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martedì 30 settembre 2014

Tassiamo la termovalorizzazione

Il primo luglio 2006 il governo svedese ha introdotto nuove tasse alla termovalorizzazione dei rifiuti.

Una tassa riguarda l'energia prodotta  da questi impianti ed ammonta a 16,5 € per tonnellata di carbonio fossile presente nei rifiuti. La seconda tassa riguarda la riduzione della produzione di anidride carbonica ed ammonta a 371 € per tonnellata di carbonio fossile termovalorizzato.

In sintesi,  queste tasse vogliono scoraggiare la termovalorizzazione delle plastiche (che contengono solo carbonio fossile) e favorire il riciclo dei materiali post consumo e le tecniche di trattamento biologico.

Il sistema svedese per la gestione dei materiali post consumo sta subendo profonde modifiche.

In questo paese esistono 30 inceneritori con recupero energetico dai rifiuti, ma i nuovi obiettivi  del governo svedese sono "più materiali per il riciclo e di migliore qualità " :  riciclo ( vero) del 55% degli imballaggi entro il 2008 e riciclo del 50%  entro il 2010 dei rifiuti domestici, anche grazie a trattamenti biologici (compostaggio e fermentazione anaerobica).

Questa scelta è una vera rivoluzione per la Svezia. Nonostante il fatto che nei rifiuti svedesi la plastica rappresenta il 14%  in peso, fino al 2006 i rifiuti urbani erano considerati una fonte di energia rinnovabile e quindi esentati dalle tasse applicate ai combustibili fossili. Questa scelta favoriva indebitamente i rifiuti rispetto ad altri  combustibili  usati per  il teleriscaldamento.

Oggi, grazie a queste tasse la concorrenza sleale in Svezia è azzerata.

In Italia, invece si continua a foraggiare l'incenerimento dei rifiuti con soldi tolti dalle tasche degli Italiani sotto forma di tasse pagate sulla bolletta dei rifiuti.  E' la voce A3 della bolletta della luce, tasse che dovrebbero andare ad incentivare le fonti di energia rinnovabile.
E lobby ben agguerrite e ben rappresentate nel Parlamento, sono riuscite a trasformare per legge i rifiuti organici in fonte di energia rinnovabile.
Peccato che, dal punto di vista energetico, sia molto meglio trasformare gli scarti organici in compost piuttosto che trasformarli in cenere tossica.
Ma questo, a Renzi, nessuno lo ha raccontato.

Sullo stesso argomento:


Postato da: federico46 a 18:16 | link | commenti (5)
riciclo, materiali post consumo


Commenti:

#1  30 Aprile 2008 - 08:21
notizia da divulgare ovunque credo.
fonte?
utente anonimo

#2  30 Aprile 2008 - 09:52
In italia finchè chi sta al potere sosterrà i propri interessi e quelli dei suoi amichetti non avremo mai una proposta di legge mirata a migliorare i processi di produzione dell'energia e non si spingerà mai veramente verso una forte riduzione dei rifiuti all'origine ed una conseguente raccolta differenziata spinta.
Finchè in Italia il potere sarà gestito dai grandi interessi economici e non politici (peggio ancora in questo momento i due poteri coicidono) le direzioni intraprese saranno rivolte solo agli interessi dei soliti noti e non del popolo che muore di rifiuti e cancrovalorizzazione.

Che fine faremo?
Utente: GhiaccioRosso Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. GhiaccioRosso

#3  30 Aprile 2008 - 14:04
La fonte è l'articolo di J.Sahil e altri dal titolo
"introduction of a waste incineration tax: effects on the swedish waste flow"
pubblicato su Resources, Conservation and recycling, n 51(2007) pag 827-846
Utente: federico46 Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. federico46

#4  30 Aprile 2008 - 14:42
Buon primo maggio.
Utente: sacchett Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. sacchett

#5  30 Aprile 2008 - 14:55
grazie mille per la referenza, prof. Valerio.

Nel mio piccolo cercherò di divulgare la notizia.

Antonino

lunedì 29 settembre 2014

Hotel campani a basso impatto ambientale: "Tiro al Volo"

Nella mia esperienza napoletana ( 13-16 aprile 2012) per formare nuovi Maestri Compostatori, sono stato ospite di due interessanti alberghi, che potremo definire a "Rifiuti Zero": alberghi che hanno volutamente scelto di ridurre la loro impronta "ecologica" sul territorio che li ospita, come personale contributo alla soluzione dell' "Emergenza Rifiuti" della Campania.
Il primo albergo è  il "Tiro a volo", nei pressi di Pozzuoli.
Accogliente e con un giardino ben curato, potrebbe meritare una medaglia all'onore civile, in quanto, nel pieno dell'emergenza rifiuti, le porte del suo giardino si sono aperte a tutti i Puteolani che non sapevano dove mettere la loro frazione organica.

 In una delle aree di servizio dell'albergo, il proprietario ha realizzato una grande compostiera con materiale di recupero dove, in periodi normali, come l'attuale, si compostano gli scarti organici del giardino e dell'albergo ma, come abbiamo già detto, durante l'emergenza rifiuti di qualche anno fa. questa compostiera fai-da-te ha dato un pò di respiro al vicinato che ha avuto libero accesso all'impianto.





Il compost prodotto è utilizzato per le aiuole del giardino e anche per un piccolo orto, ben curato, gestito dal giardiniere.
In tutto l'albergo si fa raccolta differenziata, che è stimata superiore al 70%.
Acqua in bottiglie di vetro riutilizzabile e erogatori di sapone alla spina in tutte le camere, riducono la produzione di scarti e i bicchieri per gli ospiti, tutti biodegradabili, sono regolarmente compostati.
Un impianto fotoivoltaico sul tetto completa l'equipaggiamento "verde" di questo albergo a tre stelle, che, per i suo basso impatto ambientale ne merita qualcuna in più.
Tutto questo e le meraviglie dei Campi Flegrei che ci sono intorno, meritano un viaggio e un lungo soggiorno.

domenica 28 settembre 2014

Biometano tedesco



Lo zoo di Monaco riscaldato con il biogas ottenuto con le cacche di elefante

Nel maggio del 2007 a Pliening , nei pressi di Monaco di Baviera si è inaugurato il primo impianto operativo di bio-metano: quattro milioni di metri cubi di metano prodotto ogni anno per fermentazione anaerobica di 36.000 tonnellate di scarti agricoli.

