Senza inganni ed imbrogli, rimangiandosi quanto già deciso prima di Fukuscima, la Germania uscirà dal nucleare.
Su questa scelta ha certamente pesato l'incidente ancora in atto, ma ancor più una chiara volontà popolare.
Come sapete, il governo italiano, su questo stesso argomento, l'ha fatta da furbetto e della volontà popolare, sempre invocata per giustificare qualunque cosa faccia il presidente del Consiglio, in questo caso se ne è fatta e se ne vorrà fare, un baffo.
Domani, a riguardo, sentiremo il parere della Consulta.
Ho la sensazione che la Consulta confermerà che il quesito referendario sul nucleare resta valido, nonostante il maldestro tentativo di un annullamento protempore del decreto che in pompa magna voleva farci rientrare nel nucleare.
Il ragionamento che, sono certo, farà la Consulta sarà il seguente:
il referendum abrogativo è lo strumento dato ai cittadini per dire la sua, a conferma o a smentita di una scelta parlamentare.
In questo caso la maggioranza prima ha deciso di rientrare nel nucleare, poi ha deciso di abrogare queste stesse leggi; il referendum del 12-13 giugno, che resta valido nella sua formulazione, darà la possibilità agli Italiani di confermare quale di queste due decisioni ritiene valida.
Comunque, una cosa è certa, la chiamata Referendaria ci sarà.
E mi raccomando, il 12 Giugno, prima votate, come meglio credete, e poi andate al mare :-)!
Translate
martedì 31 maggio 2011
venerdì 27 maggio 2011
Impatto Zero
Con l'invito a Cesena. gli amici del Movimento Impatto Zero mi hanno fatto due bei regali.
Il primo regalo è stato quello di presentare per la prima volta in pubblico il mio volumetto " Compostaggio in campagna e in città", accolto con grande interesse.
Il secondo regalo è stato quello di visitare un impianto per il trattamento della frazione organica, innovativo e molto interessante.
L'impianto, gestito da Romagna Compost, in collaborazione con Hera, prevede un primo trattamento anaerobico che ha la particolarità di essere a secco e con impianti molto semplici, con costi di gestione e impegno di superfici estremamente contenuti.
Il brevetto di origine tedesca è stato ulteriormente implementati e oggi si presenta in questo modo: gli scarti umidi da mercatali e raccolta differenziata sono sminuzzati, mescolati a cippato di legno, inoculati con batteri anaerobi e con pale meccaniche trasferiti in silos a forma di parallelepipedo. Chiuso il portellone nel silos sono immessi i gas di scarico dei motori alimentati a biogas e in carenza di ossigeno, può partire la fermentazione anerobica con produzione di biogas che prosegue per circa 40 giorni. Il biogas depurato alimenta due motori endotertermici che producono elettricità e calore, in parte utilizzati per usi interni. Dopo 40 giorni la biomassa residuale è trasferita in un altro reparto coperto, dove la biomassa viene insufflata con aria per attivare la fase aerobia di compostaggio che dura circa 20 giorni. Alla fine di questo procedimento si setaccia il comèpost prodotto, si separarano plastiche e altri inerti e il sottovaglio è ottimo compost biologico pronto per l'uso. Un biofiltro tratta tutta l'aria aspirata dai capannoni e vi posso garantire che all'esterno non si avverte nessun particolare odore che possa segnalarela presenza di rifiuti.
L'impianto avviato da circa un anno, può trattare 55.000 tonnellate di frazione organica e il suo successo è tanto evidende che sembra che la dirigenza HERA, molto amante dell'incenerimento si stia ricredendo.
Per concludere una notizia: i sacchetti di mater-bi, non sono biodegradati nella fase anaerobica, quelli di carta si.
Il primo regalo è stato quello di presentare per la prima volta in pubblico il mio volumetto " Compostaggio in campagna e in città", accolto con grande interesse.
Il secondo regalo è stato quello di visitare un impianto per il trattamento della frazione organica, innovativo e molto interessante.
L'impianto, gestito da Romagna Compost, in collaborazione con Hera, prevede un primo trattamento anaerobico che ha la particolarità di essere a secco e con impianti molto semplici, con costi di gestione e impegno di superfici estremamente contenuti.
