E' uno strano terremoto.
Colpisce sempre solo antichi edifici in mattoni e moderni capannoni, appena costruiti.Che cosa hanno in comune questi edifici?
Gli amici di Adria mi hanno raccontato che la calce che teneva insieme i mattoni di torri e campanili, dopo secoli dalla loro messa in opera ha perso l'effetto legante. Può essere.
Peraltro da queste parti ( Ferrara), l'ultimo grande terremoto è stato registrato circa cinque secoli fa
E i capannoni?
Ci ho pensato bene, prima di formulare la seguente ipotesi: che questi capannoni abbiano in comune il fatto che siano stati costruiti con cemento fatto con le ceneri prodotte dagli inceneritori, una materia seconda prodotta in abbondanza da quelle parti (Bologna, Reggio, Modena, Forlì ...)?
Non e' fantascienza. Dalle parti di Treviso, case fatte con questo cemento, reso fragile dalla presenza di alluminio da lattine, si sono dovute abbattere. Per fortuna quelle case erano disabitate.
Se fossi uno dei tecnici che stanno controllando le macerie dei capannoni crollati, causa principale delle morti di questi terremoti, farei un serio controllo al cemento usato e ne verificherei composizione e provenienza.
martedì 29 maggio 2012
Impatti ambientali di centrali a biodiesel: presentazione
Chi fosse interessato può scaricaricare a questo sito, la mia presentazione effettuata a Lendinara il 25 maggio.
Troverete utili informazioni a dimostrazione che l'uso di biodisel non è affatto una pratica pulita.
Come sempre a vostra disposizione per chiarimenti ed approfondimenti
Federico Valerio
Troverete utili informazioni a dimostrazione che l'uso di biodisel non è affatto una pratica pulita.
Come sempre a vostra disposizione per chiarimenti ed approfondimenti
Federico Valerio
Riscaldare le scuole con un generatore a biodisel non è una bell'idea.
Su richiesta del Comitato di Lendinara (Rovigo), letti i documenti da loro ricevuti, ho scritto questa nota che potrebbe essere d'interesse ai tanti Sindaci d'Italia che, da qualche tempo a questa parte, stanno ricevendo curiose proposte per riscaldare scuole e piscine comunali.
Valutazioni preliminari sull'impatto ambientale e sanitario dell' impianto di turbo-espansione - cogenerazione finalizzato alla produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile da realizzarsi a Lendinara.
L'analisi della documentazione ricevuta ci ha lasciato molto perplessi sull'opportunità che, a tutela dei propri interessi e di quelli della cittadinanza, il Comune di Lendinara autorizzi questo impianto nella modalità proposta..
A nostro avviso questo progetto procurerà sicuri ed elevati vantaggi economici al proponente ma danni, altrettanto certi, al Comune di Lendinara e ai suoi abitanti.
Il danno più importante sarà quello di un maggiore inquinamento atmosferico, prodotto dalle emissioni dei motori diesel alimentati ad oli vegetali grezzi e dagli automezzi pesanti usati per il trasporto di questi oli.
E il maggiore inquinamento, rispetto all'attuale, inevitabilmente aumenterà il rischio di danni sanitari nella popolazione esposta alle ricadute degli inquinanti emessi dalla centrale a oli vegetali.
A parità di energia prodotta, un motore diesel alimentato ad oli vegetali produce una maggiore quantità di polveri sottili (PM10, PM2,5), rispetto a quelli emessi da un impianto di cogenerazione alimentato con lo stesso metano che si deve riscaldare per permetterne la riduzione di pressione.
Analoghe valutazioni si possono fare per le emissioni di Ossidi di azoto, un problema rilevante per tutti i motori diesel, in particolare per quelli alimentati con oli vegetali grezzi.
La scelta di riscaldare il metano utilizzando come combustibile oli vegetali non è affatto ecologica, ma motivata solo dagli incentivi pubblici garantiti per 15 anni, da una norma di legge approvata con singolare superficialità dal nostro governo.
Infatti la stessa riduzione delle emissioni di anidride carbonica, alla base delle motivazioni di questi incentivi, manca di una solida base scientifica.
Ad esempio, un corretto bilancio delle emissioni di gas clima-alteranti, realizzato con il metodo della Valutazione sui Cicli di Vita, dovrebbe valutare anche quanta anidride carbonica fossile è emessa nei processi di coltivazione delle piante aleaginose e durante l'estrazione e trasporto degli oli vegetali.
Solo sommando questi contributi, si vede come la combustione di biomasse vegetali non abbia affatto un bilancio neutro nelle emissioni di anidride carbonica, come superficialmente si afferma, invocando il ciclo del carbonio messo in moto dalla sintesi clorofilliana.
E nel caso in cui l'olio utilizzato a Lendinara, come è stato prospettato, possa derivare dalla coltivazione di palme, alberi piantati dopo abbattimento dell'originaria foresta tropicale, come avviene in Indonesia, il bilancio di gas serra sarebbe ancora peggiore. Infatti, numerosi studi prevedono che la produzione estensiva di olio di palma su terreni sottratti alla foresta, possa addirittura provocare un aumento delle emissioni di gas serra.
Questo evento è provocato dalla rapida mineralizzazione del carbonio organico, presente nel terreno delle foreste , a seguito del loro abbattimento e la messa a nudo del profondo strato di humus accumulatosi nel corso di decenni, se non addirittura di secoli.
Già ora l'Unione Europea si pone il problema dell'opportunità che i Paesi Membri possano incentivare la produzione di olio di palma a fini energetici, e in alcuni Paesi europei questa pratica è stata abolita.
Anche l'accordo che parte del calore prodotto con la combustione di oli vegetali, possa essere utilizzato dal Comune di Lendinara per riscaldare le sue scuole, non sembra affatto un buon affare.
