E’ evidente che la nostra classe politica non abbia dimestichezza con la chimica e la tossicologia ambientale, altrimenti non si ostinerebbe, come sta facendo, a proporre “termovalozzatori” per risolvere più o meno fantomatiche emergenze rifiuti.
Come mostra, in sintesi, la Figura 1 e’ proprio l’incenerimento che trasforma un problema di raccolta e di corretto riutilizzo di scarti, in pesanti problemi ambientali, a causa delle complesse reazioni chimiche che avvengono in un forno di incenerimento.
Fig.1. L'incenerimento produce composti tossici, assenti (ossidi di azoto, o a concentrazione trascurabile (diossine e furani) o in forma innocua (solfuro di cadmio) negli scarti inceneriti |
Per il trattamento “intelligente” di scarti umidi biodegradabili (scarti alimentari, sfalci, potature, deiezioni animali, fanghi da depurazioni acqua…) esistono due collaudati processi biologici, nei quali micro-organismi di tipo diverso, già presenti nell’ambiente, sono messi nelle condizioni migliori per "cibarsi" di questi scarti e trasformarli in terriccio profumato di bosco (compost), da immettere nuovamente nei cicli produttivi agricoli, e in gas, recuperabili e riutilizzabili, quali metano e anidride carbonica.
Questi trattamenti avvengono in impianti dedicati, opportunamente isolati rispetto all’esterno per ridurre al minimo i disagi olfattivi e, anche per questo, da realizzarsi , se possibile, in zone agricole a bassa densità di popolazione.
Esistono due diverse procedure per il trattamento della frazione organica putrescibile, entrambe ben collaudate e con numerosi impianti operanti da tempo in tutto il mondo, compresa l’Italia: il compostaggio e la digestione anaerobica.
Il compostaggio avviene in presenza d’aria (ossigeno) e, dopo qualche decina di giorni di trattamento, gli scarti si stabilizzano, non sono più soggetti a processi di putrefazione e non producono odori sgradevoli .
Il prodotto di questi trattamenti, che richiedono importanti quantità di scaglie di legno (cippato) recuperabili dalle potature di alberi e dal recupero di legname morto da alvei di fiumi e boschi e’ , come già detto, il compost, utilizzato in campo agricolo e floro-vivaistico.
Compost maturo con lombrichi |
Per effettuare il compostaggio in impianti dedicati, occorrono ampi spazi e ampia disponibilità di cippato di legno.
Con una corretta gestione dei flussi d’aria in uscita dalle biocelle, e opportuni abbattimento dei composti odorigeni, il disagio olfattivo e la carica microbica diventano trascurabili a 300-350 metri di distanza.
Figura 2. Impianto di compostaggio di Faenza per il trattamento di 30.000 tonnellate/anno di scarti biodegradabili |
Per la corretta gestione di grandi quantità di scarti organici di fonte urbana, in ambiti con limitata disponibilità di superfici utili e di cippato di legno, si preferisce ricorrere alla combinazione di tecniche di digestione anaerobica,e il successivo compostaggio del "digestato" mescolato a cippato di legno.
In questo tipo di impianti si ottiene metano e anidride carbonica di elevato grado di purezza e compost per uso agricolo.
Il metano è usato, come combustibile, per produrre calore e elettricità per la copertura dei consumi energetici dell'impianto, può essere immesso nella reta di distribuzione del gas e, in forma liquida o compressa, è utilizzato per alimentare mezzi di trasporto, compresi quelli usati per la raccolta dei rifiuti.
Nel 2020, in Italia erano operativi dodici impianti di biometano.
L'impianto operante a Montello è quello con la massima capacità di trattamento annuo, pari a 765.000 tonnellate di scarti biodegradabili.
Oltre a produrre biometano e compost, questo impianto recupera anche l'anidride carbonica derivata dal processo di digestione e di purezza adatta al consumo umano (bibite gasate).
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Numerosi studi confermano che l’attività microbica presente nel compostaggio e nella digestione anaerobica e’ in grado di ridurre la presenza di sostanze contaminanti gli scarti quali pesticidi, erbicidi, e persino diossine.
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