Il brevetto di origine tedesca è stato ulteriormente implementati e oggi si presenta in questo modo: gli scarti umidi da mercatali e raccolta differenziata sono sminuzzati, mescolati a cippato di legno, inoculati con batteri anaerobi e con pale meccaniche trasferiti in silos a forma di parallelepipedo. Chiuso il portellone nel silos sono immessi i gas di scarico dei motori alimentati a biogas e in carenza di ossigeno, può partire la fermentazione anerobica con produzione di biogas che prosegue per circa 40 giorni. Il biogas depurato alimenta due motori endotertermici che producono elettricità e calore, in parte utilizzati per usi interni. Dopo 40 giorni la biomassa residuale è trasferita in un altro reparto coperto, dove la biomassa viene insufflata con aria per attivare la fase aerobia di compostaggio che dura circa 20 giorni. Alla fine di questo procedimento si setaccia il comèpost prodotto, si separarano plastiche e altri inerti e il sottovaglio è ottimo compost biologico pronto per l'uso. Un biofiltro tratta tutta l'aria aspirata dai capannoni e vi posso garantire che all'esterno non si avverte nessun particolare odore che possa segnalarela presenza di rifiuti.
L'impianto avviato da circa un anno, può trattare 55.000 tonnellate di frazione organica e il suo successo è tanto evidende che sembra che la dirigenza HERA, molto amante dell'incenerimento si stia ricredendo.
Per concludere una notizia: i sacchetti di mater-bi, non sono biodegradati nella fase anaerobica, quelli di carta si.
martedì 24 maggio 2011
Il Valor della Rumenta
Da tempo, nella veste di "Grillo Parlante", vado raccontando che la rumenta vale, ha un valore, proprio nel senso che vale denaro: tot carta, alluminio, plastica, tot euri.
Da qualche tempo queste mie prediche hanno trovato l'ascolto della mia Sindaco che ha espresso la volontà che questo concetto ( il valore della rumenta) sia il tema della prossima campagna promozionale dell'AMIU, l'Azienda genovese che si occupa della gestione della nostra rumenta.
Vedremo.
Nel frattempo, dalla lontana Sicilia, giungono notizie di una bella iniziativa che ha dato una palpabile concretezza a questo slogan: 7 chili di carta valgono mezzo chilo di pasta e 11 chili di tappi di plastica valgono tre chili di pelati.
I luoghi dove avvengono questi scambi sono particolari negozi, chiamati "ECOPUNTO".
All'ingresso, un ECOPUNTO sembra un normale negozio, sobrio nell'aspetto e che espone merci sfuse negli appositi dispenser: pasta, riso, frutta secca, ceci e fagioli, zucchero..
La cosa che colpisce di più è che non c'è cassa. Il motivo è banale: per l'acquisto non occorre danaro, si fanno baratti.
Chi entra porta pacchi di carta e cartone, sacchi di lattine e bottiglie di plastica lavate e schiacciate, tutti materiali raccolti in modo differenziato tra gli scarti di casa.
Sulla bilancia all'ingresso, come nei reparti orto-frutta dei supermercati, si schiaccia il tasto corrispondente al materiale conferito, si fa la pesata e sul display compare il valore di quanto consegnato, tradotti in punti e l'ammontare dei punti è proporzionale al valore commerciale dei materiali differenziati: un chilo di lattine vale 42 centesimi, un chilo di tappi di plastica 26 centesimi. Si inserisce la propria scheda magnetica e il totale di punti-acquisto raggiunto è trasferito alla tessera e, a questo punto, se la cifra raggiunta lo permette, ogni buon differenziatore può procedere a barattare la sua "rumenta" con la merce che gli serve: pasta, zucchero, caramelle,...
Sul retro del negozio ci sono i compattatori e i contenitori in cui vengono stoccati i diversi materiali consegnati. Quando questi sono pieni, si chiama il Consorzio Nazionale Imballaggi che ritira il materiale, che provvederà a riciclare e paga, questa volta con euri veri, il gestore del negozio, in base alla quantità e alla qualità del materiale raccolto.
In sintesi, ogni ECOPUNTO è un'isola ecologica, pulita, in ordine, inserita nel tessuto urbano del paese; un'isola ecologica che crea lavoro, offre opportunità di risparmio alle famiglie e risolve un grave problema, quello che si continua a chiamare "smaltimento dei rifiuti".
Ma non è questo l'unico vantaggio: ogni ECOPUNTO, erogando tutti i suoi prodotti "alla spina", contribuisce alla riiduzione degli imballaggi e può diventare un punto di vendita di prodotti locali, a chilometro zero.
Non sorprende quindi sapere che gli ECOPUNTO si aprono uno dopo l'altro. Dalla Sicilia, sono già sbarcati in Calabria e in un solo mese, un solo ECOPUNTO; quello di Barcellona, ha ridato nuova vita a 50 tonnellate di ex rifiuti e fatto risparmiare un bel pò di soldini alle famiglie che hanno scoperto i vantaggi della raccolta differenziata.
