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lunedì 17 marzo 2008

Per una Liguria Rifiuti Zero

Liguria: per una regione a Rifiuti Zero.

Federico Valerio



Oggi Genova e la Liguria potrebbero accettare e vincere una nuova sfida, quella di riuscire a gestire la propria  produzione di Materiali Post Consumo (MPC) con scelte a basso impatto ambientale, elevati risparmi energetici, creazione di nuova occupazione, costi contenuti a carico della popolazione.

E per essere chiari fin da subito, questa scelta non è la realizzazione di un mega “termovalorizzatore”, da qualunque parte si voglia collocarlo.

Dove va il mondo.

Un amministratore attento al bene pubblico dovrebbe fare le sue scelte guardando lontano, con limiti temporali superiori a quelli del suo mandato e con una visione spaziale capace di travalicare i risicati confini del proprio collegio elettorale.

La domanda che avrebbero dovuto porsi sindaci, assessori, consiglieri comunali, provinciali e regionali che nel 2007 hanno approvato o contribuito ad approvare l’inceneritore genovese doveva essere la seguente: “Come sarà il mondo tra venti anni?”

L’obiettivo temporale che abbiamo fissato (20 anni) non è casuale. Venti anni è il tempo medio  di ammortamento di una grande e costosa opera come quella di un inceneritore.

E nei prossimi venti anni, succederà di tutto e in particolare il modo di produrre e consumare non sarà più quello che oggi conosciamo e che i nostri politici pensano immutabile.

Ovviamente le banche che dovevano finanziare l’operazione “inceneritore” si sarebbero messe al sicuro facendo sottoscrivere ai sindaci dell’Ambito Territoriale Ottimale (ATO) un contratto “capestro” che, per i prossimi 20 anni, per garantire gli utili agli investitori, avrebbe costretto i genovesi a produrre ogni anno 340.000 tonnellate di rifiuti e a pagare (caro) il loro smaltimento. Infatti se la produzione dei rifiuti e il loro potere calorifico diminuisse oltre il 10% dei valori sottoscritti dal contratto, i genovesi, in base a questo contratto,  sarebbero costretti a pagare esose penali.

Queste erano esattamente le clausole del contratto pronto per l’avvio dei lavori dell’inceneritore sotto la Lanterna, bloccati da una sollevazione popolare e dalle dimissioni dell’Assessore all’Ambiente Chiara Malagoli.

E una riduzione del 10% della attuale produzione dei rifiuti non è un evento remoto, anzi è fortemente auspicabile.

Basterebbe l’introduzione obbligatoria del vuoto a rendere per tutti i contenitori di plastica come avviene nel resto di Europa, il già previsto divieto di produrre borse in plastica “usa e getta” che oggi pesano per 300.000 tonnellate all’anno, la promozione del compostaggio domestico per tutte le famiglie che hanno un orto, un giardino, un terrazzo fiorito, senza contare l’effetto del naturale calo della popolazione genovese, destinato a continuare anche nel prossimo futuro.

E anche l’attivazione della Tariffazione Puntuale per il servizio di nettezza urbana, in base alla quale ogni famiglia paga in proporzione alla quantità di scarti indifferenziati effettivamente prodotti, comporta  una riduzione della produzione pro-capite compresa tra il 10- 15% come possono testimoniare diversi Comuni che, grazie al sistema di raccolta porta a porta, hanno potuto applicare questa norma tariffaria, peraltro prevista dalla Legge.

E’ evidente che la  realizzazione di un termovalorizzatore e la firma del relativo contratto  capestro, frena pesantemente ogni politica di riduzione e di riciclo.

Dubitiamo che chi continua a promuovere l’inceneritore con recupero energetico come soluzione ai rifiuti genovesi abbia valutato:

  • quanti saremo tra venti anni,
  •  come è destinato ad evolvere in Italia la produzione procapite di rifiuti,
  •  quale sarà il valore di mercato dei materiali post consumo,
  •  l’andamento dei costi dell’incenerimento e dello smaltimento delle sue ceneri,
  •  le possibili ulteriori restrizioni alle attuali norme anti inquinamento,
  •  la possibile sostituzione delle attuali incentivazioni all’incenerimento (CIP 6 e Certificati Verdi) con adeguate tassazioni, come avviene nel resto d’Europa,
  • l’effetto dell’introduzione in Italia, come nel resto d’Europa, del “vuoto a rendere”,
  •  la sostituzione di imballaggi per alimenti in plastica,  con imballaggi in cellulosa e biopolimeri biodegrabili e compostabili
  •  l’effetto delle politiche di riduzione a monte della produzione di rifiuti riconfermate dalla Unione Europea,
  •  la grande crescita del numero di impianti di trattamento biologico per il compostaggio, l’inertizzazione, la produzione di biogas degli scarti biodegradabili

E’ probabile che la nuova amministrazione comunale genovese, eletta alla fine del 2006, abbia fatto una sua serie riflessione su questi temi in quanto ha accantonato l’ipotesi di dare l’avvio al progetto del mega inceneritore e sta puntando su nuove scelte finalizzate a massimizare la riduzione e al riciclo.

