anche perchè, sempre attraverso la bolletta, paghiamo la dismissione e la "messa in sicurezza" delle quattro centrali nucleari in funzione in Italia ( Latina, Trino Vercellese, Garigliano e Caorso) di cui le prime tre, a prescindere dall'esito del primo referendum sul nucleare, si sarebbero comunque chiuse per vetustà.

Dal 1988 al 2007, senza che la messa in sicurezza sia effettivamente conclusa e senza produre un solo chilowattore di elettricità  le centrali ci sono costate in media 420 milioni di euro all'anno, a cui si devono aggiungere altri 60 milioni di euro annualmente pagati a comuni e province come compenso per ospitare le scorie radioattive prodotte dalle quattro vecchie centrali dismesse.

L'energia elettrica in Italia costa molto anche per l'inadeguatezza della rete di distribuzione, progettata negli anni '60, per cui quote importanti di elettricità (almeno 10%) ce le perdiamo per strada.

Infine, quasi il 20% della bolletta elettrica pagata da famiglie e aziende se ne va in tasse e IVA  e anche questo è un'anomalia tra i Paesi Europei, su cui il governo in carica qualcosa poteva fare se non altro per onorare gli impegni presi con gli Italiani al momento del voto.

lunedì 27 giugno 2011

La Chimica ci salverà

Date un pò di biomasse, legna, fanghi, cacche di pollo ad un ingegnere e questi si metterà subito al lavoro per progettare una macchina termica che bruciando o gasificando la suddetta biomassa, produca la maggior quantità possibile di energia. Poi, lo stesso ingegnere studierà la tecnologia che a costi accettabili abbatta la maggior quantità possibile di inquinanti che la sua prima macchina ha prodotto.

Date la stessa biomassa ad un chimico e lui comincerà ad annusarla per dare un nome ai numerosi componenti, studierà il miglior metodo chimico, biologico, termico per rompere le grandi molecole biologiche in molecole più piccole e infine studierà quale catalizzatore a bassa temperatura gli permetterà di riassemblare quei piccoli frammenti per produrre lubrificanti, solventi, detergenti,carburanti, plastiche...

Questa magia non è appannaggio di qualche apprendista stregone ma è già realtà, come una realtà sono le prime bioraffinerie in funzione nel Mondo.

Già, Bio raffinerie, ovvero fabbriche molto simili a quelle che oggi conosciamo, con la differenza che In una bioraffineria non entra più petrolio, ma biomasse vegetali e ne escono molti prodotti richiesti dal vivere quotidiano, in gran parte biodegradabili, e a basso impatto energetico ed ambientale.

Chi vuole saperne di più può scaricare l'allegato articolo, tratto dall'ultima edizione di La Chimica e l'industria, la rivista della società chimica italiana: è un pò tecnico ma molto interessante.

Da notare che per fare, con la chimica  e le biomasse, le tante cose che ci fanno vivere meglio, nell'articolo  non c'è nemmeno un accenno alla termovalorizzazione, un trattamento sprecone e rozzo.

A ben pensare le bioraffinerie non sono affatto una novità. Fino all'immediato dopoguerra la chimica pernetteva di ottenere molte materie prime utili partendo dalle biomasse ( gomme sintetiche, carburanti, fibre, coloranti,vernici) poi venne il petrolio e i suoi prezzi bassi.

Oggi questi prezzi sono un ricordo e  con una offerta  del petrolioche già oggi è inferiore alla domanda, ne vedremo delle belle.

Ma non tutto il male vien per nuocere, le biomasse, usate con intelligenza sono veramente rinnovabili grazie all'energia solare che le fa crescere, anno dopo anno, millennio dopo millennio.

Se, a cominciare dai Paesi più industrializati, cominceremo ad essere più sobri, più lungimiranti e in definitiva, più intelligenti, potremo attraversare iindenni il terzo millennio, lascaindoci alle spalle  la dipendenza dagli arabi, dai russi e dall'uranio

Viva la Chimica! Viva La Ricerca!

domenica 5 giugno 2011

FAQ sul Nucleare 1)

FAQ Referendum Nucleare 3
D: Il prof Veronesi nel 2010, prima di diventare presidente dell'Agenzia di Sicurezza Nucleare, ha affermato che le scorie radioattive, una volta vetrificate, non emettono radiazioni e lui se le metterebbe sotto il letto. Perchè allora preoccuparsi tanto? Non si sta facendo dell' eco- terrorismo?

R: il professore Veronesi è un ottimo chirurgo e un buon oncologo, ma di fisica e di fisica sanitaria, sembra non saperne granchè.

Le scorie ad alta radioattività, anche dopo essere state vetrificate e piombate continuano ad emettere nell'ambiente circostante radiazioni gamma e neutroni, estremamente pericolose per l'integrità del DNA,  che alla distanza della rete del letto da un pavimento fatto di scorie vetrificate sarebbero  niente affatto trascurabili, anche per la salute del professore.

Ecco cosa ne pensa Giuseppe Onufrio, direttore esecutivo di Greenpeace Italia, secondo il quale se “un’affermazione di questo tipo la facesse in qualità di presidente dell’Agenzia di sicurezza nucleare in qualche documento ufficiale, Veronesi andrebbe denunciato per falso ideologico”.

Il parere che segue è da me assolutamente condiviso.

