La grande catena di distribuzione Iper, il cui slogan è "Risparmiare alla grande, Vivere alla grande" lancia l'offensiva "verde" in tema di imballaggi.
Con il progetto "Ecobios- La natura nei fatti" l'IPER è la prima azienda italiana , presennte in 20 città italiane, ad utilizzare integralmente imballaggi eco-compatibili per i propri prodotti freschi e semifreschi.
I nuovi imballaggi sono fatti con Acido Polilattide (PLA), un bio-polimero ottenuto dal mais (brevetto USA) utilizzato per sostituire 9 milioni di vaschette in plastica convenzionale. Il Mater B, un altro biopolimero di produzione nazionale ottenuto a partire dall'amido di mais ha sostituito 3 milioni di sacchetti di polietilene, infine 30 milioni di imballi per frutta, uova, formaggi sono in cellulosa, prodotta senza compromettere foreste vergini.
Grazie a questa iniziativa, ogni anno circa 500 tonnellate di plastica usa e getta si sono trasformati in oggetti usa e composta.
Infatti tutti questi nuovi contenitori sono compatibili con la raccolta differenziata dell'umido e insieme agli scarti di cucina e agli sfalci di erba possono essere trasformati in compost di alta qualità.
Potrebbe non essere una buona notizia per i gestori di inceneritori, per i quali le 300.000 tonnellate di sacchetti di polietilene usa e termovalorizza, che ogni anno gli italiani pigri usano e pagano, al posto di borse e reti per la spesa, sono una vera manna per far funzionare i loro impianti, l'unico vero combustibile degno di tal nome.
Il problema è che questi biopolimeri hanno un alto potere calorifico, e poichè sono classificabili come biomasse la loro combustione permetterà agli inceneritori di accedere tranquillamente ai Certificati Verdi persi per la combustione di plastiche derivate dal petrolio.
E' il caso di ricordare che in questo Paese, dove gli agricoltori non contano nulla, non c'è un centesimo di incentivo per chi fa il compostaggio, pratica utile al Pianeta, ai nostri campi e al rispetto degli accordi di Kyoto in quanto sottrae quantità importanti di anidride carbonica all'atmosfera del pianeta ( 470 chili per tonnellata compostata), molta di più di quanto se ne può evitare con la termovalorizzazione (10 chili per tonnellata termovalorizzata).
Pertanto, in assenza di filiere di raccolta e di trattamenti finalizzati al compostaggio, in assenza di incentivi per questa pratica e in assenza di chiare informazioni all'utilizzatore, è facile che gli imballaggi in biopolimeri, il cui costo energetico ed ambientale è tutt'altro che trascurabile, andranno a foraggiare gli inceneritori che hanno molti padrini in parlamento, alla faccia della qualità dell'ambiente e della salute.
Ricordo che un impianto di compostaggio ha un'impatto ambientale nettamente inferiore a quello del migliore termovalorizzatore di questo mondo.
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