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martedì 14 marzo 2017

Con il Porta a Porta la differenziata vola

I cinque mastelli usati per la differenziazione domiciliare

A Genova, il 1 giugno del 2016  si è avviato il Piano di Raccolta differenziata Porta a Porta e di prossimità.

I primi due quartieri dove si è potuto attivare il Servizio Porta a Porta  sono Quarto Alto e Colle degli Ometti, con 2.206 famiglie  servite, circa 5.000 abitanti.

I risultati ufficiali confermano che grazie a questo innovativo sistema di separazione e raccolta domiciliare la percentuale di Raccolta Differenziata è subito schizzata a valori impensabili:
88% a Luglio e 85 % a Dicembre.

Fig. 1 Materiali differenziati a luglio e dicembre nei due quartieri quartieri dove si è avviato il Porta a Porta

La Figura 1 mostra in dettaglio la quantità dei diversi materiali raccolti in modo differenziato nel mese di luglio e di dicembre del 2016, rispettivamente dopo due e sette mesi dall'avvio del progetto.

A fronte di una differenziazione sempre molto alta (88 % a luglio, 84,8% a dicembre)  nettamente superiore all'obiettivo di legge del 65%, si osserva come, a dicembre, la quantità di materiali raccolta sia  raddoppiata.

Questo risultato è la fedele fotografia di quanto si è verificato all'avvio del progetto, con il palese boicottaggio di un gruppo di cittadini che, piuttosto che cambiare le vecchie cattive abitudini ha preferito caricare in macchina il puzzolente sacco nero, pieno di rifiuti indifferenziati e depositarlo nei vecchi cassonetti stradali ancora presenti nei quartieri confinanti.

L'inconsueta migrazione di rifiuti non è sfuggita al controllo e qualcuno è stato pizzicato sul fatto.

A quanto pare questo è bastato per ridurre drasticamente il fenomeno e a dicembre la produzione totale di scarti si è portata a 55 tonnellate, di cui 46,7 tonnellate era costituito da frazioni ben differenziate: carta, plastica e metalli (multi-materiale), frazione organica (scarti di cucina), vetro.

La frazione non differenziata, in quanto non riciclabile, conferita nel mastello del "Secco" a dicembre pesava 3,2 tonnellate, il 12 % della totale produzione di scarti.

Solo questo 12% deve essere trattato per un definitivo smaltimento, tutto il resto (46,7 tonnellate) sono materiali ben differenziati che il mercato o il Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI) , paga bene e che saranno avviate a specifiche filiere di riutilizzo.

Dal bilancio di sostenibilità di AMIU, a pag, 58 apprendiamo che nel 2015, con una raccolta differenziata in città al 39%, la vendita dei materiali raccolti  in modo differenziato (113.377 tonnellate),  ha prodotto ricavi per 4,4 milioni di euro.

In questo bilancio non sono compresi eventuali ricavi derivante dalla vendita del compost prodotto a partire da 16.300 tonnellate di frazione organica raccolta nel 2015 e inviata in impianti di compostaggio dell'alessandrino e del bergamasco.

Quindi, mediamente, una tonnellata di scarti differenziati (non al meglio della qualità con l'attuale sistema di cassonetti stradali) vale circa 39 €.

Questo vuol dire che, a spanne, la separazione fatta in casa e il conferimento davanti al portone delle 2.200 famiglie di Quarto Alto e Colle degli Ometti comporta un ricavo mensile di circa 1.820 corrispondente a 21.850 € all'anno: circa 10 euro a famiglia.

Ma il dato più interessante è che lo scarto differenziato non si deve smaltire, ne tantomeno trasportare agli impianti di smaltimento fuori regione, come oggi avviene per la chiusura della discarica di Scarpino, con un costo complessivo di circa 100 euro a tonnellata: un costo, in gran parte, evitato grazie alla differenziazione spinta e di alta qualità del porta a porta.

