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sabato 18 maggio 2013

Pannolini riciclabili


In Italia  pannolini per bambini, prodotti per l'incontinenza, assorbenti e tamponi femminili ammontano a 900mila tonnellate l'anno e rappresentano circa il 3% di tutti i nostri rifiuti urbani.
E' una vera e propria montagna fatta di polimeri, fibre cellulosiche e ovviamente frazioni organiche, scarti della nostra attività metabolica.
Uno scarto complesso da gestire che, in gran parte, va a riempire le discariche con tutti i problemi che vi potete immaginare.
A dire il vero molti Comuni fanno anche la raccolta differenziata di pannolini e pannolini ( ad esempio il mio comune, Bogliasco) ma il loro destino, anche se differenziati e' sempre la discarica (74%) o la  termovalorizzazione (26%).
Come sanno i lettori di questo blog, la soluzione a maggior tutela delle risorse e dell'ambiente e' il pannolini lavabile, ma non tutti i genitori e non tutti i nonni sono disponibili a utilizzare parte del loro tempo per questa nuova incombenza.
Ma, anche per loro, la tecnologia avanza e in Italia tra qualche tempo, se ci diamo da fare,  sarà possibile riciclare tutti i pannolini e pannolini raccolti in modo differenziato.
Infatti un impianto pilota e' in funzione nel Veneto e un secondo, visto gli ottimi risultati, potrebbe sorgere in Toscana dalle parti di Pontedera.

La parte piu "hard" del riciclo e' svolto da una autoclave, una pentola a pressione che sterilizza i pannolini, elimina i cattivi odori e permette la successiva separazione, in sicurezza,  dell'involucro esterno in plastica, dalle fibre di cellulosa.
Le fibre cellulosiche saranno riutilizzate per produrre imballaggi in cartone, e la plastica, trasformata in granuli potrà essere utilizzata per realizzare nuovi prodotti.
Vista l'alta qualità di questi due materiali, anche il loro valore sul mercato del riciclo e' alto e assolutamente remunerativi.
I test effettuati mostrano un tasso di riciclo effettivo pari all'84% del materiale immesso, che, nell'impianto pilota veneto dovrebbe attestarsi  su una capacità di trattamento di 5-8mila tonnellate anno, mentre per quello toscano la capacita di trattamento potrebbe essere doppia, 10-15.000 tonnellate/anno.
Una goccia nel grande mare di pannolini, ma questo potrebbe essere solo l'inizio. 
Importante e' dimostrare che il,sistema funziona ed è' conveniente.
Insomma, tutto fa sembrare che gli amici dei termovalorizzatori hanno sempre meno scuse per imporre i loro impianti.
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giovedì 9 maggio 2013

FAQ sulla LIP Rifiuti Zero

Domanda n 1
Per quale motivo LIP Rifiuti Zero, propone impianti anaerobici per la gestione della frazione organica dei rifiuti, quando in Italia ci sono numerosi comitati che si oppongono con forza alla realizzazione di impianti di questo tipo e più in generale alla produzione di elettricità con la combustione del biogas prodotto dal trattamento anaerobico di biomasse?

La LIP Rifiuti Zero si pone l'obiettivo di dare risposte innovative alla attuale gestione dei rifiuti urbani, in grado di risolvere il problema "rifiuti" con il minimo impatto ambientale e sanitario.

Ogni anno, un italiano direttamente o indirettamente (mercati, mense, ristorazione) produce, in media, 180 chili di scarti organici più o meno putrescibili, formati in prevalenza da scarti di cibo, da potature e sfalci, da pannolini e pannoloni. 

La LIP Rifiuti Zero prevede che una parte di questa produzione di rifiuti si possa ridurre, riducendo gli sprechi di cibo, a livello famigliare, nella grande distribuzione, nella ristorazione. Si possono produrre meno rifiuti organici con il compostaggio domestico, con l'uso di pannolini riutilizzabili, con il recupero di cibo per persone in difficoltà. Con queste ed altre pratiche, l'attuale produzione di scarti organici si potrà ridurre del 10-20% e per il restante 90-80% bisogna trovare un'alternativa alla discarica e agli inceneritori.

