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sabato 30 giugno 2012
La fine dell'Elio
Per la prima volta, nei trenta anni dalla sua creazione, la consegna mensile di bombole di Elio ultra puro, necessario per la strumentazione del Laboratorio di Chimica Ambientale dell' IST di Genova, non e' avvenuta!
E la causa di questa mancata consegna e' inquietante.
L'unico campo petrolifero (negli USA), in grado di produrre Elio fossile a prezzi accettabili si sta esaurendo.
Presa alla leggera, questo fatto vuol dire che se vostro figlio, da grande, aspira a fare il venditore di palloncini, cercate di convincerlo che non e' il caso: l' Elio, gas inerte più leggero dell'aria, e' usato per gonfiare i palloncini.
Ovviamente la fine dell'Elio e' un fatto più grave: molte analisi sofisticate, indispensabili in campo farmaceutico, tossicologico, ambientale, non saranno più possibili. Sarà anche il caso di dare addio ai progetti di trasporto con dirigibili, in quanto l' alternativa del ritorno all'idrogeno non e' consigliabile.
In parole povere, la crescita continua dei consumi mondiali di Elio e' finita e non D'ora in poi il consumo e' destinato a diminuire.
Certamente l'Elio non e' così strategico come il petrolio e il metano e il superamento del suo picco massimo di consumo, non e' stato censurato.
Ma come siamo messi per tutte le altre risorse non rinnovabili?
Anche per loro la crescita e' finita? Monti, e tutti gli altri preoccupati di salvare banche e finanza, hanno almeno una pallida idea del fatto che la crescita illimitata non e' possibile?
martedì 26 giugno 2012
NUOVO SENSO CIVICO: "GLI E' TUTTO SBAGLIATO, GLI E' TUTTO DA RIFARE!" (Gino Bartali)
NUOVO SENSO CIVICO: "GLI E' TUTTO SBAGLIATO, GLI E' TUTTO DA RIFARE!" (Gino Bartali)
Un testo breve, il contenuto non e' nuovo, ma merita di essere letto. Lo condivido al 100%.
Dobbiamo uscire da questo pantano planetario dove, Monti compreso, ci vogliono continuare a lasciare.
Un testo breve, il contenuto non e' nuovo, ma merita di essere letto. Lo condivido al 100%.
Dobbiamo uscire da questo pantano planetario dove, Monti compreso, ci vogliono continuare a lasciare.
Ozono e invecchiamento precoce
Dopo qualche mese d'uso le mollette di plastica vi si rompono in mano? Gli elastici si sbriciolano appena li toccate? La foto a colori che tenete in salotto, in pochi anni si e' palesemente ingrigita?
Sono pronto a scommettere che abitate in una zona frequentemente in allarme "ozono".
L'ozono e' un gas molto reattivo, con un elevato potere ossidante, figlio indesiderato dell'inquinamento prodotto dal modello di sviluppo degli ultimi decenni ed in particolare dalla scelta di farci andare tutti in automobile.
Ogni combustione produce una classe di composti tossici, gli ossidi di azoto e tutte le combustioni, in particolare quella della benzina, immette nell'aria altre molecole che si chiamano idrocarburi. Aggiungete un po' di raggi ultravioletti del nostro Sole e una situazione di alta pressione stabile e dal grande calderone esce pure l'ozono che va subito a cercare qualche cosa con cui reagire: la molletta di plastica, l'elastico, i pigmenti della foto a colori. Ma anche i nostri polmoni, la nostra pelle.
E se sotto l'effetto dell'ozono, tutti i materiali invecchiano precocemente, la stessa cosa avviene per noi. L'inquinamento, ed in particolare l'ozono accelera il nostro naturale invecchiamento!
Quindi se il progresso della medicina ci allunga la vita, l'inquinamento accorcia la nostra vita sana.
Ecco un motivo di più per bruciare meno combustibili per muoverci e produrre energia e ben vengano efficenza energetica e fonti di energia rinnovabile. Ma, per favore evitiamo di riempire monti e campagne con centrali termiche alimentate a biomasse: alla faccia della "sostenibilità " l'ozono e relativo invecchiamento precoce e' garantito.
domenica 24 giugno 2012
Differenziata sullo scoglio "La Fontana"
Dopo un primo fine settimana di fuoco, con i bagnanti in cerca dei "cassonetti spariti" causa adozione del Porta a Porta e le spiagge di Bogliasco e zone limitrofe oggetto di "discariche abusive " di lattine, bottigliette, coppe gelato, il Comune è corso ai ripari e ha fatto installare dei bidoncini per la raccolta differenziata sulle spiagge pubbliche e sulle scogliere dove molta gente, compreso il sottoscritto, si trova una nicchia nella roccia dove sdraiarsi a prendere il Sole.
Nel punto di accesso del mio scoglio preferito, la Fontana, sotto un terrazzo sono stati posizionati ben 4 bidoncini per la raccolta differenziata.
La sorpresa è stata che non c'erano scritte che spiegassero che cosa conferire in ognuno e inoltre non c'era corrispondenza con i colori usati per i contenitori stradali.
A questo punto, in qualità di " ANGELO DEL RICICLO", per autonominazione, ho attaccato un bel post-it su ogni bidoncino con l'indicazione di cosa mettere dentro ad ognuno.
L'iniziativa è stata apprezzata: quattro bambine di passaggio con la loro mamma hanno visto i bidoni, la più piccola ha detto "che bello" e poi una dopo l'altra hanno aperto tutti i bidoni per vedere che cosa c'era dentro; una signora che stava andando via ha visto i bidoni, letto i Post-it e ha tirato fuori dalla borsa due bottiglie vuote e le ha messo nel contenitore giusto; un signore ha controllato il modo con cui i bidoni erano attaccati al muro; una coppia si è fermata e la ragazza ha fotografato i Post.it, vedrò le foto su Twitter; un'altra signora, dopo aver letto il Post.it, ha messo nel contenitore giusto (secco non riciclabile ) i mozziconi di sigarette che aveva tenuto da parte.
Un mio controllo visivo a fine giornata confermava che ogni cosa era stata messa la suo posto.
L'indomani arrivo alla Fontana, insieme all'operatore della IdealService la società a cui il Comune di Bogliasco ha affidato il servizio di raccolta e con orrore vedo che mette tutti gli scarti presi da ciascun contenitore dentro un unico sacco. Alle mie rimostranze farfuglia che sono ordini superiori che avrebbe dato il mio Sindaco. Gli dico che dubito che il mio Sindaco abbia fatto questa sciocchezza in quanto ora ci tocca pagare le spese per la discarica (107 euro a tonnellata). Messo in difficoltà ammette che sono le disposizioni della sua società che non ha personale sufficiente.
Per fortuna a quell'ora c'erano pochi bagnati e nessuno si è accorto dell'operazione che da sola avrebbe potuto vanificare mesi di lavoro.
Con il mio bravo Iphone ho mandato subito una mail al vicesindaco che ha la delega dei rifiuti, con una breve nota sull'accaduto. Al momento non ho ricevuto risposta.
Vi tengo al corrente.
Nel punto di accesso del mio scoglio preferito, la Fontana, sotto un terrazzo sono stati posizionati ben 4 bidoncini per la raccolta differenziata.
La sorpresa è stata che non c'erano scritte che spiegassero che cosa conferire in ognuno e inoltre non c'era corrispondenza con i colori usati per i contenitori stradali.
A questo punto, in qualità di " ANGELO DEL RICICLO", per autonominazione, ho attaccato un bel post-it su ogni bidoncino con l'indicazione di cosa mettere dentro ad ognuno.
L'iniziativa è stata apprezzata: quattro bambine di passaggio con la loro mamma hanno visto i bidoni, la più piccola ha detto "che bello" e poi una dopo l'altra hanno aperto tutti i bidoni per vedere che cosa c'era dentro; una signora che stava andando via ha visto i bidoni, letto i Post-it e ha tirato fuori dalla borsa due bottiglie vuote e le ha messo nel contenitore giusto; un signore ha controllato il modo con cui i bidoni erano attaccati al muro; una coppia si è fermata e la ragazza ha fotografato i Post.it, vedrò le foto su Twitter; un'altra signora, dopo aver letto il Post.it, ha messo nel contenitore giusto (secco non riciclabile ) i mozziconi di sigarette che aveva tenuto da parte.
Un mio controllo visivo a fine giornata confermava che ogni cosa era stata messa la suo posto.
L'indomani arrivo alla Fontana, insieme all'operatore della IdealService la società a cui il Comune di Bogliasco ha affidato il servizio di raccolta e con orrore vedo che mette tutti gli scarti presi da ciascun contenitore dentro un unico sacco. Alle mie rimostranze farfuglia che sono ordini superiori che avrebbe dato il mio Sindaco. Gli dico che dubito che il mio Sindaco abbia fatto questa sciocchezza in quanto ora ci tocca pagare le spese per la discarica (107 euro a tonnellata). Messo in difficoltà ammette che sono le disposizioni della sua società che non ha personale sufficiente.
Per fortuna a quell'ora c'erano pochi bagnati e nessuno si è accorto dell'operazione che da sola avrebbe potuto vanificare mesi di lavoro.
Con il mio bravo Iphone ho mandato subito una mail al vicesindaco che ha la delega dei rifiuti, con una breve nota sull'accaduto. Al momento non ho ricevuto risposta.
Vi tengo al corrente.
domenica 17 giugno 2012
Differenziata al mare
Nel primo fine settimana di Sole del 2012 , tutti al mare!
E le spiagge e gli scogli liberi di Bogliasco, si sono affollati come non mai.
Contenti gelaterie, pizzerie e bar, ma a farne le spese e' stato il decoro urbano cittadino.
Con il Porta a Porta attivato da Febbraio, sono spariti tutti i cassonetti dell'indifferenziato e i tanti bagnanti, non avendo altra soluzione, hanno subito riempito tutti i cestini dei rifiuti e lasciato accanto a loro, bottigliette, lattine, coppette gelato, carta per la focaccia...
Insomma, niente affatto un bel vedere.
Il Comune aveva provveduto a collocare alcuni contenitori per la raccolta differenziata di plastica, carta e lattine sulla spiaggia libera, ma di volume decisamente insufficente a fronteggiare l'invasione di "foresti" in cerca di frescura.
Stesso problema sul mio scoglio preferito. In questo caso i due bidoni per la raccolta indifferenziata, a servizio delle famiglie con vista sul mare, sono stati tolti, ma il Comune non ha neppure pensato ai turisti della domenica che amano gli scogli, in particolare ai tanti genovesi che con la raccolta differenziata al 30% non hanno ancora capito bene che differenziare è un obbligo, anche quando si va in vacanza o a prendere un pò di Sole in Riviera.
Sono graditi suggerimenti per porre rimedio al disagio e fronteggiare l'impatto del turismo giornaliero.
Dovremmo invitare tutti i nostri ospiti a riportarsi a casa i loro rifiuti, come si dovrebbe fare quanto si va in montagna?
Temo che il problema sia quello della copertura dei costi aggiuntivi per organizzare la RD nei mesi estivi.