Il Comune , a sue spese, dovrà realizzare le costose opere per il trasporto del calore in condotte isolate termicamente e quando dopo 15 anni l'impianto diventa di sua proprietà, il Comune di Lendinara oltre a dover gestire un impianto già vecchio, non avrebbe nessuna garanzia che alla scadenza dell' attuale periodo di incentivazioni garantite, queste incentivazioni, per i motivi accennati, siano ancora valide.
E sostituire l'attuale riscaldamento a metano delle scuole con il teleriscaldamento ad oli vegetali è, ancora una volta, un sicuro peggioramento della qualità dell'aria sul territorio comunale a danno degli alunni.
A nostro avviso, molto meglio per il Comune, investire nell' isolamento termico degli edifici scolastici e, se necessario, nell'efficenza termica dell'attuale impianto a metano.
A nostro avviso è l'efficenza energetica, con la permanente riduzione nell'uso di combustibili fossili, che si realizza la più efficace lotta alla riduzione delle emissioni clima-alteranti e delle emissioni tossiche dei processi di combustione.
Dr. Federico Valerio
Chimico Ambientale
Valutazioni preliminari sull'impatto ambientale e sanitario dell' impianto di turbo-espansione - cogenerazione finalizzato alla produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile da realizzarsi a Lendinara.
L'analisi della documentazione ricevuta ci ha lasciato molto perplessi sull'opportunità che, a tutela dei propri interessi e di quelli della cittadinanza, il Comune di Lendinara autorizzi questo impianto nella modalità proposta..
A nostro avviso questo progetto procurerà sicuri ed elevati vantaggi economici al proponente ma danni, altrettanto certi, al Comune di Lendinara e ai suoi abitanti.
Il danno più importante sarà quello di un maggiore inquinamento atmosferico, prodotto dalle emissioni dei motori diesel alimentati ad oli vegetali grezzi e dagli automezzi pesanti usati per il trasporto di questi oli.
E il maggiore inquinamento, rispetto all'attuale, inevitabilmente aumenterà il rischio di danni sanitari nella popolazione esposta alle ricadute degli inquinanti emessi dalla centrale a oli vegetali.
A parità di energia prodotta, un motore diesel alimentato ad oli vegetali produce una maggiore quantità di polveri sottili (PM10, PM2,5), rispetto a quelli emessi da un impianto di cogenerazione alimentato con lo stesso metano che si deve riscaldare per permetterne la riduzione di pressione.
Analoghe valutazioni si possono fare per le emissioni di Ossidi di azoto, un problema rilevante per tutti i motori diesel, in particolare per quelli alimentati con oli vegetali grezzi.
La scelta di riscaldare il metano utilizzando come combustibile oli vegetali non è affatto ecologica, ma motivata solo dagli incentivi pubblici garantiti per 15 anni, da una norma di legge approvata con singolare superficialità dal nostro governo.
Infatti la stessa riduzione delle emissioni di anidride carbonica, alla base delle motivazioni di questi incentivi, manca di una solida base scientifica.
Ad esempio, un corretto bilancio delle emissioni di gas clima-alteranti, realizzato con il metodo della Valutazione sui Cicli di Vita, dovrebbe valutare anche quanta anidride carbonica fossile è emessa nei processi di coltivazione delle piante aleaginose e durante l'estrazione e trasporto degli oli vegetali.
Solo sommando questi contributi, si vede come la combustione di biomasse vegetali non abbia affatto un bilancio neutro nelle emissioni di anidride carbonica, come superficialmente si afferma, invocando il ciclo del carbonio messo in moto dalla sintesi clorofilliana.
E nel caso in cui l'olio utilizzato a Lendinara, come è stato prospettato, possa derivare dalla coltivazione di palme, alberi piantati dopo abbattimento dell'originaria foresta tropicale, come avviene in Indonesia, il bilancio di gas serra sarebbe ancora peggiore. Infatti, numerosi studi prevedono che la produzione estensiva di olio di palma su terreni sottratti alla foresta, possa addirittura provocare un aumento delle emissioni di gas serra.
Questo evento è provocato dalla rapida mineralizzazione del carbonio organico, presente nel terreno delle foreste , a seguito del loro abbattimento e la messa a nudo del profondo strato di humus accumulatosi nel corso di decenni, se non addirittura di secoli.
Già ora l'Unione Europea si pone il problema dell'opportunità che i Paesi Membri possano incentivare la produzione di olio di palma a fini energetici, e in alcuni Paesi europei questa pratica è stata abolita.
Anche l'accordo che parte del calore prodotto con la combustione di oli vegetali, possa essere utilizzato dal Comune di Lendinara per riscaldare le sue scuole, non sembra affatto un buon affare.
Il Comune , a sue spese, dovrà realizzare le costose opere per il trasporto del calore in condotte isolate termicamente e quando dopo 15 anni l'impianto diventa di sua proprietà, il Comune di Lendinara oltre a dover gestire un impianto già vecchio, non avrebbe nessuna garanzia che alla scadenza dell' attuale periodo di incentivazioni garantite, queste incentivazioni, per i motivi accennati, siano ancora valide.
E sostituire l'attuale riscaldamento a metano delle scuole con il teleriscaldamento ad oli vegetali è, ancora una volta, un sicuro peggioramento della qualità dell'aria sul territorio comunale a danno degli alunni.
A nostro avviso, molto meglio per il Comune, investire nell' isolamento termico degli edifici scolastici e, se necessario, nell'efficenza termica dell'attuale impianto a metano.
A nostro avviso è l'efficenza energetica, con la permanente riduzione nell'uso di combustibili fossili, che si realizza la più efficace lotta alla riduzione delle emissioni clima-alteranti e delle emissioni tossiche dei processi di combustione.
