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lunedì 17 giugno 2019

La fine del viadotto Morandi


Tra qualche giorno, il 24 giugno, con Genova in festa per il suo santo patrono, San Giovanni Battista, quello che resta del viadotto Morandi sarà demolito con cariche esplosive.

Pertanto quest'anno  a Genova non ci saranno i tradizionali falò del solstizio d'estate, ma il grande "botto", che costringerà 3.500 abitanti della Val Polcevera con le abitazioni con vista ponte, ad evacuare

Per loro una lunga giornata di disagi, ma certamente a “godersi” lo spettacolo ci sarà molta gente.

Vogliamo solo sperare che il servizio d’ordine provveda affinché  stiano a debita distanza e sopravvento (con il vento alle spalle, mentre si guarda il ponte) al momento dell'esplosione.

Queste precauzioni sono obbligatorie, in quanto la demolizione di un grande manufatto di questo tipo, inevitabilmente produce una grande quantità di polveri che, per la loro tossicità,  è opportuno non respirare.

La demolizione di grandi edifici con esplosioni controllate è una pratica frequente e spesso inevitabile, ma la sua programmazione non può trascurare il pesante impatto provocato dalle esplosioni e dal collasso del manufatto.

Un recente studio, pubblicato nel 2017 su Journal  of Aerosol Science,  fornisce utili informazioni su quello che potrà succedere in val Polcevera, dal momento in cui le cariche esplosive saranno fatte esplodere.

Oggetto di questo studio la demolizione di un grattacielo di 116 metri a Francoforte, in Germania.
Prima dell’esplosione tutto l’amianto presente nell’edifico fu tolto e cisterne d’acqua furono posizionate all’interno dell’edificio per ridurre la quantità di polvere immessa in atmosfera a causa delle esplosioni e il crollo dell'edificio.
Implosione della Torre di Francoforte (2014) 


Una complessa rete di strumenti fu posta intorno alla torre: a 350 metri di distanza, sottovento ai venti dominanti al momento dell’esplosione,  una centralina in grado di misurare in tempo reale la concentrazione delle polveri e le loro dimensioni, attiva 12 ore prima dell’esplosione e nelle successive 24 ore.

Tutt’intorno alla torre, a circa 300 metri di distanza, furono posizionati 14 deposimetri per raccogliere le polveri depositate dopo l’esplosione, da sottoporre a successive analisi.

In sintesi, grazie a questi strumenti si e’ potuto constatare che l’esplosione produce polveri estremamente fini, con diametro di circa 0,1 micron.

Dopo l’esplosione la nube di polvere, dopo pochi istanti raggiunse la centralina sottovento, con un picco di PM10 a oltre 800 microgrammi per metro cubo e con valori di polveri superiori ai 27 microgrammi per metro cubo, registrati  prima dell’esplosione, per mezz’ora dopo l’esplosione.
Su base giornaliera, come previsto dalle norme europee, questo picco di durata breve posò relativamente poco,e la media giornaliera di PM10, calcolata il giorno dell’esplosione fu valutata pari a 32,6 microgrammi per metro cubo, quindi ampiamente inferiore al limite giornaliero di 50 microgrammi per metro cubo.

Tuttavia bisogna tener conto della maggiore pericolosità delle nanopolveri prodotte, non ancora normate, della loro lunga permanenza in atmosfera e della possibilità che le polvere depositate al suolo possano nuovamente essere sospese e quindi rese inalabili da fattori fisici quali vento e movimentazione automezzi.
Opportuni calcoli permisero di stimare la ricaduta delle polveri fini prodotte dalle esplosioni fino a sette chilometri di distanza.
Le analisi su queste polveri confermarono l’assenza di amianto, a conferma della perfetta bonifica effettuata prima della demolizione.

Gli autori concludono che, nonostante il formale rispetto dei limiti per le PM10, gli spettatori  e la popolazione vulnerabile che abitava nei pressi della torre, qualora posti sottovento avrebbero comunque potuto essere colpiti da effetti acuti, quali attacchi d’asma.
E infine gli autori ricordano che i problemi ambientali non sono finiti con la demolizione controllata, in quanto successivamente ci sono gli impatti provocati dalla demolizione meccanica dei manufatti e del loro trasporto.
Sono osservazioni che ci auguriamo il nostro Commissario alla demolizione del ponte Morandi tenga in debito conto.


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