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lunedì 22 aprile 2013

Meno male che il biometano c'è


Mi sembra di aver capito che quei pochi che non approvano l'art 14 della Legge di Iniziativa Popolare "Rifiiuti Zero" facciano questa scelta, in quanto contrari alla combustione del biogas e all'inquinamento che questa combustione produce.

Per principio costoro sono contrari a tutte le combustion, a prescindere.

Personalmente faccio dei distinguo: io sono contrario a tutte le combustioni evitabili.

Però, debbo fare un ulteriore distinguo per le combustioni inevitabili: riscaldare la casa, cuocere la pasta, farsi una doccia, produrre elettricità, muovere un automezzo, un treno, un metrò....

In questi casi, sono favorevole a che si faccia uso solo di combustibili a basso impatto ambientale.
E metano e biometano hanno esattamente questa caratteristica: sono i combustibili con il più basso fattore di emissione.
A parità di energia prodotta, metano e biometano  producono, in assoluto, la minore quantità di polveri sottili, ossidi di azoto, policiclicici aromatici, diossine, tra tutti i combustibili a nostra disposizione ( legna, carbone, gasolio, olio combustibile...)

Chi non vuole la digestione anaerobica, preferisce il compostaggio come trattamento dei nostri scarti organici?

Certamente il compostaggio è da preferire in tutti i casi in cui questa tecnologia sia praticabile, tuttavia chi non vuole combustioni deve aver presente che il compostaggio richiede energia per il suo funzionamento e che il processo di compostaggio comporta anche emissioni gassose "inquinanti" (ammoniaca, composti organici volatili).

Per compostare una tonnellata di frazione organica occorre da 130 a 160 chilowattore di energia, in gran parte energia elettrica per alimentare i compressori che forniscono l'aria necessaria per il processo di compostaggio.

E per produrre questi 130-160 chilowattore, nella attuale situazione, occorre bruciare qualche cosa, da qualche parte e quindi produrre inquinamento da ossidi di azoto, nanopolveri, diossine...

Inoltre, le naturali emissioni gassose di un impianto di compostaggio,  hanno  anche effetti sul cambiamento climatico, sulla formazione di ozono e anche sulla nostra salute, in quanto nelle emissioni sono presenti anche composti tossici per l'uomo.

A fronte di tutto questo, non compostiamo più i nostri scarti organici? Mandiamo tutto in discarica? Li termovalorizziamo?

La risposta ovviamente è no, in quanto l'impatto ambientale e sanitario di discariche e termovalorizzatori, a parità di materiali trattati, è nettamente superiore a quello del compostaggio!

Rispetto al compostaggio "energivoro", la digestione anaerobica ci evita, anch'essa, i problemi della putrescibilità dei nostri scarti ma ha il vantaggio di produrre un gas (il metano) che può essere usato per tutti le necessità energetiche di questo stesso impianto (calore, energia elettrica, autotrazione).

E il metano, che sia fossile o prodotto 50 giorni prima con la digestione anaerobica, è in assoluto il combustibile più pulito che abbiamo a disposizione.

Il politecnico di Milano ha documentato addirittura l'assenza di nanopolveri se si usa il metano come combustibile. Secondo i suoi studi, da una caldaia a metano escono meno nanopolveri di quelle presenti nell'aria di Milano, usata per alimentare la caldaia utilizzata per le misure.

Pertanto, un digestore anaerobico è energeticamente autosufficente ed evita di dover produrre altrove l'energia che gli serve per funzionare e il corrispondente inquinamento.

Se il biogas si depura a biometano, riducendo la concentrazione di anidride carbonica del biogas, si ottiene un gas composto per oltre il 95% di metano, ossia la stessa concentrazione di metano nel gas naturale, quello che depurato alla fonte in Libia, nei mari del Nord,  in Siberia, ci arriva in casa attraverso i gasdotti, i tubi del gas, i fornelli della cucina e il bruciatore della calderina.

