L'audizione in Consiglio Comunale sul ciclo dei materiali post consumo genovesi non è andata male.
I  consiglieri presenti, nonostante i numerosi interventi, sono stati  sempre attenti, le associazioni che avevano chiesto di intervenire hanno  avuto spazio sui giornali e le televisioni locali ed in particolare ho  avuto diverse richieste di aver copia del mio intervento scritto.
Intervento  che, mi dicono, non sia piaciuto all'amministratore delegato dell'AMIU,  in quanto l'ho chiamato direttamente in causa, creandogli, mi pare di  capire, qualche difficoltà.
Per i non genovesi ricordo che, oggi,  la nostra raccolta differenziata è ad un penoso 25%. Tutti gli  interventi hanno sottolineato non solo i forti ritardi, in parte  ereditati dalla passata Giunta, ma anche la palese tiepidezza con la  quale l'attuale amministrazione affronta questo tema.
Tanto per  esemplificare, esiste un chiaro crono programma per arrivare nel 2014 ad  inaugurare il gassificatore che dovrebbe chiudere il ciclo, ma non  esiste nessun cronoprogramma per arrivare in quella data (con un ritardo  di due anni, rispetto agli obiettivi di legge) ad una raccolta  differenziata del 65% e ad una riduzione del 10%, come avventatamente  affermato dal Presidente Amiu, qualche decina di giorni or sono.
Nel suo intervento, durante l'audizione,  l'Amministratore delegato AMIU ha affermato che se avesse 
5 milioni di euro all'anno, lui si che farebbe tutta la raccolta differenziata che serve.
Nel  mio intervento, successivo al suo (vedi post precedente) ho fatto  osservare a lui ( momentaneamente assente, probabilmente per interviste  in corso) e agli allbiti consiglieri  ( pparentemente all'oscuro del  fatto) che il 
non fare la raccolta differenziata alle casse del Comune costa, in ecotasse regionali, qualcosa come  
3 milioni di euro all'anno,  a cui si devono aggiungere tutti i contributi CONAI non presi per la  bassa qualità della poca raccolta differenziata che riusciamo a fare.     
Oggi, alle 14:30 audizione pubblica della Commissione Territorio sul  ciclo dei rifiuti (pardon) Materiali Post Consumo a Genova in  concomitanza con la presentazione della collocazione dei tre impianti  "finali": trattamento meccanico biologico, digestore anaerobico,  gasificatori che saranno collocati in testa alla grande discarica  genovese in località Scarpino.
Per conto di Italia Nostra anch'io  sarò audito ( almeno così spero, le altre volte i consiglieri se ne  stavano a fare chiacchiere e a leggere il giornale) e quello che segue è  il testo che consegnerò.
Niente di nuovo per gli " abituè" di questo blog, ma come ben sapete giova sempre ripetere le cose.
COSTI DEL NON FARE RACCOLTA DIFFERENZIATA DI QUALITA’ CHI LI PAGA?
Oltre  l’ 80% degli scarti dei genovesi (tra l’ 85 e il 90%) è separabile in  modo differenziato e utilizzabile per il riuso e il riciclo: questo è  quanto emerge dalla analisi merceologiche degli scarti della città; un  dato che la stessa AMIU è costretta ad ammettere.
Una famiglia che si  organizza per separare alla fonte le principali classi merceologiche  (organico, carta, vetro, plastiche e metalli, pile, farmaci, tessuti) è  in grado di raggiungere una raccolta differenziata pari all’86% dei suoi  scarti, come ha dimostrato uno studio, effettuato nel 2006 da Italia  Nostra, su un campione di 106 famiglie italiane (
http://files.me.com/federico.valerio/ryabs5).
Questo  significa che una famiglia, o un esercente,ben informati e motivati  sono in grado di separare alla fonte tutti i materiali riciclabili e  riutilizzabili che, con gli acquisti o la loro attività, entrano  nell’abitazione o nell’esercizio commerciale.
E raccolte con  differenziazioni dell’80% sono ormai realtà frequenti in molti comuni  Italiani passati a sistemi di raccolta Porta a Porta, attualmente i  migliori sistemi in grado di garantire alta quantità ed elevata qualità  delle frazioni separate.
