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lunedì 14 giugno 2010

Audizione a Palazzo Marino

Oggi pomeriggio avrei dovuto partecipare ad una audizione al Comune di Milano dove si doveva discutere delle autorizzazioni per il secondo inceneritore a "servizio della città".
Pare che il Consiglio non avrà il numero legale e quindi è meglio se sto a casa.
Comunque ho inviato il testo del mio intervento che, per chi segue diligentemente il Blog, non sono novità che che forse può essere utili rileggere in diverso contesto.

 Audizione del dr Federico Valerio al Consiglio Comunale di Milano

 Nel prossimo numero di Waste Management (Gestione dei  Rifiuti), principale rivista internazione che pubblica studi e ricerche riguardanti la gestione degli scarti di attività umane, sarà pubblicato un articolo dal titolo:

“Impatti Ambientali dei Sistemi di gestione dei materiali post consumo: riciclo, trattamenti biologici, incenerimento”

Questo articolo è una rassegna bibliografica degli studi internazionali che hanno trattato questi argomenti a firma del dr Federico Valerio, responsabile del Servizio di Chimica Ambientale, dell’Istituto Nazionale Ricerca sul Cancro di Genova.

La prima parte dell’articolo passa in rassegna  i risultati degli gli studi condotti secondo i criteri dell’Analisi dei Cicli di Vita (Life Cycle Assessment –LCA).

Si tratta di diverse decine di studi effettuati da numerosi e qualificati centri di Ricerca internazionale;  in Italia  gli studi LCA sono stati effettuati dal Politecnico di Milano, l’ENEA, le Università di Bologna,  Modena, Salerno.  Un importante studio LCA di taglio europeo, inserito nella rassegna, ha valutato i risultati di 31 diverse Analisi del Ciclo di Vita di discarica, incenerimento e riciclo e la sua rilevanza è dovuta al fatto che è stato commissionato dalla Confederazione degli impianti europei per il recupero energetico dei rifiuti (CEWEP).

Comune conclusione di tutti questi studi è che il riciclo dei materiali post consumo, compresi il riciclo di carta e plastica, è nettamente migliore dell’incenerimento con recupero energetico; le migliori prestazioni del riciclo fanno riferimento al risparmio di energia, all’emissione di gas clima-alteranti, all’impatto ambientale con riferimento a diversi comparti quali aria, acqua, suolo.

In sintesi,  se una determinata quantità di scarti a base di carta, plastica, umido è riciclata, piuttosto che termovalorizzata,  si ha un risparmio energetico da tre a cinque volte maggiore e l’impatto ambientale evitato con il riciclo è da cique a dieci volte inferiore rispetto a quello prodotto con la termovalorizzazione.

Le LCA che hanno fatto riferimento alla realtà italiana concordano con il fatto che percentuali crescenti di raccolta differenziata migliorano, in proporzione, le prestazioni ambientali ed energetiche. In particolare, lo studio del Politecnico di Milano ritiene che raccolte differenziate al 60% siano auspicabili e raggiungibili in pochi anni nelle regioni del nord Italia.

Questo obiettivo (60-65% di raccolta differenziata) è stato confermato da un recente studio LCA condotto dal Politecnico di Torino sulla realtà piemontese.

Ricordiamo, a riguardo, che tutte le analisi merceologiche condotte sui Materiali Post Consumo prodotti in Italia confermano che oltre l’80% di questi scarti siano riciclabili e che in gran parte, in quanto imballaggi, sono rimborsabili dal CONAI con danaro che tutti gli Italiani, con i loro acquisti, hanno già versato a chi questi imballaggi utilizza e produce.

Tutto questo significa che su un territorio entro il quale si effettuano tutte le trasformazioni che comprendono l’intero ciclo di vita dei materiali, dalla estrazione delle materie prime, allo smaltimento dei residui, l’impatto di una gestione terminale dei prodotti, basata sul riciclo del 60%  della produzione di beni riciclati, è inferiore da cinque a dieci volte rispetto all’impatto di un ciclo di vita che termina con la termovalorizzazione.

