Figura 1. Fonti invernali di PM10 in Lombardia (Feb-Mar. 2007) |
Si tratta di 24.000 tonnellate all'anno di polveri sottili, una quantità simile a quella prodotta, in Germania, dal traffico veicolare.
Nel 2006, il Ministero dell' ambiente e la salute dello stato della Baviera ha finanziato uno studio finalizzato a verificare quante delle polveri sottili presenti nelle citta bavaresi fossero attribuibili al riscaldamento domestico.
La città scelta per lo studio è stata Augusta, con 276.000 abitanti e 14.200 impianti di riscaldamento alimentati a legna.
Questo significa che circa la metà degli appartamenti di Augusta ha un caminetto.
Tuttavia, il consumo di legna (26.000 tonnellate all'anno) corrisponde solo al 2% dei consumi energetici per il riscaldamento a conferma che, ad Augusta, la maggior parte degli impianti a legna è usato saltuariamente, per il piacere della fiamma e per integrare gli impianti di riscaldamento a combustibile fossile.
Durante due inverni consecutivi si sono raccolti campioni di polveri sottili nel centro della citta, presso un sito trafficato.
Le concentrazioni medie di PM10 sono state rispettivamente di 32 e 37 microgrammi/ metro cubo (ug/m3) e il valore limite giornaliero di 50 ug/m3 è stato superato rispettivamente 15 e 25 volte, nel corso dei circa tre mesi invernali monitorati.
Le polveri sottili prodotte dalla combustione della legna possono essere identificate dalla presenza di levoglucosano, un composto che si forma esclusivamente a seguito della combustione di cellulosa.
Altri traccianti delle fonti inquinanti sono i metalli che si trovano nelle polveri sottili e il potassio è molto abbondante nel fumo prodotto dalla legna.
Grazie a queste "impronte digitali" chimiche è stato possibile stimare la quantità di polveri sottili prodotte dalla combustione della legna nella citta di Augusta.
Nell'inverno 2006-2007 ( particolarmente mite) la concentrazione media di particelle prodotte dalla combustione della legna è stata di 2,3 ug/m3 (7,2% delle PM10 presenti nel sito).
Nelll'inverno 2007-2008 (più freddo) la concentrazione media di particelle prodotte dalla combustione della legna è stata di 3,4 ug/m3 (9,2% delle PM10 presenti nel sito).
Le concentrazioni più elevate di PM10 da impianti a legna, 9 ug/m3 si sono registrate in un'area residenziale di augusta, con una densità di stufe a legna relativamente più elevata.
E in Italia?
Nel 2006 è stato effettuato un sondaggio sui consumi di legna degli italiani.
I risultati indicano che il 20% delle famiglie italiane accende il camino o la stufa più di quattro volte all'anno, con un consumo annuale di legna stimato a circa 20 milioni di tonnellate.
Lo studio ha anche evidenziato che il 73% degli impianti termici a legna usati in Italia sono caminetti aperti e stufe a legna di tipo tradizionale, ossia impianti termicamente inefficienti e con elevati fattori di emissioni di composti inquinanti.
Nella TABELLA 1 sono riportati questi valori che evidenzianno come i camini aperti siano gli impianti con fattori di emissioni molto elevati. Nella stessa Tabella sono riportati anche i fattori di emissioni degli Idrocarburi Policiclici aromatici ( IPA ) e Diossine e Furani (PCDD/F).
TABELLA 1. Fattori di emissione di inquinanti di impianti a legna tradizionale e innovativi. |
Quanto incide l'uso della legna sulle concentrazioni di PM10 trovate in Italia?
Tra il 2006 e il 2010, in Lombardia è stato effettuato uno studio simile a quello di Augusta.
Lo studio è stato promosso dalla Regione Lombardia, in collaborazione con Joint Research Center della Commissione Europea, e il suo obiettivo era quello di acquisire informazioni utili per ridurre il pesante inquinamento atmosferico che si registra nella pianura padana.
Le misure sono state effettuate presso dieci stazioni di monitoraggio distribuite in Lombardia
La Figura 1 mostra una parte dei risultati in base ai quali, tra febbraio e marzo del 2007, il 16% delle PM10 lombarde risultava derivare dalla combustione della legna e di biomasse.
Figura 2. Contributo delle fonti alla concentrazione media annuale di PM10, in Lombardia |
La Figura 2 mostra, in percentuale, il contributo delle principali fonti inquinanti sulla concentrazione media annuale di PM10 registrata in Lombardia nel 2007.
La stima fa riferimento a dieci siti di campionamento lombardi e segnala che, su base annuale, la combustione della legna e di biomasse contribuisce all'inquinamento per il 9,5% e il traffico per il 30,2%.