In conclusione, sia il compostaggio che la digestione anaerobica hanno, inevitabilmente, impatti ambientali, tra di loro molto simili ed  in entrambi i casi, nettamente inferiori a quelli della  termovalorizzazione.

Mi si dirà che un impianto di compostaggio potrebbe essere alimentato con energia fotovoltaica ed eolica e in tal modo ad impatto ancora più basso

In effetti questo in parte già avviene, ma con costi elevati che non giustificano l'intera copertura dei fabbisogni energetici di un impianto di compostaggio.

Inoltre, oggi le fonti di energia rinnovabile senza combustione, coprono solo l'11% dei nostri consumi di energia elettrica.

E quando tra qualche anno non avremo più disponibile metano siberiano o libico?

Piaccia o no (a me piace moltissimo), quando saremo a quel punto, la digestione anaerobica dei nostri scarti organici ci fornirà un bel pò di bio-metano per continuare a far da mangiare, farci la doccia, riscaldare casa, muovere l'automobile.

Biometano che fin da ora dobbiamo imparare a produrre e ad usare con sobrietà, in quanto l'autoproduzione non sarà certo in grado di coprire gli attuali nostri consumi.

Ma  "meno male che il biometano c'è"   e ci sarà :-)

5 commenti:

  1. ...accettabile e convincente, però rimane un pò di titubanza rispetto al fatto che il cittadino comune non ha strumenti per un controllo sulle emissioni degli impianti

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  2. In realtà, se le cose funzionassero come dovrebbero, i cittadini, tramite le Agenzie Regionali per l'Ambiente, potrebbero già da ora controllare tutte le emissioni di tutti gli impianti industriali. Il mancato rispetto della trasparenza degli atti amministrativi e dei dati ambientali, i tagli alle Agenzie e il loro controllo da parte della politica, non aiutano.
    Ma anche questo rientra nelle cose che bisogna cambiare se si vuole che Democrazia e Modernità caratterizzino il nostro Paese.
    Federico Valerio

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  3. Caro Professore nemmeno a me convince l'articolo 14 per diversi motivi. Oltre al controllo di cui non mi sembra ci possiamo fidare visti i diversi esempi quella che appare come l'ennesima speculazione. In altre parole sorgono impianti come funghi in provincia di Latina con gravi dubbi e mancanze. Non tanto per dare una risposta alle esigenze del territorio ma solo perchè c'è da guadagnare. Si rimane stupiti quando un sindaco afferma che non ha competenza in materia. Credo che dopo aver reso obbligatorio l'installazione del fotovoltaico sui tetti bisogna fare i conti con quanta energia resta da produrre. Se le centrali a biogas sostituiscono quelle più impattanti va bene. Se aumentano la bulimia energetica, se non hanno attinenza con il territorio c'è qualcosa che non va

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  4. Sergio Paliotti, Telese Terme (Bn)17 maggio 2013 alle ore 03:37

    c'è una criticità che non mi meraviglio, vista la Sua ottima disposizione verso questo tipo di impianto, Lei non abbia considerato, anzi due: 1) la corretta costruzione e gestione dell'impianto poco garantita in ambito politico. 2) la composizione batterica del digestato alla fine del processo di digestione che mi lascia dubbioso vista la presenza accertata da studi tedeschi anche del costridium botulinum (mi pare si scriva così), per noi profani "botulino" e di altri agenti patogeni. Puntare il dito solo contro le emissioni da combustione mi pare quanto meno fuorviante da altre reali problematiche.

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  5. La corretta costruzione e gestione di un impianto e' interesse del proprietario e la politica non c'entra nulla.
    Questa regola vale per qualunque impianto compreso il motociclo.
    In quanto al clostridium del botulino e' ovviamente presente nel digestato, ma tutti gli studi seri effettuati sui rischi sanitari attribuibili alla complessa popolazione microbica presente in biodigestore non hanno evidenziato problemi degni di nota.

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