Ecco come utilizzeremo i risparmi già fatti con il nostro Porta a Porta al 78%, risultato che dobbiamo comuneque matenere, nonostante le periodiche invasioni "barbariche",
E le spiagge e gli scogli liberi di Bogliasco, si sono affollati come non mai.
Contenti gelaterie, pizzerie e bar, ma a farne le spese e' stato il decoro urbano cittadino.
Con il Porta a Porta attivato da Febbraio, sono spariti tutti i cassonetti dell'indifferenziato e i tanti bagnanti, non avendo altra soluzione, hanno subito riempito tutti i cestini dei rifiuti e lasciato accanto a loro, bottigliette, lattine, coppette gelato, carta per la focaccia...
Insomma, niente affatto un bel vedere.
Il Comune aveva provveduto a collocare alcuni contenitori per la raccolta differenziata di plastica, carta e lattine sulla spiaggia libera, ma di volume decisamente insufficente a fronteggiare l'invasione di "foresti" in cerca di frescura.
Stesso problema sul mio scoglio preferito. In questo caso i due bidoni per la raccolta indifferenziata, a servizio delle famiglie con vista sul mare, sono stati tolti, ma il Comune non ha neppure pensato ai turisti della domenica che amano gli scogli, in particolare ai tanti genovesi che con la raccolta differenziata al 30% non hanno ancora capito bene che differenziare è un obbligo, anche quando si va in vacanza o a prendere un pò di Sole in Riviera.
Sono graditi suggerimenti per porre rimedio al disagio e fronteggiare l'impatto del turismo giornaliero.
Dovremmo invitare tutti i nostri ospiti a riportarsi a casa i loro rifiuti, come si dovrebbe fare quanto si va in montagna?
Temo che il problema sia quello della copertura dei costi aggiuntivi per organizzare la RD nei mesi estivi.
Ecco come utilizzeremo i risparmi già fatti con il nostro Porta a Porta al 78%, risultato che dobbiamo comuneque matenere, nonostante le periodiche invasioni "barbariche",
venerdì 15 giugno 2012
Differenziata Low Cost 3
Il trattamento della frazione organica, separata all'origine, si paga a peso.
Appena entrato all'interno del'impianto di trattamento (compostaggio o digestione anaerobica) il camion carico di organico viene pesato e una volta scaricato l'organico nella fossa, lo stesso mezzo viene ripesato all'uscita: la differenza di peso corrisponde all'organico conferito e in base al prezzo pattuito (a noi il compostaggio ci costa 80 euro a tonnellata, un prezzo giudicato equo e in linea con i prezzi di mercato) viene emessa una fattura a carico del Comune da dove l'organico proviene.
E' esperienza comune che una caratteristica, e un problema, della frazione organica è di avere un alto grado di umidità (di acqua) compreso tra il 45 e il 65%.
Insomma su 1.000 chili di "organico fresco", tra 450 e 650 chili sono fatti di sola acqua.
Dovrebbe essere una questione di buon senso evitare di trasportare, conferire agli impianti e pagare per il trattamento di tutta quest'acqua!
La raccolta differenziata dell'organico, permette di ridurre drasticamente la quantità di acqua presente negli scarti raccolti, senza consumare energia, riducendo in proporzione i costi di trasporto e trattamento.
Il segreto? Usare per lo stoccaggio domestico cestelli areati e idonei sacchetti compostabili e traspiranti.
Oggi, il mercato offre due tipi di sacchetti compostabili per la raccolta della frazione organica: quelli fatti con bio-polimeri e quelli fatti con carta riciclata. Con qualche attenzione, possono anche essere riutilizzati i sacchetti di carta per il pane.
Un piccolo consiglio ai Comuni che si apprestano a organizzare la raccolta porta a porta dell'umido: nella gara di appalto date la preferenza al sacchetto che garantisca la più elevata traspirazione, ossia la perdita di umidità (acqua) per evaporazione a temperatura ambiente.
Prove condotte dalla Scuola Agraria di Monza hanno ampiamente dimostrato che è la carta il materiale più traspirante, che permette una riduzione del peso dell'organico di oltre il 30%, nei sette giorni che normalmente intercorrono dal momento in cui l'organico è messo nel suo mastellino areato nel sotto lavello, fino al momento in cui il camion adibito al suo trasporto è pesato nel centro di compostaggio.
Tornando all'esperienza bogliaschina, nell'ipotesi che venissero usati sacchetti di carta, 1000 chili di organico separati all'origine, diventano 700 chili, sulla bilancia dell'impianto.
Prima della raccolta Porta a Porta dell'organico, i 1000 chili messi in sacchetti di plastica impermeabili restavano 1000 chili al conferimento.
Quindi se prima pagavano 90 euro per il conferimento dell'organico indifferenziato in discarica, oggi potremmo pagare 56 euro per la quantità di organico "secco" realmente conferito all'impianto di compostaggio.
Nei conti è opportuno anche valutare il fatto che un "organico" più secco, puzza molto meno dell'organico "bagnato".
Appena entrato all'interno del'impianto di trattamento (compostaggio o digestione anaerobica) il camion carico di organico viene pesato e una volta scaricato l'organico nella fossa, lo stesso mezzo viene ripesato all'uscita: la differenza di peso corrisponde all'organico conferito e in base al prezzo pattuito (a noi il compostaggio ci costa 80 euro a tonnellata, un prezzo giudicato equo e in linea con i prezzi di mercato) viene emessa una fattura a carico del Comune da dove l'organico proviene.
E' esperienza comune che una caratteristica, e un problema, della frazione organica è di avere un alto grado di umidità (di acqua) compreso tra il 45 e il 65%.
Insomma su 1.000 chili di "organico fresco", tra 450 e 650 chili sono fatti di sola acqua.
Dovrebbe essere una questione di buon senso evitare di trasportare, conferire agli impianti e pagare per il trattamento di tutta quest'acqua!
La raccolta differenziata dell'organico, permette di ridurre drasticamente la quantità di acqua presente negli scarti raccolti, senza consumare energia, riducendo in proporzione i costi di trasporto e trattamento.
Il segreto? Usare per lo stoccaggio domestico cestelli areati e idonei sacchetti compostabili e traspiranti.
Oggi, il mercato offre due tipi di sacchetti compostabili per la raccolta della frazione organica: quelli fatti con bio-polimeri e quelli fatti con carta riciclata. Con qualche attenzione, possono anche essere riutilizzati i sacchetti di carta per il pane.
Un piccolo consiglio ai Comuni che si apprestano a organizzare la raccolta porta a porta dell'umido: nella gara di appalto date la preferenza al sacchetto che garantisca la più elevata traspirazione, ossia la perdita di umidità (acqua) per evaporazione a temperatura ambiente.
Prove condotte dalla Scuola Agraria di Monza hanno ampiamente dimostrato che è la carta il materiale più traspirante, che permette una riduzione del peso dell'organico di oltre il 30%, nei sette giorni che normalmente intercorrono dal momento in cui l'organico è messo nel suo mastellino areato nel sotto lavello, fino al momento in cui il camion adibito al suo trasporto è pesato nel centro di compostaggio.
Tornando all'esperienza bogliaschina, nell'ipotesi che venissero usati sacchetti di carta, 1000 chili di organico separati all'origine, diventano 700 chili, sulla bilancia dell'impianto.
Prima della raccolta Porta a Porta dell'organico, i 1000 chili messi in sacchetti di plastica impermeabili restavano 1000 chili al conferimento.
Quindi se prima pagavano 90 euro per il conferimento dell'organico indifferenziato in discarica, oggi potremmo pagare 56 euro per la quantità di organico "secco" realmente conferito all'impianto di compostaggio.
Nei conti è opportuno anche valutare il fatto che un "organico" più secco, puzza molto meno dell'organico "bagnato".
giovedì 14 giugno 2012
Differenziata Low Cost-2
Differenziare pile usate e farmaci scaduti è una buona pratica in quanto se questi scarti sono smaltiti in discarica o in inceneritori/gasificatori, senza le adeguate precauzioni, creano certamente dei problemi.
Ma avete un'idea di quanto costi lo smaltimento di pile e farmaci fatto a regola d'arte?
Ancora una volta, grazie alla politica della trasperenza adottata dal mio Comune (Bogliasco) posso darvi qualche cifra.
Smaltire una tonnellata di pile e di farmaci costa al mio Comune, rispettivamente, 800 e 1300 euro!
Sono cifre rilevanti, anche a confronto dei 91 euro che paghiamo per mandare a discarica il residuo secco.
Nel 2010, abbiamo differenziato 1,4 tonnellate di pile e 2,5 tonnellate di farmaci scaduti con una spesa, a carico del Comune di circa 3.500 euro.
Si tratta di un bel pò di soldini che sarebbe importante poter risparmiare, ovviamente senza rinunciare alla tutela dell'ambiente e della salute.
Per le pile, la soluzione c'è: passare in massa all'uso delle pile ricaricabili.
Chi fa questa scelta spende molto meno per alimentare i tanti piccoli elettrodomestici a pile. Personalmente, da diversi anni, alimento il mio rasoio con due pile ricaricaribili al Nichel e Idruri di Metalli, sempre le stesse.
Questo tipo di pile non hanno l'effetto memoria delle precedenti pile ricaricabili e si possono ricaricare centinaia di volte, senza apprezzabile perdita di potenza. Fatta questa scelta si evita di differenziare e smaltire centinaia di pile esauste di tipo convenzionale.
Per i farmaci da smaltire occorre fare due riflessioni.
La prima riguarda il fatto che 5000 persone, più o meno gli abitanti di Bogliasco, in un anno buttino via, anche se differenziandole, 3 tonnellate di farmaci!
Mi sembra uno spreco pazzesco. Le cose sono tre: 1) i miei concittadino sono un pò troppo smemorati e una volta comprate le medicine non le usano. 2) I medici prescrivono troppe medicine 3) Le confezioni contendono un numero di pastiglie eccessive rispetto alla effettiva durata della cura.
Ho l'impressione che siano vere tutte queste tre ipotesi e forse è il caso di darsi una regolata.
Ma occorre fare un'altra considerazione.
Tutti coloro che differenziano farmaci scaduti dovrebbero aver ben chiaro che nei contenitori davanti alla loro farmacia non devono mettere scatole, bugiardini nè, tantomeno flaconi in vetro e in plastica.
In una scatola di medicine l'imballaggio di cartone e il "bugiardino di carta" rappresentano circa il 40% de peso dell'intera confezione.
Se anche gli imballaggi riciclabili a costo "zero" si smaltiscono come farmaci, insieme ai farmaci veri e propri, è uno spreco "pazzesco" di danaro pubblico.
Ora che sapete tutto questo, due consigli:
- Al vostro medico chiedete la quantità di medicine strettamente necessarie per curare i vostri acciacchi.
- Se avete medicine da smaltire, riciclate tutti gli imballaggi (cartone, carta, vetro plastica), e nella raccolta differenziata dei farmaci mettete solo le pastiglie!
