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martedì 25 novembre 2008

Taranto Chiama Genova

Genova e Taranto hanno qualche cosa in comune; a partire da circa 50 anni fa queste due città hanno ospitato una grande acciaieria a ciclo integrato, impianti che, partendo da carbone e ossido di ferro, hanno prodotto tutte le lamiere in acciaio che sono servite per fornire agli italiani di automobili e lavatrici e a creare tanti posti di lavoro.

Purtroppo, questi impianti sono stati realizzati a pochi metri di distanza dalla abitazioni e l'inquinamento di queste fabbriche è molto elevato. In particolare le cokerie, dove il carbone è trasformato in carbon coke, emettono in atmosfera grandi quantità di cancerogeni, in particolare benzene e benzopirene.

La cokeria di Genova è stata chiusa nel 2002, anche grazie ai nostri studi e ora gran parte dei problemi ambientali e sanitari sono a Taranto, da dove ci è arrivata una richiesta di aiuto: " Possiamo calcolare quante sigarette fumano i nostri ragazzi respirando l'aria inquinata presente nel quartiere residenziale di Tamburi'".

Quello che segue è la risposta.



La chimica spiegata ai genitori

 Quante sigarette fuma il tuo bambino?

 Quante sigarette fuma un bambino del quartiere Tamburi di Taranto?

Sembra una domanda assurda. Ma ce la siamo posti, alla luce dell’alto impatto inquinante a cui è sottoposta la città di Taranto.

 Quarantacinque anni fa venne costruito il centro siderurgico Italsider proprio a ridosso della città, e la parte più prossima all’area a caldo è il quartiere Tamburi. Si sono aggiunti anche altri stabilimenti ad alto impatto ambientale, come la raffineria Agip e la Cementir.

 Recentemente gli studi dell’Arpa Puglia hanno evidenziato sotto il profilo scientifico la gravità della situazione. E’ tuttavia complesso comprendere dati espressi con terminologia specialistica e unità di misura che fuoriescono dall’esperienza quotidiana, come ad esempio i nanogrammi (miliardesimi di grammo).

 Un’unità di misura “divulgativa”: la sigaretta

Con la collaborazione del dott. Federico Valerio, chimico ambientale dell’Istituto Tumori di Genova, abbiamo cercato di trasformare informazioni complesse, come le esposizioni da benzopirene, in conoscenze divulgabili e facilmente comprensibili.
L’obiettivo è stato quello di trasformare l’inquinamento da benzopirene (il componente più cancerogeno degli IPA, ossia gli idrocarburi policiclici aromatici) in “sigarette equivalenti”. La domanda era appunto: ma quante sigarette fuma involontariamente un bambino esposto a determinate emissioni di benzopirene?

 Quanto respirano i bambini

I dati delle quantità di aria inalata da bambini, a seconda della loro attività, sono tratti da

Jill A.J. Beals et al. Quantifying the distribution of inhalation exposure in human populations: distribution of minute volumes in adults and children.Environmental Health perspectives vol 104 N°9, 1996.
I valori sono in litri al minuto e rappresentano i valori medi:
·        bassa attività: 8,02
·        moderata attività (camminare): 16,7
·        alta attività (corsa): 28,56
Quanto benzopirene c’è in una sigaretta
Il contenuto medio di BaP (benzopirene) e i valori minimi e massimi nel  2000 in un campione di sigarette vendute in USA ( e in gran parte anche in Italia)  a seconda del contenuto di nicotina, è il seguente:
  • alto contenuto nicotina:  media 10.10 nanogrammi/sigaretta  (min 8,46 -max 11,55)
  • medio contenuto nicotina: media 8,31 ng/sigaretta (min 6,05- max 10,26)
 L’88% delle sigarette vendute in Italia hanno un contenuto di nicotina che può essere classificato “alto” e “medio” e sei delle marche di sigarette americane studiate nella ricerca citata sono tra le 10 marche di sigarette più vendute in Italia.
 La fonte è di tali studi è
J.E Swauger et al. An analysis of the mainstream smoke chemistry of samples of the U.S. cigarette market acquired between 1995 and 2000. Regulatory Toxicology and Pharmacology 35 142-156, 2002.
“Quante sigarette?” Ecco come abbiamo calcolato l’inquinamento
Per sapere quante sigarette fuma un bambino in un giorno nel quartiere Tamburi abbiamo:

1)      individuato la quantità di benzopirene presente giornalmente in un  metro cubo d’aria nel quartiere Tamburi; tale dato è disponibile in particolare negli studi dell’Arpa Puglia o nelle ricerche in essi citate in base alle misure effettuate presso la centralina che è stata installata in questo quartiere. I dati sull’inquinamento di benzopirene hanno tenuto conto sia della quantità media giornaliera misurate su base annuale, sia le concentrazioni giornaliere più alte registrate quando per l’intera giornata il quartiere Tamburi si è trovato sottovento alla cokeria, l’impianto che emette la maggiore quantità di benzopirene.

2)      moltiplicato la quantità di benzopirene in un metro cubo d’aria, per il numero di metri cubi respirati giornalmente da un bambino, a seconda della suo tipico stile di vita (ore di sonno, ore di gioco…)

3)      una volta ottenuto il totale dei nanogrammi di benzopirene inalati in un giorno, abbiamo diviso tale valore per il benzopirene mediamente contenuto nel fumo di una sigaretta, lo stesso fumo che inala il fumatore. In questo modo è stato ottenuto l’”equivalente in sigarette”.