Il 60% di questi materiali sono imballaggi  (plastica, vetro, carta/cartone, metalli , legno) e nel restante, almeno  il 25 % - 30 % circa sono scarti di cibo (frazione organica).
Tutti  gli ex imballaggi hanno un valore economico, pari almeno al contributo  che il Consorzio Nazionale Imballaggi (CONAI) riconosce ai Comuni che  effettuano la raccolta differenziata.
Questo valore dipende dalla  purezza delle diverse frazioni merceologiche raccolte: quanto più una  frazione è omogenea e pulita, tanto più è l’entità del contributo CONAI.
Oggi,  una tonnellata di PET (bottiglie in plastica per acqua, bevande gasate e  latte) e di Polietilene (flaconi per detersivi, shampoo…) 
nella classe più elevata di qualità riceve dal CONAI 314 €, e una tonnellata di lattine di alluminio altrettanto bene  selezionate, vale per il Consorzio 420,33 €.
Questo  contributo  copre solo in parte l’intero costo della raccolta  differenziata (si stima in media il 30% dei costi di raccolta), ma  l’organizzazione più “onerosa” (la separazione alla fonte) è a carico  delle famiglie e delle attività  commerciali e la 
raccolta differenziata bisogna comunque farla; 
è obbligatoria, sia per le famiglie e gli esercizi commerciali che per i Comuni.
Visto  che la raccolta differenziata è obbligatoria, tanto vale farla bene,  incentivare la sua pratica, organizzare le opportune economie di scala,  spuntare i valori massimi dei contributi CONAI  e in questo modo ridurre  i costi della raccolta ed evitare i costi per lo smaltimento che, se  realizzati con la gasificazione e l’incenerimento con recupero  energetico,  sono molto elevati; in Europa vanno da 90 a 120 euro per  tonnellata.
Gli scarti di cibo e di giardino non rientrano negli  accordi CONAI, tuttavia, raccolti in modo separato e sottoposti a  processi di compostaggio possono essere usati per produrre ammendanti  compostati misti impiegabili in agricoltura enella produzione di  terriccio di qualità per orticoltura e floro-vivaistica, con un valore  medio  di mercato dello sfuso tra 5 e 15 € a tonnellata (con punte fino a  30 € per lo sfuso e del doppio per l’insacchettato).
Nel 2007, negli  scarti degli abitanti della provincia di Genova c’erano 41.000  tonnellate di imballaggi in plastica e 4.000 tonnellate di alluminio con  un valore CONAI, rispettivamente di 11,3 e 1,7 milioni di Euro.
Nello  stesso anno, gli scarti umidi e verdi della provincia di Genova  ammontavano a 166.000 tonnellate con le quali si sarebbero potuto  produrre 58.000 tonnellate di compost, con un valore commerciale di  circa 600.000 Euro.
Pertanto,  focalizzando l’attenzione solo sugli imballaggi in plastica e in  alluminio e sulla frazione umida  e ipotizzando che la produzione  provinciale nel 2009 sia rimasta simile a quella del  2007,  il loro  attuale  contributo Conai ammonterebbe a 13,6 milioni di euro, di cui 9  milioni circa (66 %) attribuibili al solo Comune di Genova.
A  tutti questi soldi  Genova rinuncia in larga parte (in media per il 75 –  80 %) sia per mancata RD sia per la scarsa qualità della raccolta.
Il  mancato contributo CONAI potrebbe essere considerato un evento  virtuale, che non pesa nelle casse del Comune e dell’AMIU, in quanto  questo costo è totalmente a carico delle famiglie che, al momento  dell’acquisto di un prodotto, pagano una tassa occulta, pari a 7  centesimi per chilo di imballaggio, che il produttore dell’imballaggio  gira al CONAI.
Sono invece un fatto reale le ecotasse che il Comune  di Genova deve pagare alla Regione Liguria per il mancato raggiungimento  degli obiettivi di raccolta differenziata e per il mancato riciclo.