Ma avete un'idea di quanto costi lo smaltimento di pile e farmaci fatto a regola d'arte?
Ancora una volta, grazie alla politica della trasperenza adottata dal mio Comune (Bogliasco) posso darvi qualche cifra.
Smaltire una tonnellata di pile e di farmaci costa al mio Comune, rispettivamente, 800 e 1300 euro!
Sono cifre rilevanti, anche a confronto dei 91 euro che paghiamo per mandare a discarica il residuo secco.
Nel 2010, abbiamo differenziato 1,4 tonnellate di pile e 2,5 tonnellate di farmaci scaduti con una spesa, a carico del Comune di circa 3.500 euro.
Si tratta di un bel pò di soldini che sarebbe importante poter risparmiare, ovviamente senza rinunciare alla tutela dell'ambiente e della salute.
Per le pile, la soluzione c'è: passare in massa all'uso delle pile ricaricabili.
Chi fa questa scelta spende molto meno per alimentare i tanti piccoli elettrodomestici a pile. Personalmente, da diversi anni, alimento il mio rasoio con due pile ricaricaribili al Nichel e Idruri di Metalli, sempre le stesse.
Questo tipo di pile non hanno l'effetto memoria delle precedenti pile ricaricabili e si possono ricaricare centinaia di volte, senza apprezzabile perdita di potenza. Fatta questa scelta si evita di differenziare e smaltire centinaia di pile esauste di tipo convenzionale.
Per i farmaci da smaltire occorre fare due riflessioni.
La prima riguarda il fatto che 5000 persone, più o meno gli abitanti di Bogliasco, in un anno buttino via, anche se differenziandole, 3 tonnellate di farmaci!
Mi sembra uno spreco pazzesco. Le cose sono tre: 1) i miei concittadino sono un pò troppo smemorati e una volta comprate le medicine non le usano. 2) I medici prescrivono troppe medicine 3) Le confezioni contendono un numero di pastiglie eccessive rispetto alla effettiva durata della cura.
Ho l'impressione che siano vere tutte queste tre ipotesi e forse è il caso di darsi una regolata.
Ma occorre fare un'altra considerazione.
Tutti coloro che differenziano farmaci scaduti dovrebbero aver ben chiaro che nei contenitori davanti alla loro farmacia non devono mettere scatole, bugiardini nè, tantomeno flaconi in vetro e in plastica.
In una scatola di medicine l'imballaggio di cartone e il "bugiardino di carta" rappresentano circa il 40% de peso dell'intera confezione.
Se anche gli imballaggi riciclabili a costo "zero" si smaltiscono come farmaci, insieme ai farmaci veri e propri, è uno spreco "pazzesco" di danaro pubblico.
Ora che sapete tutto questo, due consigli:
- Al vostro medico chiedete la quantità di medicine strettamente necessarie per curare i vostri acciacchi.
- Se avete medicine da smaltire, riciclate tutti gli imballaggi (cartone, carta, vetro plastica), e nella raccolta differenziata dei farmaci mettete solo le pastiglie!
mercoledì 13 giugno 2012
Differenziata low cost-1
Non so come sia da voi, ma qui in Liguria avere i bilanci delle aziende che gestiscono i rifiuti è un'impresa quasi impossibile. Grazie alla scelta di trasparenza del mio Sindaco, ho potuto chiarirmi le idee su come sia possibile passare dalla raccolta indifferenziata, con un po di "riciclo" di facciata, ad una moderna gestione dei nostri scarti, finalizzata alla loro riduzione e al loro riciclo, risparmiandoci un bel pò di soldi.
Le mie riflessioni riguardano il comune di Bogliasco, ma è probabile che analoghe considerazioni si possano fare per molti altri Comuni.
Il primo, importante elemento è che la Società che effettua per noi la pulizia strade e la raccolta dei Materiali Post Consumo (MPC) lo fa in base ad un canone annuo, forfettario. Questo significa che qualunque sia la % di RD e la qualità delle singole frazioni raccolte, la Società riceve sempre i 552.142 euro annui pattuiti.
E' evidente che la Società non ha nessun interesse a spingere la RD e a controllarne la qualità. Anzi, dovrebbe sperare che la RD sia bassa, poichè in questo caso deve mettere a disposizione dei cittadini meno bidoni per la differenziata e può utilizzare meno uomini e meno mezzi per effettuare i ritiri giornalieri.
A mio avviso, i disguidi dei primi giorni di Porta a Porta a Bogliasco, con i cassonetti per la differenziata subito pieni, si sono originati proprio dai risultati della gara di appalto, vinta al ribasso, e dalla bravura delle tante famiglie che si sono messe a differenziare, da subito, di buona lena, con risultati da record (78% di RD).
In base a questo tipo di contratti è evidente che i soggetti maggiormente interessati a differenziare tanto e bene, sono solo il Comune e i suoi cittadini.
Il motivo è che ogni tonnellata d'indifferenziato mandato in discarica ci (Comune e cittadini) costa 91 € (+IVA) per lo smaltimento, piu 17 € di "ecotassa" regionale (complessivamente 108 €/ton).
Invece il riciclo di carta, vetro, metalli, plastica non ci costa nulla, a patto che queste singole frazioni siano sufficentemente pulite.
Come accennato in precedenza, il Comune di Bogliasco, in base alle valutazioni di un suo consulente, ha rinunciato a convenzionarsi con il CONAI, in quanto il consulente ha ritenuto rischioso farlo, a causa della "nota" bassa qualità dei materiali separati.
In effetti, se le frazioni riciclate sono "sporche" vanno in discarica e "noi paghiamo!".
Dato che a Bogliasco la qualità di carta, plastica, vetro e metalli risulta, in base a fatti accertati, buona, è ovvio che, ancora una volta, è tutto interesse del Comune far si che i Bogliaschini imparino a separare ancora meglio le loro frazioni ed è altrettanto interesse del Comune sottoscrivere la convenzione con il Conai, accordo che vale un bel pò di soldini.
I primi risultati del PaP permettono di stimare che Bogliasco, in un anno, invii al riciclo 200 tonnellate di carta e cartone e 183 tonnellate vetro.
Gli accordi tra l'Associazione Nazionale Comuni Italiani ( ANCI) e il Consorzio Nazionale imballaggi (CONAI) prevedono che per ogni tonnellata di imballaggi cellulosici consegnati, il Comune riceva 93,09 euro (corrispettivi 2012) e, per ogni tonnellata di vetro, 38,27 euro.
Pertanto, noi bogliaschini, ratificando la convenzione ANCI-CONAI e facendo una buona differenziata di carta, cartoni e vetro, potremmo portare nelle casse comunali ben 25.621,41 euro all'anno.
Ultima considerazione per l'organico raccolto: su base annua, sottraiamo alla discarica 524 tonnellate (e quindi per ogni tonnellata non smaltita risparmiamo 108 €) ma dobbiamo mandare tutto ad un impianto di compostaggio di Alessandria e questo ci costa 80 euro a tonnellata. Se la matematica non è un'opinione, la scelta di fare la raccolta dell' organico ci fa risparmiare 28 euro a tonnellata e quindi sono altri 14.672 euro all'anno risparmiati!
Ma non sarebbe finita. I primi dati ci dicono che i bogliaschini conferiscono, all'isola ecologica, 67 tonnellate/anno di "verde": sono gli sfalci e le potature dei tanti giardini, fasce e orti di cui gode questo bel paese. Se i proprietari di questi spazi verdi si convertissero al compostaggio domestico, riservando a cumuli e compostiere una piccola parte del loro terreno, potremmo togliere un altro bel pò di organico all'impianto di compostaggio fuori regione e sarebbero altri 5.360 euro/anno risparmiati.
Al prossimo post i possibili risparmi con la raccolta differenziata di rifiuti pericolosi ed ingombranti.
Le mie riflessioni riguardano il comune di Bogliasco, ma è probabile che analoghe considerazioni si possano fare per molti altri Comuni.
Il primo, importante elemento è che la Società che effettua per noi la pulizia strade e la raccolta dei Materiali Post Consumo (MPC) lo fa in base ad un canone annuo, forfettario. Questo significa che qualunque sia la % di RD e la qualità delle singole frazioni raccolte, la Società riceve sempre i 552.142 euro annui pattuiti.
E' evidente che la Società non ha nessun interesse a spingere la RD e a controllarne la qualità. Anzi, dovrebbe sperare che la RD sia bassa, poichè in questo caso deve mettere a disposizione dei cittadini meno bidoni per la differenziata e può utilizzare meno uomini e meno mezzi per effettuare i ritiri giornalieri.
A mio avviso, i disguidi dei primi giorni di Porta a Porta a Bogliasco, con i cassonetti per la differenziata subito pieni, si sono originati proprio dai risultati della gara di appalto, vinta al ribasso, e dalla bravura delle tante famiglie che si sono messe a differenziare, da subito, di buona lena, con risultati da record (78% di RD).
In base a questo tipo di contratti è evidente che i soggetti maggiormente interessati a differenziare tanto e bene, sono solo il Comune e i suoi cittadini.
Il motivo è che ogni tonnellata d'indifferenziato mandato in discarica ci (Comune e cittadini) costa 91 € (+IVA) per lo smaltimento, piu 17 € di "ecotassa" regionale (complessivamente 108 €/ton).
Invece il riciclo di carta, vetro, metalli, plastica non ci costa nulla, a patto che queste singole frazioni siano sufficentemente pulite.
Come accennato in precedenza, il Comune di Bogliasco, in base alle valutazioni di un suo consulente, ha rinunciato a convenzionarsi con il CONAI, in quanto il consulente ha ritenuto rischioso farlo, a causa della "nota" bassa qualità dei materiali separati.
In effetti, se le frazioni riciclate sono "sporche" vanno in discarica e "noi paghiamo!".
Dato che a Bogliasco la qualità di carta, plastica, vetro e metalli risulta, in base a fatti accertati, buona, è ovvio che, ancora una volta, è tutto interesse del Comune far si che i Bogliaschini imparino a separare ancora meglio le loro frazioni ed è altrettanto interesse del Comune sottoscrivere la convenzione con il Conai, accordo che vale un bel pò di soldini.
I primi risultati del PaP permettono di stimare che Bogliasco, in un anno, invii al riciclo 200 tonnellate di carta e cartone e 183 tonnellate vetro.
Gli accordi tra l'Associazione Nazionale Comuni Italiani ( ANCI) e il Consorzio Nazionale imballaggi (CONAI) prevedono che per ogni tonnellata di imballaggi cellulosici consegnati, il Comune riceva 93,09 euro (corrispettivi 2012) e, per ogni tonnellata di vetro, 38,27 euro.
Pertanto, noi bogliaschini, ratificando la convenzione ANCI-CONAI e facendo una buona differenziata di carta, cartoni e vetro, potremmo portare nelle casse comunali ben 25.621,41 euro all'anno.