Una bella idea che mi piacerebbe fosse copiata nella mia Genova, magari aggiungendo un altro vantaggio a chi la realizza (gestori dell'ECOPUNTO e frequentatori): uno sconto sulla propria tassa rifiuti.
Già vedo i tanti negozi chiusi del centro antico trasformati in altrettanti, animati, ECOPUNTO.
Da qualche tempo queste mie prediche hanno trovato l'ascolto della mia Sindaco che ha espresso la volontà che questo concetto ( il valore della rumenta) sia il tema della prossima campagna promozionale dell'AMIU, l'Azienda genovese che si occupa della gestione della nostra rumenta.
Vedremo.
Nel frattempo, dalla lontana Sicilia, giungono notizie di una bella iniziativa che ha dato una palpabile concretezza a questo slogan: 7 chili di carta valgono mezzo chilo di pasta e 11 chili di tappi di plastica valgono tre chili di pelati.
I luoghi dove avvengono questi scambi sono particolari negozi, chiamati "ECOPUNTO".
All'ingresso, un ECOPUNTO sembra un normale negozio, sobrio nell'aspetto e che espone merci sfuse negli appositi dispenser: pasta, riso, frutta secca, ceci e fagioli, zucchero..
La cosa che colpisce di più è che non c'è cassa. Il motivo è banale: per l'acquisto non occorre danaro, si fanno baratti.
Chi entra porta pacchi di carta e cartone, sacchi di lattine e bottiglie di plastica lavate e schiacciate, tutti materiali raccolti in modo differenziato tra gli scarti di casa.
Sulla bilancia all'ingresso, come nei reparti orto-frutta dei supermercati, si schiaccia il tasto corrispondente al materiale conferito, si fa la pesata e sul display compare il valore di quanto consegnato, tradotti in punti e l'ammontare dei punti è proporzionale al valore commerciale dei materiali differenziati: un chilo di lattine vale 42 centesimi, un chilo di tappi di plastica 26 centesimi. Si inserisce la propria scheda magnetica e il totale di punti-acquisto raggiunto è trasferito alla tessera e, a questo punto, se la cifra raggiunta lo permette, ogni buon differenziatore può procedere a barattare la sua "rumenta" con la merce che gli serve: pasta, zucchero, caramelle,...
Sul retro del negozio ci sono i compattatori e i contenitori in cui vengono stoccati i diversi materiali consegnati. Quando questi sono pieni, si chiama il Consorzio Nazionale Imballaggi che ritira il materiale, che provvederà a riciclare e paga, questa volta con euri veri, il gestore del negozio, in base alla quantità e alla qualità del materiale raccolto.
In sintesi, ogni ECOPUNTO è un'isola ecologica, pulita, in ordine, inserita nel tessuto urbano del paese; un'isola ecologica che crea lavoro, offre opportunità di risparmio alle famiglie e risolve un grave problema, quello che si continua a chiamare "smaltimento dei rifiuti".
Ma non è questo l'unico vantaggio: ogni ECOPUNTO, erogando tutti i suoi prodotti "alla spina", contribuisce alla riiduzione degli imballaggi e può diventare un punto di vendita di prodotti locali, a chilometro zero.
Non sorprende quindi sapere che gli ECOPUNTO si aprono uno dopo l'altro. Dalla Sicilia, sono già sbarcati in Calabria e in un solo mese, un solo ECOPUNTO; quello di Barcellona, ha ridato nuova vita a 50 tonnellate di ex rifiuti e fatto risparmiare un bel pò di soldini alle famiglie che hanno scoperto i vantaggi della raccolta differenziata.
Una bella idea che mi piacerebbe fosse copiata nella mia Genova, magari aggiungendo un altro vantaggio a chi la realizza (gestori dell'ECOPUNTO e frequentatori): uno sconto sulla propria tassa rifiuti.
Già vedo i tanti negozi chiusi del centro antico trasformati in altrettanti, animati, ECOPUNTO.
domenica 15 maggio 2011
Il Primato della Salute
L' azienda realizzata da Antonio Bertolotto, la Marco Polo, merita una citazione.
La novità di questa impresa è che, al centro delle scelte sullo sviluppo di fonti di energia rinnovabili, c'è la salute, quella degli umani, quella degli animali, quella dell'ambiente. E questa scelta non sembra affatto uno slogan.