L’ecotassa  regionale ammonta a 10,33 euro per ogni tonnellata di MPC conferita a  discarica, a cui si aggiunge una sovratassa del 20 % per il mancato  raggiungimento dell’obiettivo di raccolta differenziata che, oggi, è  pari al 50%.
Pertanto, oggi una tonnellata di rifiuti mandata a Scarpino ci costa , in ecotasse 12, 39 €.
Nel  2009 il comune di Genova ha mandato a Scarpino circa 251.500 tonnellate  di rifiuti e questo ci è costato più di 3 milioni di euro in ecotasse!  Questa cifra è segnata in rosso nel bilancio del Comune e per il momento  non è stata scaricata sui bilanci delle famiglie.
Tuttavia, questo  significa che ai Genovesi sono state sottratte importanti risorse, ad  esempio per incentivare il compostaggio domestico, per migliorare la  qualità delle frazioni raccolte, per realizzare nuove isole ecologiche,  per estendere il porta a porta a tutta Sestri e Pontedecimo: un danno a  carico della collettività di cui è responsabile principalmente l’alta  dirigenza AMIU, ma anche l’amministrazione comunale.
Si  noti che solo il 10 % dell’ecotassa regionale viene reimpiegato in  attività inerenti la gestione regionale  del ciclo dei rifiuti. 
Questo è un danno che la Corte dei Conti potrebbe sanzionare, come ha già fatto in Campania dove è stato riconosciuto che 
oltre  che un danno all'ambiente, la mancata raccolta differenziata dei  rifiuti solidi urbani costituisce un danno economico per l'Erario. La  sentenza 1492/2009 della Corte dei Conti ha sentenziato che, qualora la  raccolta differenziata non venga effettuata, i comuni debbano risarcire  lo Stato per una spesa non prevista. La sentenza è stata emessa contro  il Comune di Marcianise (RD al 12%) e contro il sindaco.
La Corte dei conti ha stabilito per il comune campano un danno che supera i 450 mila euro.
Sono tre i danni contestati:
- un  danno per il Comune che ha dovuto pagare all'Ente preposto la tariffa  di smaltimento rifiuti per il conferimento dell'indifferenziato che si  sarebbe evitata qualora la raccolta differenziata fosse stata attuata;
- altro  danno, sempre in conto alle casse comunali è costituito dai mancati  introiti che si sarebbero potuti ricavare dalla vendita del materiale  riciclato.
- terza, ed ultima contestazione, è  il danno provocato, oltre che al Comune, anche all'Erario, costituito  dal collasso del piano integrato dei rifiuti e dei costi emergenti, cui  l'insufficiente raccolta ha costretto con uno smodato ricorso al  conferimento in discarica, mentre le normative Europee impongono il  ricorso alla discarica solo come “Extrema ratio”.
Come ridurre il danno
Il Comune  di Genova deve predisporre un 
crono-programma per gli 
obiettivi di riduzione e ricicloche la cittadinanza deve raggiungere nel tempo, traguardando  la 
riduzione del 10%e il 
riciclo del 65%  entro il 2014, prima dell’entrata in funzione del gasificatore.
L’istituzione 
dell’Osservatorio Comunale sulla corretta gestione dei Materiali Post Consumo, dovrà garantire il rispetto del crono-programma e segnalare tempestivamente  i necessari aggiustamenti.
Scelta  prioritaria dovrà essere l’attuazione dei correttivi previsti ai  progetti pilota di raccolta  Porta a Porta di Sestri e Pontedecimo, il  raggiungimento stabile in queste zone di una raccolta differenziata del  65-70% e l’estensione, nei prossimi 12 mesi , su tutti i due quartieri,  della raccolta porta a porta.
Secondo obiettivo prioritario del Comune deve essere  
la riduzione della produzione di MPC che sarà realizzata accordando 
sconti sulla tariffa a famiglie e aziende che autocertificano scelte finalizzate a produrre meno scarti:
- Compostaggio domestico
- Uso di pannolini ecologici
- Ristorazione con acqua e bevande alla spina
- Abolizione dell’usa e getta per posate, stoviglie, tovaglie