Ultima considerazione per l'organico raccolto: su base annua, sottraiamo alla discarica 524 tonnellate (e quindi per ogni tonnellata non smaltita risparmiamo 108 €) ma dobbiamo mandare tutto ad un impianto di compostaggio di Alessandria e questo ci costa 80 euro a tonnellata. Se la matematica non è un'opinione, la scelta di fare la raccolta dell' organico ci fa risparmiare 28 euro a tonnellata e quindi sono altri 14.672 euro all'anno risparmiati!
Ma non sarebbe finita. I primi dati ci dicono che i bogliaschini conferiscono, all'isola ecologica, 67 tonnellate/anno di "verde": sono gli sfalci e le potature dei tanti giardini, fasce e orti di cui gode questo bel paese. Se i proprietari di questi spazi verdi si convertissero al compostaggio domestico, riservando a cumuli e compostiere una piccola parte del loro terreno, potremmo togliere un altro bel pò di organico all'impianto di compostaggio fuori regione e sarebbero altri 5.360 euro/anno risparmiati.
Al prossimo post i possibili risparmi con la raccolta differenziata di rifiuti pericolosi ed ingombranti.
lunedì 11 giugno 2012
Incidenti eolici
Una pala eolica collassata non è un bel vedere, ricorda molto un uccello ucciso e caduto a terra.
Se ne parla poco, ma anche le grandi pale eoliche possono subire gravi incidenti e diversi incidenti, più o meno gravi sono già avvenuti. E quando viene giù una torre eolica alta più di cento metri deve fare proprio un bel botto.
Per quanto ne so al momento non sembra che questi incidenti abbiamo provocato vittime umane.
Obbiettivamente incidenti di questo tipo, pur gravi, non hanno sull'ambiente e la salute umana, tutte le conseguenze, nel breve e lungo termine, di incidenti che hanno coinvolto centrali nucleari, miniere di carbone o pozzi petroliferi.
Tuttavia, anche per le rinnovabili vale il criterio che è necessario dare priorità alla prevenzione.
Ad esempio, la pala eolica dell'immagine che segue, ha preso fuoco durante una forte tempesta che ha colpito le coste scozzesi. Probabilmente il sistema automatico che, in caso di forte vento, mette in "bandiera" le pale e ne blocca la rotazione non ha funzionato e il motore si è surriscaldato. Il lancio di rottami incandescenti non deve aver fatto piacere ai vicini che certamente hanno chiamato i pompieri anche se le pecore al pascolo che si intravedono in basso a destra, sotto le pale, non sembrano essersi accorte di nulla.
E' una lezione che occorre studiare bene , per evitare che casi simili si ripetano.
E in linea di massima mi sento di affermare che il "gigantismo" giustificato solo da conti economici non è una scelta obbigata e sicuramente è una scelta che non può essere intrisecamente sicura.
A naso, impianti eolici ad asse verticale dovrebbero essere più sicuri, in quanto con minori sollecitazioni meccaniche rispetto a quelli ad asse orizzontale con il motore in cima alla torre e questo loro pregio dovrebbe controbilanciare il "difetto" di una minore efficenza nella conversione del vento in energia elettrica.
Insomma anche le fonti di energia rinnovabile possono essere pericolose, specialmente se sono realizzate ed utilizzate secondo un'ottica di sfruttamento capitalistico delle risorse, poco attenta agli interessi collettivi.
Se ne parla poco, ma anche le grandi pale eoliche possono subire gravi incidenti e diversi incidenti, più o meno gravi sono già avvenuti. E quando viene giù una torre eolica alta più di cento metri deve fare proprio un bel botto.
Per quanto ne so al momento non sembra che questi incidenti abbiamo provocato vittime umane.
Obbiettivamente incidenti di questo tipo, pur gravi, non hanno sull'ambiente e la salute umana, tutte le conseguenze, nel breve e lungo termine, di incidenti che hanno coinvolto centrali nucleari, miniere di carbone o pozzi petroliferi.
Tuttavia, anche per le rinnovabili vale il criterio che è necessario dare priorità alla prevenzione.
Ad esempio, la pala eolica dell'immagine che segue, ha preso fuoco durante una forte tempesta che ha colpito le coste scozzesi. Probabilmente il sistema automatico che, in caso di forte vento, mette in "bandiera" le pale e ne blocca la rotazione non ha funzionato e il motore si è surriscaldato. Il lancio di rottami incandescenti non deve aver fatto piacere ai vicini che certamente hanno chiamato i pompieri anche se le pecore al pascolo che si intravedono in basso a destra, sotto le pale, non sembrano essersi accorte di nulla.
E' una lezione che occorre studiare bene , per evitare che casi simili si ripetano.
E in linea di massima mi sento di affermare che il "gigantismo" giustificato solo da conti economici non è una scelta obbigata e sicuramente è una scelta che non può essere intrisecamente sicura.
A naso, impianti eolici ad asse verticale dovrebbero essere più sicuri, in quanto con minori sollecitazioni meccaniche rispetto a quelli ad asse orizzontale con il motore in cima alla torre e questo loro pregio dovrebbe controbilanciare il "difetto" di una minore efficenza nella conversione del vento in energia elettrica.
Insomma anche le fonti di energia rinnovabile possono essere pericolose, specialmente se sono realizzate ed utilizzate secondo un'ottica di sfruttamento capitalistico delle risorse, poco attenta agli interessi collettivi.
domenica 10 giugno 2012
Tempeste solari prossime venture
Il passaggio del pianeta Venere sul disco solare, avvenuto il 5 giugno scorso, è stato ampiamente divulgato dai mass media, con immagini spettacolari.
Si è posta grande enfasi al pallino nero (Venere) sul bordo del Sole (alle ore 11, nella immagine a fianco), molto meno alle zone chiare lungo l'equatore solare e alle sfumature lungo i bordi del Sole (ore 8, 10, 4). Questi, sono tutti segni di una aumentata attività del Sole, quella della complessa macchina termonucleare della nostra Stella che ci da luce, calore e vita e che sta arrivando al massimo dei suoi cicli, la cui durata è di circa 11 anni.
In condizioni di Sole attivo, la nostra Stella produce vere e proprie tempeste solari che provocano l'emissione di raggi ultravioletti e raggi X che viaggiano alla velocità della luce ( 300.000 km/secondo) e sciami di particelle molto veloci espulse dai centri di attività solare, la cui velocità arriva a circa 40.000 km/secondo. Giunge per prima a contatto con la nostra atmosfera, in circa otto minuti, l'ondata di radiazione ultravioletta ed X. La conseguenza è la produzione di una grande quantità di particelle caricate elettricamente nell'alta atmosfera (ionizzazione), con fortissimi disturbi nelle radiocomunicazioni. Poi, un'ora dopo, giungono i protoni (particelle con carica positiva) più veloci, appena deviati dal campo magnetico terrestre. Infine arriva, tra le 20 e le 40 ore dopo, il grosso delle particelle più lente, che, deviate dal campo magnetico terrestre, si concentrano ai Poli terrestri producendo una intensa ionizzazione della nostra atmosfera. Il fenomeno più appariscente è quello delle aurore boreali, prodotte dalla luce che si sviluppa durante la ionizzazione dei gas presenti negli alti strati dell'atmosfera terrestre e visibili nelle regioni artiche ed antartiche in vicinanza dei poli magnetici. In condizioni di particolare intensità dell'attività solare, le aurore polari possono spingersi anche a latitudini temperate. Si scatena, allora, una vera e propria tempesta magnetica: le bussole impazziscono mentre le radiocomunicazioni, già disturbate, possono addirittura interrompersi.
Una supertempesta solare, della massima intensità finora documentata, si è verificata nel 1859 e quell'anno le aurore boreali furono osservate quasi fino all'equatore, a Panama e alle isole Haway.
Il campo magnetico creato in quest'occasione fu così forte da indurre la produzione di corrente elettrica lungo le linee telegrafiche. Qualche stazione fu danneggiata, altre, con sorpresa, continuarono a trasmettere messaggi Morse, senza aver bisogno delle normali batterie.
Ma in una società più moderna, fortemente dipendente dall'elettricità, gli effetti di una super tempesta solare possono essere molto più gravi di quelli registrati nel 1859.
A quest'argomento, l'ultimo numero di National Geographic ha dedicato la sua copertina. In base a tempeste solari meno intense di quelle del 1859, avvenute ad esempio nel 1958 e nel 1989, certamente saranno problematici i voli aerei che oggi si basano interamente sulla "navigazione satellitare" (GPS). Ma il rischio maggiore è quello che la tempesta magnetica scatenata dal Sole possa mettere fuori uso i nostri sistemi di distribuzione dell'elettricità, con black out di grande stensione e durata.
Come per i terremoti. che prima o dopo ci saranno, anche tempeste solari di grande intensità prima o dopo avverranno e la probabilità che questo sia l'anno buono è molto alta.
Come conclude National Geographic, sarebbe intollerabile arrivare impreparati a questi eventi. E per arrivare preparati, sia nel caso dei terremoti che delle tempeste solari, investire in Scienza e Ricerca è fondamentale.
venerdì 8 giugno 2012
I veri costi del Porta a Porta
A quattro mesi dall'introduzione del Porta a Porta (PaP) a Bogliasco, una cittadina a pochi chilometri da Genova con 4.500 abitanti, il sindaco Luca Pastorino ha resi pubblici i primi risultati.
La raccolta differenziata è passata dal 22 al 78% (stima per 12 mesi di PaP), ma il dato più interessante è che non è affatto vera la leggenda metropolitana che la raccolta differenziata Porta a Porta costa di più.
Con la precedenza gestione dei materiali post consumo, i bogliaschini pagavano 600.000 euro e il Comune 169.000 euro.
Con il Porta a Porta e il ritiro a domicilio (gratuito) degli ingombranti, i bogliaschini continuano a pagare 600.000 euro e il Comune ha ridotto la spesa a 46.000 euro, grazie al mancato conferimento in discarica, con un risparmio annuo stimato in 100.000 euro.
Ma i risparmi per il Comune e per tutti i bogliaschini non finiscono qui.
Il Comune, avendo superato l'obiettivo di RD previsto per la fine del 2012 (65%), non dovrà pagare più l' eco sovratassa regionale (2 euro per tonnellata conferita in discarica) e ovviamente non paga più nemmeno l'ecotassa (15 euro per tonnellata) sulle tonnellate di indifferenziato inviato nella discarica: complessivamente sono circa altri 20.000 euro risparmiati ogni anno.
Un altro risultato positivo è che la qualità dei diversi materiali differenziati è soddisfacente e pertanto gran parte di essi è stato avviato al riciclo.
A questo punto, dati alla mano, il mio Sindaco si deve convincere che val la pena fare una convenzione con il Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI) e percepire i contributi previsti.
Tanto per dare un'idea, le 240 tonnellate di carta e cartone differenziato che raccoglieremo su base annua, valgono per il CONAI, 22.300 euro che, oggi, di fatto, in base ad una scelta troppo prudente, sono regalati alla società che effettua la raccolta.
E a questo punto, un grazie si cuore alla gran parte dei bogliaschini che hanno rapidamente cambiate le loro abitutidini e al mio Sindaco e al mio Vice Sindaco Brisca che, in questi 4 mesi, si sono "sbattutti" per risolvere i tanti piccoli e gravi problemi che la rivoluzione del PaP ha portato nel paese.