Così dal marzo 2008 si è avviata  a Genova la realizzazione della raccolta porta a porta in due quartieri con l’esplicita dichiarazione di estendere progressivamente questa esperienza al resto della città.

Insomma, se il giorno si vede dall’alba, per Genova si apre un futuro di citta metropolitana a Rifiuti Zero, in cui gran parte degli scarti prodotti dai genovesi saranno avviati a nuovi cicli produttivi e in cui gli scarti umidi saranno trasformati in compost per uso florovivaistico e in metano per usi energetici.



I prerequisiti del Piano Rifiuti Zero.

Affinchè il piano  di Genova senza inceneritori si realizzi sono necessarie alcune condizioni

- L’AMIU modifica la sua ragione sociale e il suo nome: da Azienda Municipalizzata per l’Igiene Urbana e lo Smaltimento dei Rifiuti ad Azienda per il Riciclo dei Materiali Post Consumo (AMIUR).

- La frazione variabile della Tariffa (TARSU), quella su cui si possono applicare eventuali sconti, viene portata al 30%

- Si attua una Tariffazione a “consumo” (chi produce più rifiuti paga di più)

- La raccolta a cassonetto e a campane è sostituita dalla raccolta Porta a Porta con soluzioni tecniche adeguate alle caratteristiche urbanistiche della zona servita

- Si riconosce la validità di autocertificazione di famiglie ed aziende per poter premiare economicamente chi produce meno MPC e chi contribuisce a tale diminuzione (es. vendita bevande alla spina)

- Si coinvolge la piccola e grande distribuzione in una politica di incentivi alla riduzione e al riciclo

- Gli utilizzatori finali dei materiali riciclabili sono coinvolti direttamente nella gestione dei MPC.

- La Regione attua un piano di  promozione nell’uso di compost nella produzione florovivaistica e per la rinaturalizzazione di tutte le cave liguri esaurite e dei boschi oggetto di incendio per garantire, in questo modo, un utilizzo del compost di media qualità e degli inerti prodotti dalla raccolta differenziata.



Inoltre occorre la revisione dell’attuale Piano Provinciale per la Gestione dei Rifiuti, decisamente obsoleto e il nuovo Piano Provinciale  Gestione Materiali Post Consumo deve prevedere:



- Una riduzione del 20% dell’attuale produzione procapite

- La raccolta Porta a Porta su tutto l’Ambito Territoriale Ottimale (ATO)

- Il riciclaggio vero del 50% dei MPC prodotti

- Trattamenti meccanico biologici per gli scarti “umidi” e per gli scarti indifferenziati

- Lo stoccaggio degli scarti inertizzati e lo sviluppo di tecniche per la loro valorizzazione come materia.



La Tabella che segue mette a confronto il prossimo Piano Piano gestione a Freddo  con l’attuale Piano Provinciale (a Caldo), fatto cento l’attuale produzione di MPC nella Provincia di Genova (ATO).

A riguardo, facciamo notare che l’attuale Piano (con inceneritore) prevede una Raccolta Differenziata al 44% che, a causa della sua bassa qualità, avrà scarti superiori al 20% che saranno avviati all’incenerimento. Al contrario, il nuovo piano (senza inceneritore), grazie al porta al porta, avrà scarti molto inferiori (10%) che, dopo eventuale inertizzazione biologica, saranno avviati a stoccaggio.



 Tabella. Confronto tra il Piano di Gestione con inceneritore (A Caldo) e il Piano senza inceneritore (A Freddo), fatta cento l’attuale produzione di MPC



                    A Caldo       A Freddo

Da gestire       100              80

Al riciclo             36              43

Inceneriti             64               0

Biostabilizzati     0               32

Discarica           19                 0

Stoccati                0               22





L’analisi di questa Tabella segnala l’importanza strategica di dare priorità a scelte che inducano la riduzione alla fonte nella produzione di rifiuti.



Se si riesce a ridurre del 20% la produzione procapite ligure , questo significa portarsi dagli attuali 616 chili a 493 chili, poco più del Veneto (467 chili) e del Trentino (485 chili), regioni che è difficile giudicare sottosviluppate e che smentiscono la favola che la produzione di rifiuti è proporzionale all’andamento del Prodotto Interno Lordo.



Se la Liguria raggiunge questo obiettivo di riduzione alla fonte, la quantità di scarti da raccogliere e avviare al riciclo non è molto diversa da quella prevista dal  Modello a Caldo, come pure la quantità di scarti da mettere a discarica senza inceneritore non è molto diversa dalla quantità di ceneri prodotte dal “termovalorizzatore”.



A livello europeo sta crescendo la consapevolezza che la gestione dei cosidetti rifiuti si vince solo ponendo una fine al dilagare di imballaggi spesso inutili.