Dr. Federico Valerio
Chimico Ambientale
Biodisel e fantasia italica
Il 24 e il 25 Maggio il Polesine mi ha ospitato, grazie al gradito invito del Movimento cinque stelle e di un comitato cittadino, entrambi desiderosi di capirne i motivi del proliferare di centrali alimentate ad oli vegetali. Le due conferenze mi hanno dato la possibilità di conoscere un pezzo della nostra bella Italia, in particolare Adria e Lendinara, dove il duro lavoro di generazioni ha strappato alle palud, terreni ora fertili e ancora ben tenuti, insieme ai loro lindi paesi. Mi dispiace dirlo, ma qui sembra di non essere in Italia.
Ritorno alla dura realtà scoprendo l'incredibile fantasia degli amminsitratori locali in particolare quelli che attualmente governano Lendinara i quali, a quanto ho capito hanno ordinato e pagato il progetto di un generatore diesel alimentato ad olio vegetale, il cui calore sarà utilizzato per riscaldare il metano nella fase di passaggio dalla rete ad alta pressione a quella a bassa pressione, passaggio che permette l'uso del metano nei fornelli di casa.
La singolarità di questa proposta è che, nonostante il metano sia disponibile in abbondanza, si preferisca ricorrere ad un sovradimensionato motore diesel alimentato da olio vegetale ( colza, palma...) trasportato in loco da autocisterne.
I fedeli lettori di questo blog, sanno già il motivo di questa singolare scelta: le generose sovvenzioni alla elettricità prodotta dalle cosidette fonti di energia rinnovabile, in questo caso ai bio combustibili.
Per chi ancora non lo sa, queste sovvenzioni sono pagate da tutte le famiglie italiane quando paghiamo la bolletta della luce alla voce oneri, in particolare con l'onere chiamato A3.
La Tabella che segue vi da un'idea di quanto costa annualmente la copertura di questo specifico onere alla famiglia tipo.
Come potete vedere ogni anni per sostenere la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e quelle assimilate alle rinnovabili una famiglia tipo contribuisce con 77,51 euro.
Peccato che, esclusa l'energia eolica e fotovoltaica, con quest'onere le famiglie sovvenzionano anche un non indifferente inquinamento dell'aria, quello prodotto quando le biomasse sono bruciate per produrre forza motrice.
Nel corso delle due conferenze ho potuto illustrare i risultati di studi molto recenti effettuati sulle emissioni di motori diesel alimentati ad oli vegetali.
In sintesi, la quantità di ossidi di azoto di un motore diesel alimentato ad oli vegetali "rinnovabili" è simile e in alcuni casi superiore a quelli di un motore diesel alimentato a gasolio "fossile.
La quantità di polveri emesse sono inferiori se si brucia olio vegetale, ma in questo caso le dimensioni di queste polveri sono molto più piccole di quelle che si producono con il gasolio e quindi molto più pericolose.
Infine un recentissimo studio ha confermato che i fumi prodotti da motori diesel alimentati con olio di colza grezzo ( non raffinato) sono 10 volte più mutagene dei fumi del gasolio.
Non è affatto una buona notizia, alla faccia di chi continua a parlare delle biomasse come fonte di ennergia pulita.
Ritorno alla dura realtà scoprendo l'incredibile fantasia degli amminsitratori locali in particolare quelli che attualmente governano Lendinara i quali, a quanto ho capito hanno ordinato e pagato il progetto di un generatore diesel alimentato ad olio vegetale, il cui calore sarà utilizzato per riscaldare il metano nella fase di passaggio dalla rete ad alta pressione a quella a bassa pressione, passaggio che permette l'uso del metano nei fornelli di casa.
La singolarità di questa proposta è che, nonostante il metano sia disponibile in abbondanza, si preferisca ricorrere ad un sovradimensionato motore diesel alimentato da olio vegetale ( colza, palma...) trasportato in loco da autocisterne.
I fedeli lettori di questo blog, sanno già il motivo di questa singolare scelta: le generose sovvenzioni alla elettricità prodotta dalle cosidette fonti di energia rinnovabile, in questo caso ai bio combustibili.
Per chi ancora non lo sa, queste sovvenzioni sono pagate da tutte le famiglie italiane quando paghiamo la bolletta della luce alla voce oneri, in particolare con l'onere chiamato A3.
La Tabella che segue vi da un'idea di quanto costa annualmente la copertura di questo specifico onere alla famiglia tipo.
Come potete vedere ogni anni per sostenere la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e quelle assimilate alle rinnovabili una famiglia tipo contribuisce con 77,51 euro.
Peccato che, esclusa l'energia eolica e fotovoltaica, con quest'onere le famiglie sovvenzionano anche un non indifferente inquinamento dell'aria, quello prodotto quando le biomasse sono bruciate per produrre forza motrice.
Nel corso delle due conferenze ho potuto illustrare i risultati di studi molto recenti effettuati sulle emissioni di motori diesel alimentati ad oli vegetali.
In sintesi, la quantità di ossidi di azoto di un motore diesel alimentato ad oli vegetali "rinnovabili" è simile e in alcuni casi superiore a quelli di un motore diesel alimentato a gasolio "fossile.
La quantità di polveri emesse sono inferiori se si brucia olio vegetale, ma in questo caso le dimensioni di queste polveri sono molto più piccole di quelle che si producono con il gasolio e quindi molto più pericolose.
Infine un recentissimo studio ha confermato che i fumi prodotti da motori diesel alimentati con olio di colza grezzo ( non raffinato) sono 10 volte più mutagene dei fumi del gasolio.