La raccolta differenziata è passata dal 22 al 78% (stima per 12 mesi di PaP), ma il dato più interessante è che non è affatto vera la leggenda metropolitana che la raccolta differenziata Porta a Porta costa di più.
Con la precedenza gestione dei materiali post consumo, i bogliaschini pagavano 600.000 euro e il Comune 169.000 euro.
Con il Porta a Porta e il ritiro a domicilio (gratuito) degli ingombranti, i bogliaschini continuano a pagare 600.000 euro e il Comune ha ridotto la spesa a 46.000 euro, grazie al mancato conferimento in discarica, con un risparmio annuo stimato in 100.000 euro.
Ma i risparmi per il Comune e per tutti i bogliaschini non finiscono qui.
Il Comune, avendo superato l'obiettivo di RD previsto per la fine del 2012 (65%), non dovrà pagare più l' eco sovratassa regionale (2 euro per tonnellata conferita in discarica) e ovviamente non paga più nemmeno l'ecotassa (15 euro per tonnellata) sulle tonnellate di indifferenziato inviato nella discarica: complessivamente sono circa altri 20.000 euro risparmiati ogni anno.
Un altro risultato positivo è che la qualità dei diversi materiali differenziati è soddisfacente e pertanto gran parte di essi è stato avviato al riciclo.
A questo punto, dati alla mano, il mio Sindaco si deve convincere che val la pena fare una convenzione con il Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI) e percepire i contributi previsti.
Tanto per dare un'idea, le 240 tonnellate di carta e cartone differenziato che raccoglieremo su base annua, valgono per il CONAI, 22.300 euro che, oggi, di fatto, in base ad una scelta troppo prudente, sono regalati alla società che effettua la raccolta.
E a questo punto, un grazie si cuore alla gran parte dei bogliaschini che hanno rapidamente cambiate le loro abitutidini e al mio Sindaco e al mio Vice Sindaco Brisca che, in questi 4 mesi, si sono "sbattutti" per risolvere i tanti piccoli e gravi problemi che la rivoluzione del PaP ha portato nel paese.
AAA vendesi inceneritori
Questa notizia, del 5 giugno 2012, è stata diramata da Reuter, fonte seria e degna di attenzione.
La tedesca E.ON, leader mondiale nel settore dell'energia, ha messo sul mercato un suo inceneritore con recupero energetico, ma gli acquirenti latitano.
Motivo della vendita dell' impianto, con un valore stimato tra 800 e 1000 milioni di euro: far fronte al deficit economico dell'azienda che ha investito nel settore nucleare e che ora è in crisi, a causa della decisione del governo tedesco di chiudere tutte le sue centrali nucleari entro il 2022.
La data entro la quale le offerte dovevano arrivare è stata spostata al 25 giugno, in quanto il bando di gara rischiava di andare deserto.
Insomma, sembra che anche produrre energia dai rifiuti non sia più un grande affare.
Il problema è che la capacità di incenerimento della Germania è sovradimensinata rispetto all'offerta di rifiuti da bruciare.
Dagli anni '90, quando la Germania decise di incentivare la realizzazione di "termovalorizzatori" per ridurre la sua dipendenza dalle discariche, molte cose sono cambiate: al grande affare degli inceneritori si sta contrapponendo, l'altrettanto grande affare del riciclo in forte e costante crescita.
E poichè in Germania valgono le leggi del mercato (gli inceneritori tedeschi non ricevono alcun sussidio dallo Stato) chi gestisce gli inceneritori è costretto a pagare di più (avete letto bene!) i rifiuti che ricevono e per di più i costi dell'energia elettrica prodotta dai loro impianti sono diminuiti.
Situazione analoga si sta verificando in tutti quei paese del nord Europa che negli anni passati hanno investito negli inceneritori e che ancora ci vengono portati ad esempio per convincere gli Italiani che incenerire è bello.
Gran parte di questi inceneritori non hanno ancora ammortizzato gli ingenti investimenti che sono stati necessari per la loro realizzazione e pertanto sono costretti ad importare combustibile (rifiuti) in quanto non possono chiudere.
Oltre alla Germania, anche Svezia e Olanda, per carenze di offerta di rifiuti dal mercato interno, son ben felici di importare rifiuti da fuori e non solo da Napoli e, tra poco, da Roma.
Per vostra informazione in Germania gli inceneritori con recupero energetico producono meno dell'1% dell'elettricità prodotta in questo paese.
La tedesca E.ON, leader mondiale nel settore dell'energia, ha messo sul mercato un suo inceneritore con recupero energetico, ma gli acquirenti latitano.
Motivo della vendita dell' impianto, con un valore stimato tra 800 e 1000 milioni di euro: far fronte al deficit economico dell'azienda che ha investito nel settore nucleare e che ora è in crisi, a causa della decisione del governo tedesco di chiudere tutte le sue centrali nucleari entro il 2022.
La data entro la quale le offerte dovevano arrivare è stata spostata al 25 giugno, in quanto il bando di gara rischiava di andare deserto.
Insomma, sembra che anche produrre energia dai rifiuti non sia più un grande affare.
Il problema è che la capacità di incenerimento della Germania è sovradimensinata rispetto all'offerta di rifiuti da bruciare.
Dagli anni '90, quando la Germania decise di incentivare la realizzazione di "termovalorizzatori" per ridurre la sua dipendenza dalle discariche, molte cose sono cambiate: al grande affare degli inceneritori si sta contrapponendo, l'altrettanto grande affare del riciclo in forte e costante crescita.
E poichè in Germania valgono le leggi del mercato (gli inceneritori tedeschi non ricevono alcun sussidio dallo Stato) chi gestisce gli inceneritori è costretto a pagare di più (avete letto bene!) i rifiuti che ricevono e per di più i costi dell'energia elettrica prodotta dai loro impianti sono diminuiti.
Situazione analoga si sta verificando in tutti quei paese del nord Europa che negli anni passati hanno investito negli inceneritori e che ancora ci vengono portati ad esempio per convincere gli Italiani che incenerire è bello.
Gran parte di questi inceneritori non hanno ancora ammortizzato gli ingenti investimenti che sono stati necessari per la loro realizzazione e pertanto sono costretti ad importare combustibile (rifiuti) in quanto non possono chiudere.
Oltre alla Germania, anche Svezia e Olanda, per carenze di offerta di rifiuti dal mercato interno, son ben felici di importare rifiuti da fuori e non solo da Napoli e, tra poco, da Roma.
Per vostra informazione in Germania gli inceneritori con recupero energetico producono meno dell'1% dell'elettricità prodotta in questo paese.
mercoledì 6 giugno 2012
Vademecum per affrontare un terremoto
Su sollecitazione di un mio lettore allego un piccolo vademecum sulle cose da fare in caso di terremoto ( da Wikipedia, con una mia piccola integrazione in corsivo)
Ricordati: il terremoto è un fenomeno naturale (di breve durata) non prevedibile per quanto riguarda luogo, ora ed intensità del suo scatenarsi. Tuttavia, in base ai dati storici e agli studi geologici si consocono le aree del nostro Paese dove è maggiore la probabilità che avvenga un terremoto. CONTROLLA sulle mappe sismiche il livello di rischio dell'area dove abiti.
In un edificio i luoghi più sicuri sono :
Ricordati: il terremoto è un fenomeno naturale (di breve durata) non prevedibile per quanto riguarda luogo, ora ed intensità del suo scatenarsi. Tuttavia, in base ai dati storici e agli studi geologici si consocono le aree del nostro Paese dove è maggiore la probabilità che avvenga un terremoto. CONTROLLA sulle mappe sismiche il livello di rischio dell'area dove abiti.
In un edificio i luoghi più sicuri sono :
- sotto un muro portante;
- sotto l’architrave di una porta;
- sotto un tavolo o un mobile robusto.
Prima
In un edificio- fissa bene il mobilio e gli altri oggetti che potrebbero cadere con una semplice vibrazione;
- verifica che i collegamenti all’impianto del gas siano fatti di materiale flessibile;
- custodisci eventuali sostanze pericolose lontano da fonti di calore;
- individua le strutture portanti (colonne, pilastri, architravi, ect.).
Durante
- mantieni la calma, rifugiati nei pressi o sotto le strutture portanti;
- non usare l’ascensore;
- non sostare su scale, pianerottoli, terrazzi o balconi.
- non farti prendere dal panico;
- non correre, non spingere, potresti ferirti o ferire qualcuno involontariamente;
- alla fine della scossa dirigiti verso le uscite di emergenza.
Dopo
- prima di uscire, chiudi gli interruttori del gas e dell’energia elettrica;
- dirigiti verso luoghi aperti e sicuri per evitare di essere colpito da crolli provocati dalle vibrazioni;
- stai lontano dai cornicioni delle case;
- non sostare su ponti e passerelle;
- evita di usare l’automobile;
- usa il telefono solo per chiamate di soccorso;
- fai verificare l’agibilità dell’edificio prima di rientrare;
- ascolta le comunicazioni che le autorità diffonderanno con ogni mezzo (radio, TV, ect.).
Link Utili
- Edurisk, Itinerari per la risuzione del rischio: il progetto EDURISK nasce dalla scommessa di un gruppetto di ricercatori che hanno cominciato a lavorare insieme alla fine degli anni ’80 del XX secolo, nell’ambito di ricerche finanziate dal Dipartimento nazionale della Protezione Civile (DPC) e promosse dal Gruppo Nazionale per la Difesa dai Terremoti (GNDT), confluito dal 2001 nell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV).
- La protezione civile per i piccoli, sito a cura del Dipartimento della Protezione Civile
- tinoni.com Sito per la sicurezza infantile della Protezione Civile del Comune di Lisbona
Compostaggio: down load di documenti
Siete in molti interessati al compostaggio domestico ( dove e come si fa, ruolo strategico nella gestione intelligente dei materiali post consumo...).
Spero che sia di interesse dei lettori e visitatori di questo Blog avere gli indirizzi dai quali scaricare diversi documenti sull'argomento.
1) Corso di Compostaggio domestico in Campagna e in Città. Ultima edigione aggiornata e correttT
files.me.com/federico.valerio/ oam9pd
2) Video YouTube " La Ricetta per un buon compostaggio domestico" a cura della Provincia di Genova in collaborazione con Italia Nostra
http://www.youtube.com/watch?v=moiUeUwIe7c
3) Presentazione " Il ruolo strategico del compostaggio per una gestione intelligente dei Materiali Post Consumo". Il documento fa riferimento alla Provincia di Genova, ma può essere adattato a tutte le realtà territoriali nazionali.
files.me.com/federico.valerio/ g4or7n
4) Video YouTube "Il Modello Genova per una diversa gestione dei Materiali Post Consumo"
http://www.youtube.com/watch?v=ZAnZLOY3Qho&feature=related
e infine il mio intervento a "Il Chiodo Fisso" su RADIO3, trasmissione in onda ogni mattina feriale, alla 10:40, dedicata, per tutto il mese di Giugno, al tema "Rifiuti".
