Si potrebbe chiamare "Istant Scientific Paper". Si tratta di un articolo di autori spagnoli ( primo nome Lozano R.L.) pubblicato sull'ultimo numero di Environmental International ( 37; 2011, pag 1259-1264).
Il Titolo " Impatto radioattivo dell'incidente di Fukushima sulla penisola Iberica: evoluzione e percorso della nube" ci rimanda al disastro nucleare giapponese che, anche se nessuno ne parla più è ancora in corso, nei suoi effetti sul territorio giapponese intorno alla centrale e nelle misure che si stanno ancora mettendo in atto nella zona del disastro, per limitare i danni.
Leggendo l'articolo si ha un'idea di quanto questo Pianeta e gli umani che lo abitano siano interconnessi.
La nube radioattiva emessa al momento dell'esplosione dell'idrogeno (11 marzo 2011) che tutti abbiamo visto in televisione, assorbita alle polveri sottili ( già proprio loro le PM10 e le PM2,5) trasportata dai venti in quota, ha attraversato l'oceano Pacifico, tutti gli Stati Uniti, l'oceano Atlantico e tra il 28 marzo al 7 aprile è planato sulla penisola iberica ( Spagna ) lasciando segni evidenti del suo passaggio sui campionatori di PM10 attivati per l'occasione.
Iodio e cesio radiattivo, made in Japan, sono stati chiaramente registrati, e analoghe tracce evidenti sono state registrate lungo il precedente passaggio sulle terre emerse.
Ovviamente, l'intensità delle radiazioni e il possibile danno alla salute si sono progressivamente ridotti, mano a mano che la nube radioattiva si è allontanata dall'epicentro del disastro: dal 15 e 19 marzo la quantità massima di Iodio 131 a Tokio in un metro cubo d'aria era di 5000 milliBequerel. Il 21 e 24 marzo nell'aria di Saipan ( isole Marianne USA) i millibequerel erano scesi a 27; il 24 marzo a Orlando (USA) i milliBequerel per metro cubo erano 7 e a Huelva tra il 28 marzo e il 7 aprile la concentrazione massima è stata di 4 milli bequerel.
Tanto per capuire cosa significano questi numeri, a Huelva, prima dell'arrivo della nube (15-17 marzo) la concentrazione di Iodio 131 era, come al solito, inferiore a 0,030 millibequerel per metro cubo.
E in Italia?
Da noi, come abbiamo già raccontato, si è subito allertato il centro di Ispra e la rete nazionale di rilevamento.
Nel sito del Centro si è aperta una apposita pagina che, giorno dopo giorno, ci ha tenuto aggiornati su quello che succedeva in Giappone e in Italia.
In effetti, nei primi di aprile il passaggio della nube radioattiva è stato registrato anche in Italia con valori compatibili a quelli trovati in Spagna.
Un'unica osservazione, per dovere di cronaca. La traiettoria della nube stimata dagli spagnoli vede la Sicilia come zona principale del suo passaggio sul territorio nazionale, una volta lasciata la Spagna.
Come si può vedere dalla mappa dei luogi di monitoraggio, presente nel sito di ISPRA, tutta Italia è adeguatamente coperta . L'unica regione senza stazioni di monitoraggio di radionuclidi è proprio la Sicilia.
Il centro di Ispra , per tutta l'emegenza ha sottolineato che la radioattiviotà misurata nel nostro paese non ha rilevanza sanitaria.
Non ne dubitiamo, diciamo però che dopo lo iodio e il cesio ucraino, avremmo ben volentieri fatto a meno anche di questo pò di iodio e cesio
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