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martedì 24 gennaio 2012

Roma chiama Genova?

Quello che è successo a Roma, in tema di gestione dei materiali post consumo, come documentato dal bel servizio di Iacona su Rai 3,  temo possa essere lo specchio di quello che potrebbe succedere a Genova e nel resto del Paese.
A Roma, dieci anni or sono era reso pubblico un ottimo documento, a firma dei migliori esperti del Paese (cito per tutti il decano Giorgio Nebbia) che oggi avrebbe permesso di rispettare i limiti di legge della raccolta differenziata (60%). Le esperienze di Porta a Porta in alcuni quartieri romani, dimostravano che i romani potevano farlo, che rapidamente si superava il 70 % di RD, che la qualità era buona. Poi si inventa la scusa, mai provata, che il porta a porta costa troppo; ritornano alla chetichella i grandi bidoni per la differenziata, si introduce la fantomatica raccolta duale e Malagrotta continua a raccogliere il tal quale, fino a saturazione.
E il Comune di Roma non ha voluto accettare la proposta di Italia Nostra, di formare giovani  docenti e facilitatori di Compostaggio Domestico come si è fatto a Genova e ovviamente di impianti di compostaggio industriali neanche a parlarne.
Le alternative: nuove discariche, ma ancor più, tanti belli "termovalorizzatori". Era li che si voleva finire, con i Romani obbligati a produrre monnezza a vita per alimentare i forni e a pagare salato il loro trattamento e gli incentivi per la loro "termovalorizzazione"..
Fino a quando il premio di produzione delle dirigenze delle municipalizzate non sarà proporzionale alla percentuale di RD e alla diminuzione della produzione di rifiuti, non ne usciamo.

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