 Va specificato che tale calcolo ha un valore indicativo, in quanto da individuo a individuo, a seconda dell’età, del sesso, dell’attività, varia il numero di metri cubi di aria respirata giornalmente e anche le sigarette hanno, come si è visto, un contenuto di benzopirene variabile a seconda della marca e del tasso di nicotina.
Detto questo, abbiamo cercato di fornire una panoramica delle molteplici equivalenze fra esposizione al benzopirene da inquinamento ambientale ed esposizione al benzopirene da sigaretta, al fine di trasformare in “linguaggio comprensibile” quello che per molti è l’“incomprensibile” linguaggio della chimica.

 Non solo diossina

Da questa ricerca divulgativa rimangono fuori ovviamente molti inquinanti come ad esempio la diossina o il mercurio. Ma abbiamo voluto concentrarci sul benzopirene in quanto è un cancerogeno insidioso per la salute umana  non meno della diossina e che appartiene alla pericolosa famiglia degli IPA, ossia quegli Idrocarburi Policiclici Aromatici per i quali Taranto ha un primato nazionale assoluto: 95,8% per le emissioni in aria e 91% per le emissioni in acqua.[1]
Gli studi “secretati” dell’ISPESL
L’ISPESL ha realizzato a Taranto degli studi mantenuti per molto tempo “riservati”.
L’Arpa Puglia ne ha rivelato l’esistenza segnalando nella propria relazione tecnica al Ministero dell’Ambiente del 16 settembre 2008.
A pagina 6 la relazione dell’Arpa cita il uno studio ISPESL, in cui viene evidenziato
nel sito di via Orsini, “un accumulo di benzo(a)pirene nei giorni dal 2 al 5 marzo 2004 con un picco allarmante il giorno 4 marzo di 67 ng/m3e, dall’esame dei parametri descrittivi degli effetti meteorologici, risulta che “nel periodo dal 2 al 5 marzo i venti prevalenti erano da nordovest, cioè Orsini si trovava sottovento rispetto al sito industriale”.
Cosa significa tutto se convertiamo i valori di benzopirene in sigarette? Significa che il 4 marzo 2004 i bambini  del quartiere Tamburi di Taranto, respirando,  hanno “fumato” 128 sigarette!

 Quartiere Tamburi: i calcoli effettuati con i dati dell’Arpa Puglia

Utilizzando un semplice foglio elettronico abbiamo effettuato varie conversioni in “sigarette fumate” partendo dalle rilevazioni giornaliere di benzopirene per metro cubo d’aria nel quartiere Tamburi. In questo conto si è fatto riferimento alla quantità di benzopirene presente nel fumo di sigarette più “leggere”





ng a m3 di BaP


metri cubi respirati


ng per ogni sigaretta


sigarette fumate


Tamburi media Arpa 2005-8


1,09


16,3


8,31


2,1


Tamburi ottobre 2005


1,14


16,3


8,31


2,2


Tamburi febbraio 2006


1,78


16,3


8,31


3,5


Tamburi estate 2008


0,82


16,3


8,31


1,6


Studi ISPESL (tenuti "riservati" fino alla richiesta di PeaceLink)






Tamburi 2/3/2004


15,81


16,3


8,31


31,0


Tamburi 3/3/2004


22,48


16,3


8,31


44,1


Tamburi 4/3/2004


65,62


16,3


8,31


128,6



I valori scelti per i metri cubi respirati e per le sigarette solo quelli medi e sono tratti dalle fonti già citate in precedenza.


Ringraziamenti

Si ringrazia il dott. Federico Valerio, direttore del Servizio di Chimica Ambientale dell’Istituto Nazionale per la Ricerca sul Cancro di Genova, per i dati forniti e per la cortese collaborazione.







[1] Cfr. www.peacelink.it/editoriale/a/27369.html

venerdì 21 novembre 2008

Dopo Venezia

Mi sembra che la Tavola Rotonda a cui ero invitato a partecipare, sul tema,  " Problemi sanitari e pubblica accettazione dei trattamenti termici" e tenutasi a Venezia il 19 novembre, a conclusione del simposio " Energia dalle biomasse e dai rifiuti", sia andata bene. E certamente merito è anche il vostro sostegno telematico.

Innazi tutto, abbiamo potuto esprimerci nella nostra lingua madre ( per gli ospiti stranieri era assicurata la traduzione simultanea) e la gestione del moderatore Antonio Cianciullo ( La Repubblica) è stata sempre corretta, equilibrata  e attenta a garantire la minoranza, in questo caso Montanari e il sottoscritto.

E' mancata una partecipazione critica sul fronte medico, che avrebbe dovuto coprire il dr. Bolognini che non ha potuto partecipare, ma nel complesso non mi sembra che il fronte "no-incinerator" sia uscito male.

L'intervento di Montanari ed in particolare la tremenda foto da lui mostrata di un feto colpito da leucemia a presunta causa di nanopolveri ha creato turbamento e ha suscitato proteste nel pubblico ed, addirittura, offese personali da parte di uno dei relatori stranieri, atteggiamento  deplorevole, subito rintuzzato con efficacia da Cianciullo, anche perchè fino ad allora le posizioni legittimamente diverse erano state espresse nella piena corretteza da parte di tutti i relatori.

