sabato 15 marzo 2014

Chi ha paura dei fanghi e del biogas?

Sono a Napoli per partecipare all'assemblea nazionale della Legge di Iniziativa Popolare Rifiuti Zero, dove, su indicazione del Comitato Scientifico devo presentare la scheda tecnica che ho preparato a supporto di iniziative a favore del compostaggio delle frazioni organiche.

Mentre sto passeggiando per Toledo mi arriva una telefonata di un collega del Comitato Scientifico che mi annuncia che, per "opportunità", le mie raccomandazioni che riguardano i criteri per compostare fanghi di depurazione e l'uso energetico del biogas sono state cancellate d'ufficio.

Poichè un serio Comitato Scientifico basa le sue valutazioni su documentate e qualificate risultanze scientifiche e non su opportunità di parte, ho deciso di non partecipare ai lavori dell'Assemblea e di dimettermi dal Comitato.

Non ho mai ceduto alle pressioni della politica che ama giustificare le sue scelte in base a pareri tecnici di parte. Non poteva essere questa la prima volta in cui il mio rigore scientifico si piegava alle opportunità del momento.

La mia proposta al Comitato Scientifico di mantenere inalterato il testo della scheda e di non entrare nel dettaglio delle raccomandazioni su fanghi e biogas nel corso della presentazione pubblica, a maggioranza è stata bocciata.

Di qui la mia scelta.

Peraltro, in questo caso, l'opportunità di decidere questa singolare censura, è quella di assecondare posizioni irrazionali e sostanzialmente basate sulla profonda ignoranza dei complessi meccanismi di trasformazione della materia organica.

PS:  via Toledo fu voluta dal viceré Pedro Álvarez de Toledo nel 1536. Nel 1870, per opportunità, il Sindaco di Napoli la ribattezzò via Roma. Questa scelta strumentale non fu apprezzata dai napoletani e Toledo è ancora e solo Toledo.


Per chi fosse interessato, segue la scheda nella sua versione integrale e che, come tale, porta la mia firma.




COMPOSTIAMOCI BENE
“Dai diamanti non nasce niente, dal letame nascono i fior”
Fabrizio De Andrè

INTRODUZIONE

Nel 2012 nei rifiuti urbani degli Italiani erano presenti 11,3 milioni di tonnellate di scarti di cibo, foglie secche, sfalci d’erba, potature…
Di questi scarti, solo 3,3 milioni di tonnellate sono stati compostati, il resto è finito nelle discariche e negli inceneritori.

I due trattamenti biologici oggi tecnicamente ed economicamente disponibili per trattare le frazioni organiche degli scarti urbani sono il compostaggio e la digestione anaerobica con compostaggio del digestato.

Entrambi i metodi sono in grado di produrre compost di qualità per uso agricolo se sono alimentati con scarti da raccolta differenziata  porta a porta e con cippato di legno vergine, non trattato, utilizzato come strutturante per favorire la presenza di aria (ossigeno) all’interno della biomassa in fase di compostaggio.

Da una tonnellata di frazione organica da raccolta differenziata, con l’aggiunta di 200-300 chili di strutturante, un impianto di compostaggio produce 250-300 chili di compost (resa: 21-23%).

Da una tonnellata di frazione organica da raccolta differenziata con l’aggiunta di 80-150 chili di strutturante, un impianto di digestione anaerobica + compostaggio del digestato produce 150-200 chili di compost (resa: 14-17 %).


Contemporaneamente i prodotti di biodegradazione, in forma gassosa, sono
  • Compostaggio
    • 180-190 kg di anidride carbonica, liberati in atmosfera
  • Digestione anaerobica
    • 110 kg di anidride carbonica, 50 kg di metano recuperati come biogas

Il compost è un ammendante organico che, nei suoli, si trasforma in humus il quale serve a ripristinare la fertilità organica dei suoli, migliorando le sue caratteristiche fisiche, chimiche e biologiche, contro i processi di desertificazione ed erosione.
I terreni sotto il 2% di humus sono indicati come terreni in via di disertificazione.

