In questi anni di crisi, ci sono i partiti che promettono
“crescita”, altri che promettono “sviluppo”, altri ancora precisano che lo
sviluppo debba essere “sostenibile”.
Questi ultimi sono i più sensibili alla tutela
dell’ambiente, ma l’aggettivo “sostenibile” è troppo debole, ambiguo.
In base a quali parametri si decide che un determinato
modello di sviluppo, una più o meno grande opera, sia sostenibile? Perché si mette qualche alberello intorno? Perché sui tetti si installa qualche pannello
solare?
Per evitare ambiguità e inganni, mi piace molto di più la
terminologia francese : développement
durable.
Potremmo tradurlo come “sviluppo duraturo”: scelte di
miglioramento progressivo del benessere dei membri di una comunità che ne garantiscano
la durata nel tempo.
Misurare il successo di un’organizzazione sociale, in base
alla sua durata nel tempo è certamente un parametro facile da valutare.
Da qualche mese, in quel di Bogliasco, sono partiti i lavori
per realizzare, nel cosiddetto Fondo Valle, un pesante intervento di
urbanizzazione: sei condomini “immersi nel verde”, a due passi dal mare, come
dice la sua pubblicità.
Nel corso degli sbancamenti, si è tagliata la fitta
boscaglia che ricopriva la collinetta sotto ai campi sportivi e, con una certa
sorpresa, sono comparsi ampi terrazzamenti,
con una superfice di circa 2.500 metri quadrati, ancora in buono stato
ed un edificio rurale.
Quando sono stati realizzati questi terrazzamenti?
Non crediamo di sbagliare affermando che i terrazzamenti abbiano
almeno la stessa età della Chiesa Parrocchiale di Bogliasco, le cui origini
sono documentate intorno al 1100 d.C.
Se c’è una Chiesa, esiste una comunità il cui sostentamento
è garantito dalla produzione agricola che, in Liguria, si realizza grazie ai
terrazzamenti che creano superfici piane coltivabili in zone molto acclivi.
Quindi, per almeno 900 anni la comunità che ha realizzato e
mantenuto quei terrazzamenti, ha convissuto in equilibrio con le risorse del
territorio, coltivando su questi stessi terrazzamenti grano, ortaggi, frutta, olivi, fieno per
alimentare gli animali.
Per almeno 900 anni, i terrazzamenti hanno evitato la
naturale erosione delle montagne, frane e smottamenti, hanno avuto la funzione
di accumulare le acque piovane, hanno smorzato la forza distruttrice dei tanti
nubifragi che nel tempo hanno colpito il
Golfo Paradiso. E la stessa comunità che ha realizzato e mantenuto i
terrazzamenti con muretti a secco, per secoli ha sfruttato l’energia
rinnovabile del corso d’acqua, oggi tombinato sotto la discarica, per far
funzionare mulini e frantoi.
Tra qualche mese, questi terrazzamenti ultracentenari saranno
distrutti e, in nome della crescita, e perchè no anche in nome del lavoro, sostituiti con tetti, strade, parcheggi.
Certamente il prossimo nubifragio che colpirà Bogliasco
porterà a valle molta più acqua di quanto fino ad oggi avvenuto, certamente non
avremo più la possibilità di avere orti urbani a disposizione a pochi passi
dalle case e neppure l’opportunità di riciclare in questi orti, dopo il loro
compostaggio, qualche cosa come 15 tonnellate all’anno delle frazioni organiche
prodotte dai bogliaschini.
Quanto pensate che durerà il modello di sviluppo avviato in
questo secolo che, per puri scopi speculativi, cementifica i suoi terreni
agricoli?