Non è affatto una buona notizia, alla faccia di chi continua a parlare delle biomasse come fonte di ennergia pulita.
domenica 20 maggio 2012
Piante officinali o bio combustibili ?
Ospito volentieri nel mio Blog questo comunicato della Sezione Valdichiana di Italia Nostra.
Mi sembra un'pttima proposta alternativa al proliferare di centrali alimentate a biomasse, un' ulteriore bolla speculativa pagata dalle famiglie italiane( a loro insaputa).
Giorni fa ha avuto luogo un incontro al Consorzio Agrario di Cesa con tecnici dell' azienda ABOCA e gli agricoltori della Coldiretti che ha discusso il "progetto integrato di filiera, settore piante officinali e apistico ”
Italia Nostra Valdichiana sostiene con convinzione questo progetto
“Il progetto integrato di filiera settore apistico e piante officinali” costituisce una grande speranza per la nostra Vallata, perchè nel rispetto dell'ambiente e delle tradizioni locali, può ridare vita alla nostra agricoltura che bene si integra con le altre colture biologiche locali già in atto.
Italia Nostra Valdichiana vede con soddisfazione lo sviluppo dell'agricoltura biologica, non nuova sul nostro territorio, e questa proposta può dare uno nuovo slancio e fare si che sia il vero motore per ricreare posti di lavoro e spingere sempre più avanti la vocazione di questa vallata, rispettando l'ambiente e la salute dei cittadini, producendo colture di eccellenza, portando senz'altro la vallata ad un grande sviluppo ecocompatibile, che è pero in totale contrasto con il progetto della centrale a biomasse.
Due progetti per la Val di Chiana: la centrale a biomasse priva di qualsiasi ricaduta positiva sul futuro, sulla crescita del territorio e ininfluente dal punto di vista occupazionale ma dannosa sia per l'ambiente, la salute dei cittadini ed il tessuto economico e produttivo già esistente;
il progetto di Aboca che in alternativa rappresenta con notevole impegno il rispetto per l'ambiente operando nel settore delle produzioni biologiche di qualità nella trasformazione e commercializzazione dei prodotti ottenuti.
Italia Nostra continuerà ad opporsi alla realizzazione della Centrale a Biomasse, poiché la ritiene impattante, insalubre e priva di ricadute economiche positive per la popolazione . e si adopererà affinché dalla Società (interessata alla riconversione dell’ex zuccherificio Sadam) ,vengano indicati progetti altri, differenti e più legati al territorio come, tra l’altro, la stessa legge prevede, progetti dunque più accettabili dalla popolazione e soprattutto più utili ai cittadini.
Chiediamo quindi che tutti gli organi e le autorità prendano coscienza della differenza sostanziale dei due progetti così incompatibili tra di loro, e di scegliere l'unico veramente valido a garantire un futuro dove l'ambiente verrà rispettato coerentemente alla coltura biologica, e garantire altresi uno sviluppo che produca una stabile e buona occupazione.
- Italia Nostra Valdichiana
- Margherita Signorini consigliere e membro del gruppo energia Italia Nostra Nazionale
venerdì 18 maggio 2012
Hotel campani a basso impatto: il Royal Continental
Il mio secondo corso per maestri compostatori si è tenuto a Napoli nell'albergo Royal Continental.
Quest'albergo, con una splendida vista su Castel dell'Ovo, di stelle ne ha quattro, ma ne meriterebbe una quinta per la scelta della direzione del gruppo di farne un Albergo a basso impatto ambientale.
In ogni stanza i clenti trovano un fumetto, in italiano e in iglese, che racconta come mr Royal, deciso a salvare il Pianeta, contatta Valerio, un esperto in Rifiuti Zero e Risparmio Energetico e avvia una sistematica politica di riduzione della produzione dei rifiuti.
La storia parte nel 2008 e la scelta prioritaria (ridurre i rifiuti) non è casuale, Mr Royal, prima del Mondo, vuole salvare Napoli, in piena emergenza rifiuti.
Il Valerio del fumetto è un personaggio vero, l' ing. Valerio Coppola titolare della NHP (NeaHeliopolis), e confesso di aver trovato divertente questa omonimia, in quanto entrambi abbiamo uguali obiettivi.
I primi interventi realizzati al Royal Continental hanno riguardato l'organizzazione interna di uffici, reception, lavanderia, sala mensa.
Citiamo alcuni interventi realizzati ad un anno dall'avvio del programma e i rispettivi risparmi annuali:
1) Nella sala mensa dei dipendenti si eliminano le bottigliette di plastica per l'acqua, sostituite da un naturalizzatore dell'acqua da rubinetto che viene servita, liscia, gasata e refrigerata: meno 100.000 bottigliette.
2) Introduzione di un check-in elettronico: meno 480.000 fogli di carta per la registrazione dei clienti.
3) Introduzioni di stampanti condivise in sostituzioni di centinaia di stampanti diverse, una per ciascun computer: meno 440 cartucce toner
4) distributore centralizzato di detersivi concentrati e biologici per i servizi di pulizia: meno 7.600 flaconi
5) bottiglie in vetro riutilizzabili per gli ospiti al posto di quelle in plastica: 54.300 bottiglie in vetro riutilizzate.
I prossimi progetti sono molto ambiziosi: realizzare un proprio impianto di compostaggio per il trattamento degli scarti della cucina e del ristorante ed uso del compost prodotto per i vicini giardini comunali. Addirittura si pensa ad un digestore anaerobico con produzione di biogas.
Pare che il Sindaco Demagistris, alla richiesta della Direzione dell'Albergo di riconoscergli una riduzione sulla Tariffa Rifiuti, abbia risposto con un secco NO. Peccato!
