mercoledì 7 novembre 2018

Chi semina vento...



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Nei fine settimana di metà ottobre, i “social” sono stati inondati di selfie di bagnanti sdraiati sulle spiagge e sugli scogli di Liguria, felici della lunga estate 2018. 
A fronte di questa anomala stagione, che stava ingannando roseti e pipistrelli, i primi in fiore e i secondi a caccia di insetti, la piccola minoranza di italiani con qualche antico ricordo di meteorologia e termodinamica, non era affatto tranquilla.
 La loro preoccupazione derivava dall’alta temperatura del mare, indice di una anomala quantità di energia termica accumulata nel corso della torrida estate nelle acque del Mediterraneo, pronta a scatenarsi all’inevitabile arrivo dei fronti freddi.
E quest’anno, lo scontro titanico tra le masse d’aria calde, provenienti dal Sahara, sature di umidità raccolta durante il sorvolo del caldo mar Tirreno e quelle fredde, provenienti dal nord è arrivato in anticipo.
Le condizione meteo delle disastrose alluvioni che, “normalmente” colpiscono il genovesato nei primi giorni di novembre, stavolta si sono scatenate il 29 ottobre, giorno di allerta rossa.
E quest’anno l’energia termica accumulata in mare ha preferito scaricarsi nel vento, con raffiche ad oltre 150 chilometri all’ora e nelle onde, con  “cavalloni” che hanno raggiunto gli otto metri di altezza.
Poche ore di questa furia hanno cancellato diversi chilometri di costa cementificate  per essere trasformate in box galleggianti e sulle sovrastrutture balneari fisse che nel tempo, nell’ assoluta indifferenza degli organi di controllo, avevano coperto scogli e spiagge liguri.
E ironia della sorte, il mare si è  incattivito proprio su quelle splendide passeggiate a mare (Nervi, Portofino) che due anni fa una banale  operazione di marketing aveva trasformate in “red carpet”.
E sulla linea di costa, a distanza di pochi anni da un uragano di simile violenza, ancora una volta sono stati gli alberi a pagare il costo più alto, venuti giù come birilli. 
Da noi, la buona sorte, ma anche lo stato di allerta e l’esperienza collettiva dei disastri degli ultimi anni hanno evitato gravi danni alle persone, ad esclusione di una signora del savonese colpita dalla caduta di un albero.
Nelle altre regioni italiane, dal bellunese alla Sicilia, lo stesso scontro tra masse d’aria a diversa temperatura, insieme alla distruzione di boschi, strade, abitazioni, ha provocato una strage,  
trentadue morti, tra cui i componenti di due famiglie siciliane che stavano festeggiando un compleanno in una casa costruita abusivamente nell’alveo di un torrente che, tornato a riappropriarsi dei suoi spazi, li ha inesorabilmente travolti.
E di fronte a questo disastro umano e materiale il ministro “multiruolo”, ossessionato dal dare sicurezza agli italiani non si fa scappare l’opportunità di dare in pasto al popolo un nuovo “untore”, da aggiungere ai migranti e ai richiedenti asilo: l’ambientalista da salotto.

 E dal “governo del cambiamento” nemmeno una parola sul fatto che questo ottobre, a livello europeo e mondiale, sia stato il più caldo degli ultimi decenni e tutto tace sul rispetto degli accordi sul clima, sottoscritti nel 2016 dal governo italiano che, con quella firma,  si è impegnato a ridurre del 40 percento le nostre emissioni di gas che alterano il clima.
E tornando alla Liguria, c’è da scommettere che nulla cambierà. 
Riparati i danni si continuerà, come se nulla fosse successo, con il lucroso assalto allo sfruttamento e occupazione delle nostre coste, con la richiesta di tanti massi a protezione di porticcioli e bagni che si continuerà a realizzate con solide strutture inamovibili.

In attesa della prossima tempesta che,  l’inascoltata Cassandra, facilmente predice sarà  ancora più distruttiva.

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