In attesa di decisioni nazionali, quali l’introduzione obbligatoria del vuoto a rendere per tutti i contenitori di bevande (latte, acqua, vino, birra..), i singoli comuni possono da subito fare scelte decisive per invertire la rotta nella produzione di rifiuti:

1. Introduzione della Tariffa personalizzata, possibile con sistemi di raccolta porta a porta. Numerose esperienze nazionali hanno dimostrato riduzioni della produzione del 10-15 % in base a nuove scelte di acquisto e consumo da parte delle famiglie finalizzate a ridurre la loro produzione di imballaggi

2. Incentivazioni (sconti su autocertificazioni) al compostaggio domestico anche in ambito urbano  che fa scendere fino al 30% la produzione familiare di MPC.

3. Incentivazioni ai mercati dell’usato (ad esempio con l’esenzione dalla Tariffa Rifiuti per questi esercizi)

4. Incentivazioni alla creazione delle Banche Alimentari per il recupero di alimenti destinati al macero

5. Favorire la vendita di prodotti sfusi

6. Promuovere l’uso dell’acqua da rubinetto, a partire da mense scolastiche e aziendali

7. Promuovere l’uso di pannolini lavabili, a partire dagli asili nido comunali

8. Promuovere l’abolizione dell’usa e getta nelle sagre e nelle feste di partito

 Gli impianti finali

A fronte di un inceneritore da 340.000 ton/anno previsto dal Piano a Caldo, il Piano a Freddo prevede 3-4 impianti per il trattamento meccanico biologico (TMB) della frazione umida raccolta in modo differenziato e per l’inertizzazione della frazione residuale al riciclo e al compostaggio per complessive 170.000 ton/anno, da realizzarsi in parte a Genova e in parte nella provincia



Nel comune di Genova, in una delle zone individuate dal piano provinciale per la localizzazione dell’impianto per il trattamento finale, si realizza un impianto di compostaggio di qualità ad uso parchi e giardini pubblici provinciali e per la produzione floro-vivaistica ligure.



Sempre in ambito genovese si realizza un polo integrato per la fermentazione anaerobica della frazione umida raccolta con il porta a porta e dei fanghi prodotti da impianti di depurazione degli effluenti fognari genovesi.

Le potenzialità di produzione energetica di questo polo sono pari a 7,5 milioni di metri cubi di metano all’anno.

In questo sito si provvederà alla purificazione del biogas prodotto, sia per la produzione di metano per gli autoconsumi energetici degli impianti del polo che di metano di qualità compatibile con l’autotrazione e con la rete di distribuzione del gas metano.

Presso lo stesso polo, a partire dai fanghi della digestione anaerobica, con appositi impianti di bioossidazione si provvederà anche alla produzione e alla valorizzazione di compost sia per usi agronomici che per risanamenti ambientali programmati.



Il Piano a Freddo prevede che il comune di Genova deve trattare 130.000 tonnellate all’anno di scarti indifferenziati. Questo obiettivo si realizza con un impianto di trattamento meccanico biologico di analoga capacità la cui localizzazione potrebbe  essere individuata presso l’attuale discarica di Scarpino.



Il trattamento meccanico biologico trasforma in anidride carbonica e acqua la frazione più biodegrabile,  riduce l’umidità e provvede alla separazione e al recupero di metalli e inerti .



Per il resto della Provincia di  Genova, due impianti TMB da 30.000 tonnellate ciascuno  serviranno  per il trattamento  dell’ umido e dell’indiffereziato prodotto.



Per il piano a Caldo è necessaria una discarica per rifiuti speciali e una per rifiuti pericolosi per complessivi 94.000 metri cubi/ anno



Il piano a Freddo richiede uno stoccaggio di scarti inerti per 78.000 metri cubi anno, quindi un volume minore del Piano a Caldo, anche grazie alla maggiore densità del biostabilizzato compresso (1,5 ton/m3) rispetto alla densità delle ceneri (1,08 ton/m3).



Lo stoccaggio degli inerti biostabilizzati  ( circa il 50% in peso del materiale  trattato con questa tecnica) può essere una fase transitoria in attesa dello sviluppo e della commercializzazione di metodi per il recupero di materia da questa frazione la cui composizione chimica è quella di polimeri di sintesi (plastiche) e bio-polimeri ( lignina, cellulosa, compost).



Per scarti ad alta componente di polimeri di sintesi è in fase di commercializzazione (Centro riciclo di Vedelago) la produzione per trafilazione di “sabbia sintetica” utilizzata per la produzione di manufatti in cemento ad alto isolamento termico.

Per la frazione ricca di cellulosa interessanti risultati vengono da un’idea del prof Natta  di una fermentazione anaerobica controllata direttamente in discarica, con un interessante recupero energetico senza i comuni inconvenienti delle discariche del tal quale (eluati, emissioni gas serra)

Infine la Liguria ha l’interessante possibilità di realizzare all’interno delle proprie aree portuali (Genova, La Spezia, Savona) centri di selezione e valorizzazione dei materiali riciclabili con spedizione via mare di carta, plastica, metalli, compost di qualità, verso gli utilizzatore finali (est europeo, India, Cina…) grandi acquirenti di questi materiali.

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