La prima notizia (e il primo Post svedese) è relativa ai risultati di uno studio a firma di Ola Eriksson (Dipartimento di Tecnologia e dell'Ambiente Costruito, Università di Gavle, Svezia) pubblicato nel 2007 su Energy Policy ( Energy Policy, 35 (2007) 1346-1362).
Il titolo dello studio è:
"Valutazione del ciclo di vita dei combustibili usati per il teleriscaldamento: confronto tra incenerimento rifiuti e combustione di biomasse e gas naturale" (Life cycle assessment of fuels for district heating: a comparison of waste incineration, biomass and natural gas combustion).
In questo studio sono state confrontate le emissioni inquinanti, le emissioni di gas serra, i costi delle diverse opzioni per il teleriscaldamento, ovvero il riscaldamento di interi quartieri tramite una rete di distribuzione di acqua calda prodotta utilizzando il calore "di scarto" derivante da un impianto a combustione per la produzione di elettricità.
Fatta la premessa che in Svezia il teleriscaldamento di quartiere è una pratica diffusa e che il 28% dell'energia utilizzata a questo scopo deriva dall'uso di biomasse (scarti lavorazione del legno) e l'11% dalla "termovalorizzazione" dei rifiuti, (nell'articolo si usa il più corretto termine "waste incineration") risultano ancora più interessanti le conclusioni di questo studio, che riporto alla lettera.
"I risultati indicano che la combustione di biomasse in un impianto per la produzione combinata di elettricità e calore, dal punto di vista ambientale risulta una scelta favorevole, con riferimento alla fonte di produzione della elettricità evitata (con questa scelta n.d.r.) e al tipo di gestione dei rifiuti utilizzato per il confronto.
L'incenerimento dei rifiuti è spesso (ma non sempre) la migliore scelta quando l'incenerimento sostituisce la discarica.
Tuttavia l'incenerimento dei rifiuti non è mai la migliore scelta (e spesso è la peggiore) quando l'incenerimento sostituisce il riciclo.
Un impianto per la produzione di elettricità e calore, alimentato con gas naturale (metano n.d.r.) è una alternativa interessante quando l'elettricità sostituita è prodotta con combustibili fossili.
Tuttavia, se l'elettricità sostituita è principalmente basata su fonti non-fossili, l'uso del gas naturale ha prestazioni peggiori rispetto a quello dell'uso di biomasse."
Insomma, anche gli Svedesi, spesso portati ad esempio per il loro massiccio ricorso ( 45%)all'incenerimento dei rifiuti, quando fanno i conti giusti si accorgono che il riciclo è da preferire all'incenerimento con recupero energetico.
Rispetto all'uso del metano per il teleriscaldamento di quartiere, questa scelta risulterebbe non vantaggiosa in Svezia, dove l'uso di fonti energetiche fossili è molto limitato in quanto prevale l'idroelettrico, le biomasse ed una quota residuale di nucleare, dopo il bando dell' energia nucleare deciso dalla Svezia nel 1989.
Nettamente diversa la situazione italiana.
Nel nostro Paese l'elettricità è prevalentemente prodotta con combustibili fossili e la nostra produzione forestale è una frazione di quella Svedese.
In base ai risultati del lavoro di Erikssson, l'Italia ha tutta la convenienza a favorire l'uso del metano quale combustibile di elezione per una progressiva penetrazione del teleriscaldamento nelle nostre città, a partire dai quartieri dove per il riscaldamento domestico, si usa ancora olio combustibile, se non addirittura il carbone.
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