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mercoledì 19 marzo 2014

Gestione della frazione organica dei rifiuti urbani (FORSU): rassegna bibliografica


Il dr Agostino Di Ciaula e il dr. Federico Valerio,  sono gli autori di una aggiornata rassegna bibliografica riguardante gli studi e le ricerche effettuate in merito alla gestione della frazione organica dei rifiuti urbani.

Segue il riassunto dell'articolo

Nel 2012 gli  italiani hanno prodotto 11,3 milioni di tonnellate di materiali organici (scarti di cibo, scarti di attività agricola…) di cui solo 4,8 milioni di tonnellate sono state separate alla fonte e, in  parte, compostati.  Pertanto, la maggior parte di questi materiali putrescibili, sono stati messi in discarica e inceneriti, con importanti impatti ambientali in entrambi i casi. Agostino di Ciaula e Federico Valerio, esperti sui rapporti tra Salute ed Ambiente,  hanno curato una aggiornata rassegna bibliografica sull’argomento, utile per individuare le tecnologie a minor impatto ambientale e sanitario per il trattamento della frazione organica dei rifiuti urbani (FORSU). La rassegna bibliografica si conclude con una serie di raccomandazioni da seguire nella gestione delle frazioni organiche presenti nei rifiuti urbani, raccomandazioni finalizzate a garantire il minimo impatto ambientale e la massima tutela della salute degli addetti agli impianti e della popolazione. In particolare, gli autori ritengono essenziale l’alta qualità del compost prodotto con le tecniche aerobiche ed anaerobiche, qualità garantita da raccolte differenziate di altrettanta qualità, quali il "Porta a Porta".

Chi fosse interessato a leggere l'intero articolo lo può fare al seguente indirizzo 
http://www.federico-valerio.it/wp-content/uploads/2014/03/Position-paper-FORSU-approvato-sito.pdf

martedì 18 marzo 2014

Biogas sostenibile: si può fare.


Ho ricevuto quest' interessante lettera

Gentile prof. Valerio,
la seguo da un po' di tempo, e mi complimento per la sua onestà intellettuale, oltre che per l' autorevolezza dei suoi interventi.
Per me sarebbe importante avere il suo punto di vista rispetto al progetto che sto cercando di mettere in piedi nella mia azienda agricola.
La mia idea è quella di implementare un impianto a biogas da digestione anaerobica, che utilizzi esclusivamente i reflui zootecnici e gli scarti agricoli provenienti dalle mie attività d' allevamento, finalizzato alla produzione di energia per autoconsumo.
L' attivazione di tale impianto mi consentirebbe, mediante lo sfruttamento del teleriscaldamento, di eliminare l' utilizzo di 10 caldaie a gasolio ed a pelletts che oggi rappresentano per me l'unica possibilità di riscaldamento delle stalle, non avendo la rete metano in azienda.
Stavo inoltre riflettendo sulla possibilità di utilizzare la CO2 prodotta dal cogeneratore per "arricchire"  nelle ore diurne una serra, in maniera da avere il duplice vantaggio di diminuire le emissioni di CO2 e migliorare le condizioni produttive delle colture.
Che cosa ne pensa?
Ritiene che in questo modo io possa migliorare il bilancio ambientale delle mie attività?
La ringrazio molto per la sua attenzione, e per un suo eventuale e cordiale riscontro.

Antonio Curcio


E questa è la mia risposta:

Caro Curcio
il suo progetto è un bellissimo esempio di sostenibilità ambientale.

Certamente usare il biogas al posto di gasolio e pellett diminuisce drasticamente l'impatto ambientale della sua azienda.
Se potesse adottare la trigenerazioni (elettricità + calore + frigorie ) in modo da utilizzare l'energia termica anche nel periodo estivo sarebbe meglio. Immagino che la sua azienda richieda anche il rinfrescamento degli ambienti e la rifrigerazione dei suoi prodotti.
Anche l'uso della CO2 come fertilizzante gassoso nelle serre merita attenzione.
Se pensa di immettere nelle serre i fumi della combustione, anche dopo trattamento dei fumi,  può essere un problema la presenza residua di ossidi di azoto, inevitabilmente prodotti con la combustione, gas che credo non saranno graditi dalle sue piante.
La soluzione migliore sarebbe quella di recuperare la CO2 già presente nel biogas grezzo per circa il 40% in volume.