OBIETTIVI


  1. Sottrarre la maggiore quantità possibile di frazione organica allo spreco, alla discarica e all’incenerimento, dando priorità alla riduzione e al recupero di materia, sotto forma di ammendante agricolo (compost di qualità)
  2. Restituire fertilità ai suoli depauperati
  3. Ridurre le emissioni di gas serra (CO2) segregando il carbonio organico (compost) nei terreni agricoli
  4. Ridurre l’uso di fertilizzanti chimici e i fenomeni di eutrofizzazione delle acque
  5. Promuovere il recupero di materia gassosa derivante dai processi biologici, in particolare il bio-metano (CH4) per le sue funzioni di vettore energetico immagazzinabile e trasportabile e con ridotte emissioni inquinanti
  6. Creare consenso alla realizzazione d’impianti di trattamento biologico delle frazioni organiche

METODI


  1. Incentivare il compostaggio domestico e di comunità
  2. Individuare incentivi economici per gli agricoltori che utilizzano regolarmente compost di qualità e per i gestori degli impianti di compostaggio

Il compostaggio domestico: una scelta strategica

La trasformazione in compost dei propri scarti di cucina, degli sfalci, delle potature cippate, da utilizzare come ammendante nell’orto, nel giardino, nei vasi da fiore è un’attività che si può realizzare in tempi molto brevi, anche senza interventi pubblici e con costi relativamente bassi.
Naturali compostatori domestici sono tutte le famiglie che già praticano, in modo non occasionale, orticultura e giardinaggio, anche in ambito urbano.
La ricerca sulla propensione degli Italiani alla pratica del giardinaggio, effettuata dalla associazione “Promogiardinaggio”, ha evidenziato:
■ 6,7 milioni di famiglie  (28,4% sul totale)  si dedicano regolarmente al giardinaggio
■ Il 53% delle famiglie italiane ha un approccio positivo nei confronti del giardinaggio.

Pertanto, oggi circa 17 milioni di Italiani curano un giardino, un orto o quantomeno un terrazzo e un balcone fiorito. Tutti costoro, potenzialmente, sono anche nelle condizioni pratiche e mentali di utilizzare direttamente i loro scarti biodegradabili (scarti di cucina, sfalci, potature cippate) per trasformarli in terriccio, indispensabile per coltivare la loro passione.

Obiettivo di “Rifiuti Zero” è quello di trasformare in “auto-compostatori” tutte le famiglie italiane con “pollice verde” .

In questo modo, dato che ogni componente di una famiglia dedita al compostaggio sottrae, mediamente, al ciclo dei rifiuti 51 chili dei propri scarti di cucina prodotti in un anno, circa 870.000 tonnellate di materiale organico, pari al 7,7% della produzione nazionale di FORSU (11,3 milioni di tonnellate nel 2012) potrebbero essere sottratte annualmente al ritiro e alla loro ordinaria gestione.

Per raggiungere quest’obiettivo, con azioni pubbliche e/o “private”, bisogna
-       Autorizzare, nei regolamenti comunali, la pratica del compostaggio domestico famigliare, condominiale e collettivo 
-       promuovere articolate e capillari campagne di comunicazione e informazione
-       organizzare regolari CORSI DI COMPOSTAGGIO DOMESTICO gratuiti, rivolti prevalentemente a soggetti adulti
-       realizzare impianti di compostaggio dimostrativi in tutti i giardini, parchi pubblici e orti urbani,  a cui conferire gli scarti vegetali prodotti in questi luoghi
-       offrire adeguati sconti sulla TARSU, alle famiglie che autocertificano il compostaggio domestico con il solo vincolo di poter disporre di spazi “verdi” in grado di utilizzare il compost autoprodotto. Gli sconti devono corrispondere al risparmio indotto dall’attività del compostaggio domestico del nucleo famigliare: evitata raccolta, evitato trasporto, evitato trattamento, evitata ecotassa regionale
-       offrire consulenza domiciliare durante i controlli delle autocertificazioni
-       offrire servizi ai compostatori presso le Isole Ecologiche: scambio di compost, ritiro di cippato …

Effetti collaterali del compostaggio domestico

-       Ogni bravo compostatore, grazie al suo buon esempio, convince almeno due vicini di casa a fare altrettanto ( effetto moltiplicativo).