La novità di quest'impianto è che il biogas originario, che contiene circa il 40% di metano, è purificato ad oltre l'80% e reso compatibile con la normale rete di distribuzione del gas.

I vantaggi sono evidenti, il gas prodotto è utilizzato come e dove serve e non più nei pressi dell'impianto, con difficoltà di utilizzare il calore residuo, specialmente d'estate, e senza le perdite di rete lungo le linee di distribuzione dell'acqua calda e della corrente elettrica.

Con l'immissione nella rete di distribuzione  del bio metano, il teleriscaldamento delle case si realizza da subito usando il bio-metano al posto del metano siberiano o libico e senza la messa in opera delle costose tubazioni coibentate tipo quelle dell'inceneritore di Brescia.

Inoltre sono sempre possibili tutti gli altri usi energetici del metano, quali l'autotrazione e la produzione di elettricità, con i vantaggi ambientali del metano rispetto ai combustibili liquidi e solidi, compresi biomasse e rifiuti urbani.

L'idea è così buona e vincente che un simile impianto di biometano,  poco tempo dopo è entrato in funzione a Straelen nel basso Reno.

E la fantasia " verde" dei Tedeschi si è ormai scatenata: gli animali ospitati nello zoo di Monaco provvedono ai loro fabbisogni energetici con fonti di energia rinnovabile autoprodotta!

Questa singolare autosufficenza energetica è ottenuta con il solito impianto a biogas, realizzato direttamente nel Munchner Tierpark Hellabrunn, lo zoo di Monaco, impianto che questa volta è alimentato direttamente dalle abbondanti cacche e dalle altrettanto abbondanti pipì  di elefanti, ippopotami, rinoceronti , bufali... e dagli avanzi dei loro pasti, circa 2.000 tonnellate l'anno!

E prima di realizzare questa bella idea, quelle 2000 tonnellate erano rifiuti da smaltire.

Come vedete i Tedeschi qualche pensierino se è il caso di andare avanti con i cosidetti Termovalorizzatori, pare lo stiano facendo.

Tanto per darvi un'idea delle potenzialità di questo tipo di impianti, gli scarti umidi prodotti dai soli genovesi (siamo in 600.000) e i fanghi derivante dalla depurazione delle nostre fogne ( la nostra cacca..) potrebbero produrre ogni anno circa 8 milioni di metri cubi di metano, senza contare il metano recuperabile e immettibile in rete dalla nostra megadiscarica di Scarpino.

Estendete questa stima a tutte le grandi e piccole città italiane e divertitevi a calcolare di quanti gasificatori potremmo fare a meno, specialmente se nel frattempo partisse  una seria politica di efficenza energetica del sistema abitativo e produttivo italiano.

Indispensabile anche una diversa politica di incentivi che oggi incentiva la combustione del biogas solo per  produrre elettricità.

Per incentivare in modo non speculativo la raffinazione del biogas a biometano, potrebbe essere sufficiente l'esenzione per alcuni anni delle accise che oggi gravano sul gas naturale.

Questa a me pare sia l'ecologia del fare bene!

Dai diamanti non nasce niente...

sabato 20 settembre 2014

Ritorno al Futuro: come trasformare una banana in energia.

 Vi ricordate "Ritorno al futuro", il divertente film a tre episodi, in circolazione nelle sale alla fine degli anni ottanta, dove sono narrate le incredibili avventure indotte dall'incauto uso di  una macchina del tempo?

Nell'episodio ambientato nel 2015, Emmett Brown, lo scienziato che ha ideato la macchina, a corto di carburante, rovista nel cestino dei rifiuti, trova una buccia di banana, la mette ne serbatoio della sua auto e questa riparte come una scheggia grazie alla materia (la buccia di banana) trasformata in energia.

Ebbene, senza aspettare il 2015,  già oggi c'è chi  usa proprio una buccia di banana  per produrre energia.

A dir la verità, oltre alla buccia di banana, usa anche qualche buccia di papaya, un pò di tortillas secca e qualche altro scarto di cucina e con questo "combustibile" ogni giorno, senza effetti speciali, accende il fuoco e fa da mangiare per tutta la famiglia (tre persone).

Dal nome esotico dei "combustibili" avete certamente capito che non siamo in Italia; in effetti questa singolare conversione energetica avviene nel Guatemale, nella piccola città  di San Juan Alotenango- Sacatepequez . Questo nome può sembrare inventato ma,  credetemi, la storia che vi sto raccontando non è un nuovo romanzo di Marcquez, ma è proprio vera.

Dietro a questo racconto c'è l'Università del Guatemala che ha deciso di dare una risposta operativa  ai fabbisogni energetici dei villaggi  guatemaltechi  e in questo paesino ha realizzato le prime quattro cucine a biogas, alimentate dagli scarti di cucina di altrettante  famiglie che per prime hanno aderito al progetto.

Il digestore è fatto  da una tanca di polietilene da 750 litri con all'interno (capovolta) una tanca di diametro più piccolo, da 450 litri, che funge da  gasometro in quanto si alza e si abbassa, in base al biogas prodotto.

La tanca principale contiene 300 litri di letame di mucca sciolti in circa 600 litri di acqua in cui sono stati aggiunti  i microorganismi che fanno il piccolo miracolo energetico di trasformare la banana in metano.

Ogni  giorno, si raccolgono tutti gli scarti di cucina, circa mezzo litro, si aggiunge 250 centimetri cubi di acqua e con un frullatore si fa una bella pappetta, si aggiungono altri 750 cc di acqua e il tutto si versa nel digestore.  Un pari volume di fango digerito (1500 cc, un litro e mezzo) esce dal digestore ed è raccolto con cura perchè è un ottimo fertilizzante da usare nell'attiguo orto.