Togliere la CO2 dal biogas grezzo è tecnicamente possibile e questo trattamento migliora le prestazioni energetiche del biogas e l'anidride carbonica recuperata sarebbe sufficientemente pura per l'immissione nelle serre.
Una depurazione spinta del biogas, oltre a permetterle di recuperare e riutilizzare gran parte della CO2 prodotta dalla digestione anaerobica, le fornirebbe biometano sufficentemente puro da utilizzare anche per gli automezzi della sua azienda.
Inoltre, per la produzione di biometano da usare per autotrazione e da immettere nella rete di distribuzione del gas, sono previsti interessanti sovvenzioni statali.
 

Mi tenga al corrente delle sue decisioni.

Cordiali saluti
Federico Valerio

sabato 15 marzo 2014

Chi ha paura dei fanghi e del biogas?

Sono a Napoli per partecipare all'assemblea nazionale della Legge di Iniziativa Popolare Rifiuti Zero, dove, su indicazione del Comitato Scientifico devo presentare la scheda tecnica che ho preparato a supporto di iniziative a favore del compostaggio delle frazioni organiche.

Mentre sto passeggiando per Toledo mi arriva una telefonata di un collega del Comitato Scientifico che mi annuncia che, per "opportunità", le mie raccomandazioni che riguardano i criteri per compostare fanghi di depurazione e l'uso energetico del biogas sono state cancellate d'ufficio.

Poichè un serio Comitato Scientifico basa le sue valutazioni su documentate e qualificate risultanze scientifiche e non su opportunità di parte, ho deciso di non partecipare ai lavori dell'Assemblea e di dimettermi dal Comitato.

Non ho mai ceduto alle pressioni della politica che ama giustificare le sue scelte in base a pareri tecnici di parte. Non poteva essere questa la prima volta in cui il mio rigore scientifico si piegava alle opportunità del momento.

La mia proposta al Comitato Scientifico di mantenere inalterato il testo della scheda e di non entrare nel dettaglio delle raccomandazioni su fanghi e biogas nel corso della presentazione pubblica, a maggioranza è stata bocciata.

Di qui la mia scelta.

Peraltro, in questo caso, l'opportunità di decidere questa singolare censura, è quella di assecondare posizioni irrazionali e sostanzialmente basate sulla profonda ignoranza dei complessi meccanismi di trasformazione della materia organica.

PS:  via Toledo fu voluta dal viceré Pedro Álvarez de Toledo nel 1536. Nel 1870, per opportunità, il Sindaco di Napoli la ribattezzò via Roma. Questa scelta strumentale non fu apprezzata dai napoletani e Toledo è ancora e solo Toledo.


Per chi fosse interessato, segue la scheda nella sua versione integrale e che, come tale, porta la mia firma.




COMPOSTIAMOCI BENE
“Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”
Fabrizio De Andrè

INTRODUZIONE

Nel 2012 nei rifiuti urbani degli Italiani erano presenti 11,3 milioni di tonnellate di scarti di cibo, foglie secche, sfalci d’erba, potature…
Di questi scarti, solo 3,3 milioni di tonnellate sono stati compostati, il resto è finito nelle discariche e negli inceneritori.

I due trattamenti biologici oggi tecnicamente ed economicamente disponibili per trattare le frazioni organiche degli scarti urbani sono il compostaggio e la digestione anaerobica con compostaggio del digestato.

Entrambi i metodi sono in grado di produrre compost di qualità per uso agricolo se sono alimentati con scarti da raccolta differenziata  porta a porta e con cippato di legno vergine, non trattato, utilizzato come strutturante per favorire la presenza di aria (ossigeno) all’interno della biomassa in fase di compostaggio.

Da una tonnellata di frazione organica da raccolta differenziata, con l’aggiunta di 200-300 chili di strutturante, un impianto di compostaggio produce 250-300 chili di compost (resa: 21-23%).