-       La pratica del compostaggio famigliarizza con il concetto dei cicli naturali della materia e contribuisce a migliorare la qualità e la quantità di materiali differenziati a livello domestico

-       Contribuisce a vincere la naturale diffidenza verso il “ rifiuto organico che puzza e attrae animali ed insetti”, effetti indesiderati evitabili, applicando le regole e le buone pratiche apprese con la partecipazione ai Corsi di Compostaggio domestico

-       Rende famigliari i meccanismi biologici alla base del riciclo naturale dei composti organici

-       Aiuta a creare consenso rispetto agli impianti industriali per il trattamento delle frazioni organiche

-       Riduce alla fonte la produzione di rifiuti organici ed evita la loro raccolta, il trasporto e il trattamento e i corrispondenti costi

-       Evita di pagare la corrispondente ecotassa per lo smaltimento in discarica

-       Il peso della biomassa, compostata in ambito domestico rientra nel conteggio della percentuale di Raccolta Differenziata realizzata dal Comune

Incentivi alla produzione e all’uso di compost di qualità 

Dieci Regioni hanno incentivato l'uso agricolo del compost nei  Piani di Sviluppo Rurale
Le misure d’incentivazione si basano sul contributo a :
-       lotta alla desertificazione
-       lotta al cambiamento climatico (Carbon sink; i terreni agricoli trasformati in “pozzi” di carbonio organico)
-       prevenzione dell’ eutrofizzazione  delle acque per l’uso di concimi minerali a pronto rilascio di azoto
Gli incentivi vanno da 200 a 700 Euro/ha (da 20 a 70 Euro/t di compost).
E’ opportuno far conoscere a tutti i potenziali fruitori (cooperative agricole, confederazione italiana agricoltori ..) l’esistenza di questi Piani e di queste opportunità economiche.
E’ anche necessario garantirne il finanziamento nel tempo ed estendere quest’opportunità a tutte le venti Regioni italiane.
A fronte di una domanda crescente di compost di qualità, sarà più facile che si crei anche un’adeguata offerta, con la realizzazione d’impianti di compostaggio finalizzati a produrre compost di qualità, idoneo all’uso agronomico.

Accesso al mercato dei Crediti di Carbonio

La pratica del compostaggio e il costante utilizzo del compost come ammendante agricolo permettono la segregazione nel terreno d’importanti quantità di carbonio organico.
Il regolare uso agricolo di compost riduce l’uso di concimi chimici di sintesi, prodotti con elevati consumi energetici e quindi con altrettanto elevate emissioni di gas clima-alteranti.
Nella floro-vivaistica, l’uso del compost riduce l’uso di torba e anche questa pratica riduce le emissioni di anidride carbonica in atmosfera.

Considerando un utilizzo del compost in agricoltura (50%), ripristini ambientali (30%) e il restante 20% nel florovivaismo si ottengono i seguenti risparmi per 1 tonnellata di rifiuto putrescibile avviato a compostaggio:

- 17,6 kg di CO2 per effetto del “carbon sink” nel suolo (agricoltura e ripristini ambientali – 80%);

- 18,7 kg di CO2 effetto del mancato utilizzo dei fertilizzanti(solo agricoltura – 50%);

- 29 kg di CO2 per effetto della sostituzione della torba con compost (solo uso florovivaistico – 20%).

Il beneficio ambientale netto globale dell’utilizzo del compost in agricoltura e vivaismo corrisponde alla riduzione di 65,3 kg di CO2 per ogni tonnellata di frazione organica avviata al compostaggio.
Pertanto la produzione di compost di qualità ha un ruolo fondamentale nella riduzione delle emissioni di gas serra e quindi, quest’attività a pieno titolo può partecipare al mercato dei Crediti di Carbonio.
In questo periodo il mercato dei Crediti di Carbonio è in crisi a causa del calo di domanda da parte dei grandi produttori di CO2, attribuibile alla crisi economica mondiale e il valore di una tonnellata di CO2 è passato dai 20-10 euro di alcuni anni fa agli attuali 4-5 euro/ton.
Questo significa che oggi, una tonnellata di frazione organica compostata potrebbe valere circa 32 centesimi sul mercato dei Crediti di Carbonio.
Tuttavia, vale la pena di tenere sotto controllo la situazione in quanto, nonostante la crisi, la concentrazione di CO2 della atmosfera del Pianeta continua a crescere e l’uso del compost potrebbe oggettivamente ridurre le emissioni, specialmente nei terreni agricoli del Sud Italia, più soggetti alla perdita di humus.

