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martedì 18 novembre 2014

I terrazzamenti liguri: la grande opera dimenticata 2)

Aree montane terrazzate 
La Liguria è il territorio nazionale che ha la maggiore presenza di aree terrazzate che, da oltre un millennio, hanno permesso la coltivazione intensiva di olivi e viti,  in un territorio molto acclive.

In Liguria, la superfice terrazzata è di 373 chilometri quadrati, pari al 6,8% dell'intera superfice della regione e la lunghezza complessiva dei muri a secco liguri è di 40.000 chilometri (proprio così).

Il 25 ottobre del 2011, nel levante ligure (Cinque Terre) un violento nubifragio, in sei ore  ha riversato 542  millimetri di pioggia.

Al conseguente  "bombardamento" di oltre mezza tonnellata d'acqua per metro quadrato, la maggior parte dei terrazzamenti ancora coltivati a vite, hanno resistito.

Al contrario, molte delle frane che hanno contribuito alla distruzione di Vernazza e Monterosso si sono staccate dai terrazzamenti abbandonati.

Anche l'entroterra genovese è interessato da un esteso terrazzamento, sopravvissuto alla intensa urbanizzazione delle aree collinari.

In base a studi condotti nei primi anni 2000  e conclusi nel 2008 (progetto ALPTER ) il 15% dell'intero bacino del Bisagno (96 chilometri quadrati) è coperto da terrazzamenti, in gran parte in abbandono. 

Lo studio evidenziava che, nel 2007, i movimenti franosi interessavano con pari frequenza sia i terrazzamenti abbandonati che quelli ancora in uso.

Quale ruolo abbiano avuto i terrazzamenti della val Bisagno, nelle disastrose alluvioni el 2011 e del 2014 non risulta essere stato oggetto di valutazioni, ma la diversa risposta ai nubifragi dei terrazzamenti in uso nelle  Cinque Terre e nella Val Bisagno, potrebbe avere una spiegazione.

I terrazzamenti delle Cinque Terre sono gestiti prevalentemente da imprese agricole e gli interventi di manutenzione sono presumibilmente effettuati con maggiore perizia di quelli genovesi a gestione famigliare.

E non seguire le precise regole per riparare i muretti, magari ricorrendo al più facile cemento per tenere su i muri, può fare la differenza.

La costruzione e la manutenzione dei muri a secco, utilizzati per creare superfici di terra pianeggianti dove coltivare vite ed ulivo è una vera e propria arte, difficile da imparare e realizzare ma che, una volta messa in atto, testimonia il fatto che la "sostenibilità",  la durata nel tempo in equilibrio con le risorse e con eventi meteoclimatici estremi, sia possibile.

Per chi voglia saperne di più, consiglio la lettura il "Manuale per la costruzione dei muretti a secco" edito a cura del Parco delle Cinque Terre.

Vi renderete conto della grande perizia che è stata applicata nella realizzazione di questa opera ciclopica.

Perizia che sarà opportuno riscoprire per applicarla alla nuova Grandissima Opera: la messa in sicurezza e in produzione dei 40.000 chilometri di "fasce" liguri.

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