Nel numero di marzo di Le Scienze, edizione italiana di Scientific   American, un articolo a firma di K. Zweibel, J. Mason, V. Fthenakis,  ricercatori impegnati sul fotovoltaico. Gli autori propongono per gli  Stati Uniti, un piano che entro il 2050 permetta al paese di coprire il  69% dei suoi consumi di elettricità e del 35% dei consumi totali di  energia previsti in quella data. Questo obiettivo può essere raggiunto  solo con l'uso di impianti fotovoltaici (conversione dell'energia solare  in energia elettrica)  e con impianto solari a concentrazione anch'essi  finalizzati a produrre elettricità.
Il piano prevede la  copertura di 120.000 chilometri quadrati delle zone desertiche e  soleggiate a sud ovest degli Stati Uniti con impianti solari, sistemi di  accumulo di energia con aria compressa in caverne sotterranee e nuove  linee di distribuzione a corrente continua per far arrivare  l'elettricità prodotta  nel Sud a tutto il paese.
Gli autori  stimano che con gli ulteriori contributi di impianti eolici, a biomasse e  geotermici, nel 2100 gli Stati Uniti potrebbero coprire tutta la sua  richiesta di energia (  elettrica, termica, per il trasporto) necessaria in quella data  (  prevista in crescita continua dell'1% all'anno da oggi fino al 2100).
Il  piano sembra reggere anche dal punto di vista economico e per chi è  interessato ai dettagli consiglio  la lettura dell'articolo.
A me premono alcune riflessioni.
Le prime due mi sono suggerite dall'articolo.
L'occupazione di territorio da parte di un campo di celle fotovoltaiche è enorme ma, a parità di potenza installata è inferiore  a quella necessaria per produrre elettricità  dal carbone, considerate  anche le superfici delle miniere di carbone che, negli Stati Uniti, sono  scavate a cielo aperto, spianando intere montagne.
Il passaggio a  fonti energetiche rinnovabili e in particolare al solare, a parità di  consumi da parte degli utenti finali, induce un significativo calo dei fabbisogni energetici,  quelli oggi necessari per estrarre il combustibile, trasportarlo ai  luoghi di trattamentoe ai punti di consumo, mitigare gli impatti  ambientali, smaltire le ceneri, curare le malattie indotte  dall'inquinamento. E questo vale sia per il petrolio, ma ancor più per  carbone e uranio.
Le altre riflessioni sono sul nostro paese i  cui consumi energetici pro-capite, a parità di "felicità" degli  abitanti, sono nettamente inferiori a quelli di un nord americano e  ulteriormente riducibili aumentando l'efficenza energetica dei nostri sistemi di trasporto, delle nostre aziende, delle nostre abitazioni.
L'irraggiamento  solare dell'Italia è mediamente maggiore di quella degli Stati Uniti e  il nostro svantaggio di una densità di abitanti ed una percentuale di  superfice edificata nettamente maggiore, è un vantaggio rispetto agli  Stati Uniti perchè noi possiamo coprire gran parte dei nostri fabbisogni  energetici usando direttamente l'energia solare che arriva sui tetti  delle nostre case e delle aziende, riducendo in questo modo le perdite  per la trasmissione a distanza  dell'energia elettrica.
Questo  significa che un piano nazionale per passare dal petrolio e carbone a  sole fonti rinnovabii è ancora più fattibile per noi che per gli USA.
Il  piano proposto per gli USA, a parere degli autori, richiede "una  leadership politica in grado di raccogliere le sovvenzioni,  possibilmente con una carbon tax"; temo che il nostro vero problema sia  questo: oggi in Italia, per quanto mi sforzi,non vedo una classe  politica all'altezza della sfida, speriamo nell'Europa.
Infine  una notazione; gli editoriali della edizione italiana di Le Scienze non  perdono occasione per dare addosso alle  scelte ambientaliste e in  particolare ai Verdi, a favore delle scelte tecnologiche "hard".
E  per inciso, per questo motivo ho deciso di disdire l'abbonamento che  avevo attivato fin dal primo numero della rivista, nel lontano 1968.
Anche  stavolta in risposta all'articolo pubblicato sulla edizione americana, e  che afferma  esplicitamente che grazie al Sole  gli USA possono  rinunciare al nucleare,  Enrico Bellone, direttore dell'edizione  italiana afferma " non ho obiezioni ideologiche contro il solare: dico  sommessamente che per arrivarci abbiamo bisogno, per molti anni di  energia e che il nucleare può fornirla in ampia parte".Quanta parte,  dove saranno costruite le centrali nucleare, con quali tempi, con quali  costi, da dove prenderemo le risorse economiche necessarie, dove andiamo  ad estrarre l'uranio, dove e come stoccheremo le scorie radioattive?  Per il momento di tutto questo non è dato sapere.
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