Quando si deve far da mangiare, si apre la valvola del gas, si accende il fuoco e la famigliola ha disposizione i cento litri di metano che gli servono ogni giorno per cuocere la pasta, prodotto dai 200 grammi di scarti giornalieri che erano stati messi nel digestore qualche decina di giorni prima.

Un primo bilancio di questa esperienza: gli impianti funzionano senza inconvenienti, sulla bolletta del gas le famiglie risparmiano circa 100 dollari all'anno, quindi anche senza gli attuali incentivi, l'impianto si paga dopo due anni e mezzo di attività, visti gli ottimi risultati altre famiglie vogliono passare al biogas autoprodotto.

Ci sono poi i vantaggi ambientali: tutto quello che prima era un rifiuto da smaltire ( l'umido putrescibile) è diventata una risorsa a rifiuti zero; per gli orti non sono più necessari concimi chimici e anche la foresta ringrazia, sia per la minore richiesta di legna da ardere, sia per il minor rischio di incendi; la separazione dell'umido si porta dietro anche la separazione e la raccolta differenziata degli altri scarti, che anche in questi remoti villaggi si comincia a fare.

Unico problema, gli odori per niente gradevoli al momento della prima carica di letame e al momento della produzione del primo biogas. Comunque, passato questa prima fase,  neanche questo è più un problema in quanto, a regime, la combustione del biogas è inodore.

Un modello di sviluppo da paesi sotto sviluppati?  Vedremo! Quello che vi posso dire è che in India, nei nuovi condomini,  nei  giardini sotto casa ci sono già biodigestori condominiali che funzionano nello stesso modo. Non è uno sfizio ecologista dei condomini ma le scelte obligatorie del piano regolatore.


 Nel 2002 in Cina, India, Egitto si contavano 22 milioni di impianti domestici per la produzione e l'uso di biogas.

A quando nei nostri paesi avanzati e spreconi?

Se qualcuno di voi vuole approfondire l'argomento e magari autocostruirsi o comprare il biodigestore da giardino il sito è www.arti-india.org



Luce, calore e fertilizzanti  per due famiglie da un impianto di biogas domestico realizzato in Cina




























Postato da: federico46 a 12:45 | link | commenti (3)
ambiente, energia, biomasse, rifiuti zero


Commenti:

#1  11 Aprile 2008 - 09:49
Grazie Professore di questo post.

posso dire: straordinario?
come tutte le cose normali e utili alla collettività.

segnalo che la buona politica esiste e funziona già nel nostro Paese:
www.marcoboschini.it
www.comunivirtuosi.org

nel mio piccolo cerco di divulgare le buone pratiche, come il Prof. Valerio nelle sue attività.

Cambiare questo Paese e questo Mondo dipende da tutti: la responsabilità personale viene prima di quella condivisa. E non si esaurisce al momento del voto, bensì agendo concretamente ogni giorno.
Poi anche io sostengo PBC
e spero che abbia un buon risultato; mi sono lasciato coinvolgere per istinto due mesi fa, prima ancora di sapere che Montanari aveva accettato di candidarsi a Premier.
Poi negli ultimi giorni ho capito le ragioni che mi avevano spinto ad accettare: perchè non ne posso più. Indipendentemente dal risultato elettorale, so che sto facendo la cosa giusta per un Paese più democratico e slegato da interessi speculativi.

Un caro saluto a tutti i lettori di questo blog
e in particolare al Professore:
(ieri mi ha telefonato Michele dei Grilli Perugia: sono stati convocati dall'ASM di Terni per un confronto sul Porta a porta! Piano piano lo stiamo già cambiando questo Paese, ed è una soddisafazione impagabile...)

Roberto Pirani
www.buonsenso.info
utente anonimo

#2  17 Aprile 2008 - 13:54
Mitico!
Utente: sacchett Contattami Guarda il mediablog (foto, audio e video) di questo utente. sacchett

#3  14 Settembre 2008 - 16:02
Vedi anche www.biorealis.com, anche in Alaska sino dati da fare.

Saluti
Massimo Bottega

Decalogo del buon compostatore condominiale



DECALOGO DEL BUON COMPOSTATORE CONDOMINIALE

A Genova, da qualche mese, promosso dalla locale Azienda Per la Gestione dei Materiali post Consumo (AMIU), è partito un progetto pilota di Compostaggio Condominiale.

Un condominio  sulle alture di Sampierdarena, con 40 famiglie (120 componenti) e un ampio giardino condominiale, si sta organizzando per conferire, progressivamente, a 5-6 compostiere i propri scarti di cucina, insieme agli scarti derivanti dalla pulizia del giardino.

Le famiglie che parteciperanno al progetto godranno di uno sconto dulla loro Tassa Rifiuti, in quanto sottrarranno alla raccolta, trasporto e smaltimento circa 90 chili all'anno pro capite di rifiuti organici, quelli più problematici per la raccolta e lo smaltimento.

Il sottoscritto ha avuto l'incarico di offrire corsi e consulenza alle famiglie e ai responsabili della gestione delle compostiere.

Quello che segue è il Decalogo per il buon funzionamento di questa esperienza, esportabile in gran parte d'Italia:

1.     Il compostaggio collettivo parte solo quando è tutto pronto e, nella fase iniziale, si coinvolgono solo 10-15 famiglie, in particolare:
a.     Tutti i partecipanti devono essere adeguatamente informati
b.     Si è stabilito un calendario con i nomi dei responsabili della gestione delle compostiere e dei loro sostituti. Questo calendario è portato alla conoscenza di tutti i condomini.
c.     Presso le compostiere si sono predisposti due contenitori di adeguato volume per
                                               i.     Strutturante (cippato, trucioli, pellet)
                                             ii.     Terriccio, compost, sovvallo compost
d.     Presso le compostiere è disponibile acqua, un annaffiatoio, una paletta per travasare strutturante, un bastone (fiocina) per rimescolare, una forbice robusta per tagliare in piccoli pezzi piante rampicanti e potature..
e.     I responsabili hanno a disposizione un’adeguata quantità di enzimi o attivatori del compostaggio