Io ho avuto un piccolo scambio polemico con l'ing Giugliano che aveva affermato che dalle sue  misure aveva  potuto vedere che da un inceneritore escono nanoparticelle, ma non più di quelle che  sono presenti nell' aria in ingresso. Alla domanda di Cianciullo su che cosa ne pensavo a riguardo, ho risposto che non conoscevo questo studio e che questa affermazione mi lasciava molto perplesso; comunque se il mio giudizio è sospeso sulle nanoparticelle non c'erano dubbi che nei fumi di un inceneritore dell'ultima generazione ci sono più ossidi di azoto, ossido di carbonio, IPA, diossine ... di quanto ce ne sia nell'aria in ingresso all'inceneritore e usata per la combustione. Oltre che dai numeri, questa affermazioni era supportata dal fatto che gli inceneritori, nonostante tutte le migliorie fatte, continuano ad aver bisogno di alti camini per diluire gli inquinanti che immettono nell'aria. E a mio giudizio questo rischio aggiuntivo, per quanto piccolo possa essere giudicato, non è certamente obbligatorio, in quanto riduzione, riciclo e trattamenti biologici possono dare una risposta al problema, con impatti che, alla luce dei dati disponibili, sono minori di quelli dell'incenerimento. A queste affermazioni, Giugliano ha dovuto ammettere che i suoi  tranquillizzanti riferimenti riguardavano solo le nanopolveri, in base a suoi studi, peraltro non ancora pubblicati e non ancora confermati da altri. Sul minor impatto degli impianti biologici da me sostenuto, da parte di altri relatori si è ribattuto citando le opposizioni dei cittadini anche agli impianti di compostaggio (peraltro opposizioni totalmente rientrate quando queste conflittualità sono state gestite con democrazia e buon senso) e il mercurio che esce anche dagli impianti a freddo, se alimentati con scarti contaminati. In questo caso, ovviamente,  il problema è quello di elimare o intercettare tutti i rifiuti che contengono mercurio e una buona raccolta porta a porta ed una raccolta separata dei rifiuti elettronici può eliminare elengantemente questo problema.

In sintesi, qualche dubbio nella platea lo abbiamo certamente messo, compreso quello del problema delle malattie associate all'esposizione a nanoparticelle.

A mio giudizio  sarebbe andato meglio se avessimo evitato l'incidente di Montanari, innescato da una sua inutile provocazione (la foto) e da alcune sue affermazioni che sono sembrate poco scientifiche ad un pubblico abituato a confrontarsi sempre su questo piano.

Ad esempio aver attribuito con certezza ad un inceneritore le nanoparticelle trovate nelle cellule tumorali prelevate ad un bambino, per il semplice fatto che questo bambino era nato nelle vicinanza di un impianto di questo tipo, e' stato un errore.

Questa affermazione, nel dibattito che è seguito con l'oncologo che conosceva il caso, ha sviato l'attenzione dal vero problema, ovvero che a prescindere dalla fonte e dal dubbio che il tumore sia stato indotto da quelle nanoparticelle,  quelle particelle fatte di metalli rari ( tungsteno ed altro) nelle cellule di quel bambino non dovevano esserci!

Anch'io penso che nel caso specifico, occorre avere prove scientificamente convincenti che le nanoparticelle che Montanari trova nelle cellule tumorali derivano effettivamente da un inceneritore e non, come qualcuno ha detto, dalla stufa di casa o dal traffico. Montanari afferma che questa prova non è possibile in quanto da un inceneritore esce di tutto. Invece, da chimico ambientale penso che questo prove siano possibili, in quanto negli inceneritori entra anche di tutto, ma in prevalenza entrano alcuni specifici metalli ( ferro, alluminio, zinco, rame, stagno) e nei loro fumi escono più concentrati alcuni metalli e non altri (quelli più volatili, ad esempio cadmio, mercurio) e la loro composizione realativa, ancorchè variabile, ha probabilmente specifiche caratteristiche che potrebbero  permettere un'attendibile stima della  fonte prevalente delle nanoparticelle che si trovano in chi ha vissuto sottovento a questo impianto. E' ovvio che occorrono specifici studi che, al momento, pare non siano disponibili.

Un breve commento al Simposio. Non è stato, come poteva sembrare, una passerella promozionale di venditori di inceneritori. C'erano anche questi soggetti, tuttavia numerosi sono stati anche gli interventi in merito a ricerche ed applicazioni sul recupero energetico dai rifiuti attraverso tecniche biologiche per produrre metano, idrogeno, etanolo. Visti gli interventi e  la grande partecipazione di giovani ricercatori a queste specifiche sessioni ho la netta sensazione che gli inceneritori siano armai arrivati al loro capolinea e che il futuro, anche molto prossimo, sia dei trattamenti biologici integrati, anaerobici più compostaggio, quelli che ci piacerebbe realizzare a Genova. Spero che a questa soluzione pensi seriamente anche l'assessore all'ambiente della val D'Aosta, presente alla tavola rotonda, a cui ho fatto osservare che la sua regione condivide con la mia il vantaggio di non avere inceneritori e che quindi noi, se vogliamo, possiamo fare scelte innovative, senza il condizionamento di impianti di incenerimento a cui, ancora per decenni, chi ce li ha, dovrà, in tutti i modi possibili,  fornire combustibili.

Postato da: federico46 a 12:19 | link | commenti (4)
ambiente e società, ambiente e salute, biomasse


Commenti:
#1  21 Novembre 2008 - 15:31
 
Grazie Dottore della nota!

Sono contenta di leggere che non è stata una passerella di venditori di inceneritori, sinceramente quando avevo visto sponsor e programma ne avevo il timore.
Molto bene anche il fatto che lei sia riuscito a seminare dubbi e perplessita. In merito alle nanopolveri ovviamente mi spaventano molto e apprezzo che il dott. Montanari si scagli sempre a spada tratta contro gli inceneritori ma forse sarebbe preferibile evitare di dare appigli a chi vuol demolire le sue analisi .....personalmente ho ancor più paura di tutte le altre "schifezze" che perfino chi l'inceneritore lo gestisce non nega escano da quel maledetto camino..anche se magari minimizza un po' sulle quantità.
Quel camino lo vedo fumare ogni notte dalla mia finestra.
Dimenticavo, sono Giulia di Brescia, il camino del nostro inceneritore ci regala tante "belle cose" ma chissà perchè fuma sempre molto di più quando fa buio....sarà "timido" e non vorrà farsi notare??!!