Da una tonnellata di frazione organica da raccolta differenziata con l’aggiunta di 80-150 chili di strutturante, un impianto di digestione anaerobica + compostaggio del digestato produce 150-200 chili di compost (resa: 14-17 %).


Contemporaneamente i prodotti di biodegradazione, in forma gassosa, sono
  • Compostaggio
    • 180-190 kg di anidride carbonica, liberati in atmosfera
  • Digestione anaerobica
    • 110 kg di anidride carbonica, 50 kg di metano recuperati come biogas

Il compost è un ammendante organico che, nei suoli, si trasforma in humus il quale serve a ripristinare la fertilità organica dei suoli, migliorando le sue caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche, contro i processi di desertificazione ed erosione.
I terreni sotto il 2% di humus sono indicati come terreni in via di disertificazione.

OBIETTIVI


  1. Sottrarre la maggiore quantità possibile di frazione organica allo spreco, alla discarica e all’incenerimento, dando priorità alla riduzione e al recupero di materia, sotto forma di ammendante agricolo (compost di qualità)
  2. Restituire fertilità ai suoli depauperati
  3. Ridurre le emissioni di gas serra (CO2) segregando il carbonio organico (compost) nei terreni agricoli
  4. Ridurre l’uso di fertilizzanti chimici e i fenomeni di eutrofizzazione delle acque
  5. Promuovere il recupero di materia gassosa derivante dai processi biologici, in particolare il bio-metano (CH4) per le sue funzioni di vettore energetico immagazzinabile e trasportabile e con ridotte emissioni inquinanti
  6. Creare consenso alla realizzazione d’impianti di trattamento biologico delle frazioni organiche

METODI


  1. Incentivare il compostaggio domestico e di comunità
  2. Individuare incentivi economici per gli agricoltori che utilizzano regolarmente compost di qualità e per i gestori degli impianti di compostaggio

Il compostaggio domestico: una scelta strategica

La trasformazione in compost dei propri scarti di cucina, degli sfalci, delle potature cippate, da utilizzare come ammendante nell’orto, nel giardino, nei vasi da fiore è un’attività che si può realizzare in tempi molto brevi, anche senza interventi pubblici e con costi relativamente bassi.
Naturali compostatori domestici sono tutte le famiglie che già praticano, in modo non occasionale, orticultura e giardinaggio, anche in ambito urbano.
La ricerca sulla propensione degli Italiani alla pratica del giardinaggio, effettuata dalla associazione “Promogiardinaggio”, ha evidenziato:
■ 6,7 milioni di famiglie  (28,4% sul totale)  si dedicano regolarmente al giardinaggio
■ Il 53% delle famiglie italiane ha un approccio positivo nei confronti del giardinaggio.

Pertanto, oggi circa 17 milioni di Italiani curano un giardino, un orto o quantomeno un terrazzo e un balcone fiorito. Tutti costoro, potenzialmente, sono anche nelle condizioni pratiche e mentali di utilizzare direttamente i loro scarti biodegradabili (scarti di cucina, sfalci, potature cippate) per trasformarli in terriccio, indispensabile per coltivare la loro passione.

Obiettivo di “Rifiuti Zero” è quello di trasformare in “auto-compostatori” tutte le famiglie italiane con “pollice verde” .

In questo modo, dato che ogni componente di una famiglia dedita al compostaggio sottrae, mediamente, al ciclo dei rifiuti 51 chili dei propri scarti di cucina prodotti in un anno, circa 870.000 tonnellate di materiale organico, pari al 7,7% della produzione nazionale di FORSU (11,3 milioni di tonnellate nel 2012) potrebbero essere sottratte annualmente al ritiro e alla loro ordinaria gestione.

