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domenica 10 giugno 2012

Tempeste solari prossime venture


Il passaggio del pianeta Venere sul disco solare, avvenuto il 5 giugno scorso, è stato ampiamente divulgato dai mass media, con immagini spettacolari.
Si è posta grande enfasi al pallino nero (Venere) sul bordo del Sole (alle ore 11, nella immagine a fianco),  molto meno alle zone chiare lungo l'equatore solare e alle sfumature lungo i bordi del Sole (ore 8, 10, 4). Questi, sono tutti segni di una aumentata attività del Sole, quella della complessa macchina termonucleare della nostra Stella che ci da luce, calore e vita e che sta arrivando al massimo dei suoi cicli, la cui durata è di circa 11 anni.
In condizioni di Sole attivo, la nostra Stella produce vere e proprie tempeste solari che provocano l'emissione di raggi ultravioletti e raggi X che viaggiano alla velocità della luce ( 300.000 km/secondo) e sciami di particelle molto veloci espulse dai centri di attività solare, la cui velocità arriva a circa 40.000 km/secondo.  Giunge per prima a contatto con la nostra atmosfera, in circa otto minuti, l'ondata di radiazione ultravioletta ed X. La conseguenza è la produzione di una grande quantità di particelle caricate elettricamente nell'alta atmosfera (ionizzazione),  con fortissimi disturbi nelle radiocomunicazioni. Poi, un'ora dopo, giungono i protoni (particelle con carica positiva) più veloci, appena deviati dal campo magnetico terrestre. Infine arriva, tra le 20 e le 40 ore dopo, il grosso delle particelle più lente, che, deviate dal campo magnetico terrestre, si concentrano ai Poli terrestri producendo una intensa ionizzazione della nostra atmosfera. Il fenomeno più appariscente è quello delle aurore boreali, prodotte dalla luce che  si sviluppa durante la ionizzazione dei gas presenti negli alti strati dell'atmosfera terrestre e visibili nelle regioni artiche ed antartiche in vicinanza dei poli magnetici. In condizioni di particolare intensità dell'attività solare, le aurore polari possono spingersi anche a latitudini temperate.  Si scatena, allora, una vera e propria tempesta magnetica: le bussole impazziscono mentre le radiocomunicazioni, già disturbate, possono addirittura interrompersi.
Una supertempesta solare, della massima intensità finora documentata, si è verificata nel 1859 e quell'anno le aurore boreali furono osservate quasi fino all'equatore, a Panama e alle isole Haway.
Il campo magnetico creato in quest'occasione fu così forte da indurre la produzione di corrente elettrica lungo le linee telegrafiche. Qualche stazione fu danneggiata, altre, con sorpresa,  continuarono a trasmettere messaggi Morse, senza aver bisogno delle normali batterie.
Ma in una società più moderna, fortemente dipendente dall'elettricità,  gli effetti di una super tempesta solare possono essere molto più gravi di quelli registrati nel 1859.
A quest'argomento, l'ultimo numero di National Geographic ha dedicato la sua copertina. In base a tempeste solari meno intense di quelle del 1859, avvenute ad esempio nel 1958 e nel 1989, certamente saranno problematici i voli aerei che oggi si basano interamente sulla "navigazione satellitare" (GPS). Ma il rischio maggiore è quello che la tempesta magnetica scatenata dal Sole possa mettere fuori uso i nostri sistemi di distribuzione dell'elettricità, con black out di grande stensione e durata.
Come per i terremoti. che prima o dopo ci saranno, anche tempeste solari di grande intensità prima o dopo avverranno e la probabilità che questo sia l'anno buono è molto alta.
Come conclude National Geographic, sarebbe intollerabile arrivare impreparati a questi eventi. E per arrivare preparati, sia nel caso dei terremoti che delle tempeste solari, investire in Scienza e Ricerca è fondamentale.




2 commenti:

  1. Direi che sarebbe molto importante investire nella ricerca, ma guarda caso queste notizie informative sono molto rare.. in Italia, è in prima linea la preoccupazione per la crisi economica e pare che nessuno si accorga che queste tempeste solari, non sono leggenda....ma sono in atto.
    Saluti
    Angie

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  2. catastrofi tempeste solari alla fine dei tempi; http://koti.phnet.fi/petripaavola/occurrencesoftheendtime.html

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