Una frequente scusa per realizzare centrali termoelettriche alimentate a  biomasse è che, senza questi interventi, l'agricoltura italiana chiude.
Il  problema è serio: produrre un quintale di grano, al contadino,  in  termini di gasolio, concimi, pesticidi, costa più del valore di mercato  di questo prodotto; riesce a tirar avanti solo grazie a diverse  sovvenzioni publiche e, capite bene, questa non sembra una grande  soluzione.
Ma pensare di risolvere il problema, bruciando il  grano,  per produrre energia elettrica è un rimedio peggiore del male  che si vorrebbe curare.
Se proprio dobbiamo sostenere il lavoro  dei contadini (e personalmente penso che sia conveniente farlo),  facciamolo per scelte che siano di comune vantaggio.
Ad esempio,  la paglia e le stoppie, invece di essere bruciate (con acquisizione,  a  vantaggio del "bruciatore"  dei certificati verdi), incentiviamo i  contadini a sotterrarle, come hanno sempre fatto. Questa antica tecnica,  che si chiama sovescio, restituisce fertilità al terreno e, come mi  hanno raccontato i contadini della Val D'orcia, è una vera panacea per i  loro terreni argillosi: dopo il sovescio, le lavorazioni sono più  facili ( meno gasolio per il trattore) , aumenta la capacità del terreno  di assorbimento dell'acqua (meno acqua da pompare) , sono necessari  meno concimi chimici e questi restano nel terreno e nel grano e non  vanno ad inquinare le falde, come succede se il sovescio non viene  praticato.
In sintesi, con il sovescio ci sono meno spese  per il  contadino, minore consumo di energia, minore inquinamento: vantaggi  individuali e colletivi che non è certo il caso di buttare in un  mega-forno.
Sotterare gli scarti del grano e del gran turco ha un  altro vantaggio collettivo, immagazzina nel terreno grandi quantità di  carbonio e se, come è corretto fare, questa pratica è ripetuta anno dopo  anno, una grande quantità di carbonio  resta stabilmente intrappolata  nel terreno e non contribuisce all'aumento della concentrazione dei gas  serra.
Per questo, sarebbe utile e doveroso riconoscere ai  contadini che fanno il sovescio ed utilizzano compost per  i loro  terreni, di poter accedere, come proprietario, al mercato dei crediti di  carbonio, mercato previsto dagli accordi di Kioto.
Per ogni  quintale di stoppie che metti nel terreno ti vengono riconosciuti tot  euro di Crediti di carbonio che puoi vendere a chi si ostina a produrre  energia bruciando combustibili fossili.
Questo mercato già esiste, ma mi par di capire che sia in voga il detto " Al contadin non far sapere..."
Ora chi vuole e può sa.
 Coraggio, contadini  di tutto il mondo unitevi!....
 
Nessun commento:
Posta un commento