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domenica 16 novembre 2014

I terrazzamenti: la grande opera dimenticata 1)


La Liguria è un territorio fatto a terrazze.

Terrazze artificiali, tirate su a forza di braccia, a partire dall'anno mille, con i monaci a lavorare e a dirigere i lavori e con milioni di uomini e donne che, secolo dopo secolo, fino agli anni del primo dopoguerra, hanno garantito la loro manutenzione e il loro utilizzo per produrre vino, olive, grano, ortaggi.

Una grandissima opera, giunta sino a noi praticamente intatta.

E un'opera ciclopica, più grande della Grande Muraglia cinese: nelle sole "Cinque Terre" ci sono 5.729 chilometri di terrazzamenti o "fasce", come si chiamano da queste  parti.

Ma quando i 150.000 agricoltori  ancora presenti ed attivi su monti e colline liguri negli anni '50, si sono ridotti agli attuali 14.000, con l'abbandono è cominciato il dissesto e con esso frane, smottamenti, alluvioni sempre più disastrose, come quelle che ques'anno, ancora una volta, più volte, hanno distrutto e ucciso, colpendo quasi tutta la costa ligure.

E proprio questo abbandono è la causa del fatto che il 98% dei comuni liguri sia ad alta criticità idrogeologica.

Ma su una cosa nessuno ha dubbi: i terrazzamenti sono una salvaguardia del territorio in quanto diminuscono l'acclività dei versanti, riducono l'erosione del terreno, rallentano i flussi di acqua nel corso di eventi meteorologi estremi, assorbono grandi quantità d'acqua ,regolandone il regime.

Invece è l'abbandono dei terrazzamenti, con la crescita spontanea di alberi e la conseguente instabilità dei muri a secco, la causa principale dell'attuale dissesto, come ha dimostrato uno studio effettuato subito dopo i luttuosi eventi dell' ottobre del 2011 che hanno portato morte e distruzione a Monterosso e Vernazza ed attivato ben 88 frane in pochi chilometri quadrati di territorio, colpito dal nubifragio.

FIG. 1: Uso del suolo nelle zone di distacco delle frane avvenute con l'alluvione del nov 2011 nelle Cinque Terre
Lo studio ha verificato che il 48% di queste frane sono avvenute in corrispondenza di terrazzamenti abbandonati e, altrettante (44%), in aree boscate non gestite, anche a causa dell'elevata acclività di queste aree.

Invece, le aree meno interessate da frane (dal 2 al 3 %) sono state quelle in corrispondenza dei terrazzamenti coltivati a vite. E, nelle maggior parte di questi casi, le frane sono partite dal margine dei terrazzamenti, in corrispondenza di aree boscate, a conferma della stabilità al terreno fornita da terrazzamenti coltivati.

Infatti, nei terrazzamenti abbandonati e ricoperti di arbusti, le cui radici rendono instabili i muretti, gli eventi franosi sono risultati di maggiore frequenza, circa triplicati  (11%).

FIG 2. Foto aerea del 2006 e la stessa zona dopo l'alluvione del 2011.
La Figura 2 mostra due eventi franosi (F1 e F2) avvenuti nelle Cinque Terre,  in corrispondenza di terrazzamenti recentemente abbandonati.

Lo studio ha anche verificato che l'8% delle frane sono avvenute per cedimento delle scarpate, a valle delle strade (Figura 3), eventi che sottolineano l'importanza di una buona progettazione ed una altrettantanta buona manutenzione delle vie di accesso dei monti.

FIG 3. Due frane dovute a cedimento della scarpata a valle della strada (Cinque Terre)

Tutto questo ha un significato ben preciso che il popolo ligure deve avere ben chiaro: se la Liguria e Genova in particolare, vorrà evitare o ridurre i danni dei prossimi nubifragi, sarebbe meglio che cominciasse a ritornare con lo sguardo e con le opere, ai suoi monti, alle sue "fasce" da recuperare e far ritornare a dare frutti.

Ne parleremo nel possimo post.

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