2.     Le principali regole per le famiglie
a.     Per i primi 3-4 mesi, scarti di pesce e di carne, lettiere per animali domestici, sono conferiti solo nel contenitore per la raccolta differenziata dell’organico
                                               i.     Questa regola si segue fino a che il sistema non si sia stabilizzato senza problemi. Successivamente si possono dare i consigli per il compostaggio di queste frazioni, più critiche.
b.     A casa, se possibile, i partecipanti provvedono a ridurre in piccoli pezzi i loro scarti di cucina, prima di metterli nei sacchetti per la raccolta dell’organico.
c.     Se possibile, si consiglia di aggiungere una certa quantità di strutturante (metà volume) già durante lo stoccaggio domestico
d.     Scarti particolarmente ricchi di acqua (anguria, meloni..) si sgocciolano prima di inserirli nel sacchetto. In alternativa, tagliati a piccoli pezzi si possono avvolgere in carta da giornale o da cucina per ridurre il percolamento d’acqua che, all’interno dei sacchetti, tende ad imputridire
e.     Oltre agli scarti vegetali, nel sacchetto per il compostaggio si mettono gusci d’uovo (meglio frammentati), bustine del te, pose di caffe, fazzoletti e tovaglioli di carta, buste di carta per alimenti (meglio a pezzi)
f.      Il sacchetto dell’organico si riempie per tre-quarti, prima di essere conferito alla compostiera. Si consiglia di vuotare il sacchetto nella compostiera, al momento del conferimento e, successivamente, di rompere a pezzi il sacchetto compostabile che andrà anch’esso nella compostiera (il sacchetto fatto con biopolimeri si composta più lentamente)
g.     Dopo aver versato il contenuto del sacchetto nella compostiera, cercando di spanderlo il più possibile, ricoprire con metà volume di strutturante e con una “spolverata” di terriccio o compost.



3.     Le principali regole per i responsabili della gestione delle compostiere

a.     Si usa una compostiera per volta. Si avvia il compostaggio in una seconda compostiera, solo quando la prima è riempita. Questa regola serve a garantire che il compostaggio avvenga ad alta temperatura grazie alla maggiore massa di organico in fase di compostaggio. In questo modo si può anche valutare quale sia il numero di compostiere necessarie per gestire in continuo l’intera produzione condominiale di frazione organica.

b.     Dopo, 3-4 mesi dall’ultimo carico, si provvedere ad estrarre dal fondo della compostiera il compost prodotto e si provvede a setacciarlo. Se necessario si aggiunge un contenitore per il compost autoprodotto che si mette a disposizione del giardino o dei vasi da fiore dei condomini. Il sovvallo della setacciatura ( la frazione più grossolana) si mette nel contenitore degli strutturanti ed è usato come tale.

c.     La compostiera deve essere controllata ogni tre-quattro giorni. In caso d’indisponibilità, avvisare il sostituto.

d.     Controllare la disponibilità di strutturante e terriccio-compost e provvedere a riempire con regolarità i rispettivi contenitori

e.     Al primo carico di organico e, successivamente, una volta al mese, aggiungere enzimi, seguendo le istruzioni

f.      Durante i controlli:

                                               i.     Verificare se tutti i conferimenti sono regolari
1.     In caso di irregolarità ( es. sacchetto di plastica ) togliere il materiale non compostabile e avvisare il condominio per evitare il ripetersi dell’inconveniente.
                                             ii.     Verificare e regolare l’umidità
                                            iii.     Tagliare, se necessario, eventuali ramaglie
                                            iv.     Rimescolare il contenuto con bastone, o fiocina
                                             v.     Controllare la temperatura del compost in formazione

g.     Qualora siano state inserite quantità importanti di scarti di frutta, per ridurre la presenza di moscerini, ricoprire bene la frutta con compost fresco preso dalle parti più interne della compostiera.

h.     In caso di anomalie o di dubbi, contattare subito il responsabile tecnico del progetto dr. Federico Valerio cell......

Progetto Pilota Compostaggio sul Balcone

Allego la relazione del Comune di Genova, Assessorato Ambiente, sul Progetto Pilota realizzato per verificare la possibilità che gli sconti TIA che il Comune riconosce alle famiglie che compostano, possano essere estesi anche a chi ha spazi "fioriti" inferiori a 15 metri quadrati.

 
Relazione sperimentazione compost in piccoli spazi


0.Avvio della sperimentazione (Ottobre 2012)

Il Comune ha promosso la sperimentazione dell’attività di compostaggio domestico in piccoli spazi (si intende con ciò il balcone di casa di metratura inferiore ai 15 mq. e quindi non rientrante nella casistica prevista dalle delibere comunali con le quali si è formalizzato il compostaggio domestico ai fini della riduzione TIA) in collaborazione con la Sezione genovese di Italia Nostra (in particolare con il dott. Federico Valerio che ha curato gli aspetti scientifici contenuti nel manuale di compostaggio pubblicato a cura dello stesso) e la formazione degli sperimentatori.

Gli sperimentatori sono stati individuati tra le persone che hanno aderito ai 2 corsi di formazione  organizzati dal Comune (segreteria dell’Assessorato all’Ambiente) in collaborazione con Italia Nostra tra fine Settembre ed  Ottobre alla Biblioteca Berio. I canali di reclutamento per la partecipazione alla formazione sono stati : newsletter compostatori (sito urban center), informativa ai municipi (inclusi sportelli del cittadino, rete biblioteche ecc.), newsletter AMIU, comunicazioni ai media cittadini.

