sabato 9 marzo 2013

Casa con cappotto: sangue caliente


Non so se si insegna ancora, ma una delle cose che ho imparato a scuola quando ero ragazzino, è che i mammiferi sono animali a sangue caldo e che noi umani siamo dei mammiferi. Quindi noi umani siamo a sangue caldo.
Ma non è solo il nostro sangue ad essere caldo, ma tutto il nostro corpo, nel mio caso 75 chili di carne, ciccia, ossa, cervello e coratelle varie.
Sappiamo anche che la temperatura interna di tutti gli umani, qualunque sia la loro età, il loro peso, il colore della loro pelle, è costantemente a 37° centigradi, salvo malattie e congelamenti.
A questa temperatura, tutte le complesse reazioni biochimiche che avvengono nelle nostre cellule (100.000 miliardi) e che ci fanno vivere, si svolgono al meglio delle loro possibilità.
Il combustibile per mantenere a questa temperatura le decine di chili delle nostre biomasse viventi e per fare tutte le cose più o meno piacevoli che facciamo quando siamo svegli,  è il nostro cibo quotidiano che, insieme a tutti i viventi, passati, presenti e futuri abbiamo imparato a "bruciare" a bassa temperatura, appunto, nel nostro caso, a 37°C.
Insomma, siamo a tutti gli effetti delle stufette ad energia rinnovabile, con una potenza installata ridicola, si e no una ottantina di watt, quando si fanno lavori sedentari, come il mio.
Quindi consumiamo, più o meno, come una vecchia lampadina ad incandescenza, ovviamente che non si spegne mai, finché siamo in vita.
Tanto per fare un confronto, la calderina di casa mia ha una potenza di 26.000 watt.
Questo vuol dire che potrei riscaldare casa, a gratis, invitando 325 amici e sfruttando il loro calore umano.
E' noto a tutti che, a confronto di tutti gli altri mammiferi, madre natura ha pensato bene di non dotarci di pelliccia, forse perché i nostri antenati bighellonavano nelle calde savane africane con il cibo a portata di mano.
Poi deve essere successo qualche cosa, abbiamo lasciato l'originario paradiso, qualcuno dice per colpa della nostra madre ancestrale, e ci siamo messi a vagabondare in lungo e in
largo per le terre emerse e quando ci è arrivata addosso la glaciazione ci siamo attrezzati scoprendo il fuoco e inventando il "cappotto" fatto con  pelle e pelliccia tolta ai nostri compagni di viaggio più pelosi.
Con la pelliccia, abbiamo anche scoperto il risparmio energetico, ma negli ultimi tempi pare che ci siamo scordati di questa bella invenzione.
Vediamo di recuperare.
Mentre sto scrivendo, il termometro  sul tavolino segna 19,7  °C, fuori ci sono 12 °C e la differenza di temperatura è dovuta al calore immesso nella casa (60 metri quadrati)  dalla calderina a metano che, in giornate come queste consuma circa 4 metri cubi di gas.
Se devo giudicare il mio attuale confort termico, direi che è ottimo.
Proviamo a trovare una spiegazione.
Con il mio termometrino a raggi infrarossi ho fatto queste misure sulle rispettive superfici:

Pelle del torace (villoso): 32,6 °C
Canottiera di lana:            30,4 °C
Camicia di cotone:           26,6 °C
Maglia di  lana:                23,6  °C

La differenza di temperatura tra una superfice e l'altra vi da una idea della resistenza al flusso di calore  (isolamento termico) esercitato da pochi millimetri di spessore di tessuti naturali e dalle microcelle d'aria ferma che si formano tra le fibre di questi tessuti.
In base a queste misure, così vestito, la mia superfice esterna è più calda di circa 4 gradi, rispetto all'ambiente circostante.
Come abbiamo visto, questo vuol dire che sto riscaldando, per irraggiamento, l'ambiente esterno intorno a me, più freddo, ma la quantità di energia termica che, in queste condizioni, immetto nell'ambiente è assolutamente compatibile con la potenza della mia calderina endogena.
Vediamo cosa succederebbe se decidessi di andare in giro per casa coperto, per decenza, dalle sole mutande.
In questo caso, la differenza di temperatura tra la mia pelle e l'ambiente sarebbe di 13 gradi e questo vuol dire che, spogliato, devo produrre tre volte più calore di quando ero vestito, se voglio che il mio corpo continui a stare a 37 °C.
Appena spogliato, per un pò non succederebbe niente; lo strato di aria calda che mi porto addosso per qualche minuto mi terrebbe isolato, ma presto i miei sensori cutanei mi avvertirebbero che sto perdendo troppo calore, rispetto alla potenza installata: il mio corpo si sta raffreddando, sto cedendo all'ambiente esterno, più freddo di me, più calore di quello che riesco a produrre.
Subito partirebbero i sistemi automatici per diminuire la perdita di calore. Mi si rizzerebbe il pelo per aumentare lo spessore isolante della pelle e comincerei a tremare, in modo da produrre più calore, con l'aumentata attività muscolare indotta dai brividi.
Ovviamente questo non basta e ho tre alternative: mi rivesto, mi metto a pedalare come un forsennato sulla ciclette, alzo il termostato a 28 gradi.
Chi non è saggio e fa la prima scelta, di solito opta per la terza alternativa, aumenta la temperatura della casa ( grado più, grado meno) e , in questo modo butta, stupidamente, all'aria un bel pò di soldi.
Il prossimo post proveremo a fare i conti e a capire meglio cosa succede se, quando è freddo, non mettiamo il cappotto sulle nostre spalle e intorno alla nostra casa.

Tutte le puntate di Casa con Cappotto:

- Che classe energetica sei?
- Stare in mutande: quanto mi costa?
- Misuriamo gli sprechi evitabili
- Vasi "termici" comunicanti
- Sangue caliente 
- Muffe e condense
- Punti freddi
- Barriere frangivento
- Via col vento
- Finestre solari 3
- Finestre solari 2
- Finestre solari 1
- Occhio ai cassonetti
- Riflettori sui caloriferi
- Liberiamo i caloriferi
- La Fisica che serve 3
- La Fisica che serve 2
- La Fisica che serve 1
- Casa con cappotto

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