Questo significa che l’esposizione a tutti gli inquinanti che si producono durante l’intero ciclo di vita dei prodotti consumati (ossidi di azoto, polveri ultrasottili, composti organici. Ozono, policiclici aromatici, diossine e furani…) sarà nettamente inferiore se si privilegia il riciclo, al massimo delle sue potenzialità (60-70%).

E ovviamente, alla luce di numerosi studi, un minore impatto sull’ambiente corrisponde ad un migliore stato di salute delle popolazioni esposte, misurabile, come è stato fatto,  in una maggiore aspettativa di vita e in un minor numero di ricoveri ospedalieri.

Nella pianura Padana, fatta salva l’estrazione delle principali materie prime (carbone, petrolio, ematite e bauxite…) avvengono gran parte dei processi di trasformazione, trasporto, uso e smaltimento dei beni di consumo che in questa valle sono utilizzati e la bassissima qualità ambientale e l’elevata incidenza di malattie riconducibili a questa bassa qualità,  che caratterizzano l’intera pianura Padana, richiedono scelte oculate che non possono vedere la termovalorizzazione quale scelta da privilegiare ed in particolare da sovvenzionare con danaro pubblico.

Per gli scarti organici (scarti di cucina, sfalci d’erba e potature) che rappresentano circa il 30%  dei rifiuti urbani lombardi, le analisi dei cicli di vita, concordano nell’affermare  che, se raccolti con criteri di qualità ad esempio con sistemi Porta a Porta, il loro compostaggio e il successivo uso agricolo del compost è vantaggioso dal punto di vista energetico ed ambientale, rispetto al loro incenerimento e recupero energetico,

Se questi stessi scarti  organici sono trattati con tecniche di fermentazione anaerobica con uso energetico del biogas prodotto, i vantaggi  energetici ed ambientali sono ancora maggiori, in quanto, a parità di energia prodotta, la combustione del biometano ha un impatto ambientale nettamente inferiore di quello prodotto con l’incenerimento degli stessi scarti organici, con particolare riferimento alle polveri ultrasottili e agli ossidi di azoto.

Ad esempio un trattamento meccanico biologico di una tonnellata di MPC indifferenziati con uso energetico del biogas prodotto con fermentazione anaerobica della frazione organica ( impianto MBT di Bassum, Germania) immette in atmosfera 72 grammi di ossidi di azoto contro i 303 grammi per tonnellata, prodotti in media dal parco inceneritori italiani.

Ovviamente è la riduzione alla fonte che produce i migliori risultati dal punto di vista energetico e ambientale ,con scelte che ogni comune può fare, ad esempio incentivando con politiche tariffarie il compostaggio domestico anche in arre urbane e  l’eliminazione del “ usa e getta” nella ristorazione.

Il nuovo piano di gestione dei materiali post consumo approvato dal Comune di Genova fa sue molte delle scelte illustrate:

- Piano Comunale e Provinciale di riduzione della produzione di MPC con incentivi al compostaggio domestico su  terrazzi e poggioli e a sagre e iniziative pubbliche a “rifiuti zero”, promozione del consumo dell’acqua da rubinetto.

 - Avvio della raccolta differenziata dell’organico umido  e suo compostaggio su 100.000 utenze

 - Iniziative pilota di raccolta “porta a porta” in contesti urbani complessi ( 20.000 abitanti coinvolti; RD al 50%)

 - Obbiettivi di raccolta differenziata, finalizzata al riciclo, al 65% su tutta la città, con incrementi annuali del 5%.

 - Digestione anaerobica della frazione umida e dei fanghi prodotti dagli impianti di depurazione cittadina e uso energetico del biogas prodotto.


Dr. Federico Valerio
SS Chimica Ambientale
Dipartimento Epidemiologia e Prevenzione
Istituto Nazionale Ricerca Cancro Genova

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