giovedì 31 marzo 2011

Gli Extra Costi del Carbone

La rivista che lo ospita è prestigiosa " Gli annali dell'academia delle scienze di New York";  la lunga lista degli  autori ha dichiarato di non avere conflitti di interesse e gli interessi intorno a questa faccenda sono veramente colossali.

Stiamo parlando del carbone e dei suoi costi, meglio dei suoi costi esterni, quelli che non vengono pagati quando si compra il carbone per produrre in elettricità ma che vengono pagati dai minatori, dalle comunità che vivono vicino alle miniere o nelle zone di ricadute dei fumi delle centrali.

Il titolo dell'articolo, pubblicato pochi giorni fa,  recita: "Contabilità del costo pieno del ciclo di vita del carbone".

La fortuna del carbone, grazie al quale oggi si  produce il 40% dell'elettricità usata in tutto il mondo, è che costa poco: 7 centesimi di dollaro al chilo, una miseria!

Questo è il prezzo pagato a bocca forno, ma quale è il prezzo vero, quello che è in grado di monetizzare i tanti danni che il carbone provoca dalla "culla" ( la miniera) alla "tomba" ( la discarica per i suoi rifiuti solidi, le ceneri,  e l'atmosfera  per i suoi rifiuti gassosi )?

La nuova lista dei costi veri è lunga e ne citiamo solo alcune voci: si stima che per ogni chilowattore di elettricità prodotta con il carbone, 4,3 centesimi di dollaro se ne vanno a curare le malattie di chi abita nelle aree dove il carbone viene estratto e bruciato ( negli USA, la zona dei monti Appalaci) , altri 3 centesimi sono i danni legati alle alterazioni climatiche indotte dalle emissioni di anidride carbonica. Ci sono poi altre briciole che costano poco ma che mi preoccupano molto e sono i 0,02 centesimi a chilowattore, attribuiti al ritardo mentale di chi respira il mercurio liberato in atmosfera bruciando il carbone!

Alla fine, il costo vero del chilowattore da carbone, quello del valore pieno più probabile è di 17,8 centesimi, un valore che va dal doppio al triplo, rispetto  prezzo commerciale dell'energia elettrica prodotta con il carbone.

Ma il bilancio fallimentare del carbone non è ancora finito, in quanto pare proprio che la disponibilità reale di questo combustibile sia molto inferiore ai 200 anni che ci vogliono far credere. Alcune analisi recenti stimano che tra il 2011 e il 2015 la produzione di carbone nel mondo e negli USA abbia raggiunto, raggiungerà il suo picco massimo; dopo queste date la richiesta mondiale sarà  maggiore dell'offerta e possiamo cominciare a calare il sipario!

Ma se un modello (quello capitalitico) finisce, un altro totalmente nuovo è già partito, quello basato sull'energia rinnovabile del vento e del sole i cui costi pieni sono già oggi competitivi con il carbone e qualcuno si azzaarda anche ad  affermare che la competitività delle rinnovabili la vince anche sull'uranio!

venerdì 25 marzo 2011

Solar Cell Pay Back

Ho la sensazione che abbia ancora molto consenso la leggenda metropolitana che i pannelli fotovoltaici producono meno energia di quella che occorre per costruirli.

Nelle vesti di "Mago di Napoli" prevedo che questo sarà uno dei cavalli di battaglia contro le energie rinnovabili, nel dibattito che precederà il referendum in cui a Giugno saremo chiamati per dire SI alla cancellazione (abrogazione) delle leggi che vogliono rimettere in vita le centrali nucleari nel nostro paese.

Diciamo subito che studi seri e in assenza di conflitto di interesse da tempo hanno smentito questa leggenda.

Cito tra i tanti l'articolo di Sherwani AF da titolo (tradotto) " Valutazione del ciclo di vita di sistemi di produzione di elettricità basati su celle fotovoltaiche: una rassegna bibliografica", pubblicata  nel 2010 su " Renewable and Sustainable Energy Review " volume 14, pagine 540-544.

In sintesi, una valutazione sui cicli di vita (LCA) stima quanta energia ci vuole per costruire, assemblare e montare  un pannello fotovoltaico e tutti i suoi accessori,  partendo dalla sabbia silicea, minerali di alluminio e minerali che contengono i metalli rari che creano l'effetto fotovoltaico e quanta energia ci vuole per dismettere l'impianto a fine vita e per riciclarne le parti utili.