Quest'albergo, con una splendida vista su Castel dell'Ovo, di stelle ne ha quattro, ma ne meriterebbe una quinta per la scelta della direzione del gruppo di farne un Albergo a basso impatto ambientale.
In ogni stanza i clenti trovano un fumetto, in italiano e in iglese, che racconta come mr Royal, deciso a salvare il Pianeta, contatta Valerio, un esperto in Rifiuti Zero e Risparmio Energetico e avvia una sistematica politica di riduzione della produzione dei rifiuti.
La storia parte nel 2008 e la scelta prioritaria (ridurre i rifiuti) non è casuale, Mr Royal, prima del Mondo, vuole salvare Napoli, in piena emergenza rifiuti.
Il Valerio del fumetto è un personaggio vero, l' ing. Valerio Coppola titolare della NHP (NeaHeliopolis), e confesso di aver trovato divertente questa omonimia, in quanto entrambi abbiamo uguali obiettivi.
I primi interventi realizzati al Royal Continental hanno riguardato l'organizzazione interna di uffici, reception, lavanderia, sala mensa.
Citiamo alcuni interventi realizzati ad un anno dall'avvio del programma e i rispettivi risparmi annuali:
1) Nella sala mensa dei dipendenti si eliminano le bottigliette di plastica per l'acqua, sostituite da un naturalizzatore dell'acqua da rubinetto che viene servita, liscia, gasata e refrigerata: meno 100.000 bottigliette.
2) Introduzione di un check-in elettronico: meno 480.000 fogli di carta per la registrazione dei clienti.
3) Introduzioni di stampanti condivise in sostituzioni di centinaia di stampanti diverse, una per ciascun computer: meno 440 cartucce toner
4) distributore centralizzato di detersivi concentrati e biologici per i servizi di pulizia: meno 7.600 flaconi
5) bottiglie in vetro riutilizzabili per gli ospiti al posto di quelle in plastica: 54.300 bottiglie in vetro riutilizzate.
I prossimi progetti sono molto ambiziosi: realizzare un proprio impianto di compostaggio per il trattamento degli scarti della cucina e del ristorante ed uso del compost prodotto per i vicini giardini comunali. Addirittura si pensa ad un digestore anaerobico con produzione di biogas.
Pare che il Sindaco Demagistris, alla richiesta della Direzione dell'Albergo di riconoscergli una riduzione sulla Tariffa Rifiuti, abbia risposto con un secco NO. Peccato!
mercoledì 16 maggio 2012
La crescita degli americani
Figura. Percentuale di popolazione obesa negli USA (2008)
In cinquant'anni gli americani sovrappeso sono passati dal 13 al 34 % e quelli eccessivamente sovrappeso, a livelli decisamente patologici, sono passati dallo 0,9 al 6%.
Chi ama la "crescita" è accontentato. Oltre al peso degli americani, crescono molti consumi correllati al fenomeno, ad esempio, i consumi di benzina per il trasporto.
Muovere un passeggero obeso di 150 chili, richiede più energia di quella necessaria per spostare un guidatore di 70 chili.
Le stime dicono che, rispetto al 1960, spostare in aereo e in automobile un'America più grassa, costa rispettivamente, 5 e 4 miliardi di dollari all'anno in più.
L'epidemia di obesità, che si sta diffondendo anche tra gli Italiani, ha anche altri costi nascosti: i treni stanno aumentando le dimensioni dei sedili, per ospitare i passeggeri più invadenti e oltre alle dimensioni, si stanno anche riforzando i sostegni dei sedili; gli ospedali allargano le porte per permettere il passaggio ai pazienti più larghi e sono costretti ad acquistare anche carrozzelle più grandi e rinforzate
I Monti di turno saranno contenti: con il peso aumentano i consumi (compresi quelli ospedalieri) e, di conseguenza) il PIL.
Ma non tutto vien per nuocere.
Risulterebbe che una popolazione obesa è meno propensa a commettere crimini (meno 64%).
Come si sà, le carceri sono piene di persone magre!
domenica 13 maggio 2012
Orti Sinergici crescono
Grazie alla generosità di Graziella e Paolo, che mi hanno messo a disposizione un pezzo della loro fascia sulle alture di Bogliasco, ho avviato la mia nuova esperienza di orto sinergico.
Spero proprio che sia vero che, fatto il bancale (è stata una gran sudata), non si debba zappare più.
Per il momento messi a dimora: zucchini, pomodori, peperoni, carote, fagioli, ravanelli, rucola, insalata nonchè tageti e nasturzi.
Il Sole non manca, l'acqua c'è. Il terreno è un pò troppo argilloso ma conto di equilibrarlo con la pacciamatura e con il compost che produrremo con la compostiera. Al momento manca la paglia e l'erba secca, ma penso di supplire con tanti bei trucioli che Carlo, il mio amico falegname della Val D'aveto, certamente mi regalerà.
E ovviamente i vicini si stanno chiedendo chi c'è sotto al tumulo!
E gli scettici dicono che loro hanno sempre fatto così e solo se si zappa e si fatica la roba cresce.
Vedremo.
Gli amici del Blog saranno regolarmente aggiornati!
Se avete qualche consiglio ...
Spero proprio che sia vero che, fatto il bancale (è stata una gran sudata), non si debba zappare più.
Per il momento messi a dimora: zucchini, pomodori, peperoni, carote, fagioli, ravanelli, rucola, insalata nonchè tageti e nasturzi.
Il Sole non manca, l'acqua c'è. Il terreno è un pò troppo argilloso ma conto di equilibrarlo con la pacciamatura e con il compost che produrremo con la compostiera. Al momento manca la paglia e l'erba secca, ma penso di supplire con tanti bei trucioli che Carlo, il mio amico falegname della Val D'aveto, certamente mi regalerà.
