Per una curiosa coincidenza, sia Le Scienze che National Geographic, nelle edizioni uscite a settembre, trattano lo stesso argomento: la conservazione del suolo.
Il terreno agricolo che sfama l'intera umanità non è una risorsa eterna. I processi naturali della sua formazione, a partire dalla disgregazione delle rocce, sono lentissimi, da 3 a 8 millimetri all'anno.
Questo vuol dire che un suolo fertile con uno spessore da 30 a 90 centimetri ha richiesto da qualche secolo a un millenio per formarsi.
Questo stesso terreno, usato con metodi convenzionali per la produzione agricola, va incontro a fenomeni di erosione più o meno veloci che fanno sparire lo strato fertile in un periodo che può andare da qualche centinaia di anni ad un paio di millenni: guarda caso la durata delle più o meno grandi civiltà che ci hanno preceduto nello sfruttamento delle risorse del pianeta.
Senza terreno non si mangia!
E il problema riguarda anche noi, anche se sembra che la cosa che oggi ci preoccupi di più sia quale fonte di energia usare per fare andare le auto quando il petrolio sarà finito.
Nessun commento:
Posta un commento