Per raggiungere quest’obiettivo, con azioni pubbliche e/o “private”, bisogna
-       Autorizzare, nei regolamenti comunali, la pratica del compostaggio domestico famigliare, condominiale e collettivo 
-       promuovere articolate e capillari campagne di comunicazione e informazione
-       organizzare regolari CORSI DI COMPOSTAGGIO DOMESTICO gratuiti, rivolti prevalentemente a soggetti adulti
-       realizzare impianti di compostaggio dimostrativi in tutti i giardini, parchi pubblici e orti urbani,  a cui conferire gli scarti vegetali prodotti in questi luoghi
-       offrire adeguati sconti sulla TARSU, alle famiglie che autocertificano il compostaggio domestico con il solo vincolo di poter disporre di spazi “verdi” in grado di utilizzare il compost autoprodotto. Gli sconti devono corrispondere al risparmio indotto dall’attività del compostaggio domestico del nucleo famigliare: evitata raccolta, evitato trasporto, evitato trattamento, evitata ecotassa regionale
-       offrire consulenza domiciliare durante i controlli delle autocertificazioni
-       offrire servizi ai compostatori presso le Isole Ecologiche: scambio di compost, ritiro di cippato …

Effetti collaterali del compostaggio domestico

-       Ogni bravo compostatore, grazie al suo buon esempio, convince almeno due vicini di casa a fare altrettanto ( effetto moltiplicativo).

-       La pratica del compostaggio famigliarizza con il concetto dei cicli naturali della materia e contribuisce a migliorare la qualità e la quantità di materiali differenziati a livello domestico

-       Contribuisce a vincere la naturale diffidenza verso il “ rifiuto organico che puzza e attrae animali ed insetti”, effetti indesiderati evitabili, applicando le regole e le buone pratiche apprese con la partecipazione ai Corsi di Compostaggio domestico

-       Rende famigliari i meccanismi biologici alla base del riciclo naturale dei composti organici

-       Aiuta a creare consenso rispetto agli impianti industriali per il trattamento delle frazioni organiche

-       Riduce alla fonte la produzione di rifiuti organici ed evita la loro raccolta, il trasporto e il trattamento e i corrispondenti costi

-       Evita di pagare la corrispondente ecotassa per lo smaltimento in discarica

-       Il peso della biomassa, compostata in ambito domestico rientra nel conteggio della percentuale di Raccolta Differenziata realizzata dal Comune

Incentivi alla produzione e all’uso di compost di qualità 

Dieci Regioni hanno incentivato l'uso agricolo del compost nei  Piani di Sviluppo Rurale
Le misure d’incentivazione si basano sul contributo a :
-       lotta alla desertificazione
-       lotta al cambiamento climatico (Carbon sink; i terreni agricoli trasformati in “pozzi” di carbonio organico)
-       prevenzione dell’ eutrofizzazione  delle acque per l’uso di concimi minerali a pronto rilascio di azoto
Gli incentivi vanno da 200 a 700 Euro/ha (da 20 a 70 Euro/t di compost).
E’ opportuno far conoscere a tutti i potenziali fruitori (cooperative agricole, confederazione italiana agricoltori ..) l’esistenza di questi Piani e di queste opportunità economiche.
E’ anche necessario garantirne il finanziamento nel tempo ed estendere quest’opportunità a tutte le venti Regioni italiane.
A fronte di una domanda crescente di compost di qualità, sarà più facile che si crei anche un’adeguata offerta, con la realizzazione d’impianti di compostaggio finalizzati a produrre compost di qualità, idoneo all’uso agronomico.

Accesso al mercato dei Crediti di Carbonio

La pratica del compostaggio e il costante utilizzo del compost come ammendante agricolo permettono la segregazione nel terreno d’importanti quantità di carbonio organico.
Il regolare uso agricolo di compost riduce l’uso di concimi chimici di sintesi, prodotti con elevati consumi energetici e quindi con altrettanto elevate emissioni di gas clima-alteranti.
Nella floro-vivaistica, l’uso del compost riduce l’uso di torba e anche questa pratica riduce le emissioni di anidride carbonica in atmosfera.

Considerando un utilizzo del compost in agricoltura (50%), ripristini ambientali (30%) e il restante 20% nel florovivaismo si ottengono i seguenti risparmi per 1 tonnellata di rifiuto putrescibile avviato a compostaggio:

- 17,6 kg di CO2 per effetto del “carbon sink” nel suolo (agricoltura e ripristini ambientali – 80%);

- 18,7 kg di CO2 effetto del mancato utilizzo dei fertilizzanti(solo agricoltura – 50%);

- 29 kg di CO2 per effetto della sostituzione della torba con compost (solo uso florovivaistico – 20%).