Per quanto riguarda la principale fonte di riscaldamento domestico usata in Lombardia (gas naturale-metano), lo studio non ha potuto stimare lo specifico contributo di polveri sottili primarie ( quelle in uscita dai camini), in assenza di marker chimici specifici per questo combustibile.
Al riscaldamento domestico a metano, alle emissioni industriali e alle centrali termoelettriche lombarde, nel loro complesso, è stata attribuita la formazione di polveri sottili secondarie (contributo 20,2%), ossia le polveri sottili che si formano in atmosfera per complesse reazioni fotochimiche a carico di ossidi di azoto e anidride solforosa emessi da queste fonti.
La Figura 3 mostra in dettaglio il contributo invernale di diverse fonti alle PM10 trovate, nel corso dello stesso studio, in due siti milanesi, Parco Giurati e viale Marche.
In questi due siti la combustione della legna ha pesato sulla concentrazione di PM10, rispettivamente per il 12% e l' 8%; il contributo delle emissioni da traffico è stato del 17% e del 23%. Risultati confrontabili con quelli registrati in Baviera ( Augusta).
Figura 3. Contributo di diverse fonti alle PM10 invernali misurate in due siti milanesi |
A Sondrio, nella Valtellina, dove presumibilmente l'uso della legna per riscaldamento è maggiore e minore il contributo del traffico, la percentuale di PM10 prodotte dalla combustione del legno è risultata maggiore, tra il 37-51%, nel 2007.
Di fronte a questi dati ci sembra veramente difficile continuare a sostenere che la legna sia un combustibile "pulito" e ignorare, in nome del contenimento delle emissioni di anidride carbonica (CO2) le numerose sostanze tossiche che si producono con combustione delle biomasse legnose.
Sullo stesso argomento:
- La legna peggiora la qualità dell'aria: IPA
- La legna peggiora la qualità dell'aria: polveri sottili
- Centrali a biomasse: tutte illegali
In questo post c'è la piena conferma di quanto sostengo: le moderne centrali termiche a legna, dotate di tecnologia BAT (Best Available Tecnology) con doppio dispositivo di abbattimento polveri (multi ciclone e filtro a manica) costituiscono una parte del tutto marginale nel processo di emissioni di Polveri sottili (In termini di COV non considero nemmeno l’aspetto essendo i valori odierni minori di 1 mg/Nm3) .
RispondiEliminaInfatti facendo riferimento ai dati riportati in questo post, tutti i processi di combustione della legna incidono in media per il 10-15-20% delle emissioni totali di PM10.
Leggo anche che “….Il 73% degli impianti termici a legna usati in Italia sono caminetti aperti e stufe a legna di tipo tradizionale, ossia impianti termicamente inefficienti e con elevati fattori di emissioni di composti inquinanti…..”. Quindi significa che “tutto il resto” incide per 100 – 73 = 27%. In termini complessivi il (uso un dato medio) 15% del 27% , fa circa il 4%. E in “tutto il resto” ci sono anche gli impianti di sola produzione elettrica con legna, che ho più volte citato come effettivamente assurdi considerato il rendimento imbarazzante, sotto il 20%, e che in termini di quantità di massa bruciata utilizzano davvero molta legna (purtroppo come detto in modo del tutto inefficiente). Basandosi sui numeri ripostati in questo post si può affermare con assoluta certezza che le centrali a legna BAT di medie dimensioni (come ad esempio teleriscaldamenti nell’ordine di 0.5-5 MWt) producono effetti del tutto marginali sull’emissione di polveri, al contrario dei caminetti aperti e stufe a legna inquinanti.
Sarebbe bello per coerenza, che le grandi campagne “antibiomassa” non fossero indirizzate SEMPRE proprio contro le centrali, ma contro “….Il 73% degli impianti termici a legna usati in Italia sono caminetti aperti e stufe a legna di tipo tradizionale, ossia impianti termicamente inefficienti e con elevati fattori di emissioni di composti inquinanti…..”, che ricordo NON essere in alcun modo incentivati dallo stato.
Dati alla mano, sarebbe opportuno che il governo italiano, a tutela della salute e degli interessi economici degli italiani, abolisse gli incentivi pubblici dati alla elettricità prodotta con centrali termoelettriche alimentate a biomasse solide e liquide.
RispondiEliminaL'abolizione degli incentivi deve valere anche per le centrali alimentate a biogas, in particolare se il biogas è prodotto con mais e altri prodotti agricoli utilizzabili per l'alimentazione umana ed animale.
Per smuovere il mercato, il Governo potrebbe introdurre sgravi fiscali per l'acquisto di caldaie ad alta efficenza termica e basso impatto ambientale alimentate a legna, cippato, pellet, metano. Gli sgravi dovrebbero essere inversamente proporzionali ai fattori di emissione di questi impianti.
Minore l'inquinamento prodotto ( a parità di energia termica utilizzata) maggiore lo sgravio.