Le persone che hanno partecipato ai 2 corsi (tenuti dal dott. Valerio) sono state complessivamente 36. Ogni corso è stato organizzato in due sessioni e modulato in una parte teorica ed una pratica.  Al termine del percorso formativo a tutti i partecipabnti è stato consegnato un kit composto da un cestino sottolavello ed una dotazione di sacchetti di carta per la raccolta dell’umido, il manuale di compostaggio, un piccolo quantitativo di compost, una agenda. Ai partecipanti è stato richiesto di annotare e comunicare i dati riguardanti la conduzione della sperimentazione 


1.Comunicazioni agli/dagli sperimentatori

La sperimentazione  è stata monitorata in quattro diverse occasioni: la prima con email inviata in fase di avvio (13/10/2011), la seconda con email inviata nel mese di Dicembre (14/12/2011), la terza con interviste telefoniche effettuate nel mese di Febbraio e la quarta con una email inviata alla fine del mese di Marzo.

Alle prime due email hanno risposto complessivamente circa un terzo degli sperimentatori  (11 compostatori : 5 nel mese di ottobre e 6 nel mese di dicembre).  Una parte di loro ha fatto pervenire anche immagini fotografiche (dei sistemi di trattamento adottati, del compost fresco già ottenuto, delle compostiere autoprodotte). Il responsabile scientifico della sperimentazione ha puntualmente fornito risposte alle richieste di informazioni circa l’applicazione delle tecniche di compostaggio: le domande più frequenti hanno riguardato la miscelazione dei materiali da compostare, la scelta degli integratori strutturanti, l’areazione nei vasi di compostaggio, i tempi di maturazione del compost, la presenza indesiderata di moscerini.   Nel mese di Febbraio sono stati contattati   telefonicamente a cura della segreteria dell’Assessorato buona parte degli sperimentatori che non avevano ancora dato notizie ed a fine mese, a conclusione del progetto, è stato fatto un recall finale a tutti i partecipanti richiedendo in particolare a chi non la avesse ancora fatto, di fornire indicazioni circa l’esperienza ed i risultati raggiunti.


2.Analisi della sperimentazione attraverso i contenuti delle email inviate dai compostatori

2.1.Contenitori usati per compostare

Seguendo le indicazioni fornite nel corso della formazione, i contenitori prevalentemente usati per il processo di compostaggio sono costituiti da vasi di coccio di dimensioni correlate alla produzione familiare di rifiuti organici . Tuttavia emerge abbastanza diffusamente l’idea di “personalizzare” i contenitori in funzione  della effettiva conformazione degli spazi esterni a disposizione, per motivi  estetici o per un migliore adattamento alle proprie abitudini. Si rileva quindi la creazione di compostiere “fai da te” prodotte  utilizzando semplicemente oggetti di recupero (ad es.cassette della frutta in plastica) oppure realizzate con utilizzo di materiali diversi (ad es. reti plastificate). In altri casi i classici vasi di coccio tondi sono stati sostituiti con vasi a forma rettangolare: gli sperimentatori hanno comunque sempre  tenuto conto della necessità di avere contenitori funzionali allo scopo e quindi forniti delle caratteristiche “base” di una compostiera  (buona possibilità di areazione, dimensionamento adeguato alla produzione domestica di rifiuto umido, maneggevolezza ecc.). Il reperimento di materiali per la costruzione delle compostiere diventa anche occasione per trasferire ad altre persone conoscenza ed interesse per il processo di compostaggio (un compostatore descrive un dialogo con il negoziante di ferramenta che a sua volta gli riferisce come in molti si rivolgano a lui per costruire compostiere da mettere in terrazzo)      

2.2 La gestione degli scarti umidi

 Gli sperimentatori si sono attenuti in genere alle raccomandazioni fornite in sede di formazione, di procedere ad una frammentazione degli scarti umidi finalizzata all’aumento della superficie esposta all’ossidazione ed all’azione dei batteri. Una compostatrice osserva di avere acquisito la capacità, controllando meglio la gestione della compostiera, di “rallentare” l’operazione di taglio degli scarti vegetali senza incorrere in inconvenienti, riuscendo a dosare di volta in volta la quantità di materiale strutturante necessario a fare progredire correttamente il processo di compostaggio. L’abilità acquisita nel tempo si manifesta anche nella capacità di “correggere” lo stato della compostiera quando qualcosa  va storto: si cita ad esempio l’episodio di materiale “abbandonato” nel corso delle vacanze natalizie e recuperato quando già era iniziato un processo di putrefazione grazie all’aggiunta di strutturanti e al rimescolamento dell’insieme del materiale compostabile.
In altri casi il taglio degli scarti diventa un momento per socializzare all’interno del nucleo familiare l’attività di compostaggio e rendere contemporaneamente l’operazione più veloce.        

2.3 Materiale strutturante  e integratori

Il reperimento di materiale strutturante, indispensabile per una corretta gestione del processo di compostaggio non sempre avviene con facilità (ad es. non risulta semplice reperire legno vergine non trattato). Spesso prevale la scelta di utilizzare materiali disponibili gratuitamente, approfittando, ad esempio, di una passeggiata in campagna per raccogliere rami e foglie secche. Tra gli integratori usati prevale l’uso del compost (quello fornito con lo starter kit). In alcuni casi si segnala una certa difficoltà a reperire in vendita altri tipi di integratori (pollina e cornunghia).     

2.4 Il compost

La tecnica messa a punto per il compostaggio in balcone, accelerando il processo di decomposizione del materiale organico consente di ottenere il primo compost entro poche settimane dall’avvio della sperimentazione. Le prime notizie relative al composto prodotto sono state trasmesse dai compostatori alla fine di Dicembre. Dalle notizie fornite si ricava come il compost, ancorchè  fresco (si segnala qualche difficoltà nella operazione di setacciatura dovuta ad un eccesso di umidità) appaia già sufficientemente stabilizzato e privo di cattivi odori. Emerge inoltre la drastica differenza  di peso e volume tra il materiale introdotto nella compostiera ed il compost prodotto in esito al processo[1]: ciò conferma la possibilità di gestire il processo di compostaggio trattando la maggior parte dei rifiuti umidi prodotti a livello domestico anche in spazi di ridotte dimensioni .