La compostiera sul poggiolo
http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/programmi/puntata/ContentItem-a0c170ee-93a4-43ae-9f49-f768772e778c.htmlhttp://www.radio3.rai.it/dl/radio3/programmi/puntata/ContentItem-a0c170ee-93a4-43ae-9f49-f768772e778c.html
Spero che sia di interesse dei lettori e visitatori di questo Blog avere gli indirizzi dai quali scaricare diversi documenti sull'argomento.
1) Corso di Compostaggio domestico in Campagna e in Città. Ultima edigione aggiornata e correttT
files.me.com/federico.valerio/
2) Video YouTube " La Ricetta per un buon compostaggio domestico" a cura della Provincia di Genova in collaborazione con Italia Nostra
http://www.youtube.com/watch?v=moiUeUwIe7c
3) Presentazione " Il ruolo strategico del compostaggio per una gestione intelligente dei Materiali Post Consumo". Il documento fa riferimento alla Provincia di Genova, ma può essere adattato a tutte le realtà territoriali nazionali.
files.me.com/federico.valerio/
4) Video YouTube "Il Modello Genova per una diversa gestione dei Materiali Post Consumo"
http://www.youtube.com/watch?v=ZAnZLOY3Qho&feature=related
e infine il mio intervento a "Il Chiodo Fisso" su RADIO3, trasmissione in onda ogni mattina feriale, alla 10:40, dedicata, per tutto il mese di Giugno, al tema "Rifiuti".
La compostiera sul poggiolo
http://www.radio3.rai.it/dl/radio3/programmi/puntata/ContentItem-a0c170ee-93a4-43ae-9f49-f768772e778c.htmlhttp://www.radio3.rai.it/dl/radio3/programmi/puntata/ContentItem-a0c170ee-93a4-43ae-9f49-f768772e778c.html
martedì 5 giugno 2012
Giornata della Terra 2012
Oggi è la Giornata Mondiale della Terra, ma non c'è proprio niente da festeggiare.
Anche quest'anno, nonostante la crisi mondiale, la concentrazione media di anidride carbonica (C02) del Pianeta è aumentata di circa due parti per milione.
Come ormai da diversi anni facciamo a Giugno, mese in cui abbiamo inaugurato questo Blog, siamo andati nel sito dell'Osservatorio di Mauna Loa, un'isola vulcanica alta 4000 metri nel centro dell'Oceani Pacifico, dove a a partire dagli anni '70, sulla cima di un antico vulcano spento, si misura la concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera del nostro Pianeta.
Come mostra la Figura ,chi è nato negli anni settanta, con il suo primo vagito ha inalato aria con circa 325 parti per milione di anidride carbonica (ogni milioni di litri d'aria, 325 litri erano di anidride carbonica) . Chi è nato a maggio di quest'anno si è trovato nei polmoni circa 395 parti per milione ( 70 parti in più) di questo gas, innocuo, ma che non lascia passare i raggi infrarossi che la Terra, riscaldata dal Sole, emette verso lo spazio esterno.
Insomma, a causa dell'aumento della conentrazione di CO2, il Pianeta sta accumulando molta più energia termica che deve trovare sfogo in qualche cosa: un aumento della temperatura media dell'aria, ma anche piogge e tempeste più violente. Insomma grandi cambiamenti climatici sono in atto e non ci dobbiamo aspettare effetti positivi.
Per chi non lo ha ancora capito, la nostra specie, a partire dalla fine del 1700, con la cosidetta rivoluzione industriale, per alcuni secoli a sua insaputa e da circa 40 anni, senza scuse di ignoranza, sta modificando sensibilmente la composizione chimica dell'aria del Pianeta.
Questo è dovuto al crescente uso di combustibili fossili ( carbone, petrolio, metano) e alla crescente deforestazione in Brasile, Africa centrale, indonesia...: entrambe queste scelte di crescita e sviluppo producono anidride carbonica.
ps: le oscillazioni regolari lungo la linea in crescita continua è l'effetto delle "naturali" oscillazioni stagionali della concentrazione di anidride carbonica dovuta alla ridotta attività clorofilliana e alla morte di piante e foglie nel periodo invernale ( la CO2 aumenta) e alla ripresa dell'assorbimento della CO2 in primavera e Estate da parte di tutta la vegetazione dell'emisfero nord ( la CO2 diminuisce).
Anche quest'anno, nonostante la crisi mondiale, la concentrazione media di anidride carbonica (C02) del Pianeta è aumentata di circa due parti per milione.
Come ormai da diversi anni facciamo a Giugno, mese in cui abbiamo inaugurato questo Blog, siamo andati nel sito dell'Osservatorio di Mauna Loa, un'isola vulcanica alta 4000 metri nel centro dell'Oceani Pacifico, dove a a partire dagli anni '70, sulla cima di un antico vulcano spento, si misura la concentrazione di anidride carbonica nell'atmosfera del nostro Pianeta.
Come mostra la Figura ,chi è nato negli anni settanta, con il suo primo vagito ha inalato aria con circa 325 parti per milione di anidride carbonica (ogni milioni di litri d'aria, 325 litri erano di anidride carbonica) . Chi è nato a maggio di quest'anno si è trovato nei polmoni circa 395 parti per milione ( 70 parti in più) di questo gas, innocuo, ma che non lascia passare i raggi infrarossi che la Terra, riscaldata dal Sole, emette verso lo spazio esterno.
Insomma, a causa dell'aumento della conentrazione di CO2, il Pianeta sta accumulando molta più energia termica che deve trovare sfogo in qualche cosa: un aumento della temperatura media dell'aria, ma anche piogge e tempeste più violente. Insomma grandi cambiamenti climatici sono in atto e non ci dobbiamo aspettare effetti positivi.
Per chi non lo ha ancora capito, la nostra specie, a partire dalla fine del 1700, con la cosidetta rivoluzione industriale, per alcuni secoli a sua insaputa e da circa 40 anni, senza scuse di ignoranza, sta modificando sensibilmente la composizione chimica dell'aria del Pianeta.
Questo è dovuto al crescente uso di combustibili fossili ( carbone, petrolio, metano) e alla crescente deforestazione in Brasile, Africa centrale, indonesia...: entrambe queste scelte di crescita e sviluppo producono anidride carbonica.
ps: le oscillazioni regolari lungo la linea in crescita continua è l'effetto delle "naturali" oscillazioni stagionali della concentrazione di anidride carbonica dovuta alla ridotta attività clorofilliana e alla morte di piante e foglie nel periodo invernale ( la CO2 aumenta) e alla ripresa dell'assorbimento della CO2 in primavera e Estate da parte di tutta la vegetazione dell'emisfero nord ( la CO2 diminuisce).
Gestione intelligente della frazione organica
Ieri, su sessantasette comuni della Provincia di Genova, solo dieci hanno partecipato al mio Seminario sul ruolo strategico del compostaggio per una gestione intelligente della frazione umida.
I presenti, in ordine alfabetico: Borzonasca (2.160 ab), Crocefieschi (569 ab), Lavagna (13.084 ab), Mezzanego (1.592), Moneglia (2.853 ab), Recco (10.258 ab), Rovegno (580 ab), Sestri levante (17.846 ab), Sori (4.276 ab), Torriglia (2.421 ab).
Tutti gli altri Comuni hanno perso l'occasione di apprendere come, grazie al compostaggio domestico, condominiale e collettivo, sia possibile risparmiare un bel pò di soldi per la gestione dei materiali post consumo prodotti dai propri concittadini ed ottemperare alle numerose leggi europee e nazionali che prevedono entro la fine del 2012 la raccolta differenziata al 65% e una netta riduzione del conferimento a discarica di frazioni biodegradabili organico + carta e cartone).
Chi è venuto si è portato a casa (gratuitamente) i manuali di compostaggio in campagna e in città, i pieghevoli che spiegano che cosa è e come si fa il compostaggio domestico e un bel DVD che fa vedere come sia possibile fare compostaggio con successo e senza problemi.
Se chi legge è in contatto con i Comuni assenti, faccia sapere a chi di dovere che questo materiale è ritirabile presso la sede di Genova Quarto, della Provincia di Genova.
E se è garantita la presenza di un adeguato numero di assenti ingiustificati sono anche disponibile a replicare la presentazione, a patto che la ex Provincia di Genova, mi garantisca l'assistenza tecnica per la video proiezione ( ieri in parte resa disponibile grazie alla buona volontà di un dipendente della provincia che ringrazio.
Per tutti gli interssati la mia presentazione, fino al 30 giugno è scaricabile (gratuitamente) da questo indirizzo:
files.me.com/federico.valerio/ g4or7n
ps: tra gli altri ieri mancava anche l'ex Assessore Sciortino. Si vede che passata l'elezione, questa iniziativa da lui voluta all'inizio del 2012, con 10.000 euro di investimento (stampa dei materiali, registrazione del video, seminario) non interessava più.
I presenti, in ordine alfabetico: Borzonasca (2.160 ab), Crocefieschi (569 ab), Lavagna (13.084 ab), Mezzanego (1.592), Moneglia (2.853 ab), Recco (10.258 ab), Rovegno (580 ab), Sestri levante (17.846 ab), Sori (4.276 ab), Torriglia (2.421 ab).
Tutti gli altri Comuni hanno perso l'occasione di apprendere come, grazie al compostaggio domestico, condominiale e collettivo, sia possibile risparmiare un bel pò di soldi per la gestione dei materiali post consumo prodotti dai propri concittadini ed ottemperare alle numerose leggi europee e nazionali che prevedono entro la fine del 2012 la raccolta differenziata al 65% e una netta riduzione del conferimento a discarica di frazioni biodegradabili organico + carta e cartone).
Chi è venuto si è portato a casa (gratuitamente) i manuali di compostaggio in campagna e in città, i pieghevoli che spiegano che cosa è e come si fa il compostaggio domestico e un bel DVD che fa vedere come sia possibile fare compostaggio con successo e senza problemi.
Se chi legge è in contatto con i Comuni assenti, faccia sapere a chi di dovere che questo materiale è ritirabile presso la sede di Genova Quarto, della Provincia di Genova.
E se è garantita la presenza di un adeguato numero di assenti ingiustificati sono anche disponibile a replicare la presentazione, a patto che la ex Provincia di Genova, mi garantisca l'assistenza tecnica per la video proiezione ( ieri in parte resa disponibile grazie alla buona volontà di un dipendente della provincia che ringrazio.
Per tutti gli interssati la mia presentazione, fino al 30 giugno è scaricabile (gratuitamente) da questo indirizzo:
files.me.com/federico.valerio/
ps: tra gli altri ieri mancava anche l'ex Assessore Sciortino. Si vede che passata l'elezione, questa iniziativa da lui voluta all'inizio del 2012, con 10.000 euro di investimento (stampa dei materiali, registrazione del video, seminario) non interessava più.
sabato 2 giugno 2012
Il chiodo fisso
Il prossimo lunedì, 4 giugno, avrò il dono dell'ubiquità.