Il cuore dell'attività, che si svolge in provincia di Cuneo, è il trattamento degli effluenti degli allevamenti con metodi anaerobici ed aerobici che permette la produzione di energia elettrica con la combustione del biometano e la produzione di compost di qualità, idoneo per produzioni agricole di pregio.
Tra i meriti della Marco Polo, il forte investimento in ricerca con propri laboratori e con collaborazioni con università.
La novità di questa impresa è che, al centro delle scelte sullo sviluppo di fonti di energia rinnovabili, c'è la salute, quella degli umani, quella degli animali, quella dell'ambiente. E questa scelta non sembra affatto uno slogan.
Il cuore dell'attività, che si svolge in provincia di Cuneo, è il trattamento degli effluenti degli allevamenti con metodi anaerobici ed aerobici che permette la produzione di energia elettrica con la combustione del biometano e la produzione di compost di qualità, idoneo per produzioni agricole di pregio.
Tra i meriti della Marco Polo, il forte investimento in ricerca con propri laboratori e con collaborazioni con università.
lunedì 9 maggio 2011
Sansa e PP
Oggi presento un imprenditore calabrese che è riuscito a trasformare due problemi ( che fare della sansa esausta e dei pannolini/oni usati) in una risorsa economica.
La produzione dell'olio di olivo è associata alla grande produzione di noccioli triturati (la sansa) da cui con solventi si estrae altro olio di qualità inferiore. Quello che resta (sansa esausta) spesso è un costo, in quanto oltre alla produzione di energia da parte del sansificio, non esistono altri utilizzi.
A dare un'idea dell'entità del problema basti citare il dato che la sola piana di Gioia Tauro produce ogni anno 250.000 tonnellate di sansa.
A dir il vero utilizzi alternativi non esistevano fino a qualche tempo fa, in quanto Domenico Cristofaro, l'imprenditore responsabile della ECOPLAN, ha avuto una bella idea che, dopo dieci anni di sperimentazioni, è risultata vincente: sfruttare la bassa biodegradabilità e l'idrorepellenza della sansa e del polipropilene, scarto di lavorazione dei pannolini per bambini, per produrre pannelli "simil legno" fortemente resistenti all'acqua e alla salseside, e quindi perfettamente idoenei per realizzare passerelle per le spiagge, percorsi pedonali in aree verdi, palchi all'aperto...
Un'altra bella idea dell'imprenditore, visto che questi pannelli sono riciclabili più volte, è quello di ritirare i propri pannelli, dopo diversi anni di onorevole esercizio, a fronte di un nuovo ordine.
E opportuno ricordare che una raccolta differenziata di qualità di "rifiuti" a base di polipropilene (quelli identificati dalla sigla PP) potrebbe dare un interessante valore aggiunto ai pannelli della ECOPLAN
La produzione dell'olio di olivo è associata alla grande produzione di noccioli triturati (la sansa) da cui con solventi si estrae altro olio di qualità inferiore. Quello che resta (sansa esausta) spesso è un costo, in quanto oltre alla produzione di energia da parte del sansificio, non esistono altri utilizzi.
A dare un'idea dell'entità del problema basti citare il dato che la sola piana di Gioia Tauro produce ogni anno 250.000 tonnellate di sansa.
A dir il vero utilizzi alternativi non esistevano fino a qualche tempo fa, in quanto Domenico Cristofaro, l'imprenditore responsabile della ECOPLAN, ha avuto una bella idea che, dopo dieci anni di sperimentazioni, è risultata vincente: sfruttare la bassa biodegradabilità e l'idrorepellenza della sansa e del polipropilene, scarto di lavorazione dei pannolini per bambini, per produrre pannelli "simil legno" fortemente resistenti all'acqua e alla salseside, e quindi perfettamente idoenei per realizzare passerelle per le spiagge, percorsi pedonali in aree verdi, palchi all'aperto...
Un'altra bella idea dell'imprenditore, visto che questi pannelli sono riciclabili più volte, è quello di ritirare i propri pannelli, dopo diversi anni di onorevole esercizio, a fronte di un nuovo ordine.
E opportuno ricordare che una raccolta differenziata di qualità di "rifiuti" a base di polipropilene (quelli identificati dalla sigla PP) potrebbe dare un interessante valore aggiunto ai pannelli della ECOPLAN
martedì 3 maggio 2011
Fotocelle Galleggianti
L'idea non è malvagia e se ne sta sperimentando l'efficacia in Francia: campi di celle fotovolatiche messe a galleggiare a copertura di laghi artificiali utilizzati per produrre elettricità e come riserva di acqua per irrigazione.