2.5 Effetti indesiderati: moscerini, formiche, marciumi e muffe

Le criticità evidenziate dagli sperimentatori si concentrano essenzialmente nel sopraggiungere di moscerini attirati dal processo di decomposizione dei rifiuti vegetali e molto marginalmente dalla produzione di marciumi e muffe. Mentre nel secondo caso i problemi sembrano collegati direttamente ad imperizia nella gestione del processo, nel primo caso il fenomeno si presenta diffusamente anche in presenza di una gestione attenta della compostiera ed è obiettivamente causa di qualche disagio. Per ovviare al problema sono state proposte  strategie di allontanamento collegate alla installazione di piante aromatiche nei pressi della compostiera o di collocazione di reti a maglia fitta presso le prese d’aria dei vasi di compostaggio. Altra pratica consigliata è quella di sottoporre il compost prodotto a congelamento allo scopo di distruggere le uova degli insetti senza pregiudicare la sopravvivenza della componente microbiologica.

3. Conclusioni

Delle 36 persone registrate in  fase di avvio, 15 hanno condotto l’esperienza fino alla sua conclusione, 14 si sono ritirate e 7 non hanno mai fornito informazioni circa le azioni condotte.  Le motivazioni delle persone che hanno abbandonato la sperimentazione sono riconducibili nella grande maggioranza dei casi  a sopravvenuta disaffezione imputabile a  mancanza di tempo; in alcuni casi hanno influito sulla decisione le condizioni meteo avverse (il gelo), marginalmente sono stati determinanti la presenza di moscerini o difficoltà incontrate nella gestione della compostiera.

Il compostaggio domestico in balcone di ridotte dimensioni, come  dimostrano le varie testimonianze allegate alla presente relazione, è una tecnica di riduzione a monte dei rifiuti umidi attuabile con relativa facilità da parte delle famiglie genovesi: se applicata seguendo le indicazioni contenute nel Manuale di compostaggio realizzato dalla sezione genovese di Italia Nostra essa non comporta particolari difficoltà di gestione.

 Il bacino potenziale di applicazione del compostaggio domestico si estende a tutti i fruitori di una abitazione con balcone. Si tratta quindi di una parte significativa della popolazione cittadina il cui coinvolgimento in questa pratica virtuosa potrebbe dare risultati consistenti in termini di riduzione dei rifiuti umidi in città.

Occorre altresì considerare che il compostaggio domestico è un strumento potentissimo per veicolare ai cittadini la nuova percezione del rifiuto, in particolare del rifiuto organico, visto come materiale utile per nutrire la terra e non come elemento nocivo alla salute di cui disfarsi al più presto. Nell’ambito dell’educazione alla sostenibilità ambientale il compostaggio domestico in balcone ha il vantaggio di consentire l’avvicinamento di persone che pur senza possedere giardini o ampi spazi esterni, vengono messi in grado di gestire la componente più problematica dei propri rifiuti domestici.

Il problema degli abbandoni registrati nel corso della sperimentazione potrebbe essere indice di una certa criticità legata in particolare alla quantità di tempo necessaria per mettere in atto correttamente e con continuità il compostaggio: nel caso della sperimentazione in oggetto è fisiologico considerare una quota di abbandoni da parte di volontari per i quali non era previsto alcun beneficio economico. Nel caso in cui si decida di formalizzare la pratica del compostaggio in balcone prevedendo forme di incentivazione per gli aderenti, sarà necessario, come già avviene per il compostaggio tradizionale, prevedere una attività di monitoraggio e controllo e di eventuale sanzione per inadempienti. 

In conclusione appare nell’interesse della Amministrazione Comunale perseguire l’espansione del compostaggio in balcone come attività di gestione virtuosa del ciclo dei rifiuti oltre che come strumento di diffusione dell’educazione alla sostenibilità ambientale. Considerata la natura ancora in parte sperimentale di questa forma di compostaggio rispetto a quella tradizionale in compostiera di grandi dimensioni o in cumulo ed in ragione di una probabile maggiore difficoltà a gestire la componente proteica del rifiuto umido domestico, si potrebbe in una prima fase iniziale condizionare l’accesso agli incentivi economici previsti per il compostaggio tradizionale alla frequentazione obbligatoria di un corso di formazione specifico per compostaggio in balcone o, in alternativa, per chi non intenda gestire in toto i propri rifiuti umidi domestici escludendo scarti di origine animale proporre un incentivo analogo a quello attualmente previsto per il conferimento di ingombranti alle isole ecologiche (accredito punti su TIAcard).   



                                                                                                                      


[1] una famiglia composta di quattro persone (due adulti e due bambini)  producendo una quantità di rifiuto umido pari a circa un sacchetto da 8 litri ogni due settimane al termine del periodo dichiara di avere prodotto circa ½ kg. di compost.

lunedì 8 settembre 2014

Valutazione del Ciclo di Vita, applicata a Compostaggio, Digestione Anaerobica, Incenerimento. 2^ parte.




Lo studio intitolato " Confronto ecologico, energetico ed economico della digestione anaerobica con diverse tecniche concorrenti per il trattamento degli scarti biologici" che abbiamo introdotto nella prima parte di questo post  mette a confronto,  con un approccio LCA, sei diversi impianti utilizzati in Svizzera per il trattamento delle frazioni organiche, compreso l'incenerimento con recupero energetico:
- due tipi di impianti di compostaggio, siglati EC e OC.
EC: prevede il compostaggio in ambiente chiuso (biocella), con controllo automatico e la biofiltrazione dell’aria in uscita dalle biocelle.
OC: compostaggio all’aperto con cumuli posti sotto tettoia; i cumuli ricoperti con teli permeabili all’aria, sono rivoltati frequentemente.
-  tre tipi di digestori anaerobici siglati DP, DE e DO
DP: digestione secca termofila (con riscaldamento della biomassa) in impianto completamente chiuso (digestore orizzontale Kompogas) con post trattamento aerobico (compostaggio) in biocella dotata di biofiltro.
DE: combinazione della Digestione  termofila secca in combinazione con compostaggio automatico in biocelle chiuse (tecnologia BRV) , digestione del 40% del materiale grezzo prima del suo inserimento nella linea di compostaggio. L’aria in uscita è depurata con bio-lavaggi.
DO: digestione termofila (tecnologia romOpur) seguito da compostaggio in cumuli all’aperto.
-       -  IS: incenerimento in un moderno impianto di incenerimento con sistema avanzato  per il  
                  trattamento dei fumi, denominato IS.