Dalle 9 alle 13, sono nella sala multimediale dei Servizi Distaccati (Se.Di.) della Provincia di Genova (via Cattanei 3, Ge Quarto) a tenere un seminario sul ruolo strategico del compostaggio della frazione organica per affrontare con intelligenza e successo la chiusura del ciclo di questo particolare materiale post consumo.
Sono stati invitati i 31 Comuni della Provincia ai quali saranno consegnate copie della sesta edizione del "Corso di Compostaggio in Campagna e in Città", pieghevoli che spiegano in sintesi cosa è il compostaggio e come si fa.
Infine, ai presenti (al momento una decina) sarà consegnato copia di un DVD, in cui un filmato di venti minuti fa vedere come si trasformano gli scarti di cucina in terriccio fertile profumato di bosco. "Location" del filmato, la mia cucina e il mio balcone in quel di Bogliasco e il sottoscritto nel ruolo di "testimonial". Gli operatori mi hanno detto che i risultati sono buoni. Forse è l'inizio di una nuova carriera.
Nella stessa mattinata, alle 10:50, il mio "avatar" è a "Chiodo Fisso" su Radio 3. In sette minuti ho cercato di raccontare il mio rapporto, da ricercatore e socio di Italia Nostra, con la "rumenta" genovese.
La storia comincia negli anni '80, con la scoperta di un'anomala quantità di cadmio nell'aria di Staglieno, cadmio tornato a valori normali quanto il "termovalorizzatore" localizzato in quel quartiere genovese, fu spento "per manutenzione" e mai più riacceso. E la storia, per il momento, finisce ai giorni nostri con il mio progetto di estendere lo sconto TIA a tutti coloro che compostano sul poggiolo di casa.
Il Progetto, che ho battezzato "30.000 compostiere in città", spero trovi ascolto presso il nuovo Sindaco di Genova, Marco Doria e la nuova assessora all' Ambiente.
Parlare ad un microfono, negli studi RAI di Genova è stato un pò imbarazzante e la mia capacità oratoria, abituata a parlare alle sale piene di gente, non ha dato il suo meglio. Conto sull'abilità del montaggio della brava redattrice.
Comunque "buon ascolto"!
Dimenticavo: il "Chiodo Fisso" di tutto il mese di Giugno, con appuntamenti quotidiani, sarà, indovinate un pò, il rapporto di tutti le persone invitate con i Rifiuti, pardon, con i Materiali Post Consumo. Mi sa che meriti seguire l'intera serie.
Dalle 9 alle 13, sono nella sala multimediale dei Servizi Distaccati (Se.Di.) della Provincia di Genova (via Cattanei 3, Ge Quarto) a tenere un seminario sul ruolo strategico del compostaggio della frazione organica per affrontare con intelligenza e successo la chiusura del ciclo di questo particolare materiale post consumo.
Sono stati invitati i 31 Comuni della Provincia ai quali saranno consegnate copie della sesta edizione del "Corso di Compostaggio in Campagna e in Città", pieghevoli che spiegano in sintesi cosa è il compostaggio e come si fa.
Infine, ai presenti (al momento una decina) sarà consegnato copia di un DVD, in cui un filmato di venti minuti fa vedere come si trasformano gli scarti di cucina in terriccio fertile profumato di bosco. "Location" del filmato, la mia cucina e il mio balcone in quel di Bogliasco e il sottoscritto nel ruolo di "testimonial". Gli operatori mi hanno detto che i risultati sono buoni. Forse è l'inizio di una nuova carriera.
Nella stessa mattinata, alle 10:50, il mio "avatar" è a "Chiodo Fisso" su Radio 3. In sette minuti ho cercato di raccontare il mio rapporto, da ricercatore e socio di Italia Nostra, con la "rumenta" genovese.
La storia comincia negli anni '80, con la scoperta di un'anomala quantità di cadmio nell'aria di Staglieno, cadmio tornato a valori normali quanto il "termovalorizzatore" localizzato in quel quartiere genovese, fu spento "per manutenzione" e mai più riacceso. E la storia, per il momento, finisce ai giorni nostri con il mio progetto di estendere lo sconto TIA a tutti coloro che compostano sul poggiolo di casa.
Il Progetto, che ho battezzato "30.000 compostiere in città", spero trovi ascolto presso il nuovo Sindaco di Genova, Marco Doria e la nuova assessora all' Ambiente.
Parlare ad un microfono, negli studi RAI di Genova è stato un pò imbarazzante e la mia capacità oratoria, abituata a parlare alle sale piene di gente, non ha dato il suo meglio. Conto sull'abilità del montaggio della brava redattrice.
Comunque "buon ascolto"!
Dimenticavo: il "Chiodo Fisso" di tutto il mese di Giugno, con appuntamenti quotidiani, sarà, indovinate un pò, il rapporto di tutti le persone invitate con i Rifiuti, pardon, con i Materiali Post Consumo. Mi sa che meriti seguire l'intera serie.
La prossima scossa al Sud?
Ho ricevuto buone referenze sulla serietà professionale dei prof Pansa e Martelli. Prevedere un fenomeno (vincita di una squadra o alla roulette, o un terremoto...) con il 90% di probabilità mi sembra sia un fatto degno di attenzione.
Come si afferma nel documento allegato, prevedere un terremoto, pur con margini di incertezza comuni a molte stime, non composrta la necessità di evacuare intere popolazioni, ma almeno serve ad allertare la protezione civile e prepararsi individualmente all'evento, per ridurre i danni alle persone e alle cose. Non ci resta che aspettare...
Se nel frattempo il governo decidesse di rilanciare l'occupazione con un Piano di Prevenzione Alluvioni, Frane, Terremoti, Incendi, Inquinamento, non sarebbe male. Certamente ci costerebbe meno, rispetto a non far niente, come al nostro solito.
Il terremoto era stato previsto, ora se ne aspetta uno catastrofico al sud
mag 22nd, 2012 @ 05:41 pm › admin
PREMESSA Ogni terremoto sembra trovarci impreparati: impreparata la popolazione che non sa come reagire, non sa capire i segni, se ce ne sono, della natura. Impreparata la politica che ogni volta si trova a contare i morti e a ricostruire ciò che avrebbe potuto rendere più sicuro, rinforzare, rendere anti sismico. Ogni volta a stupirci e a non capire che l’Italia è TUTTA sismica. Saperlo non dovrebbe servire, come invece è, ad aumentare paura, ma dovrebbe spingere chi di competenza, le Istituzioni, a darsi da fare. Come? In primis adeguando le strutture, e poi educando la popolazione: cosa fare durante un sisma, cosa tenere a fianco a letto SEMPRE, come valutare la condizione della propria abitazione.Sapere lo si sa, ma si fa davvero poco. Il rischio , dalla scienza attuale, viene considerato come una probabilità lontana, perché la scienza sa dirci poco o nulla sulla previsione. Nei giorni scorsi su tutti i mezzi di stampa, è uscita la notizia di uno studio, italiano, che invece avrebbe “previsto” il sisma in Emilia, o meglio, avrebbe annunciato il rischio in un dato periodo. Lo studio realizzato da Giuliano Panza, ordinario di sismologia dell’Università di Trieste e dai colleghi del Centro Internazionale di Fisica Teorica di Miramare (TS) , evidenzia due algoritmi: CN ed M8. Lo studio presenta una mappa e dentro una zona nella quale, secondo gli studi, si può prevedere, a medio termine, uno terremoto di magnitudo significativa. Lo studio va avanti da sei anni e il 4 maggio il professor Panza ha consegnato il suo materiale alla Commissione Grandi Rischi, alla presenza di Antonella Peresan dell’Università di Trieste e del Direttore del Centro Ricerche Enea di Bologna, Alessandro Martelli. Il documento, ora nelle mani della Commissione Grandi Rischi, evidenziava il rischio nella zona emiliana, un rischio a medio termine entro settembre. I due algoritmi CN ed M8 utilizzano informazioni contenute nel catalogo dei terremoti e individuano nell’attività sismica moderata variazioni che possono essere considerate precursori di un forte sisma. Calcolano gli intervalli temporali in cui risultata aumentata, rispetto a condizioni normali, la probabilità in cui si verifichi un sisma superiore. Lo studio del dottore Panza è italiano ma parte da studi internazionali, infatti l’algoritmo CN si chiama così perché nasce da studi fatti in California e Nevada, e l’M8 è stato messo messo a lavoro per terremoto di magnitudo superiore a 8. I risultati degli studi sono di grande interesse scientifico, anche e soprattutto perché la loro attendibilità è superiore al 95% (algoritmo CN) e al 99% (algoritmo M8) secondo Panza, che già tre anni presentò alcuni risultati in una prolusione all’inaugurazione dell’anno accademico a Trieste. Al Tg3 Leonardo Alessandro Martelli sismologo Enea Bologna spiega: “I terremoti si possono prevedere, ma sempre con incertezza. Questi studi non definiscono luogo e ora precisa di un sisma, ma una previsione da qualche mese ad un anno in una determinata zona e possono offrire uno scenario su cui incidere. Questi studi per ora non sono in grado di permettere l’evacuazione ma sono importanti per verificare la sicurezza delle strutture, per organizzare la protezione civile e migliorare l’informazione alla popolazione.” Dati di grande interesse c’erano prima del sisma a L’Aquila e prima di quello in Emilia. Perché non è stato fatto nulla né a L’Aquila né in Emilia? “Martelli spiega: “Questa metodologia anche se in sviluppo avanzato non è ben accetta nel mondo ufficiale dei sismologi.” EPILOGO Alessandro Martelli, direttore del Centro Enea di Bologna, in un’intervista pubblicata su Affari Italiani, rivela come il terremoto dell’Emilia fosse ampiamente prevedibile e lancia l’allarme per un imminente scossa violenta nel Sud d’Italia. Dalle sue parole si evince come la Commissione Grandi Rischi fosse stata informata del pericolo di scossa in Emilia già il 4 Maggio. Direttore, era prevedibile il terremoto in Emilia? Ci sono state analisi precedenti? Si, era stato previsto. Ci sono dei “cosiddetti” strumenti di previsione che sono fatti in diversi Paesi, in Italia li fa l’International Centre for Theoretical Physics (ICTP) e l’Università di Trieste. In base al verificarsi di possibili anomalie nelle tre zone italiane, nord, centro e sud vengono emessi degli allarmi. E’ un po’ come misurare la temperatura corporea e vedere se hai la febbre. E sono stati emessi allarmi? Si, in marzo è stato diramato un allarme per la zona nord perché era stato stimato un movimento del terreno di magnitudo maggiore del 5,4. C’erano notevoli probabilità che a nord sarebbe arrivato un terremoto. La regione allarmata era questa anche perché c’erano stati terremoti vicini, nel Garda, nel veronese, poi a Parma. L’algoritmo dell’analisi mostrava che era fortemente probabile. E come mai nessuno lo sapeva? Si tratta di metodologie sperimentali. Gli allarmi non vengono divulgati ma comunicati a un gruppo di esperti nazionali. Nella Commissione Grandi Rischi si sapeva, ne abbiamo proprio parlato il 4 maggio. E cosa è stato fatto in proposito per preparare all’evento? Se ne discusse anche perché questo tipo di analisi non sono accettate da tutti i sismologi. Io posso solo dire che la Commissione Nazionale Grandi Rischi era informata dai primi di marzo. Sono previste altre scosse in Emilia? Non si può dire. Ha ragione Gabrielli (Capo del Dipartimento della Protezione Civile, ndr) che bisogna attendere e stare attenti. Ci potrebbero essere solo scosse di assestamento come scosse più forti. Non occorre arrivare a conclusioni senza avere tutti gli elementi. Ma cosa bisognerebbe fare in questi casi? Non si possono immediatamente evacuare delle zone per mesi ma di sicuro si può verificare le strutture strategiche, e organizzare la protezione civile, informare la popolazione su come si deve comportare. Ma che sia andata come è andata non l’allarma? Certo! PREVISIONE Più del nord adesso però mi preoccupa il sud. Per il nord c’erano stati due studi. Uno allarmava per un eventuale terremoto e l’altro no. Ed è arrivato il terremoto in Emilia. C’è un allarme per il sud più grave in arrivo perché lì sono stati applicati tre modelli di studio. Tutti e tre danno l’allarme rosso. Quindi questo preoccupa oltretutto perché prefigura un eventuale terremoto molto violento. Ma lei non aveva denunciato tempo fa che in Italia, al sud, esistono stabilimenti industriali potenzialmente soggetti a rischio di incidente rilevante in caso di terremoti? Si, hanno sostanze potenzialmente pericolose in elevate quantità. Sono impianti chimici, ci sono stabilimenti che contengono serbatoi di gas naturale liquefatto (Liquefied Natural Gas o LNG), altri serbatoi di stoccaggio di grandi dimensioni, rigassificatori… Ma quel’è il problema tecnico di questi impianti? Il problema è che le scelte progettuali degli impianti sono state lasciate ai gestori e, generalmente, non è noto, per i diversi stabilimenti, se e quali criteri antisismici siano stati adottati. Poi c’è il rischio da maremoto, evento raro, ma non impossibile (vedi l’incidente di Fukushima, ndr) e che, quando si verifica, è devastante: questo rischio appare del tutto trascurato negli impianti chimici italiani situati in prossimità delle coste, e in aree sismiche come ad esempio a Milazzo o se penso ai serbatoi sferici situati a Priolo-Gargallo, sono alquanto pessimista e preoccupato. Manca In Italia una specifica normativa per la progettazione antisismica degli impianti chimici
Come si afferma nel documento allegato, prevedere un terremoto, pur con margini di incertezza comuni a molte stime, non composrta la necessità di evacuare intere popolazioni, ma almeno serve ad allertare la protezione civile e prepararsi individualmente all'evento, per ridurre i danni alle persone e alle cose. Non ci resta che aspettare...
