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lunedì 28 gennaio 2013

Compostare o biogasare? Cosa è meglio per la Svezia?

Tutta la materia organica vivente, vegetale e animale, alla fine del proprio ciclo di vita diventa cibo per una folla di microorganismi. Simile destino, da vivi, per i loro scarti (foglie secche, deiezioni, scarti di cibo...).
Alla fine di questo banchetto finale, grazie all'attività metabolica di questi nostri microscopici compagni di viaggio, tutto il carbonio organico (muscoli, organi, foglie, frutti...) si trasforma in carbonio inorganico, sotto forma di anidride carbonica ( CO2) e metano (CH4).
Il primo processo, quello che porta alla formazione di anidride carbonica, è quello che, ad esempio,  si verifica ogni anno nei boschi di piante che d'inverno perdono le foglie. In presenza di ossigeno, batteri e funghi trasformano, in pochi mesi, i mucchi di foglie morte nel terriccio scuro del sottobosco.
Il secondo processo, quello che porta alla formazione di metano, avviene ad opera di altri tipi di batteri che vivono in ambienti poveri di ossigeno, ad esempio nei fanghi di laghi.
La nostra specie, da tempo ha imparato ad utilizzare entrambi i metodi per trasformare in risorsa i suoi scarti alimentari e agricoli.
Utilizzando i microorganismi che amano l'ossigeno, con gli scarti di frutta, ortaggi e potature, produciamo compost, terriccio ricco di carbonio organico, con un discreto potere fertilizzare da usare per la produzione agricola.
Sfruttando i batteri che odiamo l'ossigeno, con un procedimento che si chiama digestione anaerobica, riusciamo a produrre dalle deiezioni di maiali, vacche e  polli, un gas ricco di metano che chiamiamo biogas, un discreto combustibile che si può usare in cucina e per alimentare motori a combustione interna.
Da qualche tempo ci stiamo chiedendo quale sia il sistema migliore per il trattamento dei nostri scarti organici, compresa la cosidetta frazione organica o frazione umida derivante dalla raccolta differenziata dei nostri scarti domestici.
Le opzioni sono quattro: discarica, incenerimento con recupero di energia, compostaggio, digestione anaerobica con uso energetico del biogas e successivo compostaggio del digestato (i fanghi che si producono con la digestione anaerobica) ed uso agricolo del compost coì prodotto.
Diciamo subito che l'invio in discarica è la scelta peggiore, peraltro vietata da norme europee che l'Italia si ostina a non rispettare.
I paesi che hanno investito in inceneritori, come la Svezia, continuano a pensare che questo metodo meriti attenzione ma anche in Svezia,  Compostaggio e Biogas sono utilizzati.
Pertanto si cominciano a leggere articoli che cercano di dare una risposta razionale alla domanda che abbiamo formulato in precedenza.
A riguardo, riportiamo i risultati di uno studio svedese ( A. Bernstad. A life cycle approach to the management of household food waste- A Swedish full-scale case study.  Waste Management, 31, 8, pag 1879-1896, 2011).
L'autore ha messo a confronto i bilanci energetici e gli impatti ambientali dell'incenerimento, del compostaggio e della digestione anaerobica di scarti di cucina, in un contesto svedese.
Occorre precisare che simili analisi, definite come Analisi del Ciclo di Vita ( LCA), si riferiscono a specifiche situazioni scelte dagli autori.
Nel caso particolare, le conclusioni di questo studio fanno riferimento alla situazione svedese, certamente diversa dalla nostra.
In particolare lo studio ha confermato che la minore emissione di gas clima-alteranti, si ottiene ricorrendo ai due trattamenti biologici ( compostaggio e biogas).
Se l'elettricità prodotta dal biogas sostituisce elettricità prodotta con il carbone, quest'uso energetico del biogas è preferibile a quello per autotrazione (auto a metano).
Infine, per la Svezia, la digestione anaerobica delle biomasse e la produzione di elettricità con la combustione del biogas ha un minore impatto ambientale, rispetto alla combustione diretta della stessa biomassa realizzata in inceneritori con recupero energetico ( ovviamente dotati dei più moderni trattamenti fumi).
E' interessante notare che il vantaggio del biogas dipende dal tipo di sacchetto usato per le raccolte differenziate, in plastica per l'incenerimento, in carta (riciclata?) per la digestione anerobica.
A favore del minore impatto del biogas anche l'uso del digestato come fertilizzante agricolo, uso che evita i consumi energetici e gli impatti ambientali della produzione di fertilizzanti chimici, produzione  che l'incenerimento delle biomasse renderebbe obbligatoria.
In un prossimo post vedremo quali conclusioni hanno dato simili studi, condotti nel contesto danese.




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