Dalle parti di Anversa, sulla linea ferroviaria ad alta velocità, Parigi-Amsterdam, da un anno circolano treni alimentati ad energia solare.
La novità è che questa energia è fornita da un impianto fotovoltaico posizionato su una galleria di protezione della ferrovia stessa.
La galleria è lunga tre chilometri e il suo principale scopo è proteggere i treni dalla caduta di rami della antica foresta che fiancheggia il percorso della ferrovia e dell'autostrada.
Con questa scelta si è preferito investire in una nuova infrastruttura, piuttosto che tagliare alberi.
La copertura del tunnel, con 50.000 metri quadrati di pannelli foto-voltaici, è un investimento che, con la realizzazione di una centrale solare con la potenza di picco di 3,3 megawatt elettrici, fornisce l'elettricità per i treni e per servizi ausiliari (segnalazione, illuminazione...).
La galleria ha un percorso Est-Ovest e i pannelli hanno una leggera inclinazione verso Sud, per una maggiore captazione delle radiazioni solari.
Faccio notare che dalle nostre parti, più a Sud del Belgio, la quantità di energia solare che inciderebbe su una simile superfice sarebbe significativamente maggiore. Questo significa che, in Italia, l'investimento per una simile opera, sarebbe ammortizzato in un numero minore di anni.
In Italia, invece, grazie a troppo generosi incentivi, e alla miopia (ignoranza?) della nostra attuale classe politica, si preferisce coprire grandi estensioni di terreni agricoli con pannelli fotovoltaici.
Un indubbio danno estetico al paesaggio agrario italiano e una poco lungimirante riduzione della nostra produzione di alimenti.
L'unica consolazione è che sconci come questo, fatto in Puglia, sono reversibili.
E quando il nostro governo sarà finalmente rinsavito, impianti come questi, oltre ad essere definitivamente vietati, potrebbero essere obbligati allo smaltellamento e al riuso dei pannelli per coprire gallerie, barriere fono- assorbenti, tetti di capannoni industriali...
Chi ha investito continuerebbe a poter utilizzare e vendere l'energia prodotta.
Per gli agricoltori che hanno svenduto la loro terra, bisognerebbe, comunque, inventare scelte più sagge e durature: svincolo dallo strozzinaggio della grande distribuzione, autonomia energetica con la produzione diffusa di biometano utilizzando la digestione anaerobica dei loro scarti agricoli.
Il consumo di suolo su terreni agricoli da parte del fotovoltaico, se si volesse, si può benissimo evitare. Non solo con strutture reversibili, ma integrate e compatibili con l'utilizzo agricolo.
RispondiEliminahttp://www.lettera43.it/tecnologia/scenari/17065/con-l-energia-sulla-testa.htm
E' una questione di ingegno e di buon senso, cosa che i politici stentano ad avere, privilegiando la facile strada degli incentivi a pioggia o dei divieti draconiani.
è indispensabile fare attenzione alle caratteristiche e ai bisogni del territorio in cui si va ad installare un impianto fotovoltaico, ben vengano iniziative nuove e interessanti come quella che documenta questo articolo.
RispondiEliminaArticolo molto interessante, che fa notare un punto di vista da molti sottovalutato. Non bisogna sacrificare l'agricoltura per impianti che possono benissimo essere collocati negli inutili tetti delle industrie a volte anche al posto del pericoloso amianto. Questi impianti sono importanti per il rispetto dell'ambiente in quanto limitano lo spreco di energia ma grossi impianti come quello nell'immagine in Puglia sono un danno ambientale non da poco. Sono d'accordo con l'appoggiare la speranza che deriva da questo articolo che un domani una classe politica più raziocinante possa riutilizzare questi impianti fotovoltaici spalmati in campi agricoli per coprire gallerie o tetti industriali. Lo spero proprio, intanto nel mio piccolo possiedo un impianto nel mio tetto e penso che se ognuno ne avesse uno sarebbe un gran bel passo avanti oltre ad essere estremamente conveniente. Il costo non è così proibitivo, provate a chiedere un preventivo fotovoltaico.
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