Se nel frattempo il governo decidesse di rilanciare l'occupazione con un Piano di Prevenzione Alluvioni, Frane, Terremoti, Incendi, Inquinamento, non sarebbe male. Certamente ci costerebbe meno, rispetto a non far niente, come al nostro solito.
Il terremoto era stato previsto, ora se ne aspetta uno catastrofico al sud
mag 22nd, 2012 @ 05:41 pm › admin
PREMESSA Ogni terremoto sembra trovarci impreparati: impreparata la popolazione che non sa come reagire, non sa capire i segni, se ce ne sono, della natura. Impreparata la politica che ogni volta si trova a contare i morti e a ricostruire ciò che avrebbe potuto rendere più sicuro, rinforzare, rendere anti sismico. Ogni volta a stupirci e a non capire che l’Italia è TUTTA sismica. Saperlo non dovrebbe servire, come invece è, ad aumentare paura, ma dovrebbe spingere chi di competenza, le Istituzioni, a darsi da fare. Come? In primis adeguando le strutture, e poi educando la popolazione: cosa fare durante un sisma, cosa tenere a fianco a letto SEMPRE, come valutare la condizione della propria abitazione.Sapere lo si sa, ma si fa davvero poco. Il rischio , dalla scienza attuale, viene considerato come una probabilità lontana, perché la scienza sa dirci poco o nulla sulla previsione. Nei giorni scorsi su tutti i mezzi di stampa, è uscita la notizia di uno studio, italiano, che invece avrebbe “previsto” il sisma in Emilia, o meglio, avrebbe annunciato il rischio in un dato periodo. Lo studio realizzato da Giuliano Panza, ordinario di sismologia dell’Università di Trieste e dai colleghi del Centro Internazionale di Fisica Teorica di Miramare (TS) , evidenzia due algoritmi: CN ed M8. Lo studio presenta una mappa e dentro una zona nella quale, secondo gli studi, si può prevedere, a medio termine, uno terremoto di magnitudo significativa. Lo studio va avanti da sei anni e il 4 maggio il professor Panza ha consegnato il suo materiale alla Commissione Grandi Rischi, alla presenza di Antonella Peresan dell’Università di Trieste e del Direttore del Centro Ricerche Enea di Bologna, Alessandro Martelli. Il documento, ora nelle mani della Commissione Grandi Rischi, evidenziava il rischio nella zona emiliana, un rischio a medio termine entro settembre. I due algoritmi CN ed M8 utilizzano informazioni contenute nel catalogo dei terremoti e individuano nell’attività sismica moderata variazioni che possono essere considerate precursori di un forte sisma. Calcolano gli intervalli temporali in cui risultata aumentata, rispetto a condizioni normali, la probabilità in cui si verifichi un sisma superiore. Lo studio del dottore Panza è italiano ma parte da studi internazionali, infatti l’algoritmo CN si chiama così perché nasce da studi fatti in California e Nevada, e l’M8 è stato messo messo a lavoro per terremoto di magnitudo superiore a 8. I risultati degli studi sono di grande interesse scientifico, anche e soprattutto perché la loro attendibilità è superiore al 95% (algoritmo CN) e al 99% (algoritmo M8) secondo Panza, che già tre anni presentò alcuni risultati in una prolusione all’inaugurazione dell’anno accademico a Trieste. Al Tg3 Leonardo Alessandro Martelli sismologo Enea Bologna spiega: “I terremoti si possono prevedere, ma sempre con incertezza. Questi studi non definiscono luogo e ora precisa di un sisma, ma una previsione da qualche mese ad un anno in una determinata zona e possono offrire uno scenario su cui incidere. Questi studi per ora non sono in grado di permettere l’evacuazione ma sono importanti per verificare la sicurezza delle strutture, per organizzare la protezione civile e migliorare l’informazione alla popolazione.” Dati di grande interesse c’erano prima del sisma a L’Aquila e prima di quello in Emilia. Perché non è stato fatto nulla né a L’Aquila né in Emilia? “Martelli spiega: “Questa metodologia anche se in sviluppo avanzato non è ben accetta nel mondo ufficiale dei sismologi.” EPILOGO Alessandro Martelli, direttore del Centro Enea di Bologna, in un’intervista pubblicata su Affari Italiani, rivela come il terremoto dell’Emilia fosse ampiamente prevedibile e lancia l’allarme per un imminente scossa violenta nel Sud d’Italia. Dalle sue parole si evince come la Commissione Grandi Rischi fosse stata informata del pericolo di scossa in Emilia già il 4 Maggio. Direttore, era prevedibile il terremoto in Emilia? Ci sono state analisi precedenti? Si, era stato previsto. Ci sono dei “cosiddetti” strumenti di previsione che sono fatti in diversi Paesi, in Italia li fa l’International Centre for Theoretical Physics (ICTP) e l’Università di Trieste. In base al verificarsi di possibili anomalie nelle tre zone italiane, nord, centro e sud vengono emessi degli allarmi. E’ un po’ come misurare la temperatura corporea e vedere se hai la febbre. E sono stati emessi allarmi? Si, in marzo è stato diramato un allarme per la zona nord perché era stato stimato un movimento del terreno di magnitudo maggiore del 5,4. C’erano notevoli probabilità che a nord sarebbe arrivato un terremoto. La regione allarmata era questa anche perché c’erano stati terremoti vicini, nel Garda, nel veronese, poi a Parma. L’algoritmo dell’analisi mostrava che era fortemente probabile. E come mai nessuno lo sapeva? Si tratta di metodologie sperimentali. Gli allarmi non vengono divulgati ma comunicati a un gruppo di esperti nazionali. Nella Commissione Grandi Rischi si sapeva, ne abbiamo proprio parlato il 4 maggio. E cosa è stato fatto in proposito per preparare all’evento? Se ne discusse anche perché questo tipo di analisi non sono accettate da tutti i sismologi. Io posso solo dire che la Commissione Nazionale Grandi Rischi era informata dai primi di marzo. Sono previste altre scosse in Emilia? Non si può dire. Ha ragione Gabrielli (Capo del Dipartimento della Protezione Civile, ndr) che bisogna attendere e stare attenti. Ci potrebbero essere solo scosse di assestamento come scosse più forti. Non occorre arrivare a conclusioni senza avere tutti gli elementi. Ma cosa bisognerebbe fare in questi casi? Non si possono immediatamente evacuare delle zone per mesi ma di sicuro si può verificare le strutture strategiche, e organizzare la protezione civile, informare la popolazione su come si deve comportare. Ma che sia andata come è andata non l’allarma? Certo! PREVISIONE Più del nord adesso però mi preoccupa il sud. Per il nord c’erano stati due studi. Uno allarmava per un eventuale terremoto e l’altro no. Ed è arrivato il terremoto in Emilia. C’è un allarme per il sud più grave in arrivo perché lì sono stati applicati tre modelli di studio. Tutti e tre danno l’allarme rosso. Quindi questo preoccupa oltretutto perché prefigura un eventuale terremoto molto violento. Ma lei non aveva denunciato tempo fa che in Italia, al sud, esistono stabilimenti industriali potenzialmente soggetti a rischio di incidente rilevante in caso di terremoti? Si, hanno sostanze potenzialmente pericolose in elevate quantità. Sono impianti chimici, ci sono stabilimenti che contengono serbatoi di gas naturale liquefatto (Liquefied Natural Gas o LNG), altri serbatoi di stoccaggio di grandi dimensioni, rigassificatori… Ma quel’è il problema tecnico di questi impianti? Il problema è che le scelte progettuali degli impianti sono state lasciate ai gestori e, generalmente, non è noto, per i diversi stabilimenti, se e quali criteri antisismici siano stati adottati. Poi c’è il rischio da maremoto, evento raro, ma non impossibile (vedi l’incidente di Fukushima, ndr) e che, quando si verifica, è devastante: questo rischio appare del tutto trascurato negli impianti chimici italiani situati in prossimità delle coste, e in aree sismiche come ad esempio a Milazzo o se penso ai serbatoi sferici situati a Priolo-Gargallo, sono alquanto pessimista e preoccupato. Manca In Italia una specifica normativa per la progettazione antisismica degli impianti chimici
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