Che i terreni agrari nazionali siano una risorsa irrinunciabile,
in quanto unico modo per produrre cibo, e' una certezza per Carlo Petrini, fondatore di Slow food, che nella sua Agenda per il Governo, prevede 4 linee guida, molto concrete:
in quanto unico modo per produrre cibo, e' una certezza per Carlo Petrini, fondatore di Slow food, che nella sua Agenda per il Governo, prevede 4 linee guida, molto concrete:
1.
“Politiche alimentari significa
politiche condivise e interconnesse: ambiente, agricoltura, educazione,
salute, economia, giustizia, sviluppo, industria, beni culturali. Dove inizia
un settore e finisce l’altro? Non si può dire, non esiste confine. Se si fa
politica per il cibo e per l’agricoltura si fa, finalmente, politica per tutti,
si tutela il bene comune. (…)un tavolo condiviso, un posto in cui tutti i
ministri e tutti gli assessori verificano, prima di vararli, la coerenza dei
provvedimenti di cui si fanno portavoce sarebbe un buon inizio.
2. C’è un disegno di legge già
approvato che attende di diventare legge. E’ stato ribattezzato “Salva suoli”. L’ha presentato il
ministro Mario Catania, che l’ha scritto e migliorato con la collaborazione
delle Regioni e della rete di associazioni della società civile. Serve a porre, sia pure con imperdonabile
ritardo, fine alla dissipazione del suolo agricolo italiano, alla
cementificazione ignorante che ha devastato il nostro territorio e di cui
paghiamo il prezzo in dissesto e vite umane ad ogni temporale. (…) I
candidati che nelle prossime settimane si diranno a favore della protezione
del territorio italiano provino a dirlo in modo più chiaro: dicano che si
impegneranno perché quel disegno di legge diventi al più presto una legge
nazionale.
3. Le nostre campagne hanno bisogno di ripopolarsi. Perché il made in Italy
passa dai campi e dalle mani dei nostri produttori che (…) oggi sono mani
anziane (…) e non sanno a chi consegnare tutta la loro esperienza e tutti i
loro saperi. E, come si sa, i nostri giovani hanno bisogno di lavorare. (…)Quindi
i candidati che nelle prossime settimane intendono parlare di lavoro giovanile potrebbero
intanto impegnarsi a facilitare questa fetta di lavoro giovanile: quella in
agricoltura. Perché sono tanti i giovani che ci stanno provando e,
nonostante tutto, ci stanno riuscendo. Ma sono tantissimi i giovani che ci
stanno pensando e che rinunciano prima di provare perché le difficoltà sono
davvero troppe.
4. Infine decidiamo una volta per tutte che agricoltura serve al nostro
paese. Un paese fatto di milioni di piccole aziende agricole. Un paese che ha
il biologico tra i suoi vanti. Un paese che basa la sua ricchezza sulla
biodiversità di razze animali, varietà vegetali domesticate e spontanee, di
prodotti tipici e delle tante biodiversità che quelle implicano(…). Non
serve un’agricoltura di brevetti, non serve un’agricoltura di multinazionali,
non serve un’agricoltura di contoterzisti. Non servono gli OGM.
Semplicemente non servono. E già questo basterebbe a richiedere un impegno per
fare in modo che vengano esclusi dal nostro futuro alimentare. Se a questo si
aggiungono (…) i possibili impatti sull’ambiente, sulla salute e sull’economia
risulerà chiaro che appellarsi al principio
di precauzione sarà la cosa più ovvia da fare, decidendo che il nostro
paese resta “Ogm free”. Quindi quei candidati che nelle prossime settimane
parleranno di “green economy”, potrebbero partire anche da qui: dal più vasto
settore di green economy che abbiamo, da sempre, sotto gli occhi: l’agricoltura
sostenibile.”
(da la Repubblica del
4 dicembre 2013)
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