Con questa scelta si possono sfruttare per la produzione di elettricità con la luce solare, ampie superfici, senza particolari problemi ambientali e paesagistici, ma anzi con qualche vantaggio:
- Il contatto con l'acqua permette il raffreddamento delle celle con un aumento della loro efficienza
- l'ombra creata dai pannelli riduce la crescita di alghe, presenza non gradita nei bacini idroelettrici
- L'effetto combinato dello schermo dei pannelli e del riparo dal vento, dovrebbe diminuire l'evaporazione dell'acqua e aumentare la disponibilità del bacino.
Resta il problema di come evitare che le celle galleggianti se ne vadano a zonzo durante forti temporali. Seguiremo i risultati di questa sperimentazione
Con questa scelta si possono sfruttare per la produzione di elettricità con la luce solare, ampie superfici, senza particolari problemi ambientali e paesagistici, ma anzi con qualche vantaggio:
- Il contatto con l'acqua permette il raffreddamento delle celle con un aumento della loro efficienza
- l'ombra creata dai pannelli riduce la crescita di alghe, presenza non gradita nei bacini idroelettrici
- L'effetto combinato dello schermo dei pannelli e del riparo dal vento, dovrebbe diminuire l'evaporazione dell'acqua e aumentare la disponibilità del bacino.
Resta il problema di come evitare che le celle galleggianti se ne vadano a zonzo durante forti temporali. Seguiremo i risultati di questa sperimentazione
lunedì 2 maggio 2011
Lolla Verde
Con la premessa che dichiaro pubblicamente di non avere nessun conflitto di interesse, do avvio ad una nuova rubrica: "Segnali Verdi".
In questa rubrica segnalerò al lettore iniziative imprenditoriali che giudico a bassissimo impatto ambientale e meritevoli di citazione.
Vostre segnalazioni, per arricchire la rubrica, sono gradite.
Cominciamo dalla VIPOT ,che ho conosciuto ad EUROFLORA.
Questa ditta si è specializzata nella produzione di vasi da fiore. utilizzando esclusivamente lolla di riso e amalgami vegetali. Si tratta quindi di un prodotto assolutamente biodegradabile.
La lolla di riso è la buccia non commestibile del riso che, prodotta in grande quantità dalle fabbriche che confezionano quest'alimento, ha pesanti problemi di smaltimento e spesso è la scusa per realizzare "termovalorizzatori" alimentati da questa biomassa.
Trasformare la lolla in vasetti biodegradabili, robusti, di bell'aspetto è una interessantissima soluzione che fa certamente bene alla qualità dell'ambiente, ai bilanci energetici e sottrae tanta plastica alle discariche e agli inceneritori; pensate ai vasetto di plastica con cui è confezionata la pianta che volete mettere nel giardino e che diventa subito rifiuto,
Per gli amanti del giardino, grazie all'idea di VIPOT, si interrano direttamente vaso e pianta, senza tanti problemi; dopo pochi mesi il vaso di lolla di riso si composta, cedendo sostanze utili alla pianta che ha contenuto.
Proprio una bella idea da far conoscere e utilizzare.
In questa rubrica segnalerò al lettore iniziative imprenditoriali che giudico a bassissimo impatto ambientale e meritevoli di citazione.
Vostre segnalazioni, per arricchire la rubrica, sono gradite.
Cominciamo dalla VIPOT ,che ho conosciuto ad EUROFLORA.
Questa ditta si è specializzata nella produzione di vasi da fiore. utilizzando esclusivamente lolla di riso e amalgami vegetali. Si tratta quindi di un prodotto assolutamente biodegradabile.
La lolla di riso è la buccia non commestibile del riso che, prodotta in grande quantità dalle fabbriche che confezionano quest'alimento, ha pesanti problemi di smaltimento e spesso è la scusa per realizzare "termovalorizzatori" alimentati da questa biomassa.
Trasformare la lolla in vasetti biodegradabili, robusti, di bell'aspetto è una interessantissima soluzione che fa certamente bene alla qualità dell'ambiente, ai bilanci energetici e sottrae tanta plastica alle discariche e agli inceneritori; pensate ai vasetto di plastica con cui è confezionata la pianta che volete mettere nel giardino e che diventa subito rifiuto,
Per gli amanti del giardino, grazie all'idea di VIPOT, si interrano direttamente vaso e pianta, senza tanti problemi; dopo pochi mesi il vaso di lolla di riso si composta, cedendo sostanze utili alla pianta che ha contenuto.
Proprio una bella idea da far conoscere e utilizzare.
Iscriviti a:
Post (Atom)