Il beneficio ambientale netto globale dell’utilizzo del compost in agricoltura e vivaismo corrisponde alla riduzione di 65,3 kg di CO2 per ogni tonnellata di frazione organica avviata al compostaggio.
Pertanto la produzione di compost di qualità ha un ruolo fondamentale nella riduzione delle emissioni di gas serra e quindi, quest’attività a pieno titolo può partecipare al mercato dei Crediti di Carbonio.
In questo periodo il mercato dei Crediti di Carbonio è in crisi a causa del calo di domanda da parte dei grandi produttori di CO2, attribuibile alla crisi economica mondiale e il valore di una tonnellata di CO2 è passato dai 20-10 euro di alcuni anni fa agli attuali 4-5 euro/ton.
Questo significa che oggi, una tonnellata di frazione organica compostata potrebbe valere circa 32 centesimi sul mercato dei Crediti di Carbonio.
Tuttavia, vale la pena di tenere sotto controllo la situazione in quanto, nonostante la crisi, la concentrazione di CO2 della atmosfera del Pianeta continua a crescere e l’uso del compost potrebbe oggettivamente ridurre le emissioni, specialmente nei terreni agricoli del Sud Italia, più soggetti alla perdita di humus.

DOCUMENTI



http://www2.comune.genova.it/servlets/resources?contentId=503485&resourceName=allegato



RACCOMANDAZIONI NELLA GESTIONE DELLA FRAZIONE ORGANICA DEI RIFIUTI URBANI (FORSU).


·      E’ prioritario ridurre alla fonte la produzione di FORSU con politiche nazionali che evitino gli sprechi alimentari.

·      In seconda istanza, è importante promuovere (anche per il portato educativo della pratica) il compostaggio domestico, anche in ambito urbano, con un programma nazionale rivolto alle famiglie che già ora praticano in modo stabile orticultura e giardinaggio.

·      Per lo scarto organico generato, i trattamenti biologici sono sempre da preferire rispetto ai trattamenti termici ad alta temperatura: incenerimento, gassificazione, trasformazione in Combustibili Solidi Secondari (CSS).

·      Le frazioni organiche da avviare a trattamenti biologici devono provenire da raccolte differenziate di qualità, dunque preferibilmente del tipo Porta a Porta, secondo le declinazioni ed adattamenti specifici alle varie situazioni abitative locali.

·      Se sono disponibili gli spazi necessari, e i quantitativi di scarto “verde” necessari a garantire strutturazione ai cumuli,  il compostaggio dovrebbe essere favorito rispetto alla digestione anaerobica.

·      La localizzazione degli impianti di compostaggio e di digestione anaerobica deve garantire l’assenza di civili abitazioni entro un raggio di 250 metri, per escludere i rischi dovuti all’inalazione di bio aereosol.

·      I trattamenti biologici (compostaggio e digestione anaerobica) devono essere comunque finalizzati alla produzione e alla commercializzazione di compost di qualità da utilizzare nella produzione agricola e nel giardinaggio.

·      Il trattamento di frazioni organiche da selezione meccanica è finalizzato solo alla stabilizzazione delle componenti fermentabili allo scopo di ridurre gli impatti legati al loro smaltimento finale e rispondere all’obbligo di pretrattamento  stabilito dalla Direttiva Discariche 99/31.

·      La politica degli incentivi deve eliminare l’attuale distorsione che favorisce l’incenerimento e la produzione di energia elettrica. Sono urgenti scelte più corrette, che tengano conto dell’importanza dell’uso agricolo del compost e di tecnologie a minor impatto ambientale quali, ad esempio, la produzione di biometano da immettere in rete in sostituzione di analoghi volumi di gas naturale

·      Al fine di minimizzare l’impatto locale, gli impianti per la digestione anaerobica dovrebbero essere dimensionati in modo tale che il biogas prodotto sia impiegato per fornire il calore e l’elettricità necessari al funzionamento dell’impianto e per i fabbisogni energetici di edifici e aziende limitrofe, possibilmente in configurazione tri-generativa (elettricità, calore, frigorie). Se la produzione di biogas fosse superiore agli autoconsumi e al teleriscaldamento-tele raffreddamento, tale quota dovrebbe essere raffinata a biometano da immettere in rete e/o da usare come combustibile per il parco autoveicolare adibito alla raccolta dei rifiuti e al trasporto pubblico.

