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giovedì 3 gennaio 2008

Benzina dalla legna

Benzina dalla legna
pioppetoOggi il prezzo di un barile di petrolio è arrivato a 100 euro e tutte le borse sono andate giù.
Immagino che i danni maggiori siano a carico delle aziende petrolchimiche, ma come è andata per le aziende che hanno investito nella produzione di biocombustibili a partire dagli scarti cellulosici?
Principali componenti di tutti i vegetali sono cellulosa, emicellulosa, lignina, lunghe molecole a base di zuccheri (il loro termine scientifico è polisaccaridi) la cui funzione è quella di formare le strutture portanti delle piante, in qualche modo il loro scheletro.
Fino a ieri, tra questi materiali cellulosici solo la cellulosa ha avuto un importante utilizzo, quello di produrre carta, mentre la lignina, anche se presente in grandi quantità come sottoprodotto dell'industria cartaria non ha trovato miglior utilizzo che essere bruciata per produrre calore.
Ma le cose stanno cambiando velocemente e i prezzi crescenti del petrolio e la necessità di ridurre le emissioni di gas serra, stanno cambiando rapidamente il panorama, anche se l'Italia sembra non accorgersene.
La novità rivoluzionaria è che sono già disponibili diverse tecniche per trasformare gli scarti cellulosici in etanolo ( alcool etilico) un liquido che oltre a far girare la testa, si mescola bene con la benzina e ne può sostituire le funzioni.
Questo significa che carta e cartoni non riciclabili, pallet di legno non riutilizzabili, scarti di falegnameria, paglia, stoppie di granturco possono essere trasformati in un combustibile liquido ( l'etanolo, appunto) ad alto valore aggiunto, sia commerciale che energetico.
E mentre l'Italia continua a gingillarsi con "termovalorizzatori" a biomasse che bruciano tutto il bruciabile, da quelle stesse biomasse, Canada, Cina, Spagna, Svezia stano producendo bioetanolo il cui valore è destinato ad aumentare man mano che quello del petrolio crescerà.

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