E ovviamente i vicini si stanno chiedendo chi c'è sotto al tumulo!
E gli scettici dicono che loro hanno sempre fatto così e solo se si zappa e si fatica la roba cresce.
Vedremo.
Gli amici del Blog saranno regolarmente aggiornati!
Se avete qualche consiglio ...
giovedì 10 maggio 2012
Io differenzio COREPLA brucia
Che circa la meta' delle plastiche miste raccolte in modo differenziato sia incenerito non e' una novità.
La scusa e' che sono troppo sporche per essere riciclate. E la "sporcizia", spesso, e' la presenza di plastica non da imballaggio: giocattoli, cd, rasoi, spazzolini, forchette e cucchiai usa e getta...
Il problema vero e' che senza plastica gli inceneritori non stanno in piedi e dato che spesso chi gestisce questi impianti e' lo stesso che fa la raccolta differenziata, il palese conflitto di interesse spiega il tutto.
Quello che non mi torna nel comunicato ANSA che potete leggere in coda, e' avere accumunato riciclo ed incenerimento di plastiche post consumo, nel risparmio di 770.000 tonnellate di anidride carbonica in atmosfera ottenuto grazie alla raccolta differenziata delle plastiche.
I risparmi di gas clima alteranti, di energia, di inquinamento si ottengono solo con il riciclo e il riuso delle plastiche.
L 'incenerimento delle plastiche, ricavate dal petrolio con grandi consumi energetici, e' un costoso spreco energetico, fatto pagare tre volte al consumatore: con il contributo Consorzio Nazionale Imballaggi quando il consumatore acquista una merce imballata con la plastica, con la Tassa Rifiuti e con la tassa per incentivare le fonti di energia rinnovabile sulla bolletta della luce, tassa che si riconosce alle plastiche trattate dall' inceneritore di Acerra, con la scusa dell'emergenza.
E ovviamente l'incenerimento di plastiche, vista la loro origine fossile, aumenta l'emissione di anidride carbonica in atmosfera: circa tre volte di più della anidride carbonica emessa con il riciclo della stessa quantità di plastica.
Ci sono poi da mettere in conto tutti gli inquinanti prodotti dall' incenerimento e assenti o emessi in minore quantità dal riciclo.
Ambiente: nel 2011 recuperate 1,4 mln tonnellate plastica
Piu'7% raccolta differenziata urbana
09 maggio 2012
(ANSA) -
RHO-PERO (MILANO), 9 MAG -
Nel 2011 in Italia sono state recuperate 1,4 milioni di tonnellate di imballaggi in plastica. Un dato, diffuso in occasione del salone Plast a Fieramilano, che conferma, spiegano gli organizzatori della rassegna, come l'Italia ha da tempo superato i limiti minimi definiti dalle direttive europee.
Nel dettaglio, il riciclo complessivo degli imballaggi in plastica (da raccolta urbana e industriale) ha superato le 745.000 tonnellate mentre quelli termovalorizzati, riutilizzati cioe' come combustibili per produrre energia, sono arrivati a 662.000 tonnellate.
In particolare, la raccolta differenziata urbana effettuata dal Corepla (il Consorzio nazionale per la raccolta, il riciclaggio e il recupero dei rifiuti di imballaggi in plastica, presente in questi giorni in fiera) e' cresciuta l'anno scorso del 7% rispetto all'anno precedente, per un totale di 657 mila tonnellate (quasi 11 kg pro capite), di cui oltre 390.000 tonnellate destinate al riuso e oltre 225.000 avviate al recupero energetico. In questo modo sono state risparmiate emissioni di CO2 in atmosfera per 770 mila tonnellate.
La scusa e' che sono troppo sporche per essere riciclate. E la "sporcizia", spesso, e' la presenza di plastica non da imballaggio: giocattoli, cd, rasoi, spazzolini, forchette e cucchiai usa e getta...
Il problema vero e' che senza plastica gli inceneritori non stanno in piedi e dato che spesso chi gestisce questi impianti e' lo stesso che fa la raccolta differenziata, il palese conflitto di interesse spiega il tutto.
Quello che non mi torna nel comunicato ANSA che potete leggere in coda, e' avere accumunato riciclo ed incenerimento di plastiche post consumo, nel risparmio di 770.000 tonnellate di anidride carbonica in atmosfera ottenuto grazie alla raccolta differenziata delle plastiche.
I risparmi di gas clima alteranti, di energia, di inquinamento si ottengono solo con il riciclo e il riuso delle plastiche.
L 'incenerimento delle plastiche, ricavate dal petrolio con grandi consumi energetici, e' un costoso spreco energetico, fatto pagare tre volte al consumatore: con il contributo Consorzio Nazionale Imballaggi quando il consumatore acquista una merce imballata con la plastica, con la Tassa Rifiuti e con la tassa per incentivare le fonti di energia rinnovabile sulla bolletta della luce, tassa che si riconosce alle plastiche trattate dall' inceneritore di Acerra, con la scusa dell'emergenza.
E ovviamente l'incenerimento di plastiche, vista la loro origine fossile, aumenta l'emissione di anidride carbonica in atmosfera: circa tre volte di più della anidride carbonica emessa con il riciclo della stessa quantità di plastica.
Ci sono poi da mettere in conto tutti gli inquinanti prodotti dall' incenerimento e assenti o emessi in minore quantità dal riciclo.
giovedì 3 maggio 2012
La TAV non supera l'esame
da ilcambiamento.it
Tav in Val di Susa - Il tunnel della democrazia Tav, gli esperti a confronto: "Non è giustificata da valutazioni credibili"
Esperti da tutta Italia hanno partecipato ieri al convegno nazionale svoltosi nell’Aula Magna del Politecnico di Torino e dedicato ad un confronto diretto e tecnico sulla nuova linea ad alta velocità Torino-Lione. Quello che è emerso è che la realizzazione della grande opera non è giustificata da valutazioni tecnico-scientifiche credibili.