Tutti gli impianti prevedono il trattamento annuo di 10.000 tonnellate di frazione organica, proveniente da raccolta differenziata, composta per il 60% da scarti di cucina e il 40% da potature.

La composizione chimica di questi scarti organici è stata stimata pari al valore mediano di un ampio archivio dati ottenuto con misure sperimentali, effettuate su frazioni organiche da raccolta differenziata.

Il modello adottato per la LCA prevede che gli scarti organici in arrivo agli impianti abbiano una quantità di scarti indesiderati (vetro, metalli, plastiche…) pari all’1%, scarti che sono separati prima del trattamento biologico. Questi scarti, dopo separazione, sono inviati all’incenerimento e le emissioni di questo specifico trattamento sono state inserite nel bilancio ambientale della LCA.

Nel caso dell’inceneritore, la potenzialità dell’impianto è di 100.000 tonnellate all’anno e lo studio prevede che le 10.000 tonnellate di frazione organica siano mescolate con 90.000 tonnellate di rifiuti urbani indifferenziati.

La stima LCA parte dal momento in cui i rifiuti organici, differenziati dai residenti, lasciano le abitazioni e include tutte le operazioni finali che riguardano l’uso agricolo del compost e lo stoccaggio, in una adeguata discarica, delle ceneri prodotte dall’inceneritore.

Poiché l’energia ha un ruolo importante nel trattamento delle frazioni organiche, sia per quanto riguarda l’energia utilizzata che quella prodotta, si è stimato che l’energia elettrica utilizzata derivi, in proporzione, dalla combinazione di tutte le principali fonti energetiche usate per produrre energia elettrica in Europa nel 1999, compresa l’energia nucleare.

La stima LCA include tutte le emissioni dei trattamenti, comprese quelle prodotte dalla combustione del biogas, dell’inceneritore, dall’uso agricolo del compost prodotto e dallo stoccaggio delle ceneri. Sono stati anche stimati i contributi materiali ed energetici per la costruzione degli impianti e delle necessarie infrastrutture e per la loro demolizione a fine vita.

Nelle emissioni è stata inserita anche quella del metano liberato in atmosfera nel corso del compostaggio, per l’inevitabile presenza, nei cumuli di frazione organica in fase di compostaggio, di zone prive di ossigeno.

Questi valori sono stati misurati sperimentalmente, con intercettazione delle emissioni gassose diffuse che avvengono negli impianti di compostaggio.

In base a questi risultati, si è stimato che nelle emissioni gassose (CO2 + CH4) dell’impianto di compostaggio EC, il 10,3%  in volume sia formato da metano (CH4), una percentuale simile alle perdite complessive di metano, da parte dell’ impianto di digestione anerobica DP.

Per la stima degli impatti degli impianti esaminati sono stati usati due programmi dedicati: EcoIndicator 95 e il metodo UBP del BUWAL (Bundesamt fur Wald, Abfall und Lanschaft ) di Berna.

Fig. 1 Impatti, effetti e danni presi in considerazione nella LCA

Il programma EcoIndicator 95 stima gli impatti dei seguenti effetti (in parentesi i composti presi in considerazione):
-       Diminuzione ozono stratosferico (cloro-fluoro carburi)
-       Tossicita da metalli pesanti (Pb, Hg, Cd)
-       Cancerogenicità (Idrocarburi Policiclici Aromatici, polvere)
-       Smog estivo (IPA, composti organici volatili)
-       Smog invernale (polvere, anidride solforosa)
-       Pesticidi (DDT)
-       Effetto serra (CO2, CH4)
-    Acidificazione piogge (SO2, NOx)
-       Eutrofizzazione (NOx, fosforo)

Insieme all’emissioni di radioattività ( in prevalenza emessa dalle centrali nucleari europee che, in parte, coprono i consumi di elettricità degli impianti esaminati), altri composti chimici presi in considerazione dal programma sono stati: ammoniaca (NH3), protossido di azoto ( N2O), idrogeno solforato (H2S), gas emessi durante i trattamenti biologici.

Per ognuno degli impatti presi in considerazione, Ecoindicator 95+ stima un punteggio, la cui somma permette di valutare l’impatto complessivo dell’impianto in esame.

Entrambi gli impianti di digestione anaerobica (DO e DP) si distinguono per avere importanti impatti negativi, ovvero impatti evitati, in particolare quelli dovuti alla emissione di radioattività, allo smog invernale, all’acidificazione e alle risorse energetiche e alla emissione di cancerogeni.

Questo è dovuto al fatto che questi impianti sono produttori netti di energia rinnovabile, ossia producono più energia rinnovabile, sotto forma di elettricità e calore, di quanto ne serva per costruire, smantellare e far funzionare i rispettivi impianti.

Pertanto la digestione anerobica evita la produzione di energia da fonte fossile e nucleare e di qui il minore impatto, su scala globale, quando questi impianti entrano in funzione, rispetto alla situazione preesistente.

Al contrario, gli impianti di compostaggio sono consumatori netti di energia, pari a 100 kWh di elettricità per tonnellata di frazione organica trattata.

Per produrre questa elettricità, il ricorso a fonte fossili e nucleari provoca l’emissioni di inquinanti che il metodo di calcolo ha stimato, come già segnalato, in proporzione alla composizioni di fonti energetiche (carbone, gas naturale, nucleare, idroelettrico, altre fonti rinnovabili) utilizzate in Europa, nel 1999, per produrre elettricità.

Infine, il metodo LCA adottato permette di calcolare la somma di tutti gli indicatori, opportunamente normalizzati e in questo modo sono possibili diretti confronti tra le diverse tecnologie prese in esame.

La figura che segue sintetizza i risultati finali.