In base alla LIP Rifiuti zero, l' alternativa è offerta dai trattamenti biologici denominati compostaggio e digestione anaerobica.

Questi due processi,sono in grado di risolvere il problema con un basso impatto ambientale e sanitario, molto inferiore a quello attualmente prodotto dalle discariche e dagli inceneritori.

Compostaggio e digestione anerobica, gestiti con tecniche moderne, sono entrambi finalizzati alla produzione di compost per uso agricolo, floro-vivaistico e giardinaggio e, nel caso della digestione anaerobica, anche alla produzione di metano da immettere nella rete di distribuzione del gas naturale.

Gli impianti di compostaggio sono da preferire nelle situazioni in cui il bacino d'utenza ha una bassa produzione di organico, indicativamente fino a 15.000- 20.000 tonnellate/anno, corrispondente alla produzione di 100.000 abitanti equivalenti. 

Per realizzare il compostaggio occorrono ampie aree pianeggianti  (0,8-1,5 metri quadrati  per ogni tonnellata di frazione organica prodotta annualmente), con abitazioni ad almeno un centinaio di metri di distanza dall'impianto, per evitare disagi ai residenti; inoltre sarebbe meglio se in loco fossero disponibili le quantità di cippato di legno vergine che bisogna aggiungere alla frazione organica per facilitarne il compostaggio (da 150 a 450 chili di cippato per ogni tonnellata di frazione organica). Queste condizioni, nel nostro paese, si trovano con una certa facilità nelle aree rurali, in quelle collinari e montane con bassa densità abitativa. 

Per gestire la frazione umida prodotta da città con diverse centinaia di migliaia di abitanti, necessariamente la capacità degli impianti per il trattamento dell'umido deve essere maggiore e i limiti di spazio disponibile e il rispetto delle distanze di sicurezza dalle abitazioni suggeriscono il ricorso agli impianti di digestione anaeorobica che richiedono solo 0,3-1 metro quadrato di superficie per tonnellata/anno trattata e hanno intrinsecamente meno problemi di emissioni odorigene, in quanto obbligatoriamente il processo anaerobico deve avvenire in ambienti chiusi, in assenza di ossigeno.

In questo caso, l'economia di scala ottenibile con impianti grandi,  compensa i maggiori costi di investimento della digestione anaerobica. 

Inoltre, grazie alla autoproduzione di metano, un digestore anaeobico può autoprodurre anche tutto il calore e l'energia elettrica necessaria al suo funzionamento, compreso il trasporto delle frazioni organiche che può essere effettuato con automezzi alimentati con bio-metano. 

Un digestore anaerobico produce metano in quantità nettamente maggiore (indicativamente  60-70%) di quello necessario ai propri consumi energetici e la LIP Rifiuti Zero prevede che questo metano, opportunamente depurato a partire dal biogas grezzo, debba essere immesso nella rete di distribuzione del gas, in sostituzione di un pari volume di gas metano di origine fossile. 

Inoltre, a maggiore garanzia degli interessi collettivi, la LIP Rifiuti Zero, obbliga il compostaggio del digestato, sottoprodotto della digestione anaerobica e il successivo uso agronomico del compost così prodotto.

Pertanto, la digestione anaerobica permette di trasformare gli scarti organici in un gas combustibile (il bio-metano) e in un ammendante agricolo (il compost).

Entrambi questi prodotti hanno un alto valore commerciale, garantito dalla loro qualità, la quale a sua volta è garantita dalla alta purezza delle frazioni organiche separate alla fonte  con sistemi di  raccolta Porta a Porta che, ancora una volta, grazie alla LIP Rifiuti Zero, saranno obbligatori su tutto il territorio nazionale.

I ricavi ottenuti dalla vendita di compost e metano, i costi di gestione ridotti grazie alla autoproduzione di energia, permetteranno la realizzazione e la gestione degli impianti di digestione anaerobica, con bilanci in pareggio, anche senza gli attuali incentivi (Certificati Verdi) che la LIP Rifiuti Zero annullerà. 