Grazie ancora per il suo lavoro, leggerla è sempre utilissimo!
G.
utente anonimo
#2  22 Novembre 2008 - 12:36
 
Grazie anche da parte mia. Lei è sempre corretto nell'esposizione e molto attento a come dice le cose. Proprio per questo è una grande risorsa per chi può leggere i suoi post.

Speriamo di seguire i suoi consigli anche a Verona.
Elia
utente anonimo
#3  22 Novembre 2008 - 14:03
 
Il dott. Montanari si lamenta dell'aggressione verbale subita a Venezia. E la cosa mi fa grande dispiacere. Secondo me fa benissimo a mostrare le foto delle sue ricerche: dobbiamo tutti (dai ricercatori alla gente comune) SAPERE cosa succede al nostro corpo per via dei metalli emessi da camini (che evocano nella mia mente altri tarribili camini). Io ho già la sfortuna di avere il diabete mellito da 6 anni (ne ho 37), e la spiegazione dei medici "autoimmune" è uguale a dire "non so". Ma mi chiedo: e i bimbi che nascono col diabete? che colpa hanno se la mamma ha respirato certe cosucce?
Gemma - Bs
utente anonimo
#4  23 Novembre 2008 - 09:54
 
Montanari sostiene che la composizione spettrografica di certi metalli rappresenti una "firma" chimica in grado di stabilire la provenienza da incenerimento delle nanoparticelle.

Ciò di per se non è una certezza, però concordo che il Dott. Montanari dovrebbe cercare correlazioni un po più stringenti delle sole ipotesi.

Più volte l'ho criticato per quella immagine del feto, atta ad avere un impatto emotivo ma secondo me completamente fuori luogo. Evidentemente non ha seguito il suggerimento mio e di tante altre persone, quando è venuto da noi a Cesena ad illustrare le stesse cose.

domenica 16 novembre 2008

Ci Sono

Dal 17 al 20 Novembre, grande kermesse a Venezia , dove la Fondazione CINI organizza il secondo simposio internazionale sull'energia da biomasse e rifiuti. Ricevuto il programma, l'ho messo da parte , quando ho verificato che per la partecipazione occorre pagare 1000 euro. I tagli alla ricerca che colpiscono anche il mio Istituto, rendeva questa cifra impossibile.

Con una certa sorpresa alcuni giorni or sono ho ricevuto l'invito a partecipare alla Tavola Rotonda conclusiva del Simposio  su " Problemi sanitari e accettazione del pubblico dei trattamenti termici". Moderati da Antonio Cianciullo ( La Repubblica) saremo 10 esperti intorno al tavolo, di provenienza nazionale ed internazionale

Tra gli italiani, il sottoscritto e Stefano Montanari: ho l'impressione soli contro tutti. Comunque non dubito che sapremo comunicare con efficacia le nostre e vostre ragioni. L'obbligo dell'inglese, non ci aiuta dal punto di vista della dialettica, ma forse ci permetterà di essere più sintetici ed efficaci.

La tavola rotonda si terrà mercoledì pomeriggio. Sarete tenuti informat sul suo esito e sulle noizie utili che potranno emergere dal simposio.

Mandatemi i vostri auguri :-)

Postato da: federico46 a 09:43 | link | commenti (10)


Commenti:
#1  16 Novembre 2008 - 14:05
 
Beh... in bocca al lupo, Doc.!
Tenga duro.
Adriano
utente anonimo
#2  16 Novembre 2008 - 15:31
 
Davvero in bocca al lupo!
ci rimangono pochissime speranze, almeno dal mio... punto di osservazione che è tristemente Napoli (11 discariche e 5 inceneritori: questo ci regala Silvio).
Contiamo su persone come Lei e il prof. Montanari, davvero auguri.
Rosamaria
utente anonimo
#3  16 Novembre 2008 - 16:34
 
Auguri e buon lavoro!!

Giulia - Brescia
utente anonimo
#4  17 Novembre 2008 - 07:15
 
Sono sicura che farete un ottimo lavoro, come sempre!
Chiara
utente anonimo
#5  17 Novembre 2008 - 08:33
 
Veramente grazie per quello che state facendo.
Siete un grande scoglio a cui rimanere saldamente attraccati mentre cercano di affondare le nostre imbarcazioni a colpi di finanziamenti-cannone.
Tutte le Marche vi sono vicine: Sassoferrato è con Voi.


Marco
utente anonimo
#6  17 Novembre 2008 - 09:44
 
Soli contro tutti saranno gli altri 8. Dietro a voi due ci saranno, idealmente, migliaia di persone!

Andate giù pesanti!

In bocca al lupo!

Gianmarco
Comitato per l'alternativa al nuovo inceneritore di Desio
utente anonimo
#7  17 Novembre 2008 - 15:05
 
Complimenti e auguri vivissimi!

Mi saluti il dott.Montanari, che è stato nostro ospite allo scorso convegno sui rifiuti a Gambettola.

Paolo Marani
MIZ Cesena
utente anonimo
#8  17 Novembre 2008 - 16:08
 
Auguri a due stimatissimi scienziati e persone.
Vorremo poter vedere qualcosa su youtube...

Gemma-Bs
utente anonimo
#9  17 Novembre 2008 - 16:51
 
In bocca al lupo dottor Valerio!

Speriamo che anche tra gli altri ci sia qualcuno che si è convertito sulla via di Damasco :-)
utente anonimo
#10  18 Novembre 2008 - 08:56
 
Si può sperare in una registrazione dell'evento?

In bocca al lupo!

Fabio A.

mercoledì 12 novembre 2008

Ti Piace il Presepe?

