giovedì 25 aprile 2013

Biogas da mais contaminato: gli strani effetti dei cambiamenti climatici.


Mais infestato da funghi che producono aflatossina, una pericolosa tossina
Il 2012 sarà ricordato come un anno con troppa poca pioggia, in Italia e in altre parti del Mondo.

In particolare, da noi, sono stati colpiti i distretti agricoli di Rovigo, Padova e Venezia.

Per la scarsità d'acqua, a rischio oltre 150.000 ettari coltivazione  di mais, barbabietole, ortaggi, con danni che hanno riguardato dal 30 al 50% della produzione.

Le associazioni degli agricoltori hanno stimato perdite ammontanti a 80-100 milioni di euro.

Ma i problemi maggiori si sono avuti per la produzione del mais.

Oltre al calo della produzione, le piante di mais sotto stress idrico sono state infestate da un fungo che attacca prodotti ricchi di amido, l'Aspergillus Flavus  che, a sua volta  produce una pericolosa micotossina, l'aflatossina che ha dimostrato effetti cancerogeni per i soggetti che avevano consumato cibo contaminato.

I primi controlli di routine effettuati sui raccolti hanno verificato una diffusa presenza di aflatossina nel mais, superiore ai limiti di sicurezza (tra 20 a 100 microgrammi per chilo di mais) tale da richiede una campagna straordinaria di analisi su tutti i cereali prodotti e sul latte prodotto da animali alimentati con questi mangimi.

I controlli hanno verificato un diffuso superamento delle concentrazioni di sicurezza di aflatossine, tale da vietare l'uso del mais per la alimentazione animale.

A fronte di concentrazioni considerate accettabili, pari a  5 microgrammi di aflatossina B1 per chilogrammo di mais dato come mangime a vacche da latte e a  20 microgrammi per chilo in mangimi per i suini, la contaminazione media del raccolto 2012 è stata da 10 a 20 microgrammi/kg con punte superiori a 100 microgrammi/kg.

Le associazioni di categoria hanno chiesto al Ministero della Salute una deroga a questi limiti, in nome dei gravi danni economici.

A queste richieste, con fermezza il Ministero ha risposto negativamente.

Tuttavia si è cercato di mitigare il danno degli agricoltori, senza mettere a repentaglio la salute pubblica e la soluzione è venuta dalla RICERCA.

La soluzione ce l'hanno fornita altri micro-organismi, che potremmo definire buoni, in particolare quelli che vivono nei grandi digestori che trasformano scarti organici e vegetali in biogas (metano e anidride carbonica).

Risalgono alla metà degli anni 60 gli studi che hanno verificato come diversi microorganismi, compreso il mitico bifidus, siano capaci di degradare le aflatossine.

Pertanto è stata valutata l'opportunità di alimentare con mais contaminato da aflatossina, stimato pari a 2 milioni di tonnellate,  i numerosi impianti a biogas ( circa 800) che, negli ultimi anni, si sono attivati nella pianura padana.

Questi impianti, in gran parte,  sono già alimentati con granella di mais e questa è certamente una grave anomalia, ma nel caso specifico, effettuati i dovuti controlli, questa soluzione avrebbe potuto venire incontro, almeno in parte alle esigenze dei produttori, senza creare rischi per consumatori e evitando l'unica alternativa possibile: la termodistruzione negli inceneritori di tutto questo granturco.

Gli studi per verificare l'efficacia della biodigestione nel neutralizzare le aflatossine sono stati condotti dall'Università di Milano.

Gli studi hanno volutamente testato mais artificialmente contaminato a livelli notevolmente superiori ( da venti a duecento volte) a quello presente nel mais raccolto nel 2012.  

Gli studi hanno confermato che le aflatossine, alle concentrazioni testate, non riducono la produzione di biogas (possono avere azione antibiotica) e che, dopo il trattamento anaerobico, la concentrazione di aflatossine si riduce notevolmente, di almeno dieci volte.

I ricercatori dell'Università di Milano ritengono che  la quantità di aflatossina residua, presente nel digestato, prodotto finale della attivita microbica, non sia incompatibile con un suo uso agricolo.

E' molto probabile che un ulteriore trattamento di compostaggio del digestato mescolato a cippato di legno, possa eleiminare definitivamente il problema aflatossine, in considerazione dei risultati di biodegradazione ad opera di microorganismi aerobi, quelli che effettuatuano il compostaggio.

Da parte mia la riflessione che questa vicenda è solo l'anteprima di quello che ci aspetta con la concentrazione di anidride carbonica che quest'anno arriverà a 400 parti per milione e i conseguenti cambiamenti climatici.
Ci toccherà vederne delle belle! :-(










2 commenti:

  1. Sono venuto ad ascoltarti ieri sera a Rapallo e sono interessato a rivedere le informazioni che ci hai fornito su rifiuti zero, per favore indicami e/o mandami gli articoli piu interessanti su questo soggetto e fanno avere tua mail Vittorio Martini Donati vittorio@martinidonati.com

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  2. Gent.Mo Pf. Valerio,

    Nuovamente Luca Guarnieri, questa sera con una richiesta di precisazione...
    In merito allo studio da lei citato eseguito all' Uni-Mi sugli effetti della digestione anaerobica sul mais contaminato da aflatossina B1.
    Pur avendolo letto piu' di una volta , non ho trovato nessun riferimento alla compatibilita' all'uso agronomico del digestato.( forse io dispongo di un abstract e non del full text)

    Peraltro di sei diverse analisi su substrati in varie forme e a diverse concentrazioni di ATB1 , solo in un caso la riduzione di concentrazione post digestione era di dieci volte inferiore, in altri il dato era meno eclatante.

    A mio giudizio rimane ancora da approfondire la tematica e da definire se l'impiego di digestato in abbondanti quantita' ( come q.no ama fare) non comporti il serio rischio di reintrodurre nella catena alimentare , tossine di ATB1 in concentrazioni nocive per la salute animale-umana !!

    Se ha ulteriori dati, cortesemente mi dia lumi.

    Luca Guarnieri ( cittadino preoccupato)

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