Condivido la scelta del Comune di Genova della chiusura definitiva della centrale a carbone in porto e dell'esclusivo ricorso a metano per la centrale elettrica che dovrà alimentare i laminatoi Riva, a Genova Cornigliano.
Quindi, a Genova niente più carbone e niente olio di palma.
Invece l'annunciata chiusura dell'impianto di cogenerazione a metano di Genova Sampierdarena, come minimo, richiede una esauriente spiegazione.
A mio avviso, devono essere esplicitate e rese pubbliche altre precisazioni su queste scelte: la nuova centrale a metano deve essere rigorosamente a cogenerazione e deve poter fornire calorie e frigorie agli edifici vicini, in primo luogo il nuovo polo tecnologico degli Erzelli e se possibile il centro commerciale di Fiumara che è un gigantesco colabrodo energetico. Questo permetterebbe di spegnere le sua attuali caldaie e di azzerarne i consumi di elettricità per il condizionamento.
Occorre che tutti non dimentichiamo che ENEL (con la centrale a carbone) e Riva con cokerie e altoforno, hanno contratto un pesante debito con i genovesi che abitavano e abitano sottovento ai loro impianti.
Una forma di risarcimento potrebbe venire da Riva con la scelta doverosa di mettere a disposizione del Comune la grande superficie dei tetti dei suoi reparti per realizzare un'altrettanto grande centrale fotovoltaica, la cui elettricità potrà essere ceduta al Comune e utilizzata per usi pubblici.
Ovviamente sarebbe utile ed opportuno che i pannelli fotovoltaici utilizzati da questo mega impianto, uno dei più grandi in Europa, possano essere prodotti dalla Ferrania Solis, azienda che opera nel savonese, in Val Bormida a tutela dell'occupazione ligure.
Ci aspettiamo che IREN, Riva e ENEL studino anche la possibilità che la centrale Riva, possa essere in parte alimentata con bio-metano ottenuto depurando il biogas prodotto a Scarpino dai rifiuti dei genovesi e così depurato immesso nella rete di distribuzione del gas cittadino.
Questa scelta permetterebbe di aumentare enormemente l'efficenza energetica del polo di trattamento rifiuti di Scarpino, di fatto realizzando un impianto di teleriscaldamento a biometano, a favore di tutta la città.
Comunque è assolutamente obbligatorio, anche in nome del "sano" sviluppo di Genova, che la quantità di polveri sottili e ossidi di azoto emessi dalla centrale a metano di Riva e dal futuro gassificatore di rifiuti di Scarpino, sia nettamente inferiore a quanto oggi emettono la centrale a carbone, l'impianto di cogenerazione di Sampierdarena, gli impianti di condizionamento del centro Commerciale di Fiumara e alcuni dei traghetti attraccati in porto.
In quanto ai costi, cogenerazione, biometano, fotovoltaico, potrebbero usufruire di tutti gli incentivi che questo governo ha ancora lasciato.
E nella colonna, "ricavi" di questa scelta epocale, mi piacerebbe che qualcuno calcolasse e inserisse i mancati costi, negli anni a venire, per l' evitata cura di asme infantili e di malattie croniche di anziani, derivanti dalla prevista riduzione dell'inquinamento.
Valutazioni su quanto si potrebbe ridurre il bilancio regionale per la sanità, con l'evitato inquinamento, potrebbero venire da uno studio sullo stato di salute dei Corniglianesi, dopo la chiusura, dieci anni fa, di cokerie e acciaierie. E per fare questi conti Genova ha una risorsa che, in nome dei contenimenti dei costi la città rischia di perdere, il Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell'IST di Genova, a cui sarebbe bello affidare lo studio, visto che, oltre alle competenze, i dati fondamentali sono già in possesso dei suoi ricercatori.
Ritengo opportuno precisare che, pur essendo un dipendente IST, nel fare questa proposta non ho nessun conflitto di interesse, in quanto il prossimo gennaio andrò in pensione ( che lo crediate o no, ho superato i 65 anni :-)).
Nessun commento:
Posta un commento