DOCUMENTI



http://www2.comune.genova.it/servlets/resources?contentId=503485&resourceName=allegato



RACCOMANDAZIONI NELLA GESTIONE DELLA FRAZIONE ORGANICA DEI RIFIUTI URBANI (FORSU).


·      E’ prioritario ridurre alla fonte la produzione di FORSU con politiche nazionali che evitino gli sprechi alimentari.

·      In seconda istanza, è importante promuovere (anche per il portato educativo della pratica) il compostaggio domestico, anche in ambito urbano, con un programma nazionale rivolto alle famiglie che già ora praticano in modo stabile orticultura e giardinaggio.

·      Per lo scarto organico generato, i trattamenti biologici sono sempre da preferire rispetto ai trattamenti termici ad alta temperatura: incenerimento, gassificazione, trasformazione in Combustibili Solidi Secondari (CSS).

·      Le frazioni organiche da avviare a trattamenti biologici devono provenire da raccolte differenziate di qualità, dunque preferibilmente del tipo Porta a Porta, secondo le declinazioni ed adattamenti specifici alle varie situazioni abitative locali.

·      Se sono disponibili gli spazi necessari, e i quantitativi di scarto “verde” necessari a garantire strutturazione ai cumuli,  il compostaggio dovrebbe essere favorito rispetto alla digestione anaerobica.

·      La localizzazione degli impianti di compostaggio e di digestione anaerobica deve garantire l’assenza di civili abitazioni entro un raggio di 250 metri, per escludere i rischi dovuti all’inalazione di bio aereosol.

·      I trattamenti biologici (compostaggio e digestione anaerobica) devono essere comunque finalizzati alla produzione e alla commercializzazione di compost di qualità da utilizzare nella produzione agricola e nel giardinaggio.

·      Il trattamento di frazioni organiche da selezione meccanica è finalizzato solo alla stabilizzazione delle componenti fermentabili allo scopo di ridurre gli impatti legati al loro smaltimento finale e rispondere all’obbligo di pretrattamento  stabilito dalla Direttiva Discariche 99/31.

·      La politica degli incentivi deve eliminare l’attuale distorsione che favorisce l’incenerimento e la produzione di energia elettrica. Sono urgenti scelte più corrette, che tengano conto dell’importanza dell’uso agricolo del compost e di tecnologie a minor impatto ambientale quali, ad esempio, la produzione di biometano da immettere in rete in sostituzione di analoghi volumi di gas naturale

·      Al fine di minimizzare l’impatto locale, gli impianti per la digestione anaerobica dovrebbero essere dimensionati in modo tale che il biogas prodotto sia impiegato per fornire il calore e l’elettricità necessari al funzionamento dell’impianto e per i fabbisogni energetici di edifici e aziende limitrofe, possibilmente in configurazione tri-generativa (elettricità, calore, frigorie). Se la produzione di biogas fosse superiore agli autoconsumi e al teleriscaldamento-tele raffreddamento, tale quota dovrebbe essere raffinata a biometano da immettere in rete e/o da usare come combustibile per il parco autoveicolare adibito alla raccolta dei rifiuti e al trasporto pubblico.

·      Il Governo Italiano, nel definire le specifiche del biometano da immettere nella rete, deve adottare i valori più restrittivi in questo momento in vigore in Europa rispetto alla concentrazione di contaminanti potenzialmente pericolosi, in particolare mercurio e composti alogenati.

·      Per garantire l’elevata qualità del compost prodotto, le linee di compostaggio e digestione anaerobica di FORSU da raccolta differenziata possono accettare altri materiali compostabili solo se di elevata qualità, come fanghi dell’industria agroalimentare, scarti da lavorazione delle derrate agricole, altri fanghi sottoposti a preventivo screening analitico.  Scarti organici più contaminati con metalli pesanti e composti organici persistenti, quali fanghi di depurazione di distretti urbanizzati, devono essere trattati a parte.