Insomma, in attesa di conti più corretti, è certo che il passaggio dal cassonetto stradale al porta a porta comporta sensibili risparmi sui costi di gestione dei nostri scarti, specialmente nei due-tre anni a venire, durante i quali saremo costretto ad esportare i nostri rifiuti indifferenziati.

Vi sembra troppo che agli abitanti di Quarto Alto e Colle degli Ometti si applichi subito la Tariffazione Puntuale che, correttamente farà risparmiare sulla TARI le famiglie che producono meno scarti e che differenziano di più?

Al momento da palazzo Tursi rispondono "picche" ma che a Tursi si faccia finta che a Quarto Alto e a Colle degli Ometti non sia successo niente e che la Giunta uscente chiaramente freni la prevista estensione del "porta a porta" ad altri 120.000 genovesi è una scelta grave che, quantomeno, richiede una convincente spiegazione.

Sullo stesso argomento:

- Il Compostaggio perduto
Chi ha paura del Porta a Porta?
L'Isola Ecologica che non c'è
Come si riduce la TARI senza IREN


domenica 12 marzo 2017

Il compostaggio perduto

Impianto di compostaggio chiuso, cartello stradale ancora  affisso

Google Map ci informa che lungo via Carpenara, al n° 71, in val Varenna alle spalle di Pegli, c'è ancora il cartello di AMIU che segnala la presenza dell' impianto di compostaggio di sua proprietà, oggi un impianto fantasma, chiuso nel 2010.



Fig. 1 Immagine satellitare del sito che ospitava l'impianto di compostaggio AMIU

Le immagini satellitari, scattate nel 2017, mostrano che nel sito, abbandonato nel 2010 per pericoli di frane messe in moto da uno dei primi nubifragi che ha colpito la città, ci sono ancora i capannoni che ospitavano le quattro bio-celle dove, per insufflazione di aria, avveniva il compostaggio di circa 9.000 tonnellate/anno di frazioni organiche e davanti alle bio-celle ci sono  i quattro capannoni in cui si maturava il compost fresco che, prove agronomiche avevano dimostrato essere di ottima qualità.

Per questo motivo le 5.000 tonnellate di compost che ogni anno l'impianto produceva avrebbero potuto trovare acquirenti interessati a ritirarlo e a pagarlo.

Nella parte alta della Figura 1  si vede il capannone che ospitava il biofiltro e la conduttura che qui riceveva l'aria carica di sostanze odorigene, prodotte dal compostaggio.  Nel bio filtro una adeguata popolazione di batteri, fatta crescere su un letto di cippato di legno, provvedeva a ridurre significativamente il carico organico presente nell'aria immessa nuovamente nell'ambiente.

Nella parte bassa della immagine satellitare si vede anche il capannone utilizzato in questo sito per valorizzare lo "zetto", le macerie  prodotte da restauri edilizi che, raccolte in modo indifferenziato, opportune macine trasformano in  sabbia e ghiaia riutilizzabile per produrre manufatti in cemento.

Seguono alcune immagini riprese nel 2008, quando l'impianto era ancora in funzione.

Fig. 2 Le biocelle dove scarti organici mescolati a cippato di legno sono trasformati in compost

Fig. 3 Cumuli di compost maturo pronto per l'uso

Fig. 4 Visione d'insieme dell'impianto (giugno 2008)
La domanda che viene spontanea è che, vista l'emergenza Scarpino che ci costringe ad esportare fuori regione a caro prezzo ( 100 €/tonnellata) la frazione organica raccolta in città, perchè non si pensa di recuperare le strutture e i macchinari ancora funzionanti e trasferire in luogo più comodo e sicuro l'impianto?

L'immagine satellitare mostra che bisognerebbe trovare poco più di un ettaro di superficie  (circa 13.000 metri quadrati ) per riattivare un impianto come questo, un rettangolo di 100 x 130 metri, più o meno quelli necessari per un campo di calcio.

Sembra strano, ma nessuno e' stato capace di  trovare nel territorio comunale o provinciale questo ettaro di terreno che, con case distanti 200-300 metri, in totale sicurezza e usando solo competenze AMIU,  potrebbe permetterci di risolvere una parte del problema e di risparmiare un bel pò di soldi.