Dalle temperature non sembra, ma siamo ormai sotto Natale. La crisi economica e/o la paura ad essa associata, invita a feste sobrie, ma alle quali, proprio per i tempi che corrono, non è il caso di rinunciare.

In qualità di "rifiutologo", analizzo da questo punto di vista l'evento e mi permetto  di darvi qualche consiglio:

- preferite il Presepe all'albero di Natale: è il Presepe la nostra tradizione, tutto il resto, compreso il rosso babbo natale, inventato dalla coca-cola, è una forma di colonizzazione culturale di oltre oceano, con importanti componenti consumistiche assolutamente fuori luogo, specialmente ora.

- se proprio non volete rinunciare all'albero, perchè avete nostalgia della vostra infanzia e perchè ci sono i bambini, ecc. ecc. ecco, in ordine di correttezza ambientale, le scelte che vi consiglio:

1)  Albero sintetico da riusare all'infinito. In questo caso la creatività vi può suggerire inedite, economiche e belle soluzioni.

2) Adottate temporaneamente un alberello autoctono la cui specie  cresce spontanea dalle vostre parti. In Liguria l'albero "sacro" era l'alloro e il ginepro. Ospitatelo con cura in casa vostra e finite le feste fate una bella gita nei monti dove già si trovano dei suoi fratelli e piantatelo li. Ogni anno tornate a vedere come sta e se lo vedrete crescere sano e forte ne sarete certamente felici: molto probabilmente sarà ancora lì , quando voi non ci sarete più.

3) Se proprio non potete fare a meno dall'abete, in assenza di conflitti di interesse, vi consiglio di passare da IKEA. Finite le feste potete riportare l'albero al centro commerciale dove ve lo hanno venduto; vi daranno un buono acquisto pari al valore dell'alberello e IKEA si impegna  a fare una donazione per ogni albero ricevuto, donazione che sarà devoluta ad un parco nazionale per opere di rimboschimento. Questo, a risarcimento del vostro alberello che sarà sacrificato ma che non finirà in una discarica o peggio in un inceneritore, ma sarà trasformato in compost o in un pannello truciolare che vi potrete ritrovare nella vostra prossima nuova cucina. E tutto tornerà a scorrere, come deve essere.

Buon Natale!

lunedì 10 novembre 2008

Federalismo Ambientale

Il 7 novembre, affollato incontro pubblico a San Giovanni Lupatoto, nei sobborghi di Verona.

In prima fila il sindaco del comune di San Giovanni e numerosi consiglieri. E' uno dei pochi casi in Italia in cui il Sindaco di schiera decisamente a favore di trattamenti a freddo, in alternativa al solito inceneritore ( 400.000 tonnellate /anno) che la provincia di Verona vuole realizzare nel territorio di questo comune.

Qui la Lega la fa da padrona, e dall'assemblea , dopo il mio intervento, al solito seguito con grande interesse, esce una proposta interessante: Vva bene il Federalismo, ma per favore non solo quello fiscale.

Se le tasse devono restare in gran parte nei territori che le hanno pagate, è altrettanto giusto che ogni territorio si gestica con intelligenza ed equità i propri materiali post consumo. E i trattamenti meccanico biologici, che non soffrono di mania di grandezza come gli inceneritori, possono essere la giusta risposta tecnologica a questo nuovo federalismo: un impianto TMB a misura di ogni ambito territoriale.

Potrebbe essere una nuova forma di  Federalismo Ambientale,  che sarebbe interessante fosse fatto proprio dalla dirigenza locale e e nazionale della Lega. Molto scetticismo, a riguardo,  nel pubblico: il sindaco di Verona Tosi sembra abbia ben altro per la testa.

Postato da: federico46 a 09:37 | link | commenti (5)
ambiente e salute


Commenti:
#1  10 Novembre 2008 - 18:19
 
Può sembrare incredibile, ma perfino a Brescia si registrano casi di questo genere. Comuni che alle porte di una città che vanta il più importante inceneritore al mondo - meglio, spacciato per tale - scelgono strade nettamente differenti. Uno su tutti Travagliato, 12.000 abitanti, passato dal 26 al 69% in pochi mesi con l'introduzione del porta a porta.
Per quanto ci sarà possibile, le prenderemo ad esempio per diffondere ovunque il virus della decenza.
Non molliamo!

Adriano
utente anonimo
#2  10 Novembre 2008 - 18:21
 
Le percentuali citate (dal 26 al 69%) si riferiscono alla raccolta differenziata.
Perdonate la dimenticanza.

Adriano
utente anonimo
#3  10 Novembre 2008 - 20:08
 
Grazie dottor Valerio. C'ero anch'io a San Giovanni Lupatoto. Purtroppo, due giorni dopo la conferenza, come lei già sa, sul giornale di Verona escono anche gli articoli che cercano di tranquillizzare e sminuire quello che si dice...però noi non molleremo mai e continueremo a informare la gente! Grazie per il suo intervento e per il suo grande impegno per salvare questa Italia allo sfascio. Grazie ancora!!
utente anonimo
#4  11 Novembre 2008 - 09:12
 