3 commenti:

  1. Mi è stato detto che la "censura" è stata necessaria in quanto le mie raccomandazioni su fanghi e uso del biogas avrebbero modificato la Proposta di Legge.

    Nessuno del Comitato scientifico, compreso il sottoscritto, voleva modificare il testo di legge e in precedenza ci siamo fermamente opposti a chi voleva farlo. Il testo della Legge e' quello che i cittadini hanno firmato e che non ho nessuna difficoltà a difendere in modo scientificamente documentato in ogni sua parte. La censura ha riguardato due paragrafi di un capitolo del mio contributo alla campagna "Compostiamoci Bene" intitolato "Raccomandazioni" e che avrebbe dovuto avere per sottotitolo ( mio errore non averlo scritto) " a Tutela dell'Ambiente e della Salute Pubblica".
    Sono raccomandazioni che, proprio in nome della tutela della salute, ritengo utili per iniziative nazionali e locali a favore di gestioni corrette delle tante frazioni organiche, sottoprodotti della nostra attività ( e i fanghi da depurazione ne sono una quota importante), raccomandazioni che consiglio di tener presente in una eventuale discussione parlamentare e ancor più per fronteggiare i sicuri tentativi di snaturare la Legge di Iniziativa Popolare.
    E far finta che i fanghi non esistano e ostinarsi a non capire che il biogas deve essere una opportunità da gestire con intelligenza e non un facile affare, aiuta, alla grande, gli amici degli inceneritori.
    Tra questi c'è anche il prof Bohl, il veterinario tedesco che ha lanciato l'allarme botulino per la presenza di clostridi nel digestato. Su mia personale richiesta e coerentemente con la sua posizione, la sua soluzione a tutti i rifiuti organici ( scarti di cucina e fanghi di depurazione ) e' solo e unicamente la termovalorizzazione, in quanto, a suo avviso, anche il compostaggio comporta rischi di tipo biologico ( e ha ragione: un compostaggio mal fatto genera un aerosol carico di micro-organismi che può essere pericoloso per chi ci lavora e per chi abita nelle vicinanze).

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  2. Le "censure necessarie" sono come i "dittatori illuminati". La scheda è oltremodo utile e interessante, come peraltro il position paper che hai pubblicato con dr Di Ciaula e che ho appena terminato di leggere.

    Non so perchè ma mi ha fatto immaginare una regione italiana - (l'unità territoriale minima, a mio avviso) in cui il problema del ciclo dei rifiuti non è ancora stato affrontato. Dove la politica, scienziati e tecnici, e cittadini possano elaborare un progetto multidisciplinare e condiviso. Un progetto che parta da una nuova socializzazione dei cittadini a scelte e azioni quotidiane che guidino tutto il processo, per massimizzare i vantaggi della tecnologia disponibile e minimizzare gli impatti ambientali. Un progetto di cittadinanza attiva che tiene insieme decisori, imprese, scienziati e cittadini. Poi mi sono svegliata... ma d'altra parte se non siamo in grado di immaginare non possiamo certo pretendere di fare.

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    1. La Regione creata dal tuo immaginario potrebbe esistere ed è la Liguria. In nostro vantaggio è quello che grazie alla resistenza di numerosi cittadini e associazioni e all'insipienza della nosra classe politica siamo riusciti ad arrivare al 2014 senza nessun mega inceneritore. Ora i nostri rifiuti si stanno riducendo, sempre più liguri scoprono il compostaggio, sempre più Comuni scoprono che la raccolta Porta a Porta si può fare e che i costi a carico delle famiglie non solo non aumentano ma si può risparmiare. Nell'ultimo Piano Regionale x i rifiuti gli inceneritori sono spariti. Resta l'alibi dei Combustibili Solidi Secondari, ma non dispero sulla possibilità di far capire che grazie ai Trattamenti Meccanico Biologici si possono recuperare molti altri materiali che valgono e varranno sempre di più sul mercato. Tutto questo è quello che chiamo "Modello Genova". Il due aprile a Genova ci sarà una giornata di studio dedicata alla "Economia Circolare" la nuova economia che riconoscendo ai materiali post consumo un valore intrinseco, mette in difficoltà la dominante economia lineare dell' "usa e getta". Se siamo arrivati qui, non è un caso :-)

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