Fig 2. Totale del punteggio calcolato dal programma Ecoindicator 95 per i sei impianti studiati

A titolo di esempio, se si considera anche l’impatto delle emissioni di NH3, N2O e H2S (figura 2 prima colonna - + gas- , per ogni impianto esaminato) e si ipotizza che non ci sia trasferimento di metalli pesanti (figura 2  prima colonna, 0% heavy metals) dal compost usato in agricoltura, alla falda idrica, il punteggio dell' impatto ambientale delle sei tecnologie prese in considerazione è:
Compostaggio in biocella (EC):                                                         0,00085
Compostaggio in cumulo aperto (OC):                                              0,0007
Combinazione Digestione/Compostaggio in biocella (DE):              0,0004
Combinazione Digestione/ Compostaggio in cumulo aperto( DO):  0,0005
Digestione con post-trattamento (DP):                                               0,00015
Incenerimento con trattamento fumi (IS):                                          0,0007

In questo esempio, l'impatto complessivo, nettamente piu basso, è quello della Digestione con post-trattamento (DP), il più alto è quello del compostaggio in biocella (EC), seguito dal compostaggio in cumulo aperto (OC) e dall'incenerimento (IS).

Conclusione
E' corretto premettere che l'Analisi del Ciclo di Vita che abbiamo sintetizzato, in base ai criteri descritti, è valido per lo specifico dominio e per l'anno preso in cosiderazione.

Questi risultati pertanto fanno specifico riferimento alla realtà Svizzera e non possono essere semplicemente trasferiti alla realtà Italiana.

Inoltre, le stime pubblicate sono state valutate in base alla composizione di fonti energetiche operanti in Europa nel 1999.

Nel 2014, in Europa  sono certamente diventate più importanti le fonti energetiche rinnovabili a basso impatto ambientale (solare e eolico) e pertanto gli aspetti energetici della LCA dovrebbero essere aggiornati. Ad esempio, ai fini della stima degli impatti ambientale, l'autonomia energetica della digestione anaerobica,  oggi dovrebbe avere un peso minore.

Tuttavia, alcune delle considerazioni che emergono da questo studio hanno una validità generale.

Il minor impatto ambientale della Digestione Anaerobica deriva, in parte, dal basso livello di contaminanti ( metalli pesanti) presenti nella frazione organica trattata, grazie alla raccolta differenziata di questa frazione. Questa caratteristica è comune anche al compostaggio a cui si sottopongono le frazioni organiche da raccolta differenziata.

Questo aspetto sottolinea, in generale, l'importanza della Raccolta Differenziata ed, in particolare, l'importanza della qualità delle singole frazioni differenziate.

Un vantaggio specifico della digestione anaerobica, rispetto al compostaggio, probabilmente la voce più importante,  è l'autonomia energetica degli impianti di digestione anerobica e la possibilità che questi impianti producano più energia di quanto ne consumino, grazie al biogas autoprodotto.

In questo bilancio è anche importante l'impatto relativamente basso di questo combustibie se confrontato, ad esempio, all'impatto del carbone e dell'olio combustibile.

In questa LCA si è valutato l'uso diretto del biogas con la sua combustione e produzione di calore e elettricità. L'analisi non ha preso in considerazione la possibilità del biogas di essere raffinato per diventare biometano da usare per l'autotrazione e per essere immesso nella rete di distribuzione del gas al posto di un analogo volume di gas naturale.
E' probabile che questa scelta, tecnicamente possibile e attualmente in pratica anche in Svizzera, riduca  ulteriormente l'impatto  ambientale della digestione anaerobica, a causa della migliore qualità del biometano, rispetto al biogas e ad una maggiore sostituzione di un combustibile rinnovabile (biometano) rispetto ad un combustibile fossile ( gas naturale) e all'impatto derivante dalla sua estrazione ( fraking...).

Sia la digestione anaerobica che il compostaggio si avvantaggiano dal fatto che gli ammendanti agricoli che entrambe queste tecniche producono, hanno un contenuto di azoto, fosforo, potassio che evita la produzione di fertilizzanti chimici e il corrispondente impatto ambientale.

Questo aspetto avvantaggia il compostaggio, che ha una produzione specifica di compost, maggiore della digestione anaerobica,  ma non tale da superare i vantaggi della digestione.

Al contrario l'incenerimento della frazione organica, anche se produce energia, distrugge integralmente questo potenziale e costringe a produrre fertilizzanti di sintesi (ad esempio urea) con elevati consumi energetici.

Un ulteriore aspetto a sfavore del compostaggio, di solito trascurato, è l'emissione di metano di questi impianti, dovuto alla inevitabile formazione di sacche anaerobiche nei cumuli di frazioni organiche in fase di compostaggio. In queste condizioni i batteri anerobi fanno il loro mestiere producendo metano che, se si cerca, si trova anche nelle emissioni di un impianto di compostaggio. Misure sperimentali, effettuate nell'ambito di questa LCA, hanno quantificato questo fenomeno, evidenziando come l'immissione di metano in atmosfera da impianti di compostaggio sia confrontabile con le perdite di metano di un impianto di digestione anaerobica.

E per finire, anche se la Svizzera è uno di quei paesi citati per aver dato la preferenza all'incenerimento dei materiali post consumo, questo studio evidenzia, con chiarezza, che l'incenerimento, dal punto di vista energetico ed ambientale non è il migliore sistema di trattamento.

Per coloro che fossero interessati ai costi di questi trattamenti, accenniamo che in assoluto i più alti (285 franchi svizzeri/ton) sono quelli dell'incenerimento, il piu basso (126 fs/ton) il compostaggio con cumuli all'aperto (OC), di poco superiore (137 fs/ton) la digestione termofila con compostaggio (DO). Ovviamente questi sono i costi al 1999, ma è ragionevole ritenere che le differenze tra i costi di queste tecnologie, siano rimaste simili.

Per chi volesse  approfondire gli argomenti trattati  si rinvia all'articolo originario (in inglese) da cui è stata tratta la documentazione di questo post, scaricabile da mio Drow Box