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mercoledì 20 maggio 2009

TMB Crescono

Chi ama gli inceneritori da addosso ai Trattamenti Meccanico Biologici (TMB) affermando che per legge gli scarti biostabilizzati non possono essere stoccati per l'elevato potere calorifico che obbliga al loro incenerimento.

Da parte sua, l'ala più intransigente di  "Rifiuti-zero" avversa questa tecnologia, in quanto il materiale in uscita da questi impianti può essere utilizzato come combustibile da rifiuto (CDR).

Il rapporto 2008 del centro di Ispra sulla gestione dei rifiuti dedica molto spazio a TMB, in forte sviluppo e ci documenta che nel 2007 una decina di milioni di tonnellate di Materiali Post Consumo (MPC) è passato attraverso questi impianti che ricordo hanno il compito principale di degradare biologicamente la frazione organica fermentabile ( quella che puzza, tanto per capirci) che viene trasformata in anidride carbonica, acqua e metano grazie all'attività di svariati tipi di microorganismi.

Dai dati forniti dal 71% degli impianti TMB operativi in Italia apprendiamo che  nel 2007,   6 milioni di tonnellate di residui  inertizzati e sanificati ( batteri patogeni assenti) sono usciti da questi impianti in cui erano entrati circa 9 milioni di tonnellate di MPC.

Il destino finale di questi scarti è stato il sequente: 54,5% in discarica, 5% per coperture discarica, 2,4% metalli recuperati, 13,8 % in inceneritori, 1,6% in CDR utilizzato in cementifici e centrali a carbone. Nella restante parte ( 20.7%) ci sono anche 1 milione di tonnellate di ecoballe campane che, dopo essere uscite dagli impianti TMB di questa regione ( a detta di tutti gestiti malissimo) sono in attesa di sistemazione finale ( il rapporto afferma che lo "smaltimento finale  è costituito perlopiù dalla discarica").

Quindi non è affatto vero che i residui di lavorazione di TMB non possono essere messi in discarica e come si vede l'uso come combustibile è alquanto limitato ed ulteriormente riducibile e forse azzerabile se scarti cellulosi e plastiche miste, che opportuni sistemi meccanici possono separare, troveranno usi alternativi alla combustione, più utili e meno impattanti dal punto di vista ambientale e sanitario.

Ricordo comunque che in discarica gli scarti di TMB sono più sicuri delle loro eventuali ceneri e che, rispetto alle quantità in ingresso agli impianti (TMB e inceneritori) il volume degli scarti in uscita da questi due impianti, dopo opportuni trattamenti,  non è molto diverso.

giovedì 7 maggio 2009

La Soluzione Definitiva

LA SOLUZIONE AL PROBLEMA RIFIUTI? PRODURNE DI MENO!



Federico Valerio  Italia Nostra Genova
Oggi, la raccolta e lo smaltimento in sicurezza dei nostri rifiuti costa circa 15 centesimi al chilo e questa cifra è totalmente a carico del cittadino utente, al quale la Legge chiede la piena copertura dei costi del servizio, attraverso l’applicazione di una Tariffa di Igiene  Ambientale (TIA). Tuttavia, la stessa Legge prevede che la TIA deve tener conto della effettiva produzione di rifiuti da parte del cittadino contribuente. In altre parole dovrebbe “pagare di meno chi produce meno rifiuti”.

Da quasi due anni a  Genova siamo passati da Tassa Rifiuti a TIA, ma di questo possibile premio a famiglie e aziende che producono meno rifiuti, se ne parla poco. La scusa è che non esisterebbe  un “contatore “ della rumenta.

In attesa che anche a Genova si scoprano le opportunità offerte dall’informatica e da più moderni  metodi di separazione e raccolta dei rifiuti (il Porta a Porta) che hanno già permesso a diverse centinaia di migliaia di famiglie italiane di  pagare una giusta Tariffa di Igiene Urbana, fin da ora è possibile attuare in modo facile e rapido un sistema che permette di riconoscere e premiare economicamente  aziende e famiglie che producono meno rifiuti: applicare uno sconto a tutti coloro che auto-certificano specifiche pratiche a minor produzione di rifiuti.

Ed proprio questa è la proposta che Italia Nostra fa ad AMIU, l'azienda genovese per la gestione dei Materiali Post Consumo e al comune di Genova.

In tutte le situazioni in cui cittadini ed aziende possono facilmente dimostrare, per auto-certificazione, di  avere una produzione di rifiuti inferiore alla media, il Comune riconosce sulla loro bolletta TIA un premio per “mancata produzione”, un premio che può essere stimato in 8 centesimi per ogni chilo di rifiuto non prodotto, circa la metà dei costi per il suo ritiro e smaltimento.