Questi ricavi permetteranno anche di tenere basse le tariffe per il trattamento delle frazioni organiche inviate alla digestione anaerobica.

Proprio grazie a tutte queste caratteristiche gli impianti di digestione anaerobica, anche dal punto di vista normativo, sono considerati impianti produttivi, finalizzati al riciclo di materiali e non impianti per lo smaltimento dei rifiuti.

L'abolizione del Certificati Verdi prevista dalla LIP, è motivata dal fatto che sono proprio I facili guadagni da parte di  chi produce sul posto energia elettrica bruciando biogas prodotto  con il mais, la spiegazione del proliferare di questi impianti che, in assenza di programmazione, diventano nuove fonti di inquinamento che si aggiungono a quelle delle nuove centrali a carbone  e tutto questo, giustamente, trova contrarie le popolazioni coinvolte.

Per quanto riguarda gli impatti ambientali degli impianti di digestione anaerobica, il biometano ha gli stessi fattori di emissione del gas naturale, i più bassi in assoluto tra i tutti i combustibili che usiamo e l'uso del biometano al posto del metano non modificherà la quantità di inquinanti attualmente prodotti con l'uso del metano.

La maggiore quantità di impurezze presenti nel biogas è dovuta all' anidride carbonica ( 30-40 per cento in volume), all'azoto (meno dell'1 per centoin volume) e all'acqua, composti senza rilevanza tossicologica che però è opportuno rimuovere per aumentare il potere calorifico del biogas e trasformarlo in biometano, in cui il metano rappresenta oltre il 95% della composizione del gas.

Altri composti, come i mercaptani e l'ammoniaca  sono presenti nel biogas in quantità nettamente inferiore (alcune decine di parti per milione) e diversi metodi, applicati anche per purificare il gas naturale grezzo, permettono di ridurre drasticamente la loro concentrazione nel biometano.

Non sono segnalati particolare problemi per la quantità e la tossicità dei rifiuti che queste tecniche di depurazione producono. 

L'immissione di biometano in rete e il suo uso per autotrazione è già una realtà in Francia, Germania, Svezia, Svizzera, Austria, Olanda e l'Unione Europea sta studiando una norma che individui le caratteristiche che deve avere il biometano da immettere in rete, uguale in tutti i paesi  della Comunità.

Insomma, il biometano, anche se poco conosciuto in Italia, è già tra di noi e, è da auguraci che ci resti a lungo e in quantità crescente, in particolare se prodotto con i nostri attuali scarti in sostituzione del metano libico e russo.

giovedì 2 maggio 2013

Differenziare bene, pulito e senza sprechi

Se vi siete convinti che lavare i contenitori, prima della loro differenziazione, sia un gesto di cortesia e civiltà, ecco ora qualche trucco per farlo, minimizzando sprechi e rifiuti.

Avete vuotato i barattoli del miele, della marmellata, dello yogurt, del gelato?
Per pulirli a fondo, con il recupero del 100% del loro contenuto, versate all'interno una piccola quantità di latte, preferibilmente caldo, mescolate bene con un cucchiaio e...bevetevi il latte.
Se necessario, ripetete l'operazione. E' la soluzione ideale per residui grassi come lo yogurt.

Avete finito il flacone di sciampo e del detersivi liquido?
Aggiungete acqua per un quarto del volume del flacone, agitate ed utilizzate la soluzione diluita per ulteriori lavaggi. Ripetete l'aggiunta d'acqua fino a quando si sviluppa schiuma. Alla fine i vostri flaconi di detersivi saranno perfettamente puliti e non avrete sprecato nulla.

Il tubetto del dentifricio e' arrivato alla fine? Non buttatelo! Tagliate il fondo con una forbice e con lo spazzolino recuperate il dentifricio rimasto all'interno del tubo. Vedrete che potrete lavarsi i denti per ancora due-tre volte. Lo stesso trucco, per tutti i tubi flessibili che contengono creme di bellezza. In questo caso la crema si può recuperare con un dito o con un cottonfioc.