WWF - 27 Aprile 2012
"La realizzazione della grande opera non è giustificata da valutazioni tecnico-scientifiche credibili" Sulla realizzazione della nuova linea ad Alta Velocità Torino-Lione non esistono certezze, né risultano dati e valutazioni tecnico-scientifiche che dimostrino la redditività e l’utilità economica, sociale e ambientale dell’opera. È quanto emerge dal convegno che si è tenuto ieri - 26 aprile 2012 - nell’Aula Magna del Politecnico di Torino, intitolato Tav Torino-Lione: quali opportunità e criticità?. L'incontro è stato promosso dai primi firmatari dell’appello dei 365 esperti rivolto al Presidente del Consiglio e dalle associazioni ambientaliste (Italia Nostra, Legambiente, Pro Natura e WWF), che ha visto la partecipazione in veste di relatori di una ventina tra docenti, ricercatori, studiosi provenienti da tutta Italia, esperti della Comunità Montana Val Susa e Val Sangone (coordinati da Marina Clerico del Politecnico di Torino) e consulenti delle associazioni (coordinati da Stefano Lenzi del WWF Italia) tra cui: Claudio Cancelli (già Docente del Politecnico di Torino), Massimo Civita (Docente del Politecnico di Torino), Valerio Lastrico (Università di Milano), Ugo Mattei (Università di Torino), Luca Mercalli (Società Metereologica Italiana), Alberto Poggio (Politecnico di Torino), Marco Ponti (Politecnico di Milano), Angelo Tartaglia (Politecnico di Torino), Giuseppe Tipaldo (Università di Torino), Sergio Ulgiati (Università Parthenope di Napoli), Massimo Zucchetti (Politecnico di Torino). La necessità di un confronto in una sede tecnico-scientifica emerge, secondo gli organizzatori, dal fatto che le norme e le procedure derivanti dalla 'legge Obiettivo' per le cosiddette infrastrutture strategiche applicate anche alla Torino-Lione impongono 'di fatto' sul territorio il progetto individuato nel Programma governativo in assenza di uno studio di fattibilità di carattere economico-finanziario, che ne valuti anche l’utilità sociale e ambientale, e a prescindere dalle osservazioni delle popolazioni e delle amministrazioni locali nell’ambito della procedura di impatto ambientale. Analizzando la situazione dal punto di vista tecnico permane l’incertezza sui costi di realizzazione dell’opera: il convegno pone in luce limiti ed errori dell’analisi costi-benefici (finora non divulgata dall’Osservatorio Torino-Lione), i cui esiti sono comunque negativi (redditività marginale). Infatti, il traffico merci su ferrovia attraverso la Valle di Susa non giustifica la realizzazione di una nuova linea: in 10 anni (2000-2010) si passa dai 10 milioni di tonnellate l’anno ai 3,9 del 2010, a fronte della capacità massima teorica della linea esistente di 32,1 milioni di tonnellate l’anno, idonea a far transitare un traffico merci pari ad 8 volte quello attuale e 3 volte il massimo valore storico raggiunto nel 1997. Le previsioni di crescita del flusso di merci appaiono infondate, in quanto basate su ipotesi arbitrarie. I calcoli ufficiali sul dimezzamento dei tempi di percorrenza, accreditati dal Governo, tra Torino e Chambéry (da 152 a 73 minuti) sono sbagliati e fuorvianti, posto che il reale risparmio potrà essere nel 2035 al massimo di 39 minuti considerando l’ipotetica fermata a Susa. I TIR che si potranno togliere dalla strada sono 1/6 di quelli stimati dai progettisti (142 mila invece di 600 mila). Gli occupati diretti e indotti nella fase di cantiere, calcolati secondo gli standard ufficiali italiani e francesi, saranno 1/3 (2000 invece di 6000) di quelli previsti, mentre non si sa quale calcolo porti a valutare addirittura 500 occupati permanenti.
Non può essere sottovalutato il pesante impatto ambientale, (dichiarato come inesistente nel documento pubblicato dal Governo: “il progetto non genera danni ambientali diretti o indiretti”), date le operazioni di scavo, trasporto e smaltimento dei materiali per la realizzazione di tunnel di complessivi 76 km, con la produzione di oltre 17 milioni di tonnellate di smarino, in aree dove, per ammissione degli stessi progettisti, c’è una presenza diffusa e rilevante di amianto e uranio.
Inoltre lo scavo delle gallerie comprometterà in modo permanente le risorse idriche, seccando sorgenti e pozzi come già avvenuto, per gli stessi lavori del treno ad alta velocità, in Toscana.
In almeno 10 anni di cantieri le emissioni legate alle operazioni di scavo, trattamento e trasporto di materiali avranno una pesante incidenza sulla salute degli abitanti delle valli interessate.
Per ammissione degli stessi progettisti le malattie cardiovascolari e respiratorie dipendenti dalle sole polveri sottili, aumenterebbero del 10%.
Sbagliate e sovrastimate sono le valutazioni, riportate dal Governo, sulla sostenibilità energetica e le emissioni climalteranti, che secondo i dati ufficiali porterebbero alla irrealistica riduzione di 3 milioni di tonnellate equivalenti di CO2 nella sola tratta Torino-Lione, corrispondenti al risparmio di 1 milione di tonnellate equivalenti (1 MTEP), pari a circa lo 0,6% dei consumi italiani di energia.
