Trattamenti Meccanico Biologici (TMB): la carta vincente nella strategia Rifiuti Zero.
La proposta di Legge d’iniziativa popolare “Rifiuti Zero” si
pone l’obiettivo, entro il 2020, di recuperare il 95% di materia, dai nostri
scarti urbani. Sembra una “missione impossibile”, ma quest’obiettivo rientra
nelle potenzialità di approcci metodologici innovativi già ampiamente
collaudati, i Trattamenti Meccanico Biologici (TMB).
Un altro obiettivo strategico previsto dalla Legge, è quello
della riduzione alla fonte: se nel 2000 ogni italiano produceva 491 chili dirifiuti, nel 2020, dovrà produrne il 20 % in meno (- 98 chili) e quindi
scendere a 393 chili a testa. Anche questa non è una missione impossibile, perché
l’obiettivo fissato dalla Legge non molto è lontano dall’attuale (2010) produzione
pro-capite del Veneto: 488 chili/abitante.
I TMB sono definiti come trattamenti a “freddo” poiché evitano
la combustione diretta degli scarti. In particolare, questi impianti utilizzano
sistemi meccanici e fisici per separare e purificare diverse frazioni quali:
carta e cartone, alluminio, ferro e acciaio, plastiche miste. Trattamenti
meccanici più evoluti, con sensori a raggi infrarossi, sono in grado di
separare gli imballaggi in plastica in base al tipo di polimero utilizzato
(PET, PVC, PE, PS…).
Queste separazioni possono essere fatta a valle delle raccolte
differenziate, per migliorarne la qualità e spuntare prezzi migliori sul
mercato del riciclo, ma possono essere utilizzate anche sulla frazione residuale non differenziata.
Nel 2010, a livello nazionale, abbiamo differenziato solo il
35,3% dei nostri scarti. Poiché in
questi scarti, oltre l’85% è riciclabile (in massima parte imballaggi e scarti
di cucina) abbiamo buttato in discarica e negli inceneritori circa il 65% dei
nostri materiali post consumo.
Poiché una tonnellata di cartone vale 93 euro nel mercato
del riciclo e la plastica di qualità vale ben 276 euro a tonnellata, con le
scelte attuali buttiamo via, letteralmente qualcosa come mezzo miliardo di euro
all’anno.
I Trattamenti Meccanici permettono di recuperare gran parte
di questa materia (inerti, vetro, metalli, cellulosa, polimeri plastici) e il
loro valore monetario, da reimmettere in nuovi cicli produttivi.
Parliamo ora dei Trattamenti Biologici. In sintesi,
con questi trattamenti che precedono quelli fisici, facciamo lavorare per noi
batteri e microorganismi che, mangiando letteralmente i nostri scarti
biodegradabili, li trasformano in innocui vapore acqueo e anidride carbonica, con il compostaggio ed in anidride
carbonica e metano (biogas) con la digestione anaerobica.
Il metano, adeguatamente purificato è indistinguibile dal
metano russo o libico e può essere immesso nella rete di distribuzione del gas
e nelle bombole delle autovetture a metano.
Il compost che si produce in entrambi i processi biologici è
un terriccio con un alto contenuto di carbonio organico che, come ammendante,
deve essere usato in agricoltura per produrre nuovo cibo e contribuire al
recupero della fertilità dei nostri terreni agricoli che, dopo decenni di
trattamenti chimici si stanno avviando, specialmente nell’Italia meridionale,
verso la desertificazione.
Con questi trattamenti biologici si riutilizza o s’inertizza
gran parte della materia organica biodegrabile presente nei nostri scarti che,
sommando scarti di cucina e della preparazione di cibo, sfalci e potature,
carta e cartone per usi alimentari, materia organica presente in pannolini e
pannoloni, rappresentano circa il 60% dei nostri scarti urbani.
A questo punto, qualcuno potrebbe dire “ Ma perché queste
scelte non le abbiano ancora fatte? Come può essere possibile evitare le
emergenze rifiuti, tipo Napoli, senza l’aiuto dei termovalorizzatori?”.