Ho letto gli articoli comparsi su L'ARENA del 9 novembre e ecco il mio commento:
"Confermo la correttezza di quanto riportato dall'Arena. Non conosco il prof Cognetti. Quello che dice non è sbagliato, ma occorre interpretarlo. Gli studi epidemiologici hanno sempre ampi margini di incertezze che tuttavia, sul tema specifico, non fanno concludere che non ci sono problemi, anzi; gran parte degli studi, come lo stesso prof Cognetti afferma, individuano possibili associazioni tra la residenza nelle zone di ricaduta dei fumi prodotti da inceneritori e diverse patologie. Necessariamente, visti i lunghi tempi di latenza dei tumori, dal momento dell'esposizione al momento della diagnosi, questi studi si riferiscono ad esposizione avvenute tra gli anni novanta ed ottanta. Il problema è che il miglioramento delle tecnologie di trattamento fumi solo in parte ha compensato l'aumento delle quantità di rifiuti inceneriti da singoli impianti.
La taglia standard degli inceneritori italiani realizzati tra gli anni 70 e 80 era di 100.000 tonnellate anno, oggi l'inceneritore di Brescia, per semplici economie di scala, tratta più di 800.000 tonnellate l'anno e ovviamente emette in atmosfera una quantità di fumi proporzionale alla quantità di rifiuti inceneriti. Quindi fumi più puliti ma in maggiore quantità (otto volte di più) .
Quello che il prof Cognetti, e quelli della sua scuola dovrebbero capire, e dare a riguardo risposte corrette è : la composizione chimica dei fumi di un inceneritore è fatta di specifici cancerogeni e mutageni che caratterizzano le emissioni di questi specifici impianti? Oggi queste caratteristiche chimiche sono diverse da quelle degli impianti di incenerimento di penultima generazione? I cancerogeni e mutageni persistenti ( metalli, diossine, pcb, policiclici aromatici...) emessi dagli inceneritori si accumulano lungo la catena alimentare?
Quale era e quale è la dose giornaliera di questi composti per chi mangia alimenti così contaminati? Alla contaminazione dei cibi, quanto contribuiscono le contaminazioni prodotte altrove e da altre fonti? Questo rischio è evitabile?
Con riferimento alla penultima domanda può essere utile riportare le stime della quantità di diossine di produzione transfrontaliera che piovono sulla pianura padana: oltre alla produzione nostrana, le grandi perturbazioni ci regalano anche diossine prodotte in Austria e nei paesi balcanici, in quantità piccola ma non certo trascurabile.
Per il momento è quanto
Alla prossima
Federico Valerio
Utente: federico46 Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. federico46
#5  11 Novembre 2008 - 12:41
 
A Brescia si bruciano ogni anno 800mila tonnellate di rifiuti.
- La nostra aria è troppo spesso oltre i limiti di legge per le PM10 ...e non parliamo dei valori delle PM2.5 che solo nel 2008 sono state oltre i limiti fissati dall'OMS per 122 giorni!!
- I tumori nella nostra città sono in costante ascesa e per molti di essi siamo ben oltre la media regionale di casi attesi.
- Nel 2008 18 aziende agricole hanno dovuto distruggere il latte prodotto poichè contaminato da diossina oltre i limiti di legge ("casualmente" tutte queste aziende agricole si trovano a sud dell'inceneritore)
- Quasi tutto il latte prodotto in zona ha mediamente livelli di diossina che vengono segnalati dalla UE come d"attenzione", cioè rientrano nei limiti di legge ma vanno verificate le causee di contaminazione comunque elevata....ma nessuno lo fa!
Potrei continuare con altre notizie sulla "splendida" Brescia ma credo possano bastare.....ovviamente non sarà solo l'inceneritore la causa di questo degrado ma sicuramente dell'inceneritore potremmo fare a meno!!
Giulia - Brescia
utente anonimo

giovedì 6 novembre 2008

Alghe

Un approfondimento sulle tecnologie disponibili per produrre biodiesel coltivando alghe si possono trovare sul sito della GREEN FUEL che produce e commercializza questa tecnologia.

Tanto per avere una idea delle potenzialità di questa scelta: un chilometro quadrato coltivato a palme da olio produce annualmente 610 metri cubi di biodiesel. Questa produzione è la più elevata tra tutte le colture agricole tradizionali ( mais, colza..). Un chilometro quadrato coltivato ad alghe produce annualmente tra 10.000 e 20.000  metri cubi di biodiesel (da Wikipedia).

Postato da: federico46 a 08:35 | link | commenti (3)


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#1  06 Novembre 2008 - 21:25
 
Tento un esercizio: col potere calorifico del biodiesel medio (35 MJ/kg, fonte CEN o CTI) e la sua massa volumica (0,874) stimo l'energia primaria ricavabile in ca. 85 GWh, ovvero il consumo medio annuo per la climatizzazione di ca. 5600 abitazioni italiane o di 56.000 di classe A. Oppure ci sarebbe di che alimentare per un anno un cogeneratore da 5 MW elettrici. Coi pannelli fotovoltaici al silicio policristallino occorrerebbe circa il 60% di superficie per produrre un'uguale quantità di elettricità, ma senza un'occhio di riguardo alla progettazione si rischia un consumo improprio di suolo per gli impianti a terra, il che renderebbe meno problematiche le alghe per l'impatto sul paesaggio, per non parlare dei vantaggi sul sequestro di CO2. Sarebbe interessante valutare l'impatto del kWh prodotto dalle due fonti con un'analisi LCA (troppo onerosa e debordante per un post).
Ho il sospetto che in un prossimo futuro, senza un adeguato rilancio della ricerca di base e precompetitiva, ci toccherà dipendere dall’estero anche per i cogeneratori ad alghe.