La stessa valutazione stima quanta energia elettrica produrrà quest'impianto, in base all' efficenza delle celle, al soleggiamento della zona dove sarà allestito, all'orientamento dei pannelli.

La vita media di un pannello è stimata tra i 20 e 30 anni. Pannelli policristallini, costruiti tra il 2005 e il 2008 con efficenza  tra il 10 e 15,8 % ( percentuale di energia solare trasformata in energia elettrica) hanno un tempo di ritorno ( tempo necessario per produrre la stessa quantità di energia necessaria per la realizzazione del pannello) compresa tra 1,5 e 5,7 anni.

Un altro studio LCA, a firma di Stoppato A e pubblicato su Energy del 2008 ( vol 33 pag 224-232),  stima che un pannello policristallino piazzato a Roma abbia un tempo di ritorno ( pay back) di 3,7 anni e a Milano di 4,7 anni.

E ora, per "par condicio" gradiremmo conoscere i tempi di ritorno di una centrale nucleare di terza generazione, compresiva del trattamento e stoccaggio milennario delle sue scorie radioattive e della sua messa in sicurezza a fine vita.


giovedì 24 marzo 2011

Sagome

l ministro Castelli è proprio una "bella sagoma"!

Ballaro', il 22 marzo, mette in onda un servizio a commento della crisi energetica associata alla guerra con la Libia e al disastro nucleare giapponese. Il servizio mostra la nuova casa che una coppia trentina ha realizzato mettendo a frutto i propri risparmi (250.000 euro per 140 metri quadrati calpestabili). La casa costruita con alta efficenza energetica, si riscalda con il calore che una pompa sottrae al terreno sotto le fondamenta e con un sapiente orientamento dell' edificio per utilizzare al meglio, in modo passivo, l'energia solare. Un impianto solare termico fornisce l'acqua calda e pannelli fotovoltaici sul tetto in un anno producono più energia elettrica di quanto la casa utilizzi e la sovraproduzione  viene venduta ,ad un buon prezzo, grazie agli incentivi governativi (conto energia) all'ENEL,  che forse gradisce, in quanto l'energia da fonte solare  arriva giusto-giusto quando la richiesta è massima e l'energia elettrica costa di più.

E quale è il commento dell'ineffabile ex-ministro, peraltro con il titolo di ingegnere?

"Italiani svegliatevi,  Il guadagno che questa famiglia fa con l'energia rinnovabile è presa dalle vostre tasche"

Insomma, per l' ex-ministro, questa coppia è un nuovo esempio dei "furbetti del paesino"

Se è vero che gli incentivi alle rinnovabili vengono dalle bollette della luce, Floris ha fatto notare che, per anni,  chi ha usufruito di più di questi vantaggi sono stati i petrolieri nostrani che hanno avuto il regalo (bipartisan)  di vedersi trasformare i rifiuti della raffinazione del petrolio in fonte energetica assimilata alle rinnovabili  e analoga mutazione (da rifiuto a energia rinnovabile) hanno ottenuto i gestori di inceneritori.

Ci sarebbe da ricordare che anche l'infinita  messa in sicurezza delle dismesse "centraline" nucleari italiane è e sarà pagata dalle bollette elettriche delle famiglie italiane.

All' ex ministro è sfuggito un particolare: l'opportunità di diventare autoproduttori di energia elettrica, con l'energia solare, è alla portata di ogni famiglia con qualche euro da parte e una casa solare libera il Paese dalla dipendenza del gas libico, del petrolio arabo e dell'uranio australiano; una casa solare muove in modo innovativo  intelligenze, artigiani e imprese; inoltre, ed è la cosa più importante, la casa solare ha impatto nullo sull'ambiente circostante con un netto miglioramento della qualità dell'aria e quindi della salute di chi ha la fortuna di viverci vicino.

E questi innegabili vantaggi collettivi, meritano un giusto incentivo, grazie alla solidarietà di tutti gli Italiani, anche di quelli che non possono ancora trasformare i loro tetti in centrali elettriche, ma che comunque godono degli effetti positivi delle nuove scelte energetiche che altri hanno cominciato a fare.

Ma tutto questo all' ex Ministro leghista non interessa: siamo già in piena campagna elettorale!