martedì 13 settembre 2016

La strategia dei nuovi termovalorizzatori


E' evidente che in Italia si è aperta una campagna promozionale a favore dei termovalorizzatori.

Da alcuni mesi, le testate più importanti, ospitano articoli che tessono le lodi di questi impianti. L'ultimo è di questi giorni, sulla Stampa, dove si celebrano gli utili dell'inceneritore di Brescia.
E la cancellazione,  in questi stessi giorni, dai programmi della terza rete di trasmissioni scomode per gli amanti della crescita, come "Scala Mercalli" e "Ambiente Italia", potrebbe far parte di questa stessa strategia.

In ballo c'è una torta molto sostanziosa: undici nuovi termovalorizzatori a cui il Decreto Sblocca Italia, spiana un veloce percorso in discesa, con la semplice aggiunta dell'aggettivo "strategico": è strategico che l'Italia produca energia bruciando rifiuti e quindi questi impianti si devono fare anche se gli enti locali direttamente interessati e le popolazioni che rappresentano fossero contrari.

Il fatto è che il  piatto è molto ricco: visti i costi di uno degli ultimi inceneritori realizzati in Italia, quello di Torino-Gerbido, pari a 250 milioni di di euro, la costruzione degli undici impianti imposti dal governo Renzi, vale qualcosa come 3 miliardi di euro, miliardi che gli Italiani delle dieci regioni interessate saranno "felici" di pagare con la TARI per i prossimi venti anni, tanti quanti ce ne vogliono per ammortizzare questi investimenti.

I nuovi inceneritori con recupero energetico saranno anche meno inquinanti di quelli di qualche anno fa, ma è anche vero che la termovalorizzazione è il sistema di trattamento rifiuti che costa di più, circa 150 euro a tonnellata.

In una società dove vige il libero mercato, questo dovrebbe essere un problema per gli investitori, ma non è così in Italia, in quanto con le nuove leggi (la TARI), tutti costi della gestione dei rifiuti sono a carico degli utenti!

Ma tutti gli Italiani  non sanno che sarà a loro carico anche la sovvenzione di questi impianti come è a loro totale carico il costo degli incentivi regalati con generosità, unica al mondo, ai gestori dei quarantotto termovalorizzatori nostrani già in funzione.

E già, non troverete questa notizia su nessun giornale nostrano, ma sappiate che l'Italia è l'unico paese al mondo che incentiva con denaro pubblico la termovalorizzazione dei rifiuti. 

E sulla stampa nazionale non leggerete mai la notizia che la Svezia ha deciso di tassare la termovalorizzazione dei rifiuti per incentivare il loro riciclo.

Fatti diventare, per legge, fonte di energia rinnovabile il 50% dei rifiuti urbani (la frazione biodegradabile), in Italia l'elettricità prodotta dalla loro combustione riceve un generoso incentivo da parte del Gestore della Rete che, ogni anno, regala alle Multiutility proprietarie di questi impianti 390 milioni di euro (dati del 2012).

Questi 390 milioni di euro sono letteralmente pagati da tutte le famiglie e da tutte le aziende italiane, tramite  la tassa introdotta nelle bollette della luce a sostegno delle fonti di energia rinnovabile.

Questo incentivo ammonta a 126 euro per ogni tonnellata di rifiuti "termovalorizzati".

Pertanto, il costo vero della termovalorizzazione, a totale carico dell'utente, per ogni tonnellata di rifiuto trattato è di  276 €, a fronte di 80 € che è il costo medio del compostaggio di una tonnellata di scarto organico ben differenziato, trattamento che non riceve nessun incentivo, nonostante gli indubbi vantaggi ambientali ed economici di questa pratica.

E' troppo ingenuo chiedersi per quale motivo il governo Renzi non abbia ritenuto strategica la raccolta differenziata, il riciclo e compostaggio dei 2,4 milioni di tonnellate di scarti urbani  che lo Sblocca Italia preferisce ridurre in cenere?

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