Massimiliano - TO
utente anonimo
#2  07 Novembre 2008 - 06:47
 
La notizia che posso dare è che un impianto pilota per la produzione di biodiesel da alghe è in progettazione in Italia.
Concordo con le riflessioni di Massimiliano.
Personalmente penso che la flessibilità sia la scelta del futuro: ogni luogo sceglierà la fonte di energia rinnovabile su cui puntare.
Ricordo che la coltura di alghe risolve diversi problemi e un combustibile a sua volta molto flessible nell'uso e nello stoccaggio.
Gli Stati Uniti hanno il deserto del Nevada
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#3  07 Novembre 2008 - 22:28
 
Dall'annuario APAT (dati ENEA) si ricavano gli usi finali dell'energia, che ammontavano nel 2006 a ca. 196.000 ktep (migliaia di tonnellate equivalenti petrolio). Un'altra fonte (Wijffels R.H. Potential of sponges and microalgae for marine biotechnology, Trends in biotechnology 26 (1), 2007, 26-31) conferma sostanzialmente il dato di Wikipedia sulla produttività (18.800 ton./anno). Il rapporto tra i due valori (l'approssimazione è grossolana, dunque bisognosa di ulteriore approfondimento) è nell'ordine di grandezza di 11.000 km quadrati. Di pari estensione è la superficie coltivata a mais in tutta Italia (fonte: Senato, 9ª COMMISSIONE PERMANENTE -Agricoltura e produzione agroalimentare- INDAGINE CONOSCITIVA SULLE PROSPETTIVE DI SVILUPPO DELL’USO DI BIOMASSE E DI BIOCARBURANTI DI ORIGINE AGRICOLA E SULLE IMPLICAZIONI PER IL COMPARTO PRIMARIO, 73ma seduta, 9 maggio 2007), sufficiente per coprire il fabbisogno nazionale. Ricordando che le alghe, a differenza di colza, girasole, etc., non sono in competizione con l'agroalimentare e che degli usi finali dell'energia di cui sopra il 40% va in edifici poco efficienti (e potrebbe essere tranquillamente dimezzato) e il 30% nei trasporti (dove sono possibili e auspicabili scelte coraggiose, ma razionali, sulla logistica), i 196 ktep/anno non sono un muro invalicabile. Purtroppo mi mancano degli elementi sul sequestro di CO2 e degli inquinanti. Però c'è già di che riflettere sul potenziale enorme della microgenerazione distribuita e dei fotobioreattori. Se non sono troppo invadente, mi riprometto in seguito di fare due conti e produrre una stima dei costi. La buona notizia, per ora, è una timida apertura di un certo numero di colleghi impiantisti (che hanno costruito la propria carriera su fonti fossili e grandi impianti) e con cui ora riesco a parlare di efficienza, microgenerazione, IAFR (Impianti Alimentati a Fonti Rinnovabili) e di relazione paesaggistica. Speriamo...

Massimiliano - TO
utente anonimo

mercoledì 5 novembre 2008

Aspettando Obama

Non mi faccio grandi illusioni, ma l'elezione di Obama a Presidente degli Stati Uniti potrebbe avere un effetto determinante nelle scelte energetiche del suo paese e di riflesso del resto del mondo.

Obama non è certamente un filonuclare sfegatato (alla Scaiola , tanto per capirci), pensa che le emissioni di gas serra siano un serio problema da contrastare, crede nell'efficenza energetica e nelle fonti di energia rinnovabile.

Pertanto, ci sono tutte le possibilità perchè gli Stati Uniti rispolverino un progetto rivoluzionario, che stupidamente Clinton, a suo tempo, aveva bloccato. Si tratta di questo.

Si converte l'energia solare  in biodiesel coltivando alghe opportunamente selezionate (niente OGM)  alimentate con anidride carbonica e ossidi di azoto provenienti da fumi di processi di combustione e con il fosforo presente in acque reflue da impianti di depurazione.

Le rese di biodiesel per ettaro sono elevatissime e, come avete capito, con questa soluzione si prendono un bel pò di piccioni con un'unica fava: alta efficenza energetica (il calore dei fumi è usato per essiccare le alghe),  produzione di combustibili rinnovabili a basso impatto ambientale (assenza di zolfo),  produzione di composti utili ricavabili dalla alghe (carotenoidi, oli omega 3), riduzione delle emissioni di gas serra, riduzione dell'inquinamento da ossidi di azoto e delle polveri sottili secondarie ad essi associato. E' quasi certo che l'attività biologica delle alghe e degli altri microorganismi presenti nel brodo di coltura possano biodegradare composti tossici presenti nei fumi,  come gli idrocarburi policiclici aromatici e diossine e non mi sento di escludere che il gorgogliamento dei fumi nella colture di alghe possa ridurre drasticamente anche l'immissione di nanopolveri in atmosfera.

Un'altro vantaggio della coltivazione delle alghe a scopo energetico  è che  le superfici per la coltivazione possono anche essere verticali, in tubi in vetro o in plastica e la produzione e la raccolta delle alghe si può fare anche in piccoli impianti, quasi a livello domestico. e ovviamente l'uso energetico delle alghe non interferisce con la produzione agricola a scopo alimentare.

Un'ulteriore vantaggio economico di questa scelta è che l'uso del biodiesel da alghe si può avvalere degli incentivi dei certificati verdi e dei crediti di carbonio.

Molte delle cose che qui vi racconto sono state verificate sperimentalmente e sono state ampiamente documentate.

Perchè non se ne è fatto nulla?

Il motivo è che l'amministrazione Clinton ha giudicato troppo costoso il processo; pensate , il biodiesl da alghe sarebbe costato uno sproposito :-), da 40 a 60 dollari a barile!

Postato da: federico46 a 09:25 | link | commenti (5)
ambiente e salute, biomasse


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#1  05 Novembre 2008 - 14:22
 
Molto interessante. Dove posso reperire una bibliografia o gli articoli relativi? Molte grazie. Massimiliano
utente anonimo
#2  05 Novembre 2008 - 21:43
 
Nemmeno io mi faccio troppe illusioni...ma come si dice: la speranza è l'ultima a morire.
Incrociamo le dita e speriamo bene!!