L’AMIU vedrà ridotte le proprie entrate, ma potrà ridurre le uscite su altre voci di bilancio, in quanto per ogni chilo di rifiuto non prodotto non dovrà raccoglierlo, trasportarlo, pre-trattarlo, smaltirlo, pagare l’eco-tassa. Meno rifiuti da raccogliere significa anche meno cassonetti da distribuire sul territorio, meno cassonetti da lavare, ma anche una più lunga vita utile della discarica di Scarpino e una minore vita post-chiusura della discarica: e tutto questo produce ulteriori risparmi per l’azienda.

Meno rifiuti da raccogliere significa anche meno mano d’opera da utilizzare a questo specifico scopo, ma certamente è manodopera da utilizzare meglio nella raccolta Porta a Porta che, sappiamo, richiede più forza lavoro, ma che, se estesa a tutta la città, alla fine costerà meno (per evitato smaltimento, grazie al riciclo) dell’attuale gestione, con un possibile ulteriore riduzione dei costi a carico dei cittadini.

Vediamo ora alcuni esempi di come produrre meno rifiuti in modo quantificabile e verificabile, ovvia condizione per  ottenere lo sconto TIA:

- Compostaggio domestico: si autocertifica la  regolare applicazione di questa pratica, la disponibilità di una compostiera anche auto costruita, di un orto o un giardino, ma anche di terrazzi e balconi fioriti

- Uso di pannolini lavabili: si allega all’autocertificazione il certificato di nascita del proprio bambino e le ricevute per l’acquisto dei pannolini “ecologici”.

- Uso di acqua alla spina e in brocca nei bar e nella ristorazione: ricevuta acquisto impianto di depurazione e verifica

- Abolizione di stoviglie “usa e getta” nella ristorazione aziendale e nei locali pubblici: verifica diretta

- Uso di sapone e shampoo in dispenser per la clientela alberghiera:  ricevute acquisto prodotti sfusi e verifica

- Cessione al Banco Alimentare e al Last Minute Market delle derrate in scadenza o fuori specifiche dei centri commerciali e della ristorazione: copia dell’accordo con le rispettive onlus che provvedono a ritirare gli alimenti e a distribuirli agli enti di beneficenza.



Per la quantificazione degli sconti TIA da applicare a tutte queste e simili iniziative, vale il criterio generale che lo sconto deve essere proporzionale all’effettiva o presunta riduzione nella produzione di rifiuti, la cui entità dovrà essere oggetto di specifici studi di settore.

Proviamo  ora a fare qualche conto in tasca ai genovesi, se questa ipotesi troverà favorevoli Comune e AMIU.

Un esempio concreto e ben sperimentato, anche grazie ai corsi locali e regionali promossi da Italia Nostra,  è il compostaggio domestico. La famiglia che attiva questa pratica, che trasforma in terriccio gli scarti di cucina e usa questo terriccio nel proprio orto, nel proprio giardino o nei vasi di gerani tenuti sui balconi o sul terrazzo, evita la produzione di circa 50 chili di rifiuti ogni anno, per ognuno dei suoi componenti. Per una famiglia tipo di tre persone, fanno 150 chili di rifiuti non prodotti, che rappresentano dal 20 al 30 % della produzione della stessa famiglia se non facesse compostaggio.

In base alla nostra proposta, questa famiglia potrebbe godere uno sconto annuo  di 12 euro.

Questa cifra è molto simile a quella che già oggi il Comune di Genova sconta sulla TIA (15 euro) alle circa 300 famiglie che, nei primi mesi di attuazione, hanno autocertificato di fare compostaggio domestico, una frazione delle 80.000 famiglie che a Genova fanno regolarmente giardinaggio e degli oltre mille partecipanti ai corsi di compostaggio organizzati aGenova da Italia Nostra.

Ipotizziamo che nel giro di qualche mese, dopo una ben orchestrata campagna promozionale,  il 20% della popolazione genovese (120.000 persone, 40.000 famiglie), convinta dagli sconti sulla TIA, aderisca alla campagna di riduzione della produzione di rifiuti e che ognuno di loro contribuisca a ridurre del 20 % la sua attuale produzione media di rifiuti.

In questo caso l’AMIU non dovrà più gestire 14.400 tonnellate di rifiuti all’anno (4% dell’attuale produzione), con una riduzione delle proprie entrate di 1.152.000 euro all’anno (l’1% del suo attuale bilancio), soldi che, scontati dalla TIA, entreranno nei bilanci delle famiglie e delle aziende che avranno autocertificato le proprie pratiche di riduzione.

L’AMIU, a sua volta, potrà cancellare circa 2.000 viaggi di camion all’anno per il conferimento a Scarpino (e il gasolio da loro consumato) dei rifiuti non prodotti e potrà togliere dalla città almeno 150 cassonetti, diventati inutili. Infine, ogni anno, a Scarpino si risparmieranno 48.000 metri cubi di volumi disponibili, pari a circa l’1% dei volumi attualmente autorizzati.

E infine l’Amiu, per questi rifiuti non prodotti, non dovrà più pagare l’eco-tassa regionale, circa 12 euro per ogni tonnellata di rifiuto conferito a Scarpino, con un ulteriore risparmio di circa 173.000 euro all’anno.