Translate

lunedì 2 febbraio 2015

Il compostaggio domestico, meglio dell'incenerimento: parola dei Danesi.

Compostiera fioriera per la raccolta di scarti organici nei parchi 

Mi sto accorgendo che molti dei nostri amministratori pensano che il compostaggio domestico sia una "belinata" (traduzione per i non liguri: schiocchezza).

Questa sensazione deriva dalla loro scarsa attenzione a questa tecnica: al massimo si distribuiscono un po di compostiere in comodato d'uso, poi se e come queste compostiere siano gestite, poco importa.

L'immagine e un facile consenso, al solito, prevale sui contenuti.

E, in questo caso, il contenuto è che oltre il 25 % delle famiglie italiane, in quanto dedite al giardinaggio, potrebbe riscoprire ed adottare il compostaggio dei propri scarti organici, sottraendo in questo modo oltre il 30% della loro produzione di scarti al ritiro differenziato e al trattamento.

Eppure, nel resto del mondo, Università e Centri di Ricerca non disdegnano di dedicare il loro tempo allo studio di questa biotecnologia e valutarne i pregi.

Ad esempio il Dipartimento di Ingegneria Ambientale dell'Università della Danimarca ha effettuato uno studio sull'Analisi del Ciclo di Vita (LCA) di sei diverse compostiere domestiche, ne ha valutato i diversi impatti ambientali e, udite, udite, le ha messo a confronto con metodi alternativi per la gestione delle frazioni organiche quali l'incenerimento con recupero energetico e la discarica.

Lo studio è stato pubblicato nel 2012, sulla rivista "Waste Management".

Lo studio ha evidenziato che il maggior impatto ambientale del compostaggio domestico potrebbe essere dovuto alle emissioni di gas clima-alteranti.

Questo dipende  dal fatto che oltre all'anidride carbonica dalle compostiere si libera anche metano, un potente clima-alterante, prodotto dai batteri anaerobi che si "ibernano" dentro spore molto resistenti quando fuori abbonda l'ossigeno, per loro un inquinante tossico, ma che approfittano di ogni anfratto dove, per scarsa ventilazione, l'ossigeno latiti.

E la presenza di queste "enclave" di batteri anaerobi dentro una compostiera è, di fatto, inevitabile.

In ogni caso, lo studio ha verificato che il metodo per ridurre le emissioni di gas serra è quello di non mescolare gli scarti, una volta che sono stati introdotti nella compostiera: buono a sapersi, così si fa meno fatica, ma, ovviamente è necessario che gli scarti di cucina e dell'orto siano subito mescolati con generose quantità di strutturante (cippato e trucioli di legno, pellet di legno...).

Un altro potenziale problema potrebbe essere la concentrazione di metalli pesanti nel compost, a loro volta presenti negli scarti da compostare.

Lo studio ha, ovviamente trovato dei metalli pesanti (sono ubiquitari) ma, in tutti i  casi, in quantità inferiori agli standard in vigore per uso agricolo del compost.

In questo caso, il segreto è comprare frutta ed ortaggi di qualità e fare l'orto su terreni di sicura origine, senza contaminazioni a causa di discariche incontrollate.

Nell'analisi del cicli di vita, il punteggio che maggiormente favorisce il compost è quello dell'evitato uso di fertilizzanti e di torba il quale comporta numerosi benefici ambientali anche in termini energetici (con il compost non si devono acquistare e produrre fertilizzanti, produzione che richiede alti consumi energetici e pesanti impatti ambientali).

E infine una sorpresa, anche in Danimarca, paese che spesso i nostri amici inceneritoristi portano ad esempio per il grande ricorso alla termovalorizzazione dei rifiuti, i suoi ricercatori hanno dovuto  ammettere che per il trattamento delle frazioni organiche il minore impatto ambientale, misurato come emissioni di composti tossici, si ottiene compostando in casa i propri scarti di cucina, piuttosto che mandarli in un inceneritore con recupero energetico o in una discarica controllata.

Ora, almeno voi, avete capito che il compostaggio domestico non è affatto una "belinata"?

Nessun commento:

Posta un commento