·      Il Governo Italiano, nel definire le specifiche del biometano da immettere nella rete, deve adottare i valori più restrittivi in questo momento in vigore in Europa rispetto alla concentrazione di contaminanti potenzialmente pericolosi, in particolare mercurio e composti alogenati.

·      Per garantire l’elevata qualità del compost prodotto, le linee di compostaggio e digestione anaerobica di FORSU da raccolta differenziata possono accettare altri materiali compostabili solo se di elevata qualità, come fanghi dell’industria agroalimentare, scarti da lavorazione delle derrate agricole, altri fanghi sottoposti a preventivo screening analitico.  Scarti organici più contaminati con metalli pesanti e composti organici persistenti, quali fanghi di depurazione di distretti urbanizzati, devono essere trattati a parte.







venerdì 7 marzo 2014

E Genova, finalmente, si "composta bene"!

 
Compostiera collettiva nel giardino pubblico di Bogliasco

E finalmente, in tutta  Genova, partirà la raccolta differenziata della frazione organica presente negli scarti della città. 

Per convincere AMIU e il Comune  a fare questo passo, fondamentale per rispettare gli obiettivi di Legge (almeno 65% di raccolta differenziata) c'è voluto un mezzo disastro ambientale creato dall'anomala produzione di percolato della discarica di Scarpino, percolato finito nel torrente che scende dalla grande discarica che, quaranti anni fa, Genova ha realizzato in un vallata, sui monti alle spalle della città.

Ma, ancor di più, ha  pesato l'indagine aperta dalla Procura della Repubblica su questa vicenda che ha messo sotto accusa un bel pò di dirigenti AMIU, l'Azienda per l'Igiene Urbana genovese.

Con la loro differenziazione all'origine,  gli scarti di cibo, gli sfalci e le potature saranno sottratti alla discarica, non produrranno più percolato, tossico per tutte le forme di vita che popolavano i torrenti e,  grazie al processo "naturale" del compostaggio, diventeranno un ammendante agricolo per produrre ortaggi, basilico, fiori, olive...

Ma c'è un problema, in Liguria non c'è un solo impianto di compostaggio e, fino ad oggi, nessun sindaco dei Comuni della Provincia di Genova se l'è sentita di scegliere il sito dove ospitare i quattro impianti di compostaggio previsti, a cominciare dal lontano 2003, dal Piano provinciale per la gestione dei rifiuti.

Nell'ultima edizione del Piano Provinciale, l'impianto più importante, che avrebbe dovuto trattare 60.000 tonnellate annue di frazione organica, avrebbe dovuto essere realizzato dal Comune di Genova; altri due impianti erano previsti in Valle Stura e Val Graveglia. Fino ad ieri non se ne fatto nulla.

Motivi di questa  non scelta: il timore di perdere consenso da parte dei cittadini più vicicni agli impianti e il fatto che il compostaggio non gode dei succulenti incentivi pubblici previsti, invece, per la termovalorizzazione.

Pertanto, l'inerzia dei Sindaci ci costringerà ancora per qualche anno a mandare i nostri scarti di cibo negli impianti di compostaggio alessandrini, con un costo di smaltimento, a carico di noi tutti, di circa 90 euro per tonnellata, più le spese di trasporto.

Non sarebbe male che la Corte dei Conti indaghi su questi e sui numerosi altri danni economici fatti pagare ai contribuenti a causa della pervicace resistenza di tutte le pubbliche amministrazioni liguri a fare raccolta differenziata e a realizzare impianti di compostaggio.

Infatti, questa inerzia ci è costata un bel pò di euro, sotto forma di ecotasse pagate per il conferimento a discarica  (14 euro a tonnellata) e ci costerà anche negli anni a venire, per il trattamento del percolato di Scarpino che continuerà per decenni, anche dopo la chiusura della discarica.