Giulia - Bs
utente anonimo
#3  06 Novembre 2008 - 09:24
 
Gent.mo Dr. Valerio, mi chiamo Adriano, faccio parte del Meetup "Amici di Beppe Grillo di Brescia". Seguo sempre con piacere i suoi preziosi consigli e spero possa tornare presto a trovarci a Brescia.

Ora, avrei una domanda da porle.
Nel gennaio scorso, la rivista "Scientific American" ha pubblicato un articolo che ho trovato molto interessante, al riguardo della produzione di energia elettrica da pannelli fotovoltaici. L'articolo è stato poi riproposto nell'edizione italiana della rivista, "Le Scienze".
Le riporto il testo, reperibile in internet a questo indirizzo: http://lescienze.espresso.repubblica.it/articolo/Il_grande_piano_solare/1324927

"Il grande piano solare
Le Scienze, marzo 2008, n.475

Un gigantesco progetto per sfruttare l'energia solare potrebbe dare agli Stati Uniti l'indipendenza dal petrolio estero e tagliare le emissioni di gas serra. Di Ken Zweibel, James Mason e Vasilis Fthenakis

Una massiccia conversione degli impianti a carbone, petrolio, gas naturale e nucleare in impianti a energia solare potrebbe fornire il 69 per cento dell'elettricità e il 35 per cento dell'energia degli Stati Uniti entro il 2050. Il progetto richiede la realizzazione di una grande distesa di celle fotovoltaiche nel sud-ovest del paese. L'energia in più prodotta di giorno potrebbe essere immagazzinata in aria compressa in caverne sotterranee, disponibile per la notte. Sarà inoltre necessario costruire centrali solari a concentrazione, e una nuova infrastruttura a corrente continua per distribuire l'elettricità solare in tutto il paese. Ma il finanziamento del progetto richiede sovvenzioni per 420 milioni di dollari tra il 2011 e il 2050."

Le chiedo cortesemente un parere in merito.
Chiudo con una riflessione: se la cifra citata nell'articolo - 420 milioni di dollari (325 milioni di euro al cambio attuale) di finanziamento in 40 anni - corrisponde al vero, fa male al cuore pensare che in meno di dieci anni lo Stato italiano abbia finanziato l'inceneritore di Brescia (che fornisce energia elettrica ad un terzo della città, non del Paese...) con una somma superiore ai 450 milioni di euro.

A presto e continui così!
Adriano
utente anonimo
#4  06 Novembre 2008 - 12:20
 
Ho citato e commentato l'articolo di Le Scienze di cui parli, nel post del 13 aprile 2008 (Nucleare addio).
Buona lettura
Utente: federico46 Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. federico46
#5  09 Novembre 2008 - 20:43
 
A proposito di Obama e MPC.

In un passaggio del programma del neoeletto presidente (gruppo Reduce Reuse Recycle) si dice: "Ridurre quantità e tossicità dei rifiuti che produciamo. Riutilizzare contenitori e prodotti; riparare ciò che si è rotto, oppure donarlo a chi è in grado di ripararlo. Riciclare il più possibile, includendo l'acquisto di beni prodotti con materiali riciclati. Io penso che dobbiamo approvare norme federali, con scadenze realistiche, che impongano a tutti gli stati di riciclare plastica, alluminio, carta, etc., lavorando ad un processo incrementale che ci porti al traguardo zero sprechi (zero waste). Andiamo! Tutte le specie animali, eccetto l'uomo, lo attuano tutti i giorni. Non siamo forse noi la specie più evoluta?". Non ho tradotto "zero waste" con "rifiuti zero" solo per una mia mania di attribuire a "waste" un significato più ampio della ns. definizione tecnica e legale di rifiuto, per sottolineare lo spreco delle risorse, materiali ed energetiche, che non si sa come gestire e quindi non vengono reimpiegate utilmente.
Prescindendo totalmente dal mio orientamento personale e dalla reale volontà politica, cosa potrei dire dal punto di vista puramente ingegneristico? Yes, he can!

Massimiliano - TO

http://my.barackobama.com/page/group/ReduceReuseRecycle group profile
utente anonimo

domenica 2 novembre 2008

Abbasso la CIODUE

Grazie ad un programmino offerto dalla Swiss Air ho potuto calcolare il mio contributo alle emissioni di gas serra a seguito della partecipazione in diretta a Roma alla trasmissione Sabato&Domenica.

Solo per il viaggio aereo andata e ritorno fanno 273 chili di anidride carbonica; un piccolo disastro ambientale a cui, se voglio, posso rimediare con una donazione di 6 euro che andranno ad iniziative di riforestazione o di attivazioni di fonti di energia rinnovabile in Svizzera!

Me la caverei con poco, pensavo peggio.

A dir la verità all'effetto dell'anidride carbonica emessa durante il volo  bisognerebbe aggiungere polveri sottili e ossidi di azoto che sono più pericolosi per la salute, anch'essi emessi dall'aereo su cui ho viaggiato, ma per questi conti non ho al momento trovato calcolatori altrettato semplici da usare.

Comunque, per rimediare ai tanti inviti che ricevo di andare in giro per l'Italia a far conferenze, cerco di fare resistenza,  proponendo interventi diretti da casa mia, con collegamento audio e video con SKIPE.

Due o tre volte ce l'abbiamo fatta anche se non è facile, in quanto ci vuole la disponibilità della banda larga nella sala della conferenza. Oggi con l'estendersi delle possibilità di trasmissioni wi-fi nei partatili organizzare teleconferenze dovrebbe essere più facile.

In questo modo mi sono già risparmiato un bel pò di chilometri su e giù per la penisola, con evidenti benefici per l'ambiente, per il portafoglio di chi mi invita e per il mio personale benessere e quello del mio menage famigliare.