Chiusa la falla, del petrolio riversato nel golfo del Messico non se ne parla più. Ma è proprio quando non si vedono più spiagge e pellicani imbrattati di petrolio che ci possono essere i veri problemi per chi si alimenta con quanto il mare è in grado di offrire: pesci, gamberetti, ostriche, mitili.
Il 19 agosto negli USA c'è stata una riunione governativa per stabilire se i frutti di mare pescati nel golfo del messico siano salubri. Il Governo ha affermato che c'è la sicurezza alimentare ma non tutti i pareri sono unanimi e personalmente mi unisco a questi.
Una volta che il petrolio è evaporato, si e depositato sui fondali ed è stato degradato dalla attività microbica, e dalle radiazioni solari, non sono più possibili fotografie di grande impatto emotivo, ma occorre tenere sottocontrollo i metalli tossici che conteneva il petrolio quali mercurio, cadmio e piombo e gli idrocarburi policiclici aromatici, cancerogeni , anch'essi presenti nel greggio.
Le concentrazioni di metalli e di policiclici aromatici nell'acqua può essere molto bassa , ma questi inquinanti si concentrano lungo la catena alimentare e al loro vertice ( nei grandi predatori come pesce spada e tonni) possono raggiungere alte concentrazioni, pericolose per il super predatore, gli umani pescivori.
Particolarmente a rischio sono anche i mitili (le cozze), in quanto questi animali che filtrano grandi quantità di acqua per ricavarne il cibo non hanno gli enzimi necessari per "digerire" i policiclici che si accumulano nei loro tessuti grassi e di qui ai tessuti grassi di chi li mangia.
Insomma se si vuol essere sicuri che quanto si pesca e si pescherà nel golfo del Messico sia sicuro, bisognerà garantire per 6-7 anni accurate e frequenti misure della contaminazione del pescato.
Grazie BP!
Nessun commento:
Posta un commento