Su un suo numero pubblicato nel 2007 (volume 67, pagine s118-s124) l' ing Mario Grosso e altri colleghi del Politecnico di Milano ci informano che gli inceneritori da loro studiati, rappresentativi dei più moderni ed efficenti impianti operanti in Europa (lo stato dell'arte, come usiamo dire noi scienziati), rilasciano nell'ambiente circa 45 microgrammi di diossine, per ogni tonnellata di rifiuto urbano incenerito.Questo dato non corrisponde a quanto recentemente affermato da il prof. Veronesi: "l'inquinamento degli inceneritori è pari a zero".Si vede che il professore, questo e altri articoli sullo stesso argomento, non abbia avuto il tempo di leggerli.
Ma ora valutiamo bene cosa significa il dato segnalato dai ricercatori del Politecnico..
La maggior parte delle diossine misurate dall'ing Grosso (35 microgrammi ) si trovano nelle cosidette polveri volanti, quelle che gli efficenti impianti di trattamento fumi dell'inceneritore riescono ad abbattere.
Questo significa che i fumi in uscita sono più puliti, ma non a inquinamento zero.Infatti, per ogni tonnellata di rifiuti urbani incenerita, dal camino escono circa 5 microgrammi di diossine. Pertanto quando il sindaco di Milano qualche anno or sono si è fatto fotografare con la testa dentro il camino del nuovo inceneritore di Milano ha fatto un gesto spettacolare, ma decisamente incauto, spero per lui che abbia trattenuto il respiro e che si sia fattauna bella doccia, appena rientrato in casa.
Un altro po di diossine (5 microgrammi per ogni tonnellata di rifiuti inceneriti) si trovano nelle ceneri pesanti e nei fanghi prodotti dalla depurazione dei fumi.
Insomma, come intuivamo in base ai lontani ricordi scolastici sulla legge di conservazione di massa, anche gli inceneritori producono rifiuti: una parte di questi rifiuti (i fumi) sono smaltiti in atmosfera ( e prima o dopo ce li ritroviamo nel piatto) e una parte ( le ceneri volanti e pesanti ) devono essere smaltite in qualche modo, possibilmente in sicurezza.
Ma il problema vero è quello di sapere quante diossine c'erano in ogni tonnellata dei rifiuti urbani che quegli inceneritori sotto studio hanno incenerito.
L' ing Grosso non ha pensato a fare questa analisi, anche se è bravo a dosare diossine nei fanghi e nelle ceneri.
A soddisfare questa nostra curiosità ci ha pensato un suo collega spagnolo, il dr. Abad ( Environmental Science and Technology , 2002, vol. 36, pag 92-99) che su l' inceneritore di Tarragona ha fatto uno studio simile a quello dell'ing Grosso ma non si è dimenticato di misurare le diossine presenti nei rifiuti, prima dell' incenerimento di scarti di cibo, bottiglie di plastica, pannolini, giornali...
In una tonnellata di questi scarti, non molto diversi da quelli prodotti dai Bresciani e dai Napoletani, il dr Abad, nel 1999, trovava normalmente 3 microgrammi di diossine e oggi probabilmente ne troverebbe ancora meno. Infatti grazie allo sforzo di tutti gli europei, dal 1985 ad oggi abbiamo ridotto dell'86% tutte le emissioni di diossine e anche grazie a questo sforzo, oggi mangiamo molte meno diossine e di conseguenza,oggi, con i rifiuti buttiamo molto meno diossine nel cassonetto di quanto ne buttavamo (e ne mangiavamo) qualche anno fa.
Se con la matematica avete qualche dimestichezza avrete già capito che la tanta decantata termovalorizzazione ha un "piccolo" problema: immette nell'ambiente molte più diossine (45 microgrammi) di quelle presenti nel rifiuto termovalorizzabile ( 3 microgrammi) e che quindi il "termovalorizzatore", correttamente, è ribattezzabile "cancrovalorizzatore" in quanto produce rifiuti con una quantità di diossine cancerogene maggiore di quelle presenti prima del trattamento.
Comunque state tranquilli, gli ingegneri sono già al lavoro per togliere dalle ceneri le diossine che le loro meravigliose macchine hanno prodotto, per invetriarle e magari usare ceneri e vetri per fare cemento o asfaltare strade, in piena sicurezza.
Si dimenticano però di dirci quanta energia e quanti soldi in più ci vorranno per fare questa operazione, un vero e proprio accanimento terapeutico per risolvere il problema di ingombro di un pò di scatole e di bottiglie e il fastidio di qualche torsolo di mela, problemi che riciclo e compostaggio eliminano a basso costo senza gli effetti collaterali dell'incenerimento.
Postato da: federico46 a 15:45 | link | commenti (3)
energia, ambiente e salute, materiali post consumo
Commenti:
Che io sappia non esiste una combustione che generi al 100% gas respirabili per uomini e piante.
Mi potrei sbagliare, ma i rifiuti, essendo un materiale estremamente eterogeneo, non generano gas, dopo la combustione, facili da captare.
ola
Mi potrei sbagliare, ma i rifiuti, essendo un materiale estremamente eterogeneo, non generano gas, dopo la combustione, facili da captare.
ola
Grazie di questa informazione.La metto sui post del gruppo "No al'inceneritore di Raibano. Si alle tecnologie che separano i rifiuti"
Margherita Bologna
Margherita Bologna
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