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venerdì 1 marzo 2019

Un nuovo depuratore a Genova Cornigliano. Progetto da rivedere, si può fa meglio


In rosso l'area che ospiterà depuratore e digestione fanghi


L’entrata in funzione a Genova Cornigliano, nelle aree occupate dalla cokeria e dagli altiforni ILVA,  di un nuovo depuratore e  di un digestore anaerobico, risolverà due pesanti problemi ambientali che, da decenni, affliggono, con i loro cattivi odori, gli abitanti delle case costruite a pochi passi da impianti mal progettati e altrettanto mal gestiti, localizzati nella stessa Cornigliano e in val Bisagno.

La sperimentata efficacia dei nuovi impianti di trattamento acque reflue, la loro corretta progettazione, attenta a minimizzarne gli impatti ambientali, la distanza dalle case e l’auspicata costante manutenzione, potranno permettere, senza disagi per la popolazione,  di restituire acqua pulita al mare e minimizzare lo smaltimento di residui solidi (fanghi) sottoprodotti della depurazione.

Le acque fognarie che il nuovo impianto tratterà saranno quelle prodotte dagli abitanti della val Polcevera, stimate in circa 52.000 metri cubi al giorno. 

I reflui, carichi di nitrati, fosfati, ammoniaca e composti organici biodegradabili,  avviati alla depurazione, servono ad alimentare la crescita di microorganismi, la cui biomassa, opportunamente separata dall’acqua depurata, sotto forma di materiale fangoso, è utilizzato in un diverso impianto biologico, denominato digestore anaerobico che affianca l’impianto di depurazione.

In questo caso, in un contenitore ermeticamente chiuso, particolari batteri che non gradiscono l’ossigeno dell’aria, denominati anaerobi, “mangiano”  la parte organica dei fanghi, producendo, come sottoprodotto del loro metabolismo, una miscela gassosa composta da metano e anidride carbonica, chiamata biogas che, raccolta e adeguatamente raffinata  è usato come combustibile. 

Il digestore di Cornigliano tratta i fanghi derivanti dalla depurazione delle acque fognarie della Valpolcevera ma anche quelli prodotti da altri tre impianti di depurazione attivi in città ( Sestri ponente, Darsena, Punta  Vagno ) che, tramite una apposita conduttura, saranno pompati dai loro depuratori fino al digestore di Cornigliano. 

Qui, dopo aver ridotto la percentuale di acqua, 16.500 tonnellate di residui solidi biodegradabili presenti nei fanghi, ogni anno saranno date da mangiare ai batteri anaerobi che trasformano in metano e anidride carbonica, parte del carbonio organico presente nei fanghi.

Il progetto dell’impianto di Cornigliano prevede di bruciare nello stesso sito il biogas per produrre tutto il calore e l’elettricità necessari per far funzionare sia il depuratore che il biodigestore.

Pertanto, le più importanti emissioni inquinanti di tutto l’impianto di Cornigliano, non saranno gli odori, adeguatamente trattati con sistemi di assorbimento a carbone attivi e di ossidazione, ma  saranno quelle del generatore di elettricità e calore, in particolare gli  ossidi di azoto, le polveri sottili e i composti organici che si formano a causa della combustione del biogas.

Ad oggi non sono disponibili stime attendibili sulla produzione di biogas, sulla potenza dei generatori elettrici e sulle emissioni in atmosfera e  non è escluso che l’elettricità prodotta possa essere superiore a quella necessaria al funzionamento degli impianti ospitati a Cornigliano.

È un argomento degno di attenzione in quanto di fatto, in base a questo progetto,  Cornigliano ospiterà, in ogni caso,una centrale elettrica alimentata a biogas, di fatto una nuova fonte inquinante.

Tuttavia questa scelta non è obbligatoria. 

Come avviene in Svezia, e da alcuni anni anche in Italia, si può optare per la raffinazione del biogas a metano ( bio metano) da vendere, immettendolo nella rete di distribuzione del gas o da usare per alimentare una adeguata flotta di autobus a metano. 

Oggi Stoccolma, con il bio metano prodotto dai fanghi di tre impianti di depurazione, che trattano gli effluenti di 800.000 abitanti, alimenta 259 autobus usati per il trasporto urbano.

E la sostituzione del gasolio con biometano permette una netta riduzione delle emissioni di ossidi di azoto e polveri sottili.

E il passaggio dal gasolio al biometano dovrebbe essere una scelta anche per AMT, che prevede di utilizzare circa 300 autobus con motori termici, visti gli elevati livelli di ossidi di azoto che si registrano in città, sempre fuori legge.

Conti alla mano, i ricavi prodotti dalla vendita del biometano e i minori investimenti,  potrebbero addirittura giustificare  la cancellazione della centrale a biogas, sostituita con  l’acquisto di elettricità dalla rete, scelta fatta da alcuni gestori di impianti per la produzione di biometano da fanghi di depurazione. 

E’ una opzione che Cornigliano e i suoi abitanti meritano, per migliorare ancor di più la qualità dell’aria che respirano, una doverosa compensazione al pesante carico inquinante delle acciaierie, da loro subito per lunghi decenni. 


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