Avete aperto scatolette del tonno? Usate l'olio per condire l'insalata e pulite la scatoletta con un pezzetto di pane da mangiare subito dopo, insieme al vostro partner e ai figli.
La "scarpetta" va bene anche per la maionese, le salse, la scatoletta di carne...

E come comportarsi con bottiglie di latte, vino, birra, superalcolici, aranciata?
Dopo averle scolate bene, per recuperare fino all'ultima goccia del loro prezioso contenuto sciacquate le bottiglie con poca acqua, agitando bene il contenitore. Versate l'acqua di lavaggio nell'innaffiatoio e ripetete l'operazione di risciacquo altre due volte, continuando a raccogliere le acque di lavaggio.
Dopo questi tre lavaggio i vostri contenitori potranno essere stoccati in casa anche per più giorni senza alcun problema di odore e saranno a prova di formiche.
Alla fine, riempite l'annaffiatoio con acqua pulita e annaffiate le vostre piante. Ci penserà l'attività microbica del terreno a trasformare latte, alcool, zuccheri in acqua e anidride carbonica assolutamente inodori e in alimento per le piante.

E infine la prova più difficile: imballaggi per carne e pesce.
Se il vostro fornitore e' attento all'ambiente e alle esigenze dei propri clienti, per confezionare carne e pesce avrà usato una carta plastificata in cui la pellicola di plastica sia facilmente separabile dalla carta. Arrivati a casa con la vostra spesa proteica, togliete dall'imballaggio carne e pesce e sciacquate subito, sotto un getto d'acqua, il foglio dalla parte della plastica. Staccate la pellicola di plastica dalla carte e lasciate scolare sul lavello i due fogli separati. Dopo qualche ora i due fogli saranno entrambi asciutti e potrete metterli, rispettivamente, in un sacchetto di carte e di plastica puliti.
Se questi alimenti vi sono stati consegnati in una vaschetta di plastica, lavatela subito dopo aver trasferito nella padella la carne e il pesce e lasciate la asciugare. Ricordatevi che senza acqua i microorganismi che fanno puzzle, non si possono sviluppare.
In questo modo potrete stoccare il tutto in casa per qualche giorno, in attesa della sera in cui potete conferire al servizio "porta a porta" i vostri scarti di carta e di plastica, perfettamente inodori.


Sciacquare la differenziata

L'altro giorno, al banchetto per la raccolta delle firme per la Legge d'Iniziativa Popolare Rifiuti Zero, una signora mi ha fatto una singolare domanda " Perché devo lavare tutti i contenitori che differenzio? Per favorire chi ci guadagnerà vendendo i miei imballaggi ?"
Vi riporto la mia risposta:
"Cara signora, lavare i contenitori di cibi e bevande prima della loro differenziazione e' una cortesia che, in primo luogo fa alla sua famiglia: eviterà che per fermentazione di residui di latte, vino, birra, si formino odori sgradevoli durante lo stoccaggio in casa sua.
Questa stessa cortesia vale anche per la sua comunità, in quanto anche i cassonetti in strada non emaneranno odori sgradevoli.
E infine con il lavaggio renderà più accettabile anche il lavoro di chi provvederà al ritiro delle frazioni differenziate ma, ancor di più a chi, nei centri per la valorizzazione delle frazioni differenziate, provvede, a mano, a togliere gli scarti non riciclabili.
Ovviamente sono assolutamente d'accordo che il tempo che lei dedica alla separazione e al lavaggio debba avere anche un riconoscimento con un congruo sconto sulla Tariffa Rifiuti.
E questo e' uno dei tanti punti qualificanti della proposta di legge "Rifiuti Zero": obbligo, su tutto il territorio nazionale della raccolta differenziata Porta a Porta e obbligo della Tariffazione Puntuale che permetta ad ogni famiglia che differenzia e sciacqua i suoi scarti, di pagare molto di meno di chi queste cose non le fa'"
Dopo questo mio "pistolotto" la signora ha firmato!

Al prossimo post consigli su come sciacquare barattoli, bottiglie, vasetti dello yogurt facilmente e senza sprechi.