Tanto per dare un'idea, l'attuale progetto pilota di raccolta Porta a Porta attivato a Quarto Alto e Colle degli Ometti, con il suo 85% di raccolta differenziata, intercetta annualmente circa 250 tonnellate di un'ottima frazione organica che non aspetta altro che di essere compostata in un impianto come quello della Val Varenna.

Novemila tonnellate di frazione organica, corrispondono alla produzione annuale di circa 130.000 genovesi, guarda caso proprio il numero di persone che entro la fine del 2017 il progetto di raccolta differenziata elaborato dal Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI)  avrebbe coinvolto nella raccolta Porta a Porta che, nonostante i tanti "gufi",  a Quarto sta funzionando alla grande con una percentuale di raccolta differenziata superiore all' 80%.

Che si aspetta?
Chi mette i bastoni tra le ruote?
Quali sono i motivi per cui non si fanno scelte semplici e di interesse per la città?

Sullo stesso argomento:

- Chi ha paura del Porta a Porta?
- L'Isola Ecologica che non c'è
- Come si riduce la TARI senza IREN






venerdì 3 marzo 2017

Chi ha paura del Porta a Porta?


Il 20 aprile 2016 è stato annunciato in pompa magna: a Genova parte la raccolta differenziata "Porta a Porta" e di "Prossimità" che, estesa progressivamente a tutta la città, permetterà di raggiungere gli obiettivi di raccolta differenziata previsti dalla Regione Liguria: 65% entro il 2020.

Nella stessa data, il Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI) ci aveva già regalato il Piano per la raccolta che, in base alla complessa organizzazione urbanistica della nostra città, aveva individuato le specifiche modalità da adottare, quartiere per quartiere.


Fig. 1 Piano CONAI per la raccolta Porta a Porta a Genova. 

La Figura 1 mostra, nei diversi colori, la distribuzione delle diverse modalità di raccolta.

Le aree verdi, quelle con una minore densità abitativa e spazi condominiali disponibili, saranno quelle dove si realizzerà, alla lettera, la raccolta Porta a Porta: i mastelli potranno essere esposti all'esterno del portone di casa.

Nelle zone gialle saranno previsti cinque mastelli fissi per ogni condominio.

Le zone arancioni e rosse (470.000 abitanti) avranno a disposizione cassonetti "intelligenti", predisposti per raccogliere, anche loro, le cinque diverse frazioni di scarti.

I  19.141  genovesi che abitano nelle aree verdi, nel giorno stabiliti, dovranno depositare davanti al portone o in uno spazio condominiale accessibile, uno dei cinque mastellini avuti in dotazione, pieni degli scarti che, in base al colore del loro coperchio, sono utilizzati per raccogliere le frazioni previste: scarti di cucina (marrone), plastica e metalli (giallo), carta e cartone (blu), vetro (verde), scarti non riciclabili  (grigio).
In questo modo, tutti i mezzi AMIU, nello stesso giorno raccoglieranno solo una delle frazioni previste che potrà essere facilmente riciclata, in base alla sua composizione e venduta al miglior offerente.

La qualità della raccolta, ovviamente, sta in mano a chi, in famiglia e presso le aziende, si prende cura di separare le singole frazioni, man mano che sono prodotte.
Per garantire questo risultato, ad una capillare e chiara informazione si affianca la novità che il titolare di ogni mastello è identificato con un "transponder" inserito nel mastello stesso, letto in automatico, al momento della raccolta.
E' evidente che, in questo modo, il responsabile di eventuali conferimenti non corretti è facilmente identificabile.

A dieci mesi dall'annuncio, constatiamo alcuni fatti singolari  e in parte misteriosi:

- l'estensione della raccolta porta a porta di tipo condominiale nelle zone gialle (102.669 genovesi abitanti a Voltri, Pra, Marassi Alta) prevista per la fine del 2016, non c'è stata.