La nostra risposta è che la rivoluzione “Rifiuti Zero” è
possibile, poiché approvando questa Legge di Iniziativa Popolare, il Parlamento
fa le scelte giuste a favore degli Italiani ed elimina una vera e propria
truffa a loro danno, cominciata nel 1999.
Con
il Decreto n. 79/1999, noto anche con «primo decreto Bersani», con il
recepimento di normative europee a favore delle Energie Rinnovabili, è stato
introdotto un nuovo sistema d’incentivazione di mercato, basato sui
“Certificati Verdi” che ha sostituito il vecchio sistema d’incentivazione a
sussidio, legato al Programma CIP 6/92.
In sintesi, con denaro preso dalle bollette della luce di
tutti gli Italiani, una nuova tassa del 7% applicata sui chilowattore
consumati, s’incentiva la produzione di elettricità da fonti rinnovabili,
pagandola circa tre volte di più, rispetto al valore di mercato. Scelta
condivisibile per fotovoltaico, eolico, idraulico, geotermico, fonti realmente
rinnovabili e con basso impatto ambientale, se gestite con buon senso.
Peccato che, al momento dell’approvazione del Parlamento,
una mano ignota abbia introdotto nella normativa europea che stavamo approvando,
un codicillo, tutto italiano, che faceva
diventare, per assimilazione, i rifiuti urbani una fonte d’energia
rinnovabile.
In questo modo, termo-valorizzando i rifiuti diventati combustibili
“rinnovabili” si fanno grandi affari garantiti; ad esempio, nel 2004, a favore
degli inceneritori, operativi nel nostro paese, sono stati erogati Certificati
Verdi per 2,4 miliardi di euro.
Firmato il decreto 79/1999, gli amici degli inceneritori si
sono potuti scatenare, con l’obiettivo dichiarato di realizzare un inceneritore
in ogni provincia.
Poiché nessun incentivo è previsto per riciclo, compostaggio
e meno che meno per politiche di riduzione forse, ora vi dovrebbero essere più
chiare le vere cause delle emergenze rifiuti che, dal 1999, affliggono questo
Paese.
La Legge d’Iniziativa Popolare “Rifiuti Zero” taglia alla
radice questo scandaloso furto a danno degli Italiani: abolisce gli incentivi
agli inceneritori e ai cementifici che usano i rifiuti come combustibili e tassa
gli inceneritori, come fanno da anni, Austria, Danimarca, Svezia, per favorire
il riciclo.
E, in base alla nuova Legge, gli introiti di questa tassa e di
quella già in vigore per le discariche, saranno integralmente usati per
finanziare gli impianti finalizzati al riuso, al riciclaggio, al compostaggio e
alla digestione anaerobica. Incentivi saranno erogati anche per attivare in
tutti i Comuni, sistemi di raccolta differenziata domiciliare, con tariffazione
puntuale che ridurrà le spese di famiglie e aziende che differenziano i propri
scarti e producono pochi rifiuti.
Finanziamenti pubblici andranno anche ai Centri di Ricerca che si specializzeranno per studiare metodi per il recupero spinto della materia. In questo modo, ad esempio, sarà possibile accelerare i tempi per rendere competitive tecniche, già note, per trasformare scarti ricchi di cellulosa (carta e cartone) e di plastiche miste, in nuove materie ad alto contenuto energetico, rispettivamente in etanolo e in gasolio, entrambi utilizzabili per l’autotrazione.
In attesa che queste tecnologie diventino mature, le
frazioni separate dai TMB, ricche di cellulosa e quelle composte
prevalentemente da plastiche miste non riciclabili, , potranno essere
collocate, senza particolari impatti ambientali, in aree di stoccaggio
temporanee che, tra qualche anno, diventeranno vere e proprie miniere di
Materie Seconde ad alto valore aggiunto.
Federico Valerio
Chimico Ambientale
Comitato Tecnico-Scientifico LIP Rifiuti Zero
La ringrazio e le chiedo se posso stampare la sua relazione per poterla divulgare su carta in quanto è utile informare per migliorare.
RispondiEliminaCertamente, anzi sei invitato a pubblicarlo.
RispondiEliminaTi chiedo la cortesia oltre a citare il mio nome e il mio ruolo (membro del Comitato Tecnico Scientifico) di fare pubblicità al mio blog
Federico Valerio