Affollata serata a Legnago per evitare che, a pochi metri dall'abitato della frazione San Pietro, sorga l'ennesima centrale alimentata a lolla di riso, sorgo e cippato di pioppo, per un ammontare di 70.000 tonnellate all'anno.
Storia ingarbugliata, partita dalla precedente amministrazione e ereditata dalla nuova, di diverso colore politico, che si è opposta, apparentemente con scarsa convinzione, alla realizzazione della centrale da 7 megawatt elettrici.
Tra il pubblico, Sindaco e Assessore all'ambiente di Legnago, presenze assolutamente eccezionali a questo tipo di incontri, di solito disertati dagli amministratori che hanno approvano senza battere ciglio impianti a biomasse che sorgono dappertutto, come funghi.
Al solito, il problema della compatibilità del territorio ospitante rispetto al pesante impatto da polveri fini e ultrafini prodotte dalla centrali a biomasse è stato, al momento, ignorato.
E il fatto che qui, nella bassa veronese, si superino regolarmente i limiti delle PM10 e che all'inizio di febbraio ci siano già stati 23 superi delle PM10 giornaliere, sulle 35 ammesse annualmente, non ha turbato la Commissione Tecnica Regionale che ha dato il suo OK al nuovo impianto.
Il sindaco mi è parso sinceramente preoccupato e disponibile ad esercitare i suoi poteri a tutela della salute pubblica, specialmente dopo aver seguito con attenzione la mia relazione, ma ancor di più le stime del "chimico" del comitato che ha calcolato che le emissione della centrale "ecologica" equivarranno a quelle di una decina di migliaia di calderine domestiche.Quello che maggiormente teme la giunta comunale di Legnago è di essere costretta a pagare salatissime penali per la sua opposizione al progetto. Ho fatto presente che conosco diversi sindaci che il coraggio di mettersi di traverso ad agguerrite società e ai loro avvocati che minacciavano richieste milionarie di risarcimento danni lo hanno avuto e che il TAR ha dato loro ragione.
Al Sindaco ho suggerito che alla prossima Conferenza dei Servizi condizioni la sua autorizzazione a tre precise richieste: divieto assoluto di passare da biomasse verdi a Combustibile Da Rifiuto (CDR), per tutta la vita operativa dell'impianto; presentazione dei contratti firmati di fornitura di teleriscaldamento; perizia giurata che, con l'entrata in funzione della centrale, l'inquinamento di Legnago diminuirà.
Quest'ultima richiesta non è una provocazione. Sorgo e lolla di riso sono ottime materie prime per la produzione di biogas in impianti di digestione anaerobica e il cippato è indispensabile per compostare il biodigestato.
La purificazione del biogas a biometano (con il metano al 93%) permette l'immissione diretta del biometano nella rete di distribuzione del gas naturale.
In questo modo, la centrale non diventa una nuova fonte di inquinamento, ma permette di sostituire gas siberiano e libico con gas autoprodotto in modo rinnovabile. Poiche il gas naturale e il biometano, a parità di energia sviluppata, tra tutti combustibili che abbiamo a disposizione, hanno in assoluto il minore impatto ambientale, questa scelta garantirebbe che la situazione ambientale di Legnago e dintorni resti immutata.
Se poi, come si dovrebbe fare da tempo, abitazioni, uffici, supermercati, fabbriche, trasporti, investono in efficenza energetica, i consumi di gas naturale e biometano potranno diminuire, senza compromettere confort e produzione di beni e servizi e, insieme ai minor consumi di combustibile, si avrà anche una diminuzione dell'inquinamento di questa parte della Val Padana.
Grazie ai documenti ricevuti dal comitato di Legnago, ho scoperto che il Governo Monti, a sua volta, ha scoperto l'opportunità di incentivare il biometano e la sua immissione in rete.
Se anche i comitati e i sindaci favorevoli ad un vero sviluppo verde del Paese si metteranno in rete, come si è cominciato a fare ieri sera a Legnano, forse ce la facciamo a produrre il desiderato cambiamento, senza aspettare i tempi biblici della politica.
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