- i risultati della raccolta,  partita a giugno e luglio 2016 in due delle zone verdi (Quarto Alto e Costa degli Ometti, circa 5.000 abitatanti coinvolti) sono coperti dal silenzio più assoluto, nel sito AMIU dedicato al progetto non se ne trova traccia.

Ad una personale richiesta fatta a AMIU, mi è stato prontamente risposto con l'invio di una presentazione fatta l'8 febbraio 2017, nel corso dell'audizione della Commissione Ambiente del consiglio comunale.

Non so quanto la sobrietà della slide che riporta i risultati dei primi mesi del Progetto Pilota (Figura 2)  sia stata voluta, ma ho l'impressione che nessuno dei consiglieri presenti nella Sala Rossa abbiano colto il significato "sconvolgente" del fatto che, grazie al Porta a Porta, dopo solo sei mesi dall'avvio,  le 2.206 utenze di Quarto Alto e di Colle degli Ometti coinvolte nel progetto Porta a Porta, avevano differenziato  88% dei loro scarti.

Si, avete letto giusto, in sei mesi a Quarto, grazie al Porta a Porta, si è passati dal 39%, al' 88% di raccolta differenziata.
Fig. 2 La slide di fonte AMIU che riporta il risultato del porta a porta a Quarto

Questo risultato ha come conseguenza che chi vuole fare facili affari con gli scarti dei genovesi, con il Porta a Porta esteso a tutta la città, vedrà letteralmente svanire l'oggetto dei suoi desideri.

Se l' ottanta per cento degli scarti genovesi, intercettati grazie al porta a porta, alle nove isole ecologiche, al compostaggio domestico e di comunità, fosse inviato al recupero e al riciclo,  il 20 % di indifferenziato che resta non giustificherebbe i pesanti investimenti previsti al momento per gli impianti di trattamento, quelli che ci vogliono far credere che non potremmo realizzare senza l'ingresso di un partner, come IREN, in AMIU.

Tutti i "gufi" (scusate questa citazione, ma ci vuole) che dicevano che a Genova la differenziata non si può fare, ancora una volta, sono stati smentiti dai fatti: la maggioranza dei genovesi, che abitino a Quarto o a Sestri e a Pontedecimo, la differenziata spinta la fanno e la fanno bene.

Chi ha sperato di sfruttare l'insofferenza al cambiamento, appoggiando i soliti comitati "contro" è stato messo da parte.

E i fatti dimostrano che non è neanche vero che il Porta a Porta costi di più: la vendita di tutti i materiali di alta qualità recuperati con il Porta a Porta compensa, alla grande, i costi di investimento, i maggiori costi dei nuovi operatori che bisogna assumere  e permette il rapido ritorno degli investimenti necessari per la valorizzazione dei materiali separati alla fonte (separazione meccanica di metalli, carta, cartone e plastiche, bio-digestore per la produzione di metano e compost).

E i fatti dimostrano che è anche falso dichiarare che ci vogliono anni per raggiungere il 65% di raccolta differenziata. Le esperienze genovesi dimostrano che, con una buona organizzazione, in pochi mesi tutti differenziano alla grande.

Con questi numeri, oltre 80 % di raccolta differenziata di qualità, l'economia circolare basata su nuove attività produttive dedicate alla trasformazione annuale di 260.000 tonnellate di metalli, cellulosa, polimeri di sintesi, frazioni organiche... diventa rapidamente una realtà.

E ora. in base a questi risultati, un messaggio ai consiglieri comunali che dovranno votare la nuova delibera che vuole, costi quel che costi, IREN come socio AMIU: votate NO

e chiedete,  maggioranza e  opposizione, che il piano CONAI,  per la piena attuazione del Porta a Porta in città, si sblocchi immediatamente e contemporaneamente agli abitanti di Quarto Alto e di Colle degli Ometti, che così bene stanno facendo la differenziazione dei loro scarti,  sia riconosciuta la Tariffazione Puntuale.

Non ci sono scuse: qualunque cosa vi vogliano far credere, siate certi che la nuova tariffazione che premia economicamente i comportamenti virtuosi, la tariffazione puntuale, si può applicare subito. 


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