E nel conto delle scelte sbagliate bisogna anche mettere gli sprechi alimentari indotti dai meccanismi della grande distribuzione e persino i costi per allontanare i gabbiani dalla pista dell'aeroporto di Sestri, che sono così numerosi in quanto, letteralmente, all'ingrasso grazie al pasto giornaliero che gli forniamo quando i camion della rumenta tal quale si liberano del carico sulle alture di Scarpino.

Genova, ogni anno produce circa 160.000 tonnellate di scarti organici. Per rispettare l'obiettivo del 65% di raccolta differenziata, dovremmo separare alla fonte e compostare, circa 100.000 tonnellate, con un costo per il solo compostaggio di ben 9 milioni di euro.

Ma il Comune e AMIU potrebbero, almeno in parte,  ridurre questi costi, approvando una delibera già pronta fin dai tempi della Giunta Vincenzi la quale prevede l'estensione della riduzione TARSU anche a chi fa compostaggio domestico su un piccolo balcone o un terrazzino del centro antico.

Oggi questa riduzione (15 euro all'anno) è riconosciuta solo a chi dispone di un terrazzo di 15 metri quadrati e circa 4.000 famiglie genovesi hanno goduto di questo sconto autocertificando di fare compostaggio.

Per vincere la diffidenza dei dirigenti comunali, l'assessorato ambiente del comune di Genova, circa tre anni fa, ha avviato una sperimentazione per verificare se il campostaggio fosse possibile anche in piccoli spazi verdi quali i numerosi balconi fioriti che abbelliscono la città.

Dieci famiglie, dotate di balconi e terrazzini fioriti, dopo un corso a loro dedicato, per sei mesi hanno avviato esperienze di compostaggio. Tutti hanno portato a termine il loro compito e trasformato in tre mesi tutti i loro scarti di cucina, potenzialmente puzzolenti, in un bel terriccio profumato di bosco utulizzato nei vasi dei gerani e di basilico coltivati nel balconcino di casa. Il successo di questa iniziativa è stato confermato dal fatto che nessun vicino di casa si sia mai lamentato!

Estendere lo sconto TARSU a chi composta su un balcone o un terrazzino fiorito del centro antico potrebbe ridare fiato al progetto "30.000 compostiere in città" che il comitato scientifico del Museo della "Rumenta" (Palazzo Verde, nei magazzini dell'Abbondanza al Molo), tre anni or sono aveva già proposto all'amministrazione.

A Genova ci sono almeno 80.000 famiglie che, grazie a un orto, a un giardino, a un terrazzo e a un balcone fiorito praticano regolarmente il giardinaggio.

Tutti costoro sono dei potenziali compostatori  in quanto hanno l'interesse a trasformare gli scarti delle piante da loro coltivate e quelli della loro cucina,  in compost, di fatto un terriccio fertile da riutilizzare nell'orto e nei vasi da fiore.

Pensare che un terzo delle famiglie genovesi con il pollice verde si possa dedicare regolarmente anche al compostaggio è molto realistico. E i numeri in gioco sarebbero molto interessanti.

Una famiglia tipo di tre membri, produce annualmente circa duecento chili di scarti compostabili.
Pertanto, trentamila compostatori urbani, immediatamente, potrebbero sottrarre dal ciclo dei rifiuti seimila tonnellate di scarti organici, il 6% dell'obiettivo annuo di umido da differenziare.

Il dr Pietro D'Alema, Direttore Generale AMIU, su mia esplicita richiesta, ha confermato il suo impegno affinche l'Assessore Garotta firmi la Delibera che estende lo sconto TARSU a tutti i compostatori urbani.

Stiamo a vedere. 

Per chi fosse interessato, a questo indirizzo (http://www.federico-valerio.it/?page_id=77) può scaricare la sesta edizione del Corso di Compostaggio Domestico in Campagna e in Città, realizzato a cura di Italia Nostra, con la collaborazione della Scuola Agraria del Parco di Monza.
Il Manuale, unico in Italia, fornisce tutte le informazioni utili per realizzare delle compostiere da balcone e i trucchi per compostare senza impatto ambientale.

A quest'altro indirizzo ( http://www.youtube.com/watch?v=moiUeUwIe7c )  un filmato della Provincia di Genova che fa vedere come sia possibile compostare sul balcone di casa.