Ai pesci famigliari per forma e colore (sgombri, naselli, orate...), sempre più piccoli, si sono affiancati pesci strani, come pure pesci di allevamento, pratica sconosciuta, fino a pochi anni fa.
Se poi avete la pazienza di leggere i cartellini, noterete come molti di questi pesci vengono da mari remoti (oceano Atlantico, Nuova Zelanda...).
Potreste pensare che questi cambiamenti siano i vantaggi della globalizzazione e dei potenti mezzi messi a disposizione dalla scienza e dalla tecnica che, nel giro di 24 ore, a bordo di veloci aerei da trasporto, fanno arrivare alle nostre tavole, pesci freschi, con occhio ancora vivo, anche se pescati a migliaia di miglia di distanza.
Temo, invece, che questi cambiamenti siano il segno di qualche cosa di grave; in particolare tutto ciò significa che zone ricche di pesce, come il nostro Mediterraneo, che per millenni hanno sfamato i popoli che si affacciano su questo mare, sono al collasso.
E siamo costretti a raschiare il barile.
Certamente, come mostra la Figura ( linea in blu) alla fine degli anni '80, sono collassati le zone di pesca sui banchi di Terranova, nel nord Atlantico, dove per secoli si era pescato, in grandi quantità, il merluzzo.
Andamento della pesca di merluzzi nei banchi di Terranova ( 1850-2000) |
Dalla metà dell' 1800 ai primi anni sessanta, il pescato era in equilibrio con la nascita di nuovi merluzzi, ma nel 1980 con nuovi mezzi di pesca e senza nessuno che imponesse regole, si è negato il futuro ai merluzzi di Terranova e, dal 1992, insieme alla biomassa che li nutriva ( in rosso nella figura) in quei mari non si trovano più merluzzi e neppure pescatori.
E i grandi pescherecci oceanici hanno cercato nuovi mari da razziare....
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