Spiega Onufrio: “Le analisi correnti dell’emissione radioattiva delle scorie vetrificate – quelle dirette a Gorleben in Germania per le quali ci sono state le manifestazioni a novembre – indicano che, a un metro di distanza, il rateo di dose, a seconda del tipo di contenitore, è di 40, 100 o 200 microSievert all’ora (World Nuclear Transport Institute, luglio 2006). Supponendo che il professor Veronesi dorma 6 ore a notte, ci passerebbe 2.190 ore all’anno. La dose di radiazioni conseguente (gamma e neutroni) varierebbe, a seconda del tipo di contenitore e di scorie, da 87 a 438 milliSievert (mSv) all’anno, quando la dose massima consentita per un individuo della popolazione è di 1 mSv all’anno e i lavoratori addetti sono invece autorizzati a prenderne 20 all’anno."

87 milliSievert corrispondono alla dose assorbita facendo una quarantina di radiografie, una scelta che nessun radiologo farebbe, anche in presenza di una possibile grave malattia nel paziente, diagnosticabile e curabile anche grazie alle radiografie; meno che mai se la paziente è una donna incinta.

 
FAQ referendum nucleare 2
D: Perché rinunciare al nucleare se siamo circondati da centrali nucleari in Svizzera, Francia, Paesi dell'Est?

R: In un incidente nucleare di tipo 5, ( la situazione iniziale a Fukushima)  l'area di evacuazione della popolazione è di 20 chilometri.

In un incidente grave come quello attuale di Fukushima e di Chernobyl, di grado 7 il raggio di evacuazione è di 30 km.

Le dosi di radiazioni assorbite diminuiscono in modo esponenziale con la distanza dalla centrale in avaria. Pertanto fa una enorme differenza stare a 20 chilometri, a 200 e a 2000 chilometri da una centrale soggetta a grave avaria.

Inoltre è la stessa proliferazione nucleare ad aumentare il rischio: maggiore è il numero di centrali in funzione e maggiore è la loro età media, maggiore è la probabilità di accadimento di incidente.

Al momento la storia insegna che in 57 anni di utilizzo civile della energia nucleare e con 443 centrali in funzione nel mondo, ci sono stati tre gravi incidenti, con parziale fusione del nocciolo ( Three Mile Island, 1979, Chernobil, 1986, Fukushima, 2011),  in media uno ogni 10 anni.

E' un rischio d'impresa che nessuna assicurazione è disponibile a coprire!


FAQ referendum nucleare 1)
Domande Frequenti sul nucleare e le risposte giuste.

D: Il carbone non provoca più morti di Chernobil e Fukuscima?

R: Le cause di morte attribuibili all'estrazione e all'uso del carbone sono certamente maggiori di quelli prodotti dalle centrali nucleari, ma il quesito referendario non mette a confronto l'uranio con il carbone.

L'alternativa all'uranio, al carbone e il petrolio è l'efficenza energetica e il ricorso alle fonte di energia rinnovabile.

L'efficenza energetica ha impatto ambientale e sanitario nullo e pertanto diminuisce nettamente gli attuale rischi sanitari attribuibili alle polveri sottili prodotte da tutte le combustioni. Analogo effetto nullo sull'ambiente deriva dall'uso passivo dell'energia solare per la climatizzazione e l'illuminazione delle abitazioni.

Anche ll solare termico (produzione calore e elettricità) e fotovoltaico (elettricità)  hanno impatto nullo nella fase di utilizzo e impatti bassi e molto bene controllabili nelle fasi di realizzazione degli impianti.

L'idroelettrico non ha impatto chimico e se si evitano gli errori di progettazione e gestione che hanno prodotto il disastro del Vajont i rischi sono molto contenuti.

Anche l'eolico non ha impatto chimico.

La produzione di bioetanolo da scarti cellulosici e di biometano da scarti organici ha un ridotto impatto chimico con bassi livelli di tossicità; la combustione del bio-metano comporta i minori fattori di emissione tra tutti i combustibili disponibili e la combustione del bioetanolo produce emissioni con tossicità inferiore a quella della benzina.

D: Il contributo delle energie rinnovabili è trascurabile?
R: I dati affermano che è proprio l'energia nucleare ad avere un ruolo trascurabile sui bilanci energetici mondiali. Le centrali nucleari producono solo elettricità, la quale, a sua volta rappresenta dal 25 al 30% dei consumi energetici.  La quota di elettricità prodotta dalle 443 centrali nucleari attualmemnte funzionanti in tutto mondo copre solo il 14% dei consumi mondiali di energia elettrica.

Nel 2008 con il solo parco eolico la Spagna ha prodotto 228 terawattore di elettricità, pari all'11% dei suoi consumi elettrici e corrispondenti all'energia elettrica prodotta da 2,6 centrali da 1000 megawatt.

In Germania è stata avviata la sostituzione di 100.000 caldaie condominiali tradizionali con cogeneratori alimentati a metano e biometano, per produrre calore e elettricità. Questi impianti, che si avvalgono di motori termici della Volkswagen, produrranno energia equivalente a quella di una centrale nucleare.

Anche l'Italia non sta male, nonostante i cronici ritardi e la scarsa attenzione dell'attuale governo per le rinnovabili vere; con l'eolico abbiamo prodotto annualmente 3 terawattore di elettricità a cui bisogna aggiungere i buoni risultati del risparmio energetico domestico grazie alla riduzione del 55% delle tasse e la crescente installazione di impianti fotovoltaici su tetti e capannoni.

E sempre nel nostro Paese nel 2010 risultavano installati impianti eolici per una potenza complessiva di 5.000 megawatt, 1.400 megawat di fotovoltaico e 2milioni di metri quadrati di pannelli solari termici.