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martedì 2 giugno 2020

Con la Fase 2 l'inquinamento torna su e non è una buona notizia.

Fig. 1 Andamento giornaliero della concentrazione di biossido di azoto in lungomare Canepa  a Genova

Dal 4 maggio l'Italia è entrata nella Fase 2 dell'emergenza Covid-19, con un progressivo allentamento delle misure di distanziamento fisico.

Un effetto collaterale del blocco forzato del Paese è stato la netta riduzione dell'inquinamento da biossido di azoto.
Fig. 2 Andamento giornaliero della concentrazione di PM2,5 in Lungomare Canepa a Genova


Le figure 1 e 2 mostrano l'andamento giornaliero delle concentrazioni di biossido di azoto e delle polveri ultrasottili registrate dal 1 gennaio 2020 al 23 maggio, nei pressi di lungomare Canepa,
una strada ad alta densità di traffico  che scorre a pochi metri di distanza dall'abitato.



La Figura 1 mostra come nella Fase 0 dell'emergenza Covid 19 (dal 1 gennaio al 10 marzo 2020) le concentrazioni di biossido di azoto siano state quasi sempre superiori al limite di legge (media annuale: 40 microgrammi/ metro cubo) evidenziata in figura dalla linea rossa.

Per tutta la Fase uno (11 marzo - 4 maggio), con un blocco molto importante della mobilità cittadina, la centralina ha registrato un netto e rapido calo di questo inquinante, prodotto prevalentemente dal traffico veicolare e dalle vicine emissioni portuali.

Per un altro importante inquinant, come le polveri con diametro inferiore a 2,5 micron (PM2,5)  la storia è diversa, come mostra la Figura 2.
Tranne i giorni immediatamente successivi a capodanno, le concentrazioni medie di  PM2,5, nelle tre successive fasi dell'emergenza, non mostrano significative differenze e i valori medi di ciascuna fase sono nettamente inferiore al limite di 25 microgrammi/metro cubo (linea rossa continua).

Questi andamenti sono confermati dalle misure effettuate contemporaneamente presso le altre tre centraline ARPAL che, a Genova, misurano sia il biossido di azoto che il PM2,5, come mostrano la Tabella I e la Tabella II.


 La Tabella I mostra il netto calo delle concentrazioni medie di biossido di azoto in tutti i quattro siti genovesi, nel corso della Fase 1, quella del lock down, tutte inferiori al limite di 40 microgrammmi.

Nella fase 2, con il progressivo riavvio delle attività, lungo le strade di Genova più trafficate (corso Europa e lungomare Canepa) si registra un importante aumento di questo inquinante.
Il contemporaneo spegnimento degli impianti di riscaldamento evidenzia il ruolo prevalente delle emissioni veicolari nell'inquinamento genovese.

Fa eccezione il sito di Certosa, nei pressi del cantiere per la costruzione del nuovo cavalcavia sul Polcevera, in cui, durante la Fase 1, gli ossidi nei azoto si mantengono relativamente alti, ma scendono in modo rilevante nel corso della Fase 2. E' ipotizzabile che questa situazione dipenda dalla fine dei lavori di montaggio del cavalcavia, con meno mezzi pesanti in funzione.



La Tabella II mostra come il lock down della Fase 1 abbia modificato poco le concentrazioni di PM2,5 e anche la Fase 2, con la progressiva ripresa delle attività e della mobilità cittadina, non segnala particolari modifiche della concentrazione di questo inquinante.

I diversi risultati dell' "esperimento" del lock down genovese meritano una adeguata valutazione.

I risultati registrati durante il blocco confermano  l'importanza determinante delle emissioni veicolari e in parte di quelle portuali, attività nettamente ridotte dal blocco anti virus, nell'inquinamento da biossido di azoto che, da sempre, affligge la città. E gli effetti del lock down ci dicono che sono necessari drastici interventi sulla mobilità urbana (introduzione di linee tranviaria, potenziamento del trasporto ferroviario urbano, percorsi ciclabili, promozione del muoversi a piedi...) per avere qualche speranza di un costante rispetto dei limiti per la qualità dell'aria.

Per il PM2,5, meno problematico per Genova in quanto i limiti di legge di questa classe di inquinanti sono costantemente rispettati, il lock down ha evidenziato come le loro fonti prevalenti non siano identificabili nel traffico.

In effetti, una parte di polveri non e' di origine antropica (aerosol marino, polveri di origine trans frontaliera...), un'altra parte di polveri (nitrati, solfati) si formano in atmosfera a partire da inquinanti primari gassosi (anidride solforosa, biossido di azoto, ammoniaca).

Lo studio sulla composizione chimica delle PM2,5 genovesi, realizzato nel 2011, ha permesso di attribuirle, in percentuale, alle seguenti fonti antropogeniche: trasporto stradale (40-50%), produzione di energia e industria (20-30%), emissioni marittime (10-15%).

In ogni caso, la ripresa dell'inquinamento della Fase 2 e il peggioramento facilmente prevedibile durante l'imminente Fase Tre, con il libero movimento tra le regioni, non è un buon segno.

Con l'inquinamento di nuovo in salita ci possiamo aspettare i ritorno dei "normali" danni sanitari (aumento della mortalità per infarti e ictus), che a Genova possono quantificarsi in un centinaio di decessi all'anno.
Ma non bisognerebbe sottovalutare la crescente evidenza sperimentale che associa la gravità della infezione da Covid 19 alla pregressa esposizione ad elevati livelli di PM2,5 e biossido di azoto.

Non ci piacerebbe affatto confermare questa ipotesi nei prossimi mesi, con l'arrivo di una seconda ondata di infettati che sono ritornati a respirare i normali livelli di inquinanti.

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