Tav in Val di Susa - Il tunnel della democrazia Tav, gli esperti a confronto: "Non è giustificata da valutazioni credibili"
Esperti da tutta Italia hanno partecipato ieri al convegno nazionale svoltosi nell’Aula Magna del Politecnico di Torino e dedicato ad un confronto diretto e tecnico sulla nuova linea ad alta velocità Torino-Lione. Quello che è emerso è che la realizzazione della grande opera non è giustificata da valutazioni tecnico-scientifiche credibili.
WWF - 27 Aprile 2012
"La realizzazione della grande opera non è giustificata da valutazioni tecnico-scientifiche credibili" Sulla realizzazione della nuova linea ad Alta Velocità Torino-Lione non esistono certezze, né risultano dati e valutazioni tecnico-scientifiche che dimostrino la redditività e l’utilità economica, sociale e ambientale dell’opera. È quanto emerge dal convegno che si è tenuto ieri - 26 aprile 2012 - nell’Aula Magna del Politecnico di Torino, intitolato Tav Torino-Lione: quali opportunità e criticità?. L'incontro è stato promosso dai primi firmatari dell’appello dei 365 esperti rivolto al Presidente del Consiglio e dalle associazioni ambientaliste (Italia Nostra, Legambiente, Pro Natura e WWF), che ha visto la partecipazione in veste di relatori di una ventina tra docenti, ricercatori, studiosi provenienti da tutta Italia, esperti della Comunità Montana Val Susa e Val Sangone (coordinati da Marina Clerico del Politecnico di Torino) e consulenti delle associazioni (coordinati da Stefano Lenzi del WWF Italia) tra cui: Claudio Cancelli (già Docente del Politecnico di Torino), Massimo Civita (Docente del Politecnico di Torino), Valerio Lastrico (Università di Milano), Ugo Mattei (Università di Torino), Luca Mercalli (Società Metereologica Italiana), Alberto Poggio (Politecnico di Torino), Marco Ponti (Politecnico di Milano), Angelo Tartaglia (Politecnico di Torino), Giuseppe Tipaldo (Università di Torino), Sergio Ulgiati (Università Parthenope di Napoli), Massimo Zucchetti (Politecnico di Torino). La necessità di un confronto in una sede tecnico-scientifica emerge, secondo gli organizzatori, dal fatto che le norme e le procedure derivanti dalla 'legge Obiettivo' per le cosiddette infrastrutture strategiche applicate anche alla Torino-Lione impongono 'di fatto' sul territorio il progetto individuato nel Programma governativo in assenza di uno studio di fattibilità di carattere economico-finanziario, che ne valuti anche l’utilità sociale e ambientale, e a prescindere dalle osservazioni delle popolazioni e delle amministrazioni locali nell’ambito della procedura di impatto ambientale. Analizzando la situazione dal punto di vista tecnico permane l’incertezza sui costi di realizzazione dell’opera: il convegno pone in luce limiti ed errori dell’analisi costi-benefici (finora non divulgata dall’Osservatorio Torino-Lione), i cui esiti sono comunque negativi (redditività marginale). Infatti, il traffico merci su ferrovia attraverso la Valle di Susa non giustifica la realizzazione di una nuova linea: in 10 anni (2000-2010) si passa dai 10 milioni di tonnellate l’anno ai 3,9 del 2010, a fronte della capacità massima teorica della linea esistente di 32,1 milioni di tonnellate l’anno, idonea a far transitare un traffico merci pari ad 8 volte quello attuale e 3 volte il massimo valore storico raggiunto nel 1997. Le previsioni di crescita del flusso di merci appaiono infondate, in quanto basate su ipotesi arbitrarie. I calcoli ufficiali sul dimezzamento dei tempi di percorrenza, accreditati dal Governo, tra Torino e Chambéry (da 152 a 73 minuti) sono sbagliati e fuorvianti, posto che il reale risparmio potrà essere nel 2035 al massimo di 39 minuti considerando l’ipotetica fermata a Susa. I TIR che si potranno togliere dalla strada sono 1/6 di quelli stimati dai progettisti (142 mila invece di 600 mila). Gli occupati diretti e indotti nella fase di cantiere, calcolati secondo gli standard ufficiali italiani e francesi, saranno 1/3 (2000 invece di 6000) di quelli previsti, mentre non si sa quale calcolo porti a valutare addirittura 500 occupati permanenti.
Non può essere sottovalutato il pesante impatto ambientale, (dichiarato come inesistente nel documento pubblicato dal Governo: “il progetto non genera danni ambientali diretti o indiretti”), date le operazioni di scavo, trasporto e smaltimento dei materiali per la realizzazione di tunnel di complessivi 76 km, con la produzione di oltre 17 milioni di tonnellate di smarino, in aree dove, per ammissione degli stessi progettisti, c’è una presenza diffusa e rilevante di amianto e uranio.
Inoltre lo scavo delle gallerie comprometterà in modo permanente le risorse idriche, seccando sorgenti e pozzi come già avvenuto, per gli stessi lavori del treno ad alta velocità, in Toscana.
In almeno 10 anni di cantieri le emissioni legate alle operazioni di scavo, trattamento e trasporto di materiali avranno una pesante incidenza sulla salute degli abitanti delle valli interessate.
Per ammissione degli stessi progettisti le malattie cardiovascolari e respiratorie dipendenti dalle sole polveri sottili, aumenterebbero del 10%.
Sbagliate e sovrastimate sono le valutazioni, riportate dal Governo, sulla sostenibilità energetica e le emissioni climalteranti, che secondo i dati ufficiali porterebbero alla irrealistica riduzione di 3 milioni di tonnellate equivalenti di CO2 nella sola tratta Torino-Lione, corrispondenti al risparmio di 1 milione di tonnellate equivalenti (1 MTEP), pari a circa lo 0,6% dei consumi italiani di energia.